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6 luglio 2013 CdPR – Come avviene la guarigione – Neville Symington

28/11/13

Centro di Psicoanalisi Romano

 “Come avviene la guarigione”, Incontro con Neville Symington.

6 luglio 2013

Domenico Timpano

Il tema della guarigione e l’uso in psicoanalisi di questo termine hanno trovato nel lavoro di Symington uno sviluppo originale e differenziato da qualunque riferimento normativo. Il suo concetto di guarigione è stato definito come un processo dinamico in continua evoluzione e non come un momento circoscritto dell’esperienza analitica. Numerosi sono stati i partecipanti e ricco e vivace il dibattito, ma per ragioni di spazio ho dovuto omettere gli interventi dei colleghi in sala e limitarmi a richiamare quello di Symington e, molto succintamente, degli altri relatori.

Ha introdotto i lavori Angelo Macchia con un richiamo dei (pochi) lavori di Symington che sono stati  tradotti in italiano e di alcuni importanti punti di contatto tra le tematiche da lui trattate (narcisismo, psicosi)  e alcune teorizzazioni – come il concetto di campo –  oggetto di elaborazioni specifiche presso il nostro centro (CdPR). La più ampia valorizzazione dell’esperienza e la qualità dell’ascolto sono state poste alla base del pensiero di Symington e del suo multidimensionale concetto di guarigione.

La relazione di Neville Symington dal titolo “Come avviene la guarigione” ha colpito immediatamente per la semplicità del linguaggio e la profondità dei contenuti. In essa è stato  in primo luogo criticato l’uso gergale del linguaggio in psicoanalisi, volto a nascondere la difficoltà degli analisti a entrare in contatto con l’incertezza e la complessità dell’esperienza analitica. Tra i termini tecnici quali transfert, controtransfert, identificazione, idealizzazione, e così via, l’espressione materiale clinico è stata particolarmente criticata per la sua assurda incongruenza  con la natura stessa dell’esperienza analitica.

Il desiderio di guarire, ha affermato Symington riprendendo Searles, è presente in tutti gli esseri umani, e gli psicoterapeuti altro non fanno che trasformare questo desiderio in una specifica attività: la psicoterapia. Strumento principale della psicoterapia non è la parola in quanto tale, ma la comunicazione di fondo che si instaura nella relazione. Una comunicazione fatta di emozioni, che vanno comprese come qualcosa di diverso dai sentimenti, in quanto le emozioni sono azioni. La comunicazione, per potersi realizzare, si serve dei cosiddetti “organi delle emozioni”, che sarebbero per Symington le capacità umane di “amare, intuire, provare sentimenti, riflettere, provare empatia e astrarre”. Quando questi “organi” sono ipotrofici, una comunicazione profonda con un altro  essere umano può riavviarne lo sviluppo.

Symington ha dato particolare risalto alla capacità di riflettere sulle esperienze quale strumento necessario per favorire la guarigione. Ha richiamato le affermazioni dei teorici dell’attaccamento, secondo i quali il bambino è capace di attaccamento sicuro a quella madre che è in grado di riflettere sulla propria esperienza quando anche fosse stata negativa o traumatica.

La comunicazione tra individui si basa su un’importante caratteristica degli esseri umani in relazione: se una capacità funziona attivamente in una persona essa ha potere transitivo e trasmette all’altro il fatto che lui o lei è in relazione. Due individui che comunicano, dunque, non devono essere più visti come separati, ma come due persone partecipi di un solo “medium”.

Il momento della guarigione non irrompe improvvisamente nello scenario analitico, ma viene segnalato da alcuni indicatori. Per esempio, l’emergere della possibilità di porre ed esprimere chiaramente un problema, che vuol dire che esso non è più così potentemente egemone.

Particolare attenzione va data ai momenti in cui si incontrano gli aspetti grandiosi dell’analista e del paziente (che corrispondono ad aree difettuali di entrambi). La grandiosità di entrambi deve essere superata per poter guarire, e il primo a muoversi in tal senso dev’essere l’analista, il quale trasmette al paziente la capacità raggiunta in virtù del particolare assetto comunicativo in cui sono venuti a trovarsi. Richiamandosi al concetto di “anima del mondo” di Plotino, Symington afferma che il momento della guarigione è quando paziente e analista (creature effimere) prendono parte al “medium” condiviso (universo permanente). Un “placido silenzio” può essere la manifestazione che il momento della guarigione è giunto.

La comunicazione che si stabilisce in psicoanalisi, ha affermato Symington, è uguale a quella che si stabilisce più in generale tra tutti gli esseri umani in relazione profonda.

Giuseppe Civitarese, sia pure in un contesto di sostanziale condivisione, ha posto importanti interrogativi relativamente al concetto di “medium” e al lavorio interiore da cui può nascere la guarigione, che passerebbe per la trasformazione anche dell’analista come parte del medium di cui partecipa con il paziente. Ha affiancato a quella di Symington una sua personale lettura dei principali passaggi clinici.

Guelfo Margherita ha sottolineato che il momento della guarigione non appartiene né al paziente né all’analista, ma è situato esclusivamente nello spazio mentale del nuovo soggetto che li unisce. Il concetto di “medium” di Symington è stato ripreso nei termini di un milieu trans-personale in cui analista e paziente si fondono, un sovra-sistema dinamico che li ingloba fondendoli come parti di sé.

Nadia Fusini ha accostato al tema psicoanalitico della guarigione il tema poetico della capacità negativa di J. Keats, che si riferisce alla capacità di sostare nell’incertezza e nel dubbio senza essere impazienti di pervenire a fatti e a ragioni. Il senso di questa capacità non è destinato unicamente a favorire la conoscenza, ma soprattutto alla possibilità di ‘trasformare la spiacevolezza’.  Il fare poetico sviluppa la capacità di trasformare la spiacevolezza.  N. Fusini ha parlato inoltre della morte come compimento della maturità,  citando la IV Elegia Duinese di  R.M.Rilke. Viviamo per ‘fare anima’, ha affermato, e il fare anima in questo farsi, in questo divenire è nascita. Ha citato poi Virginia Woolf, che identifica il momento dell’essere nella ricerca dell’infinito, dell’altro, di qualcosa fuori di noi che attiva il desiderio. La capacità negativa, dunque, è capacità creativa, percezione dell’assenza e ricerca.

Adelaide Palmieri ha esaminato in profondità le nozioni di cura e di guarigione, proponendo l’idea di  livelli-gradienti di guarigione. Ha rivolto particolare attenzione al senso di solitudine in analisi inteso sia come esperienza soggettiva, personale, che intersoggettiva. Le qualità dei cambiamenti di questo senso di solitudine accompagnano lo svolgersi tanto di processi di destrutturazione quanto al contrario di strutturazione della vita psichica.

Gianfranco Giordo ha scelto di non leggere il testo del suo ricco lavoro, ma di parlare ‘a braccio’ in maniera più diretta e avvincente delle sue esperienze con bambini autistici. Proprio in un momento come questo in cui la psicoanalisi è stata pubblicamente accusata di non avere titolo per curare bambini autistici, Giordo ha fatto notare invece quante nuove possibilità comunicative affiorassero proprio nel cuore del lavoro analitico con questi bambini.

 

 

Novembre 2013

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