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“Enactment in Psicoanalisi” a cura di G. Leo e G. Riefolo

28/03/22
"Enactment in Psicoanalisi" a cura di G. Leo e G. Riefolo

Enactment in Psicoanalisi

A cura di: Giuseppe Leo e Giuseppe Riefolo

Scritti di: Galit Atlas, Efrat Ginot, Jay Greenberg, Jessica Kraus, Giuseppe Leo, Giuseppe Riefolo, Jeremy Safran

Editore: Edizioni Frenis Zero

Anno: 2022

Questo libro, dedicato alla memoria di Lewis Aron e di Jeremy Safran, esplora il tema dell’enactment in relazione ai confini in psicoanalisi, con riferimento ad una serie di punti di vista che inquadrano aree cruciali per la clinica. Nell’introduzione Galit Atlas scrive che l’enactment è diventato un termine ampiamente utilizzato nella psicoanalisi contemporanea trasversalmente alle varie scuole ed orientamenti, un termine che si riferisce al modo davvero unico in cui l’analista si sente affettivamente coinvolto e partecipe della matrice relazionale del paziente in modi che egli non aveva previsto in anticipo e che potrebbe riconoscere solo in un tempo successivo. Inoltre, l’analista nordamericana analizza il concetto di “enactment generativo”, suggerendo che gli enactment nella diade analitica non vanno visti solo come una modalità restrittiva e ripetitiva, il cui beneficio terapeutico può passare solo attraverso la loro risoluzione, ma essi stessi possono essere anche generativi e produttivi di crescita. Giuseppe Leo, uno dei curatori del libro, esamina il concetto di enactment a partire dai seguenti punti di vista: intra-psichico, inter-psichico, intra-disciplinare, inter-disciplinare, inter-culturale e trans-generazionale. Il capitolo di Jeremy Safran e di Jessica Kraus tratta delle rotture dell’alleanza terapeutica, delle impasse e degli enactment legati al transfert-controtransfert che sono inevitabili nella terapia. Dato che un crescente corpus di evidenze suggerisce che la riparazione delle rotture dell’alleanza è correlata ad un esito positivo del trattamento, gli autori promuovono lo sviluppo di metodi di training finalizzati ad affinare le capacità dei terapeuti di individuare tali rotture ed i processi terapeutici negativi in modo da lavorare con essi costruttivamente. Jay Greenberg nel suo capitolo sottolinea come, nonostante l’approccio relazionale apra la possibilità di concepire la tecnica su misura rispetto ai singoli analizzandi, in modo da negoziare il modo più agevole per lavorare all’interno di ogni unica diade analitica, molte vignette cliniche nella recente letteratura mettono in evidenza la tendenza degli analisti di assumersi notevoli rischi, di coinvolgersi in modalità altamente personali coi pazienti, rompendo in tal modo la cornice analitica tradizionale. L’autore discute varie implicazioni della tendenza degli analisti relazionali ad enfatizzare tale sorta di interventi, e pone questioni su come venga recepito attualmente il pensiero relazionale. Efrat Ginot nel suo capitolo mostra come, nonostante l’apparente estraneità degli enactment con l’empatia, le neuroscienze abbiano iniziato a delineare processi neuropsicologici che modellano in modo simile e che sono alla base di entrambi, facendo luce su quali meccanismi essi abbiano in comune. Infine, Giuseppe Riefolo, l’altro curatore del libro, suggerisce che il dialogo analitico si sviluppa come un movimento continuo chiamato “processo dissociativo”, e che tale processo consiste nella continua oscillazione tra posizioni difensive e posizioni creative. La dissociazione in quanto difesa costituisce un’affermazione teorica di Freud, mentre la dissociazione come possibilità di nuove soluzioni creative rappresenta un contributo teorico che proviene da Janet e che è stato adottato dalla psicoanalisi relazionale ed intersoggettiva. L’analista deve rispettare le dissociazioni difensive del paziente, ma al contempo deve essere particolarmente attento a supportare potenziali soluzioni, mai diventate reali prima, che possono emergere come nuovi aggregati associativi derivanti dalla dissociazione di esperienze frustranti o traumatiche, che Riefolo propone di chiamare “dissociazioni creative”.

(Tratto dalla quarta di copertina)

Giuseppe Leo è psichiatra e psicoterapeuta presso il Dipartimento di Salute Mentale di Lecce. E’ coordinatore del sito WEB e delle edizioni Frenis-Zero per le quali cura la collana “Identità Mediterranee”. E’ coordinatore del Centro di Psicoterapia Dinamica “Mauro Mancia” che a Lecce ospita incontri clinici con psicoanalisti sia italiani che esteri.

Giuseppe Riefolo, membro ordinario SPI, è psichiatra presso il Dipartimento di Salute Mentale Roma E. Tiene supervisioni cliniche presso vari DSM. Si è occupato dell’approccio psicoanalitico alle istituzioni territoriali attraverso vari articoli e soprattutto con il volume “Psichiatria Prossima” (Boringhieri, 2001). Si occupa di storia delle istituzioni psichiatriche e dell’uso psicoanalitico del cinema. 

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