La Cura

Voci dal Congresso “Psiche e Polis”: intervista ad A. Lucchini di Federazione Servizi e Dipartimenti Dipendenze

15/04/24
Voci dal Congresso della SPI: Psiche e Polis intervista a S. Roggiani

Parole chiave: Psiche e Polis; salute mentale, Psicoanalisi

PSICHE E POLIS

XXII Congresso Società Psicoanalitica Italiana

In occasione del XXI Congresso della SPIPsiche e Polis, che si terrà il prossimo 24-26 Maggio a Roma, il presidente Sarantis Thanopulos ha evidenziato la necessità per la psicoanalisi di tornare ad abitare lo spazio pubblico, la Polis, per aprire uno spazio che favorisca il confronto e un dialogo con gli altri saperi.

Oggi, sembra essere più che mai ineludibile un dibattito sulla salute mentale per uscire dalla logica di un trattamento impersonale, “… che mira solo alla sedazione del dolore, mettendo da parte la soggettività della persona sofferente e espropriandola del suo diritto di cittadinanza.” 

Ci siamo rivolti a coloro che operano quotidianamente nell’ambito politico e sociale per la progettazione e organizzazione della Salute Pubblica.

A cura di P. Ferri e A. Migliozzi

Iniziamo dal dott. Alfio Lucchini, Psichiatra, Psicoterapeuta, past president nazionale di FeDerSerD, Federazione Italiana degli operatori dei Servizi e Dipartimenti delle Dipendenze. 

Quale intervento specifico pensa si renda necessario a proposito della salute mentale? E davvero lo considera un’emergenza? Se sì, può dirci dal suo osservatorio perché?

Il mio osservatorio è quello dei servizi pubblici del SSN, con focus su un’area peculiare, quella delle dipendenze patologiche.

Pur non amando il termine emergenza, la realtà sociale che attraversiamo ha superato gli abusati concetti di società liquida o dell’eccesso, per arrivare a quello di società dipendente, da beni materiali e apparenti che richiamano individualismi, assuefazione e solitudine. Credenze erronee e manomissioni di varia natura rendono incerta la valutazione della stessa realtà dei fatti e dei comportamenti individuali e sociali con riflessi sugli orientamenti di vita.

La salute mentale a questo punto deve essere il fulcro di una riscossa culturale e civile che parta dai concetti di prossimità e azione civica.

Le condizioni di cura si stanno vieppiù rarefacendo nel nostro Paese, come sappiamo tutti: lei come pensa si possa intervenire, in generale rispetto al welfare e in particolare relativamente al rapporto tra il cittadino e la Polis, la Comunità in cui noi tutti viviamo?

La tragica situazione dei Servizi alla persona caratterizza un rattrappito SSN in tutto il Paese.

Non si tratta solo di carenze di personale, strutture inadeguate, regole troppo burocratiche, ma della persistenza dello stigma e della lontananza della società da una comprensione delle finalità e delle forme  della cura.

In via di estinzione è il valore aggiunto dell’approccio multidisciplinare e multiprofessionale specifico delle equipe di cura, sempre valido e essenziale per affrontare i ‘bisogni multifattoriali’ della persona con sofferenza psichica.   

Ritengo che, oltre agli investimenti concreti, il rapporto tra cittadini e comunità che appare attualmente incrinato debba ripartire proprio da coraggiose policies locali. Cultura della cura e valorizzazione del territorio, uniti alla valorizzazione del protagonismo giovanile, sono elementi centrali in metropoli da ripensare come luoghi di partecipazione e non di emarginazione.     

Penso e rilevo che alla costruzione di questi punti di vista possano contribuire, con un impegno assai maggiore dell’attuale, gli stakeholders e gli operatori tutti del “sistema salute mentale.” Bisogna invertire i processi in atto: serve tendere all’unificazione dei saperi e delle competenze, avere uno sguardo che parta dai bisogni e non dalle forme organizzative: senza nuovi presupposti, ad esempio, non potremo di certo costruire una medicina di iniziativa e non difensiva.   

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