La Cura

Psicoanalisi e istituzioni. A cura di R. Rizzitelli

1/12/22
Psicoanalisi e istituzioni”

Parole chiave: Psicoanalisi; apparato psichico; gruppo di lavoro

A cura di Renata Rizzitelli

Di pari passo con la recente costituzione dell’omologo gruppo di lavoro nazionale, anche SPIWEB ha dedicato uno spazio a questo importante ambito, che da parecchio tempo sappiamo essere presente nella vita professionale di molti psicoanalisti impegnati in vari contesti sociali, diversi da quelli tradizionalmente dedicati allo studio ed allo sviluppo del pensiero psicoanalitico.

L’iniziativa di formare un gruppo di lavoro sul tema specifico corrisponde all’esigenza di raccogliere le varie esperienze e ordinarle, in maniera che possano essere fruibili e condivisibili da tutti coloro che siano interessati. Sappiamo che le iniziative su psicoanalisi e istituzioni sono presenti, in varie forme ed anche da molti anni in diversi centri, e che sono quindi in stato avanzato in varie realtà della SPI.

Sarà quindi necessario un censimento sulle risorse e sullo “status quo” esistente nei vari centri, sia dal punto di vista dei colleghi impegnati nel lavoro con le istituzioni, sia da quello delle iniziative presenti nei centri,  in riferimento alle istituzioni stesse.

Il censimento al quale tutti noi colleghi dovremo collaborare sarà utile

  • per poter fruire e condividere con i colleghi ciò che è stato approfondito, studiato e realizzato,
  • per poter pensare ad eventuali iniziative che possano arricchire e alimentare l’interesse e lo studio in questo particolare campo di lavoro, che pensiamo sia ormai indispensabile esplorare e implementare con studi ed esperienze.

Un obiettivo/compito consisterebbe nel trovare, o forse semplicemente riordinare, un linguaggio a noi comune e trovare la chiave di volta al fine di condividerlo con e per le istituzioni.

Da una prima ricognizione su ciò che è necessario fare per poter iniziare un proficuo lavoro emerge che sarebbero opportuni:

  • censimento per individuazione delle risorse, colleghi interessati all’ambito e iniziative in atto nei vari centri;
  • individuazione degli ambiti istituzionali nei quali operino gli psicoanalisti, ad esempio Sanità, Istituti psichiatrici e servizi, compresi quelli che si occupano dell’età evolutiva, Scuola e Università,  sedi di incontri interdisciplinari fra privato e pubblico;
  • incremento fra i vari centri e all’interno dei centri stessi di comunicazione, condivisione e risorse sul tema.

Attraverso il censimento ed il confronto si potrà meglio stabilire quale sia il patrimonio culturale della SPI in questo specifico ambito.

In seguito si potrebbero organizzare varie iniziative: webinar, convegni, gruppi di studio ed approfondimento nei centri ed inter-centri.

Come è tradizione di Spiweb, saranno pubblicati tutti i contributi utili ad aiutare a chiarire e diffondere lo stato dell’arte della realtà nazionale.

Le finalità alla base della proposta di costituzione del gruppo sono state descritte in un panel espressamente dedicato nel recente Congresso nazionale di Napoli.

In attesa di conoscere quali scoperte e quali risorse potranno determinarsi attraverso il lavoro del gruppo nazionale, con la collaborazione di tutti i colleghi interessati al tema, esprimo di seguito  alcune riflessioni.

La psicoanalisi è uno strumento efficace, provvisto di capacità trasformativa/mutativa: esistono però difficoltà nell’applicazione di questi strumenti al di fuori dell’ambito classico che ci caratterizza.

In generale in Italia la comunità scientifica e culturale ha poco beneficiato delle nostre capacità, esperienze e risorse che riguardano gli apparati psichici ed il funzionamento dei gruppi (soprattutto di lavoro, in questo caso).

Negli anni i nostri spazi mentali si sono rivelati, quando possibile, un buon mezzo per l’ottimizzazione di comprensione e gestione del lavoro nell’istituzione.  Il rapporto fra psicoanalisi e istituzioni è tuttavia difficoltoso, anche per le proiezioni delle quali siamo oggetto che, il più delle volte, non riguardano i singoli soggetti e le loro intenzioni reali bensì i modi sociali e il come vengono vissuti lo psicoanalista e la psicoanalisi in generale, quando sono inseriti in un setting istituzionale.

Si evince quindi la necessità di lavorare e scambiare dati rispetto alla psicoanalisi, quando va al di fuori del contesto classico, lavorando esternamente.

La situazione duale clinica con tutti i suoi addentellati resta il luogo privilegiato ed è ben delimitata e radicata a livello sociale, mentre invece il nostro apporto a livello istituzionale/gruppale non è ben riconosciuto, men che meno sono focalizzate chiaramente le possibilità positive che il nostro contributo può generare.

Stanza di analisi e contributo nelle istituzioni, implicano due interazioni che possono generare effetti e trasformazioni positive in due contesti diversi. Il primo, quello clinico, ed il secondo   normato da scelte politiche e culturali che fanno parte delle istituzioni in generale: l’uno prevede un processo di simbolizzazione molto naturale, l’altro una simbolizzazione culturale ed un ambito che comporta eventi reali e scelte nonché aspetti decisionali aderenti all’ideologia della specifica istituzione.

Interessante anche l’aspetto che riguarda l’analista ed il come ha risolto nella sua mente il setting  classico e il lavoro all’interno dell’istituzione,  condividendo il suo studio di analista con una realtà dove il campo è ben più vasto e pieno di variabili intrise di concretezza.

Un contributo   che noi possiamo dare nel lavoro all’interno delle istituzioni è quello di riuscire a  trovare uno spazio   per un “io” che osserva; ciò può avvenire, solo per fare un esempio, attraverso gruppi di discussione con gli operatori, cercando di costituire e costruire un luogo psichico nel quale può prendere forma un punto di vista nuovo attraverso una ricognizione delle variabili presenti ed una loro riorganizzazione, beneficiando dell’immissione di altri percorsi di pensiero,  di altre variabili nuove e più  aderenti alle esigenze specifiche “pensate insieme” nella scena istituzionale.

In altre parole, una ricerca della verità su come stiano effettivamente le cose all’interno di quella particolare dinamica, nascosta dietro i veli delle difese: ciò è finalizzato a facilitare l’espansione della libertà individuale e di gruppo.

La funzione osservativa e consapevole della mente dell’analista può promuovere la crescita, il mantenimento di tale setting mentale, che avrà però bisogno, nel muoversi in un campo così complesso, di continua e accurata manutenzione.

Con tali apporti la macchina istituzionale potrebbe proteggere il singolo e il gruppo dalle angosce interne che spesso pervadono il campo (es. depressive basali/paranoidi).

Gli psicanalisti si sono sempre addentrati in questi territori in punta di piedi; un elemento di possibile contributo a tale prassi potrebbe dipendere da una competizione invidiosa, che non emula ma diventa invece distruttiva per le capacità mentali e trasformative dell’analista nella gestione delle angosce e delle dinamiche gruppali. Tale invidia viene spesso negata, sia dal gruppo istituzionale che dall’analista stesso: esiste quindi una complicità nel negarla, che può manifestarsi con avidità, rapacità, disprezzo ma anche idealizzazione, che in realtà può rendere impotenti; ciò potrebbe essere letto usufruendo di ciò che scrive la Klein sul seno che nutre sé stesso.

Quelli sopra sono soltanto spunti di riflessione, in attesa di un proficuo approfondimento da svolgersi insieme, aperto quindi a tutti coloro che siano interessati a questo ambito di lavoro, importante e potenzialmente fecondo per lo psicoanalista.

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