Cultura e Società

Assolo

22/01/16

Autore: Laura Ravaioli

Titolo: Assolo

Dati sul film: regia di Laura Morante, Italia 2016, durata 97′

Trailer: 

Genere: Commedia  

Trama: Flavia è una donna fragile e insicura con due matrimoni che non riesce a lasciarsi alle spalle, due figli e un cane in prestito. In una strana “famiglia allargata” a cui si aggiungono amiche problematiche, Flavia sembra incapace di raggiungere qualsiasi obiettivo che le apra le porte della propria indipendenza.

Andare o non andare a vedere il film: consigliato.

La versione di uno psicoanalista: La musica è spesso utilizzata come simbolo di vitalità psichica, in cui il percorso per imparare ad apprezzarla, a gioirne o a suonarla sono metafora della propria crescita personale.  In particolare il canto, o la voce, trattandosi di uno strumento in tutti i sensi “interno” si pone ancora più vicino alle corde dell’”essere” che del “fare”. È dunque, per Flavia del film “Assolo” di Laura Morante, il simbolo della propria insicurezza, della sua acutissima sensibilità alle critiche che le impedisce di sentirsi protagonista della propria vita.  Ma lo è di questo film, che racconta della delicatezza dell’animo umano e sembra sfidare i pregiudizi che si domandano: la nevrosi è donna?

“Assolo” non racconta di un percorso di uscita da una condizione di nevrosi, quanto del momento dell’imbrigliamento e della presa di consapevolezza di un contesto in cui la persona che appare folle è in realtà incastrata in relazioni con persone ancora più folli di lei. La nevrosi può essere quindi l’accettazione passiva di contesti perversi, demoralizzanti e dequalificanti, come nella scena in cui l’acqua si trasforma in “ocqua” secondo un processo che ricorda il bispensiero orwelliano.

Flavia, con l’aiuto della psicoanalista che le mostra come riproponga lo stesso atteggiamento disadattivo relazionale anche nella loro terapia (la cosiddetta “interpretazione di transfert”) ha allora occasione di riparare quell’infantile stato di insicurezza che le impediva di vedere questi aspetti e capisce di avere la possibilità di cambiare.

Il finale, tra sogno e realtà, è come una tavola di Rorschach – o un altro test proiettivo – in cui ognuno può immaginare come crede sia andata… ed anche questo avrà a che fare col proprio mondo interno.

Gennaio 2016

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"La zona d’interesse" di J. Glazer. Recensione di P. Ferri

Leggi tutto

“Past lives” di C. Song. Recensione di M. G. Gallo

Leggi tutto