Cultura e Società

Marx per quello che era, non per quello che il Novecento ha voluto che fosse. Huffpost, 8/9/22, di D. D’Alessandro

5/09/22
Marx per quello che era, non per quello che il Novecento ha voluto che fosse. Huffpost, 8/9/22, di D. D’Alessandro

OTTMAR HOERL, 2013

Parole chiave: Marx, biografia, filosofia, Novecento

Marx per quello che era, non per quello che il Novecento ha voluto che fosse. Huffpost, 8/9/2022,di D. D’Alessandro

Arriva la biografia, edita da Hoepli, di Gareth Stedman Jones. Un ritratto fedele, tra grandezza e illusione

Huffpost, 8 settembre 2022

Introduzione: “Karl Marx. Grandezza e illusione” è un’opera originale che esplora la vita e la nascita del pensiero di uno degli uomini che ha maggiormente influenzato lo scorso secolo. Il libro consente al lettore di comprendere il periodo storico e il modo in cui Marx è stato rappresentato. Un’appassionata recensione di Davide D’Alessandro. 

(Maria Antoncecchi)

Davide D’Alessandro, saggista

Huffpost, 8 settembre 2022

Marx per quello che era, non per quello che il Novecento ha voluto che fosse.

Quale Marx? Quello che ha scritto, quello che abbiamo interpretato o quello che è stato rappresentato?

“Per Karl, i cui pensieri nell’ultimo anno erano stati tormentati dal ricordo di sua moglie, la morte ‘della figlia più amata’ fu un colpo intollerabile. Con una bronchite cronica e confinato nella sua camera per colpa del gelo, della neve e del freddo vento del Nord-Est, non era in grado di leggere nulla più di un occasionale romanzetto di Paul de Kock. Venne accudito con le solite cure devote da Lenchen, ma la sua salute peggiorò. Il polmone di Karl si ulcerò e il 14 marzo del 1883 morì a causa di un’emorragia”.

Così ebbe termine la vita del filosofo, economista, storico, sociologo e politologo tedesco, meglio potremmo dire di colui che più di ogni altro ha influenzato le idee e la vita di interi Paesi del mondo, facendoli sognare, poi magari deprimere con azioni che neanche attenevano totalmente a quelle idee, con risultati che hanno rimesso più volte in discussione l’intero impianto del Capitale.

Così termina “Karl Marx. Grandezza e illusione”, la biografia di Gareth Stedman Jones, professore di Storia delle idee al Queen Mary College dell’Università di Londra, pubblicata nel 2016 da Penguin e ora tradotta da Lorenzo Marinucci per Hoepli. Non so se, come ha scritto “Economist”, forse con un po’ di enfasi, non ci sia guida migliore a Marx, so però che a leggere le cinquecento pagine del libro, oltre a un altro centinaio tra note, bibliografia e indice analitico, si scopre la forza di un lavoro estremamente curato, anglosassone nella forma e nella sostanza, capace di ripercorrere la vita e le opere di Marx senza scadere nel già detto, ma aggiungendo nuove interpretazioni e separando ciò che ha scritto da ciò che ne è stato fatto, ciò che ha scritto dalla ricaduta di applicazioni arbitrarie del suo pensiero.

Dal prologo all’epilogo, passando per la formazione filosofica ed economica, la ricostruzione del contesto storico, le rivoluzioni di metà secolo e approdando ai suoi testi fondamentali, l’autore accosta Marx e lo segue passo passo per darne una rappresentazione credibile, basata sui fatti, evidenziando le affinità con tanti altri pensatori ma senza trascurare le invidie, le cattiverie, le rivalità che segnarono il percorso della sua vita intellettuale.

Di fronte ai grandi, a chi ha lasciato qualcosa o tanto, c’è sempre il rischio di limitarlo nel momento in cui ti sforzi di comprenderlo. Marx è stato studiato, osannato, odiato, tradito e mal compreso. Le sue intuizioni non restano soltanto sui libri, ma devono essere giudicate tenendo da parte i riferimenti ideologici e non è semplice. Non sbaglia Stedman Jones quando dimostra e sostiene che “il Marx costruito nel XX secolo assomiglia in maniera soltanto incidentale al Marx vissuto nel XIX”. Su quella costruzione, che è stata la nostra, figli di un secolo sciagurato, andrebbe avviata una profonda riflessione evitando errori, malintesi e mistificazioni.

L’opera del professore aiuta a ristabilire i confini di un confronto sereno, privo di esaltazioni e crocefissioni. Esistono differenze importanti, decisive, “tra lo stesso Marx – la sua identità, il suo comportamento, il suo pensiero – e i modi in cui era divenuto obbligatorio rappresentarlo entro il discorso politico. La figura che era stata fatta emergere era quella di un autorevole patriarca barbuto, di un nomoteta inflessibile, un pensatore dalla coerenza spietata con una imponente visione del futuro. Questo era il Marx che il Novecento – piuttosto a torto – avrebbe continuato a vedere”.

Il Novecento, con le sue guerre sul campo di battaglia e sul terreno delle ideologie, è passato. Invano? Vediamo di non ripetere gli stessi errori, quando il nuovo secolo ha già consumato i suoi primi ventidue anni.

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