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30 settembre 2011 MILANO La qualità della cura nelle comunità terapeutiche

30/09/11

Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici nel 2000, la realtà delle strutture residenziali fnalizzate ad accogliere in modo intensivo pazienti con disturbi mentali caratterizzati da maggiori livelli di gravità clinica, è aumentata in Italia in modo esponenziale. La defnizione e le funzioni di questi servizi è tutt’ora confusa e oscilla tra: residenze deposito con la funzione di “spazi abitativi” per pazienti gravi (psicotici, borderline, pazienti a doppia diagnosi, tossicodipendenti ecc.) depositati dagli invianti e comunità terapeutiche con la funzione di realizzare programmi intensivi di cura con una “metodologia comunitaria”.  Per questa seconda tipologia, nonostante esistano esperienze signifcative che documentano l’effcacia di questo intervento di cura, la crescita quantitativa non è stata  accompagnata da una rifessione metodologica sistematica; la comunità terapeutica infatti è ancora caratterizzata da culture organizzative e cliniche diverse e contrastanti, procedure non validate in cui la qualità dipende soprattutto dagli investimenti e dalla sensibilità delle persone che fondano e gestiscono queste realtà.

 

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