La Cura

PROGETTO di Supporto psichico ai Profughi dell’UCRAINA. P. Montagner, C. Bertogna, V. Polojaz, E. Prosepe e M. Simone

14/04/23
PROGETTO di Supporto psichico ai Profughi dell’UCRAINA ospitati in un Centro di Accoglienza

J.M.W. Turner

Parole chiave: Ucraina, Psicoanalisi, Profughi, Mamme

PROGETTO  

di Supporto psichico  ai Profughi dell’UCRAINA

ospitati in un Centro di Accoglienza

Proposto e attivato da:

Patrizia Montagner (coordinatore)*, Cristina Bertogna *, Vlasta Polojaz*, Emanuele Prosepe*, Marzia Simone **

*Psicoanalisti della Società Psicoanalitica Italiana Gruppo PER del Centro Veneto di Psicoanalisi

** Psicologa Psicoterapeuta

Premessa

Alla fine del mese di marzo 2022, dopo l’intensificarsi della guerra in Ucraina e dell’arrivo in pochi giorni di numerosi profughi, è arrivata al nostro GRUPPO PER del CVP una richiesta di poter ricevere un aiuto psichico per la situazione di emergenza che il Centro stava affrontando.

L’analisi compiuta con i responsabili ha evidenziato delle criticità:

  • la complessità del traumatismo che questi rifugiati si portano dentro, e spesso non viene comunicato;
  • questa complessità è speculare alla complessità che vivono in questo momento gli operatori (volontari, dipendenti, tirocinanti) i quali agiscono a loro volta con difficoltà di attivare un pensiero sulla relazione con gli ospiti
  • la preoccupazione per il destino e gli effetti psichici dei traumi subiti nei bambini che sono presso il Centro.

Il Gruppo di lavoro che si è costituito (GdV) deve tener presente queste problematicità e nello specifico considerare che la sofferenza degli ospiti è legata ad eventi traumatici appena avvenuti e non a loro patologie psichiche.

Si privilegia perciò il lavoro di gruppo orientato alla osservazione e alla condivisione.

La finalità è quella di offrire uno spazio di espressione e di comprensione della sofferenza, collocandola all’interno di una esperienza specifica.

Siamo ben consapevoli che la realtà sociale, storica, gruppale, personale, intrapsichica di ciascun ospite, subiscono, a causa della guerra e della migrazione, un cambiamento repentino che causa disorientamento e depressione, vergogna e impotenza, ma anche rabbia, odio, desiderio di rivalsa.

Il contenimento ci appare un aspetto essenziale del nostro lavoro, così come la necessità di aiutare ciascuno a dare un senso a quanto succede, e per quanto possibile, di ricollocarlo all’interno di un percorso di crescita umana e psichica.

Il punto difficile e delicato è rappresentato dal fatto che si lavora con sentimenti ed emozioni intensi e talvolta dirompenti, e allo stesso tempo che è necessario collocarli all’interno di un setting elastico, in cui la psicoterapia è una evenienza poco frequente.

Il pensiero psicoanalitico è usato dal GdV come setting interno e fonte di comprensione e significazione, ma non è direttamente utilizzato con le modalità usuali. Anzi, ci rendiamo conto che una delle sfide di questa esperienza è proprio quella di essere psicoanalisti al di fuori della stanza di analisi, di raggiungere i profughi là dove sono, sia in senso concreto che metaforico, e di pensare per loro, con loro e grazie a loro, un percorso nuovo di bonifica, almeno parziale dei loro tragici vissuti. (Elton el. 2022)

  Il Gruppo di Lavoro ha dato la disponibilità ad attivare e coordinare un lavoro psicoanalitico di

  • ascolto e sostegno ai profughi;
  • una forma di ascolto e aiuto per i bambini presenti;
  • osservazione delle dinamiche gruppali degli Operatori che lavorano con i profughi;
  • supervisione e formazione di operatori del settore

ciascuna portata avanti da uno dei componenti del GdV, alcune in collaborazione con la psicologa del Centro a contratto per 6h sett.

Si pensa poi alla possibilità di avviare, se necessario, anche delle sedute individuali per gli ospiti.

In contemporanea si svolge una attività di coordinamento degli interventi psicoanalitici. La frequenza delle riunioni del GdV si rivelerà molto più alta di quanto pensato in origine, divenendo il GdV luogo di condivisione ed elaborazione dei dubbi, delle difficoltà, delle complessità e delle criticità che i singoli psicoanalisti e la psicologa incontrano durante l’esperienza

Il lavoro, dopo un anno, è ancora in corso.

Osservazioni 

I profughi

Innanzitutto dobbiamo osservare che I migranti ucraini sono profughi, cioè persone in fuga dalla guerra. L’accoglienza che hanno avuto è stata particolarmente benevola

Ma l’aiuto concreto, che è stato nell’insieme ben organizzato e rapido, non comporta tuttavia la possibilità di altrettanto aiuto alle problematiche psichiche che presentano. I profughi ucraini sono persone spesso traumatizzate ma è difficile dare un supporto in tal senso. Il trauma non viene riconosciuto, e anche chi presenta sintomi evidenti come disturbi del sonno, chiusura, flashback, spesso non vuole essere aiutato. Minimizza. (Freud 1920)

Dobbiamo dire che molti di loro intendono tornare a casa, e ritengono che la sofferenza sia momentanea, non meriti alcun intervento.

IL desiderio di tornare fa sì che non ci sia che scarso se non addirittura assente desiderio di inserirsi nella nostra realtà sociale. La maggior parte dei nuclei familiari arrivati sono composti da madri, figli e parenti donne, non ci sono padri, eventualmente nonni e non ci sono ragazzi di oltre 18 anni. In questi nuclei abbiamo visto crearsi importanti regressioni e accentuata dipendenza dalle figure femminili, soprattutto dalle madri.  Famiglie senza padri, lontane e preoccupate per chi è rimasto in cui è difficile sentire un’autorità che assegna ai figli e ai genitori i loro rispettivi ruoli. Conflitti edipici che si riattivano potentemente.

Tutto ciò ha fatto sì che sia stata fatta la scelta di procedere con molta delicatezza e cautela nell’intervento.

La Comunità

La Comunità ha chiesto aiuto e ha più volte segnalato la presenza sia di profughi in difficoltà, che la necessità di un supporto al lavoro che andava svolgendo. Ci siamo posti il problema di che cosa significasse per una comunità come questo Centro, che ha lunga esperienza di ospitalità, trovarsi ad interloquire con un gruppo di “esperti,” per di più psicoanalisti.

Abbiamo compreso che la nostra presenza, pur se richiesta, era fonte di relazioni molto ambivalenti, che suscitava interesse ma anche paura, timore di intrusioni, fantasie di essere “studiati” o capiti al di là di quello che era stato richiesto. Perciò abbiamo deciso di procedere con grande delicatezza, per non creare disturbo alle dinamiche dell’istituzione, rispettando l’avvicinarsi e l’allontanarsi degli operatori e dei Responsabili della struttura.

Gruppo mamme e ascolto individuale

Una psicoanalista del GdV ha frequentato e frequenta ogni 15 gg il Centro attivando sia un lavoro di ascolto con le donne individualmente, in piccolo gruppo e poi ha avviato anche delle psicoterapie, quando richiesto. Sulla base della sua esperienza ha potuto osservare:

-Le persone che presentano gravi problematiche psichiche, erano persone sofferenti già prima della fuga dall’Ucraina. Da ciò la necessità di comprendere la profondità e la consistenza della sofferenza, al di là dei sintomi e distinguendola dalla emergenza di reazioni post-traumatiche.

Le persone con una pregressa sana situazione psichica sembrano essere in grado comunque di attivare le risorse per superare il trauma, purché si avvii una condizione di accoglienza contenitiva (Winnicott 1965) e affettuosa.

-E’ importante che trovino un interlocutore con cui parlare nel momento in cui sentano di voler e poter fare questo.

– E’ importante la figura dei mediatori culturali, che devono esser considerati essi stessi come persone a rischio psichico, soprattutto se sono sensibili e attente.

– E’ importante la presenza di uno psicologo alcuni giorni alla settimana, persona che deve essere sconosciuta e che gli ospiti devono poter contattare quando sentono il desiderio di farlo.

– Lo, psicologo che svolge questo lavoro è investito di aspetti di grande sofferenza (Il trauma della fuga, I profughi hanno lasciato I loro cari hanno timore per loro, possono sentirsi di averli traditi, sentono gli altri come degli eroi, temono per la loro nazione ecc.) (Volkan 2017)

– Lo psicologo ha bisogno di essere lui stesso ascoltato insieme con il mediatore culturale. Colui che svolge questa funzione di ascolto è lo psicoanalista, che accoglie sia la sofferenza dello psicologo e contribuisce a costruire un progetto di massima rispetto agli ospiti che hanno bisogno di un intervento terapeutico o di sostegno psichico individuale.

– Questo incontro non sostituisce, ma affianca, gli incontri di condivisione e discussione tra tutti coloro che a vario titolo si occupano degli ospiti.

Gruppo bambini e adolescenti

Sono stati avviati degli incontri di osservazione di bambini e adolescenti.

 Hanno partecipato circa una quindicina di ragazzi, sia ucraini che provenienti da altri Paesi, dagli 8 ai 14 anni.

Si è scelto di utilizzare la modalità dell’espressione di sè attraverso, disegno, pittura e arti grafiche.

Si è partiti dal presupposto che l’immagine è un potente mezzo di espressione e che il pensiero è costituito in gran parte di immagini ( Di Benedetto 2002). Perciò l’immagine è considerata un aiuto alla formazione del pensiero. Inoltre lavorare con le immagini ha consentito di porre I ragazzi all’interno di un contesto ludico-espressivo che li ha aiutati a parlare di sè e a comunicare contenuti anche molto profondi, in con una modalità indiretta e delicata. Non si sono sentiti malati, anche se alcuni di loro sanno di soffrire molto psichicamente (Levine 2021). Disegnando hanno parlato. Parlando tra loro e con la psicoanalista hanno disegnato, dipinto, giocato con I colori. Si è scelto inoltre, anche per favorire la formazione del gruppo, di non far ricorso al mediatore culturale, ma di far sì che si creasse una atmosfera di aiuto reciproco nel parlarsi, in modo che le competenze linguistiche dell’italiano, dell’ucraino e dell’inglese fossero condivise, per potersi comprendere.

Ecco alcuni elementi emersi dall’osservazione:

–  I migranti dall’Ucraina, a differenza di quelli provenienti da altri Paesi, non sono interessati alla integrazione nel nostro Paese.

– Sono stati inseriti a scuola fino a giugno 2022, poi ha settembre non hanno ripreso la frequenza, ora seguono soltanto le lezioni on line dall’Ucraina. Ciò comporta che trascorrono molta parte della giornata in solitudine davanti al cellulare.

– Molti dicono che non si sono trovati bene a scuola in Italia. Non comprendevano la lingua.

– Ora le giornate per loro sono tutte uguali. Il sentimento che prevale aduna prima osservazione, è la noia. ma pensiamo che essa copra sentimenti molto dolorosi.

– Al cellulare sono continuamente in contatto con la realtà Ucraina. Vedono immagini terribili di morte, distruzione, violenza. sangue, orrore. Disperazione, che vivono in solitudine, esposti ai traumi ripetuti della guerra anche se fuori dal loro Paese,

– Ci si chiede come possano elaborare questa realtà così annichilente per loro. Il parlare in gruppo con la psicoanalista che sta con loro e guarda I loro disegni è senza dubbio molto importante

– Si osserva anche che stanno sviluppando un odio mortale per il popolo russo. Ci si chiede che destino avrà questo sentimento. Senza dubbio al momento svolge una funzione, attraverso il meccanismo di scissione e proiezione, di rafforzamento della loro identità sociale e Nazionale, ma in seguito?

– La precarietà della loro condizione di profughi, diversa dai migranti che vogliono restare, li mette in una condizione di sospensione. Ciò porta ad un vissuto di non appartenenza a nessun luogo. Il mantenimento della propria idoneità nazionale e il contatto con il Paese di origine appare in questo momento una necessità vitale. Ci si chiede come rendere vitale anche la loro permanenza, pure se momentanea, qui.

. Tutto quanto emerso nelle osservazioni dello psicoanalista con I ragazzi, viene fatto oggetto di condivisione e discussione con gli educatori e gli animatori che periodicamente lavorano con I ragazzi.

Gruppo istituzionale con gli operatori e volontari del Centro

L’istituzione ha un ruolo importante da perseguire agendo sul legame, nell’integrare la frammentazione, che avviene per esempio nei campi profughi o centri di prima accoglienza di immigrati o richiedenti asilo politico. Il gruppo degli operatori e volontari che operano all’interno di questi luoghi ha bisogno di sentire d’essere pensato e di avere a disposizione uno spazio per elaborare inquietudini che insorgono dall’accompagnamento e dal prendersi cura di persone in difficoltà. Una sorta di riconoscimento. In questo senso l’incontro con il gruppo di curanti lavora certo con il far combaciare determinati punti di organizzazione della cura ma ancor di più con l’ampliare le ipotesi nel creare collegamenti interni al campo di chi opera nella struttura. 


La tensione connaturata al funzionamento dell’istituzione è data dalla coesistenza fra stabilità della struttura e dinamicità dei processi.

Questi agenti nello stesso contesto pluridimensionale, sollecitano nell’analista la necessità di decifrare come avviene l’articolazione fra i gruppi e nei gruppi. 


Il gruppo istituzionale ha due funzioni precise:

  • una funzione egoica, di sostegno, calata nell’hic et nunc della situazione gruppale che viene utilizzata come strumento di protezione per il singolo individuo da angosce depressive e persecutorie (Jaques, 1966). Il momento istituzionale diventa quindi il laboratorio privilegiato per osservare il lavoro gruppale, il movimento di gruppo: dagli aspetti più semplici che possono essere le regole comunitarie, il lavoro, la quotidianità, a quelli più complessi, vale a dire le relazioni interpersonali.  Il gruppo deve poter essere il posto dove certe cose sono “dette” (viene subito in mente una contrapposizione, e cioè “non fatte”) e vengono restituite in un linguaggio più immediato e soprattutto dove gli utenti possono verbalizzare i “malesseri” legati al vivere in gruppo;
  • una funzione affettiva che elabori in gruppo i “fantasmi collettivi condivisi” (Fornari, 1971): ogni istituzione si struttura intorno ad alcuni fantasmi basici originari. Tradotto più semplicemente, “…poiché Fornari ritiene che le figure del sistema familiare siano in qualche modo costituenti basici dell’apparato fantasmatico di ognuno, avremo quindi istituzioni caratterizzate dall’essere primariamente fondate sull’imago paterna, altre su quella materna, altre su quella della coppia, dei fratelli, e comunque in genere connesse alla fantasmatica della genitorialità, della parentela (Correale, 1991).”

Incontri di discussione del Gruppo di lavoro

Il nostro gruppo di lavoro è stato contattato dal Centro a partire da una situazione di emergenza sociale. A questa emergenza si sommava un cambiamento interno all’istituzione stessa per la morte del suo fondatore. Come ricorda Kaes, ogni evento traumatico disorganizza le formazioni metasociali che, a loro volta, hanno una ricaduta sulle formazioni metapsichiche dei soggetti.

Il nostro compito è stato quello di aiutare gli operatori e gli ospiti della struttura a vivere e a transitare per questa fase di cambiamento, accogliendo le angosce che inevitabilmente si mobilizzano in queste situazioni. In questo senso il nostro gruppo si è configurato un po’ alla volta come la casa in cui ospitare i nostri pensieri, un posto sicuro per elaborare l’angoscia del trauma, ridelineare il concetto di appartenenza, favorire un processo di mutuo riconoscimento e di fiducia.

Tutto ciò ha richiesto un numero notevole di riunioni del gruppo di lavoro, talvolta insieme con la psicologa del Centro.

I punti che hanno richiesto maggiore elaborazione sono stati:

– difficoltà organizzative del Centro e comunicazioni parziali tra gli operatori e Noi. Abbiamo dovuto perciò continuamente ritrovarci, soprattutto nella fase di avvio del Progetto, al fine di mettere insieme prima di tutto le informazioni, e poi allinearci nell’attività

– necessità di tollerare l’ambivalenza degli operatori del Centro verso di noi. IL lavoro del GdL è stato quello di trovare insieme continuamente la giusta distanza, il movimento tra l’avvicinamento, quando possibile, e la fiduciosa attesa, quando necessaria.

– scambio continuo tra di noi della sofferenza legata alla esperienza dell’aiuto a profughi, che, nel momento in cui era condivisa e approfondita, sulla base delle comuni conoscenze psicoanalitiche, più volte abbiamo sentito trasformarsi in materiale ricco e prezioso per la nostra crescita sia di psicoanalisti che di esseri umani

 Riferimenti Bibliografici

Di Benedetto A. Prima della parola Angeli. Milano 2002

Elton V. and others. Trauma flight and Migration. IPA in the Community. Routledge.2022

FreudS. (1920) Al di là del principio di Piacere OSF Vol 9. Boringhieri

Garlandc C. Comprendere il trauma. Un approccio psicoanalitico. Bruno Mondadori 2015

Levine H. Trauma, process and representation. In Int J. Psychoan. Vol 102 n.4 2021

D.W.Winnicott. (1965) Sviluppo affettivo e ambiente. Armando Roma 1970

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