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A.Green, “Rivelazioni dell’incompiuto” Prefazione L. Preta

1/07/22
André Green, "Rivelazioni dell'incompiuto" Prefazione L. Preta

RIVELAZIONI DELL’INCOMPIUTO

Leonardo da Vinci

Traduzione italiana di Révelations de l’inachèvement

André Green

Casa editrice: Alpes

Anno: 2022

“La prima reazione fu di meraviglia, è stato come trovarsi di fronte all’alba di un giorno d’estate, un’impressione simile a quello che si prova quando un velo viene strappato o sollevato e si rimuove così l’ostacolo che impedisce la visione nitida del giorno illuminato dal sole. Questo sole abbagliava, sia per la bellezza di ciò che rivelava sia per l’intelligenza di ciò che dava a capire. Questa emozione riposava anche sulla straordinaria armonia degli elementi che entrano nella sua composizione”. (André Green)

(Dalla quarta di copertina)

Prefazione all’edizione italiana di Lorena Preta

L’uscita della traduzione italiana di Révélations de l’inachèvement di André Green suscita un’emozione particolare come se si trattasse di un manoscritto segreto, una sonata mai eseguita, un quadro appeso in un angolo riparato della casa dell’autore anche se accessibile alla vista.

Certamente il libro edito in francese da Flammarion non era tenuto nascosto da Green né era rimasto sconosciuto dopo la sua pubblicazione, ma ci sono opere che gli autori trattano con una cura diversa e particolare, le mettono con più cautela rispetto alle altre in circolazione nel dibattito pubblico o nel confronto specialistico, ne fanno in qualche modo una sorta di oggetto privato.

Eppure può succedere di realizzare che sono proprio questi lavori che fanno da motore alle espressioni teoriche più complesse di chi le scrive, e ne possono mettere in luce passioni e conoscenze che non sempre risultano al centro del resto delle loro opere.

Non era la prima volta, quando uscì questo libro nel 1992, che Green dimostrava il suo interesse per l’arte, e tantomeno ovviamente che rifletteva sul pensiero di Freud che era da sempre il centro della sua elaborazione.

Eppure il procedimento della stesura di questo saggio è stato la “rivelazione”, a lui per primo, di un’esperienza attraverso la quale l’emozione provata si univa ad un metodo e la immetteva con forza in un processo di conoscenza.

Green parla fin dall’inizio e direttamente della sua grande emozione di fronte al Cartone di Londra di Leonardo raffigurante la Vergine e il Bambino, insieme a Sant’Anna e San Giovanni Battista. Fa raffronti con la sua reazione precedente davanti all’opera ben più conosciuta raffigurante lo stesso soggetto La Vierge, L’Enfant et sainte Anne esposta al Louvre, parla del saggio di Freud su Leonardo mettendo in campo le varie teorie degli storici dell’arte, descrive le polemiche e le critiche. Ma quello che emerge con più forza da tutte queste componenti è lo stile del suo pensiero. Un ‘discorso vivente’ dove gli affetti hanno una rilevanza fondamentale e anzi delineano la traccia che scorre parallelamente all’organizzazione concettuale.

Anche se si potrebbe affermare che questo sia un fenomeno che caratterizza tutti i tipi di conoscenza e di formalizzazione, succede che in lui questo processo assuma una valenza particolare perché si confronta direttamente con il rigore e l’importanza delle sue teorie e delle sue amplificazioni del pensiero freudiano.

Forse sarebbe meglio dire del pensiero psicoanalitico in generale, visto che Green era un conoscitore profondo anche di altri autori come Winnicott e Bion.

Green ci fa ‘fare conoscenza’ insieme a lui dell’opera di Leonardo, tanto che l’evento assume il carattere di un incontro come potrebbe essere quello tra lui e una persona.

C’è un luogo, la National Gallery di Londra; uno scorcio temporale (approssimativamente anni ottanta inizi anni novanta); un pregresso incontro diciamo pregiudiziale con l’altra opera dell’artista più conosciuta e osannata da critica e pubblico tanto da sovrapporsi o oscurare la vista del primo.

La frequentazione ripetuta del Cartone di Londra porta Green a perdere nella continuità non certo l’ammirazione per l’opera, ma la sorpresa legata al suo significato più profondo che rimane celato dietro l’assiduità dello sguardo, fino a che un giorno, dopo qualche tempo in cui le visite si erano diradate, avviene per Green una vera epifania. Quella volta la vista del Cartone non gli suscita solo il piacere consueto ma gli rivela un significato nuovo, mai considerato prima.

Da quel momento ha inizio il movimento di conoscenza che gli permetterà di compiere collegamenti inesplorati.

A’ partir de là…è la frase con la quale Green chiude la sua prefazione al libro. Il suo viaggio comincia a partire da lì, ma come una vera esplorazione, insegue sentieri sconosciuti, cioè pensieri non pensati prima, sulle tracce di mappe già segnate seppure controverse.

Basti pensare alle critiche fatte dagli storici dell’arte dell’interpretazione data da Freud al sogno del nibbio di Leonardo che avrebbe secondo il fondatore della psicoanalisi, messo in luce l’omosessualità dell’artista.

Green però procede oltre, non vuole impantanarsi in questa diatriba, non è questa la meta che va perseguendo perché non è lì che pensa di trovare la risposta alla sua inquietudine emotiva.

In parte questa sembra riguardare le due figure a specchio di Leonardo e Freud, le loro modalità di procedere nella conoscenza. Nel primo il modo di nascondere significati segreti, in Freud il cercare di rintracciarli da segni controversi.

L’uno spendeva tutta la sua bramosia per trovare l’immagine che potesse esprimere il suo desiderio, l’altro non abbandonava mai la spinta per trovare una rappresentabilità ai fantasmi inconsci.

E se per Leonardo non si poteva amare se prima non si ‘avesse cognizione’ dell’oggetto d’amore, per Freud non si poteva accedere alla multiformità della vita psichica se non instaurando una forma di conoscenza basata anche sulla decifrazione delle alterazioni operate dall’inconscio.

Eppure è come se Green fosse turbato dall’impossibilità di Freud di vedere davanti al Cartone di Londra quello che lui stava vedendo, anche se in quelle immagini erano rappresentate alcune teorie essenziali freudiane, la fusione madre-bambino, la funzione separativa del padre, la castrazione, le teorie sessuali infantili.

Lo stile che suggestiona e allo stesso tempo serve da nuova chiave interpretativa dell’opera di Leonardo è per Green, come   dice fin dal titolo, quello dell’incompiutezza.

Possiamo pensare che in lui, intellettuale capace di adoperare strumenti interpretativi decisamente classici ma con una grande sensibilità legata al suo tempo, l’incompiutezza, l’imperfezione, la non finitezza risuonassero come un orizzonte di significazione capace di spostare ancora più in là ogni giudizio e valutazione.

La fondatezza della sua intuizione arriva a Green qualche tempo dopo con la scoperta da parte di un noto studioso di un disegno attribuibile a Leonardo, il cosiddetto Angelo Incarnato che rappresenta un giovane efebico con un inquietante sorriso e un’evidente erezione appena celata dal velo dei panni che indossa.

Questa nuova acquisizione è dall’autore rivelata in un postscriptum dove proseguendo la catturante formula narrativa precedente, sembra aggiungere un elemento importante al puzzle fin lì composto.

L’introduzione di Valter Santilli al libro ne dà ampiamente conto e rende bene l’idea dell’andamento a colpi di scena della narrazione di Green, e soprattutto della sua capacità di essere costantemente aggiornato e di non perdere mai il contatto con l’oggetto d’interesse.

Dunque anche questo disegno ha la caratteristica della incompiutezza. L’ambiguità stessa della figura, l’uso del chiaroscuro sul quale Green si è soffermato lungamente per la descrizione del Cartone, l’evanescenza emanata dal soggetto unita però a una sfacciata carnalità, è come se racchiudessero il senso nascosto del lavoro psichico di Leonardo e riportassero a quello che Green ritiene il cuore del problema, l’enigma delle origini e la sua impossibile traduzione a livello cosciente.

Che cosa c’è di meno definibile di un fantasma originario? Come sarebbe possibile nella selva delle rimozioni, negazioni, sublimazioni, trasformazioni, cogliere qualche cosa che riguardi questa domanda impossibile perché senza risposta? Un motore che spinge la ricerca e la conoscenza ma che rimane comunque fuori della sua portata.

Le rivelazioni dell’incompiuto riguardavano dunque la spinta inconscia di Leonardo, ma in maniera più allargata l’evidenza dell’impossibilità di concludere un’opera in maniera definitiva, perché sempre la pulsione da cui ha origine è destinata a rimanere inespressa.

Green era molto sensibile al destino storico della psicoanalisi e alla difesa dagli attacchi scientisti che la assalivano già allora e sempre più rumorosamente, e per questo univa costantemente il rigore della ricerca all’avvertimento di tenere presente la peculiarità dell’oggetto d’indagine psicoanalitico, l’inconscio con le sue leggi ma anche con la sua inafferrabilità.

Il suo riuscire a cogliere nel Cartone di Londra proprio il segno dell’incompiutezza, non solo poteva attivare il desiderio di “saperne di più” usando quel paradigma indiziario spesse volte attribuito al metodo psicoanalitico, per rivelare in prima istanza la resistenza di Leonardo a raffigurare ciò che voleva tenere nascosto, cioè la sua omosessualità, ma anche di mettere al centro della ricerca di Green se stesso, la sua emozione.

Per chi come me ha avuto la fortuna di godere della sua amicizia per molti anni, innumerevoli sono state le occasioni in cui è stato possibile fruire magari davanti alla visione di un’opera d’arte, della sua libertà associativa e di rendersi presente all’esperienza estetica che stava vivendo con il suo sapere ma anche con quell’apertura curiosa ed affettivizzata   che lo caratterizzava.

Cercando di cogliere la sensibilità peculiare che lo ha portato a scrivere questo libro ‘unico’ come è detto nella bella introduzione, nel mio saggio L’incompiuto: André Green e l‘emozione estetica[1] scritto in occasione di un convegno pensato in omaggio a Green, sceglievo di riferirmi al grande psicoanalista mettendo al centro del discorso la sua passione per l’arte cercando anche di riportare il tema dell’incompiutezza alla definizione stessa di opera d’arte.

“E’ possibile che la sua esperienza estetica sia così perturbante solo perché rivelatrice della psiche dell’artista, in un collegamento diretto tra artista e opera tramite una relazione necessaria e conseguenziale? Oppure possiamo pensare che è proprio l’irriducibilità dell’opera al suo autore che contribuisce a suscitare l’effetto di spiazzamento rivelatore?

Non si tratta soltanto del risultato di bellezza realizzato nell’opera che ricomporrebbe le nascoste spinte pulsionali dell’artista a provocare l’emozione estetica, quanto l’evidenza della ‘compiutezza’ dell’opera in sé stessa. D’altronde come diceva Paul Valery un’opera non è mai compiuta se non per un incidente esterno o un accidente interno dipendente dal materiale stesso usato per farla. E’ la materia stessa dell’opera che a un certo punto ne decreta la finitezza, in quanto se dipendesse dall’autore non si potrebbe mai dire finita.

Potremmo dunque concludere che è l’autore a non essere “compiuto” ma costantemente in trasformazione, lavorando egli stesso incessantemente i materiali della sua opera sia quelli fisici che quelli personali storico-biografici.”

Concludevo che davanti all’emozione estetica dichiarata da Green, si poteva pensare a tutta la complessa sua opera come a un’opera d’arte che rende evidente il lavoro trasformativo che ha accompagnato il materiale del suo pensiero insieme alla propria esperienza di sé.

Mi sembra che in Rivelazioni dell’incompiuto questo sia più che mai evidente e ci permetta di accedere ad un capolavoro di sintesi storico-critica per quanto riguarda la teoria psicoanalitica, una documentazione ricca e fondata delle opere artistiche e scientifiche di Leonardo, un racconto avvincente e in prima persona, un’emozione estetica.

E’ bello pensare che ora questo libro prezioso possa girare in italiano ed essere conosciuto finalmente da tante persone. Grazie quindi alla perseveranza del traduttore, alla cura competente del direttore di collana e alla lungimiranza dell’editore.

Dall’introduzione di Valter Santilli

Il testo si sviluppa su diversi binari che tra loro si intersecano, Freud e Leonardo, psicoanalisi e storia dell’arte, Green psicoanalista e Green appassionato d’arte, studioso di arte e di storia dell’arte, Green e Freud: l’autore non teme di mettere in gioco la propria soggettività ben sapendo che in materia di psichismo l’investigatore non può escludere dalla sua ricerca le proprie strutture soggettive, mettendo in conto le reazioni dell’inconscio. Questo sarà anche il prisma interpretativo che Green utilizzerà per rileggere il saggio di Freud su Leonardo, in particolare per analizzare il clamoroso ‘errore dell’avvoltoio’; l’incidente di traduzione che ha segnato il destino di questo importante scritto, del quale peraltro il padre della psicoanalisi andava molto fiero.

André Green  (il Cairo, 1927 – Parigi, 2012) è stato una delle figure più eminenti della psicoanalisi degli ultimi decenni. Il suo lavoro si è sviluppato a partire da una profonda riconsiderazione della teoria freudiana, rivisitata grazie all’apporto proveniente sia dal confronto con autori ormai classici (Winnicott, Lacan e Bion in primo luogo) che con la clinica psicoanalitica contemporanea, che vede soprattutto nelle cosiddette patologie extra-nevrotiche il suo nodo maggiormente problematico ma anche il suo sviluppo ulteriore. Tra le sue opere principali ricordiamo: Il discorso vivente. La concezione psicoanalitica dell’affetto. Roma, Astrolabio, 1974. La psicosi bianca (con Jean-Luc Donnet). Roma, Borla, 1992. Narcisismo di vita, narcisismo di morte. Roma, Borla, 1985. Psicoanalisi degli stati limite. La follia privata. Milano, Cortina, 1991. Slegare. Psicoanalisi, antropologia e letteratura. Roma, Borla, 1994. Il lavoro del negativo. Roma, Borla, 1996. Propedeutica. Metapsicologia rivisitata. Roma, Borla, 2001. La Pensée clinique. Paris, Odile Jacob, 2002. Idee per una psicoanalisi contemporanea. Milano, Cortina, 2004. Illusioni e disillusioni del lavoro psicoanalitico. Milano, Cortina, 2011. Penser la psychanalyse avec Bion, Lacan, Winnicott, Laplanche, Aulagnier, Anzieu, Rosolato. Paris, Ithaque, 2013. La clinica psicoanalitica contemporanea, Milano, Cortina, 2016.


 

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