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Appetito, corpo, animale, tempo: declinazioni fenomenologiche. Online, 18-19/09/2025

Dal

18/09/25

 al 

19/09/25

Eventi

In collaborazione con il Centro Interuniversitario O.R.F. (Officina di Ricerche Fenomenologiche)

Con il patrocinio della S.I.S.F. (Società Italiana di Storia della Filosofia) e della Sezione Romana della S.F.I. (Società Filosofica Italiana)

Appetito, corpo, animale, tempo: declinazioni fenomenologiche

18 settembre 2025

Presiede: Mariannina Failla (Roma Tre)

15:00  Gemmo Iocco (Parma)

Temporalità animale e mondo familiare: la coscienza anticipativa in Husserl

15.30   Valeria Bizzari (Lovanio)

Ritmo, sincronia, coordinazione: l’intreccio di tempo e corpo

16.00-16.30   Dibattito

Presiede: Gabriella Baptist (Cagliari)

17.00-19.00         Tavola rotonda su

Stefano Micali (Lovanio), Fenomenologia dell’angoscia (Quodlibet, 2023)

Ne discutono con l’autore: Thiemo Breyer (Colonia)

Marco Deodati (Roma Tor Vergata)

Giuseppe Martini (S.P.I. / LAPEF)

19 settembre 2025

Presiede: Pavel Rebernik (Roma Gregoriana)

10:00  Filippo Nobili (Palermo)

Tempo della coscienza, tempo della storia. A partire da Husserl

10:30  Gabriella Baptist (Cagliari)

Levinas: la fame dell’altro

11:30   Cristiano Vidali (Milano)

Appetiti immaginari. Immaginazione, affettività, mancanza in Jean-Paul Sartre

12.00  Dibattito

Università degli Studi di Roma Tre Dipartimento Filosofia, Comunicazione, Spettacolo

Via Ostiense, 234-236 – AULA MATASSI

 

Link 18/09 | Link 19/09

Gemmo Iocco, Temporalità animale e mondo familiare: la coscienza anticipativa in Husserl

Per quanto le incursioni asistematiche in ambito antropologico tentate da Husserl a partire dalla fine degli anni Venti del Novecento non vengano condotte attraverso il metodo comparativo – utilizzato tanto dell’antropologia come scienza empirica quanto dall’ermeneutica heideggeriana o dall’antropologia filosofica di Scheler, Plessner e Gehlen –, risultano comunque significative non solo a livello trascendentale ma anche in chiave puramente descrittiva poiché rivolte a determinare quale sia il significato che rispettivamente esseri umani e animali attribuiscono al mondo familiare.

Dopo aver chiarito in che senso sia possibile parlare di un’antropologia fenomenologica, verranno presentati i nodi tematici all’interno dei quali emerge il problema dell’animale nelle analisi genetiche di Husserl prestando particolare attenzione al modo in cui gli animali si costituiscono come enti dotati di coscienza del tempo. Poiché la temporalità dell’animale trova attuazione soltanto all’interno del mondo familiare, inteso come orizzonte di senso limitato in cui non si attuano tipizzazioni, Husserl rintraccia proprio nella differente forma di coscienza del tempo il discrimine più significativo tra le due specie: l’animale, rispetto all’essere umano, si muove all’interno di un presente vivente composto da impressioni originarie e momenti ritenzionali senza però essere capace di sviluppare pienamente protenzioni o intenzioni riflessive e quindi di riplasmare il mondo familiare intendendolo nei termini di mondo della vita.

 

Valeria Bizzari, Ritmo, sincronia, coordinazione: l’intreccio di tempo e corpo

 Cercherò di dimostrare come la soggettività e la vita emozionale dipendano essenzialmente da due strutture fondamentali: la corporeità e la temporalità, che sembrano essere le coordinate necessarie non solo per relazionarsi con se stessi e gli altri, ma anche per percepire il mondo. La tesi principale che si andrà a sostenere è quella per cui esiste una musicalità che caratterizza il soggetto in termini di ritmo, sincronia e coordinazione. Se la nostra vita (individuale sociale) è legata al possesso di questa “attitudine musicale”, si può quindi dedurre che ogni psicopatologia possa essere definita come la perdita o il malfunzionamento di questa musicalità, che solitamente implica una comprensione e un legame automatico con gli altri e con il mondo. In particolare, mi focalizzerò sull’analisi della sindrome di Asperger, e cercherò di capire a quale livello nasca esattamente esattamente tale disordine. Ho scelto di focalizzarmi su tale disturbo nello specifico perchè ci permette di osservare un deficit di intersoggettività “puro”, ovvero scevro da disordini motori e cognitivi. Ai fini della discussione, specialmente quella filosofica, analizzare la sindrome dello spettro autistico permette quindi di capire meglio come funzionano e come sono collegati i vari tipi di socialità. Nello specifico, si cercherà di dimostrare che l’autismo è caratterizzato da un disturbo del sé temporale e intercorporeo.

 

Stefano Micali, Fenomenologia dell’angoscia, Quodlibet, Macerata 2023

 Quando è giustificata l’angoscia? Come identificare il limite oltrepassato il quale l’angoscia non assolve più la funzione di segnalare in modo efficace minacce imminenti e diventa una proiezione invasiva dei propri fantasmi? Il libro riconfigura il complesso rapporto tra angoscia, paura e trauma facendo costante riferimento a diverse discipline che vanno dalla storia dell’arte all’antropologia culturale, dalla psicopatologia alla teologia,  dalla  letteratura   alla                        filosofia  politica. Prendendo le mosse da Bachtin, l’autore elabora un metodo, denominato «polifonia fenomenologica», volto a rendere giustizia alla strutturale ambiguità dell’angoscia. All’interno di questa polifonia sono particolarmente riconoscibili le voci di Kierkegaard, Husserl, Freud, Blumenberg e Levinas. L’indagine fenomenologica dell’angoscia permette di illuminare da un punto di vista privilegiato aspetti essenziali della nostra esperienza che concernono la libertà, il desiderio, la coscienza del tempo, la corporeità e la relazione tra la percezione e l’immaginazione. Il libro offre un’indagine sistematica su un affetto che può tanto proteggerci dal pericolo quanto costituire il pericolo stesso.

 

Filippo Nobili, Tempo della coscienza, tempo della storia. A partire da Husserl

 La relazione svilupperà dapprima un confronto interno dell’opera husserliana tra dimensione della Zeitlichkeit e quella della Geschichtlichkeit. Avendo cura di ricostruire il legame fondativo tra le due nozioni se ne chiariranno altresì analogie e prerogative. La concezione husserliana della storicità sarà quindi mobilitata e fatta interagire con quella di altri autori (in primo luogo Koselleck) al fine di tratteggiare un paradigma interpretativo dell’esperienza e dell’autocoscienza storica.

 

Gabriella Baptist, Levinas: la fame dell’altro

 Fin dalla riflessione degli anni Trenta e Quaranta, Levinas avversa la concezione di un io autosufficiente, che basta a sé stesso, possiede il mondo e ne gode, perseverando nel suo conatus essendi. Già il bisogno costringe, infatti, a rivolgersi verso altro, al di là delle facili dinamiche e dialettiche che alternano mancanze da colmare e successivi riempimenti. Così la tematizzazione dell’alimento (e anche dell’elemento, ossia del mondo come alimento) diventa un nodo importante nella critica contro la concezione heideggeriana dell’essere-nel-mondo nel suo rapporto all’utilizzabile intramondano ridotto a utensile nella pretesa inautenticità della vita quotidiana: quella delle ‘nourritures terrestres’ è la prima forma di abnegazione e oblio di sé, la prima morale (cfr. Il Tempo e l’Altro, 1947, si vedano anche le riflessioni sulla sincerità della fame in Dall’esistenza all’esistente, 1947). Al centro dell’attenzione sarà in particolare il saggio su Secolarizzazione e fame, presentato al Colloquio sulla demitizzazione organizzato a Roma da Enrico Castelli Gattinara nel gennaio del 1976 e le parallele lezioni tenute alla Sorbona nel febbraio del 1976. In particolare i rimandi letterari al Gargantua e Pantagruel di Rabelais e al Don Chisciotte di Cervantes diventano l’occasione di un’interrogazione all’umanismo di un’umanità affamata, che apprende a cavarsela dandosi i suoi numi tutelari e le sue tecniche. La fame costituisce per Levinas la franchezza della materia, il suo bisogno, la sua stessa privazione, la nudità in cui si presentano le cose; ma la fame che davvero ci interpella è quella dell’altro di cui sono responsabile e tenuto a dare conto, è questa fame che richiede di pensare un’altra trascendenza.

 

 

Cristiano Vidali, Appetiti immaginari. Immaginazione, affettività, mancanza in Jean-Paul Sartre

In un contributo sul finire degli anni ’40 intitolato La faim c’est déjà la revendication de la liberté, Sartre si accosta al fenomeno della fame non come a un semplice bisogno fisiologico, ma come a un’esperienza esistenziale in cui è in gioco la nostra identità. La fame implica infatti una dimensione negativa, una mancanza a partire dalla quale la coscienza trascende la positività degli oggetti dati. Tuttavia, la natura “difficile” del mondo – concetto introdotto nell’Esquisse pour une théorie des émotions – espone il soggetto alla frustrazione di un possibile inappagamento, al quale è possibile reagire in due forme: svalutando o rendendo inappetibile l’oggetto stesso, assumendo la nota “condotta magica” capace di trasformare il mondo senza agirvi direttamente, oppure per via immaginativa. L’immaginazione, infatti, non solo presentifica qualcosa di assente, ma consente altresì un suo “possesso simulato” grazie alla dimensione affettiva delle immagini. Attingendo a diversi testi della produzione sartriana (soprattutto l’Esquisse, L’immaginario e L’essere e il nulla), nel presente contributo intendiamo esplorare come la mancanza sia strutturalmente esposta alla possibilità di una compensazione immaginativa, capace tanto di promuovere un equilibrio esistenziale quanto di scivolare patologicamente nell’illusione dell’autosufficienza.

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