“La scuola non è secondaria” di A. Valtellina e P. Vitali. Recensione di E. Marchiori

“La scuola non è secondaria” di A. Valtellina e P. Vitali. Recensione di E. Marchiori

13/12/21
"La scuola non è secondaria" di A. Valtellina e P. Vitali. Recensione di E. Marchiori

Autore: Elisabetta Marchiori

Titolo: “La scuola non è secondaria”

Dati sul film: regia di Alberto Valtellina e Paolo Vitali, Italia, 2021, 45’.

Genere: documentario

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio.

Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.

(Don Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa)

Travolti dalla quarta ondata pandemica, con la variante omicron ad altissima contagiosità,  e a breve prevedibilmente travolti anche dalla confusa e confondente informazione sulla vaccinazione dei bambini, la gestione della diffusione del virus SARS-CoV-2 nelle scuole è ancora estremamente complicata. Non è un Paese e non è un Mondo per i giovani, non c’è sufficiente pensiero nei loro confronti. Da novembre in una ventina di Licei di Roma è scoppiata una mobilitazione degli studenti “per contestare la gestione dell’istruzione pubblica italiana degli ultimi anni e per proporre una scuola a misura di studenti e studentesse, aperta, sicura, accessibile ed inclusiva, che sappia ascoltarci, formarci e supportarci” (https://www.fanpage.it/roma/continua-loccupazione-dei-licei-a-roma-la-mappa-degli-istituti-in-cui-e-scoppiata-la-protesta/)

Seguo queste proteste provando sentimenti di comprensione verso questi ragazzi, ma anche di rabbia profonda e di impotenza, pensando a tutti i bambini e i ragazzi, vittime di un sistema che continua a considerare la scuola “secondaria”, nel senso che riporta il vocabolario Treccani: “non fondamentale, non principale”.

Infatti è stata la prima istituzione a essere penalizzata, in una situazione drammatica che però non si può più chiamare emergenza. La scienza infatti ha fornito da tempo previsioni affidabili rispetto all’andamento ad ondate della pandemia, ci sarebbero stati tempo e mezzi per mettere in atto le strategie adeguate individuate dagli esperti, per consentire agli studenti di ogni ordine e grado di frequentare la scuola in sicurezza, mantenere la continuità di cui hanno bisogno, anche utilizzando la tecnologia in maniera innovativa e creativa.

La pandemia ha scoperchiato problemi antichi, creando una situazione di crisi che potrebbe essere occasione per sviluppare forze innovatrici, in grado di trasformare il sistema rigenerandolo (Morin, 2014). L’impressione è, invece, che le forze siano tutte impegnate a ridurre al minimo il cambiamento, offrendo soluzioni provvisorie, raffazzonate, fallimentari. Simbolo degli errori commessi in quest’ambito durante questi due anni di pandemia sono le immagini, diventate virali, dei banchi a rotelle che un liceo veneziano ha recentemente deciso di rottamare.

Un film geniale nella sua estrema essenzialità dal titolo “La scuola non è secondaria”, ci costringe a volgere i nostri sguardi sfuggenti – o diretti altrove – verso questa criticità. Si tratta di un documentario diretto dal regista Alberto Valtellina e dall’architetto Paolo Vitali, insegnate di Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Mascheroni di Bergamo, l’edificio dove è stato girato durante la seconda ondata pandemica alla fine di ottobre 2020, quando l’accesso è stato limitato ai soli docenti. L’architettura del Liceo, che innesta costruzioni recenti su edifici storici, si presta particolarmente a una narrazione che rimanda al Deserto dei Tartari di Buzzati. La macchina da presa inquadra diversi spazi di questo deserto: corridoi, laboratori, aule, dove risuona la musica del trombone del Maestro Guido Tacchini, musicista e docente. Si ferma davanti agli insegnanti che, ognuno con il proprio stile, tentano di svolgere il loro lavoro con gli studenti, esposti nei loro quadratini sullo schermo, mentre risuonano le domande “Mi vedete?”, “Mi sentite?”, “Ci siete?”. Immagini e voci intermittenti, testimonianza di un’assenza che diventa “più acuta presenza” (A. Bertolucci). Ci possiamo tutti identificare in quello studente che non risponde, forse è andato a mangiare, forse è in bagno: abbiamo tutti il diritto di interrompere la comunicazione, se è troppo frustrante.

Il film ha una durata di quarantacinque minuti, quella di una lezione in DAD (Didattica a Distanza) e anche quella di una seduta psicoanalitica. Ma non è la durata la sola caratteristica che hanno in comune. È infatti un film il cui contenuto manifesto è il racconto per immagini dell’esperienza della DAD, tuttavia la sua visione sollecita il nostro mondo interno, toccando corde profonde, riflettendo come in uno specchio le angosce di vuoto, di solitudine e di spaesamento che non solo docenti e alunni hanno provato durante il lock-down, ma ogni spettatore può condividere, declinandole sulle proprie esperienze.

In uno dei momenti più toccanti del film, un’insegnante di latino invita i suoi studenti a resistere leggendo loro le parole che Seneca rivolge a Lucilio: “Alcuni momenti ci vengono portati via, alcuni vengono sottratti, alcuni scorrono via. […] Afferra tutti i momenti; così accadrà che tu dipenda meno dal domani, se porrai mano all’oggi”.

Il film è stato proiettato a Padova alla fine di novembre al Cinema Lux, nel corso della rassegna “Cinesguardi. Cinema e adolescenza: il vuoto, il virtuale, l’incontro” (di cui sono una dei quattro curatori) con la generosa presenza dei registi e del Maestro Guido Tacchini, che lo ha accompagnato con una breve performance dal vivo. Eravamo un’ottantina e, per essere un piovoso mercoledì sera, davvero tanti.

Numerosi sono stati gli interventi del pubblico, che hanno ampliato lo sguardo oltre la questione della DAD, promossa oggi a DDI (Didattica Digitale Integrata), per sconfinare sulle gravi carenze dei metodi scolastici tradizionali, che non sono in grado di coinvolgere i ragazzi, rassegnati alla noia di insegnamenti di stampo nozionistico e privi di collegamenti con l’attualità.

È stato emozionante assistere a un incontro autentico tra persone di generazioni diverse, libere di esprimere e condividere emozioni e pensieri trattenuti, che trovano troppo rare occasioni per essere espressi, stimolati da un film di cui solo la visione sul grande schermo può rendere la commovente intensità.

Da non perdere e da impegnarsi a far conoscere (https://www.albertovaltellina.it/portfolio/la-scuola-non-e-secondaria/.

Bibliografia

Morin E. (2014). Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione. Milano, Cortina, 2015.

Dicembre 2021

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