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Seminario n. 9: “Body Modification tra uso del corpo e ricerca identitaria”

26/06/13

Proponenti: Paolo Cotrufo, Gemma Zontini

Report a cura di Gemma Zontini 

Il seminario ha cercato di mettere in luce quelle situazioni psichiche in cui la questione sintomatologica sembra riguardare prevalentemente il corpo. Esso è il centro di pratiche che segnano passaggi esistenziali importanti, particolarmente in specifici contesti antropologici. Oppure è il luogo principale nella strutturazione ed espressione dei sintomi (psico)patologici. Sono state anche presentate situazioni cliniche in cui il disordine corporeo è diventato rappresentante di un più vasto disordine identitario.
La discussione si è incentrata soprattutto sul corpo come possesso inalienabile e come tale da trattare come oggetto cui imporre la forza o il marchio di proprietà. Come se si trattasse di un capo di bestiame da marchiare per identificarlo come proprio e di nessun altro. Si è discusso in questo senso di certe pratiche di cutting e piercing, di impianti e tatuaggi, mettendo in correlazione ciò che di tali pratiche appartiene a rituali di passaggio antropologicamente significativi, in quanto, appunto, simboli di appartenenze a clan o tribù o simboli di passaggio all’età adulta o allo stato matrimoniale, con quanto di tali pratiche, specie nella civiltà occidentale, appartiene a condizioni psicopatologiche.
Si è poi discusso del legame che queste condotte hanno con certe espressioni artistiche, tipo la body art, con alcune forme di funzionamenti psichici di tipo perverso, con la strutturazione di limiti e confini, con il tentativo di controllare il dolore psichico trasformandolo in dolore fisico, di mutare la posizione del soggetto da passiva in attiva, di raggiungere una sorta di coesione del Sé, di attuare un metodo di autocontenimento dell’angoscia o una forma di auto-cura. Sono stati anche messi in evidenza i nessi tra questi comportamenti e il tentativo di liberarsi del senso di colpa mediante pratiche autopunitive o di trasformare in senso autarchico il passaggio simbolico della castrazione. Si è anche discusso dell’elemento ascetico presente in tali condotte.
Sul piano clinico la discussione si è incentrata soprattutto sull’anoressia e sulle costellazioni familiari dei pazienti anoressici. Esse sembrano essere diverse da quelle descritte dalla letteratura classica degli anni ’70 del ‘900, condizionando così una diversa destinazione del sintomo rispetto alla problematica separazione/unione con l’oggetto primario.
Abbiamo concluso cercando di riflettere sul corpo come elemento intorno al quale si struttura una primitiva forma di identità che forse stabilisce una prima appartenenza di specie e che forse rappresenta un primo serbatoio narcisistico a partire dal quale fondare una primitiva relazione d’oggetto e quindi una prima strutturazione del confine e limite identitario, questione che ha portato all’interno della discussione anche le riflessioni di Bick e Anzieu sull’Io-pelle.

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