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The first analytic encounter: between reconstruction and construction

12/09/12

Il primo incontro analitico: tra ricostruzione e costruzione 

Colombi L.
Società Psicoanalitica Italiana

Il lavoro sviluppa l’idea che una funzione prioritaria del primo/i colloqui sia quella di comprendere –attraverso un ascolto attivamente recettivo ed intuitivo- come deficit nella qualità emotiva delle prime relazioni di dipendenza si siano potuti imprimere precocemente sul funzionamento mentale del paziente, interferendo con lo sviluppo o alimentando una disponibilità soggettiva alla creazione di strutture psicopatologiche.

Per comprendere le difficoltà del paziente dobbiamo, in tal senso, ricostruire la sua storia emotiva, intesa non come ricostruzione di avvenimenti storico-biografici, ma come prima formulazione di ipotesi dotate di senso che, mediante la ricostruzione dell’interrelazione con gli oggetti originari, possa aiutare a rendere comprensibile il precario equilibrio del presente. Questa prima ricostruzione – se pur passibile di modifiche e/o ampliamenti in fieri – permette all’analista di intuire quale potranno/dovranno essere i nuclei centrali delle esperienze di reverie che possano andare a costruire, fin da subito, un nuovo ambiente trasformativo.

Questo approccio, valido per i primi colloqui in genere, è considerato particolarmente necessario con i pazienti ‘gravi’ (border, psicotici). Questi pazienti, infatti, proprio perchè privi di “tracce” e “storie” emotive garanti il senso d’identità, necessitano ancor più un affinamento della competenza recettiva, contenitiva e trasformativa dell’analista.

Un ricco materiale clinico tratto dai preliminari e dai primi incontri con una paziente borderline di 17 anni, esemplifica l’approccio di lavoro proposto, evidenziando inoltre, nel vivo della clinica, aspetti legati al working through del funzionamento mentale dell’analista, considerati centrali ai fini della immediata comprensione e costruzione di un possibile spazio introiettivo.  

 

The first analytic encounter: between reconstruction and construction

This paper develops the idea that a priority function of the first/s meetings is to understand – through an attentively receptive and intuitively listening – how deficit in the emotional dependency relationships have been impressed preciously in the mental functioning of the patient and have, therefore, interfered with the development or fed a subjective availability to create psychopathologic structures.

To understand the patient’s difficulties we need to reconstruct his emotional history, understood not as a reconstruction of historical-biographical events, but as a provisional formulation of sense-making hypotheses that, through a reconstruction of the inter-relation with the original objects, can help make the current precarious balance comprehensible. This first reconstruction – although liable to ongoing changes and7or extensions – allows the analyst to intuit what can/need to be the core experiences of reverie that can create, from the very beginning, a new transformative environment.

This approach, substantial for the first preliminary meetings in general, is considered as being particularly necessary with “severe” patients (borderline, psychotics). Indeed these patients – as they are lacking emotional “traces” and “history” that would guarantee a sense of identity – need a further refinement on the receptive, containing and transformative competence of the analyst.

Rich clinical material from the preliminary contacts and first meetings with a borderline 17- years old patient will exemplify this approach, and some aspects related to the working through of the analyst’s mental functioning – regarded as central for an immediate understanding and construction of a potential introjective space – will be emphasized in the alive clinical account.

 

 

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