La Ricerca

“Entrare in contatto con il bambino autistico” di L. C. Busch de Ahumada e J. L. Ahumada e “Autismi e dintorni”di L. Fattori. Recensioni di S. Maestro

13/09/25

Parole chiave: intelligenza emotiva, mente precoce, identità mimetica, intenzionalità comunicativa

“Entrare in contatto col bambino autistico”
5 interventi psicoanalitici precoci risolutivi
di L. C. Busch de Ahumada e J. L. Ahumada
Curatore: Marina Montagnini
Alpes Italia, 2024

Autismi e dintorni”
Autore: Lucia Fattori
Prefazione di L. Danon Boileau
Alpes, 2025

Recensioni di Sandra Maestro

Nel 2024 e nel 2025 sono usciti per conto di Alpes due libri che rilanciano il vertice psicoanalitico nella cura e più in generale nella comprensione  dell’autismo e dei disturbi del neurosviluppo del bambino. In ordine di tempo,  il primo  libro è “Entrare in contatto con il bambino autistico: 5 interventi psicoanalitici precoci risolutivi”,   di Luisa C. Busch de Ahumada e Jorge L.Aumada, una coppia di psicoanalisti dell’ Associazione Psicoanalitica Argentina. Il libro è stato tradotto in italiano da Marina Montagnini, collega della SPI, perché, come ci anticipa nell’introduzione, la lettura del prima caso clinico presentato, Lila, l’ha molto colpita per le qualità della relazione analitica, la sua “gentile cautela”,  e l’efficacia di questa qualità relazionale nel re-incanalare  lo sviluppo successivo della bambina in una traiettoria tipica.

 Il libro inizia con una ricca e articolata introduzione storica a partire da  Kanner a cui fa seguito  una sintesi del pensiero della  psicoanalisi attraverso una revisione delle teorie che si sono occupate di Klein, Winnicott, Mahler, Meltzer, Harris  e Tustin.  Nei capitoli successivi gli autori entrano nel vivo della clinica, presentando  cinque storie di  bambini piccoli affetti da varie forme di autismo,  di cui   viene descritto  con accuratezza il comportamento in seduta dei piccoli pazienti, le scelte tecniche dell’analista e l’evoluzione del processo analitico. 

E in effetti la lettura dei singoli casi  offre molti spunti per riflettere sulla fatica, la tolleranza alla frustrazione , ma anche la creatività, la flessibilità, sintonia e “intelligenza emotiva”  che l’ingaggio profondo con bambini  autistici sollecita nell’analista.

L’attenzione alle sfumature dell’”eheheh” di Lila in cui l’analista riconosce il seme di un’ansia di separazione dalla madre;  la flessibilità nell’accogliere un fratello maggiore in seduta che dà  la possibilità di intercettare la qualità mimetica, eco-prassica ed ecolalica del Sé e delle forme primitive di identificazione di Sophia rappresentano a mio avviso esempi di questa qualità relazionale; oppure  la capacità dell’analista  di calarsi profondamente nell’autismo mimetico di  Juan, il bambino allevato dai documentari televisivi sugli  animali selvaggi, che hanno nutrito  il suo mondo interno impedendogli l’accesso all’universo delle relazioni umane; anche in questo caso l’analista ha dovuto tollerare a lungo la ripetitività e la stereotipia del gioco permettendo così l’emergenza nel campo relazionale dei primi flebili segnali di intenzionalità comunicativa  del bambino.  Molto interessante  a questo proposito la “presa di distanza” che gli autori fanno dalle teorie di Anna Alvarez, in cui segnalano talvolta  un’ “urgenza contro-transferale ”  che rischia di  lacerare quella necessità di sameness, o fusionalità molto primitiva dello stato autistico profondo.  L’obiettivo principale della tecnica è piuttosto quello  del “riconoscimento”, ovvero della possibilità per il bambino autistico di riflettersi  nello sguardo dell’analista  e  ripristinare così il dialogo primario con il rispecchiamento emotivo reciproco. Bellissimo a questo proposito il gioco davanti allo specchio nel caso di Juan (pag. 98,99). Nella descrizione dell’evoluzione clinica dei soggetti trattati  gli autori mostrano inoltre  che l’intervento precoce  può essere efficace per “guarire” dall’autismo, ovvero rinunciare   al ricorso esclusivo alle  “difese restituzionali” autistiche, come la  bidimensionalità,  la mimesi e la sensorialità asimbolica, accedendo  ad altre  possibilità di sviluppo della vita psichica e al complesso territorio delle relazioni umane.

Nell’ultima parte del libro gli autori  riprendono  alcuni aspetti teorici chiarendo le loro concezione di mente precoce, sull’identità mimetica e sulle  sue derive nell’ Era Autistoide. Queste idee vengono ulteriormente esplorate negli ultimi capitoli, attraverso un  dialogo a distanza con Antonino Ferro e Angela Joyce. Riprendendo  alcune osservazioni sul caso di Sofia, gli Ahumada approfondiscono in modo molto puntuale la loro diversa  posizione  sui processi primitivi della mente, sullo statuto  della sensorialità e delle proto-emozioni, sulla distinzione tra alfa-betizzazione e schermo beta, come pure tra imitazione, mimesi e falso sé.

In sostanza gli autori ritengono che le  dinamiche mimetico-autistiche, epidemiche nell’era autistoide,   rappresentino  il terzo dente di un  tripode concettuale composto nella sua struttura da altre due grandi categorie della psicopatologia, le nevrosi e le  psicosi. L’esplorazione clinica e teorica di queste dinamiche  ha  “il potenziale per modificare in profondità la struttura concettuale della psicoanalisi” in sintonia con quanto suggerisce Andree Green  che ritiene l’autismo  nuovo paradigma di studio della mente.

Mi riallaccio a quest’ultima considerazione  per introdurre il secondo libro pubblicato da Alpes nel 2025,  nella collana Sconfinamenti, intitolato “Autismi e Dintorni” di Lucia Fattori.  Si tratta di una raccolta di lavori già pubblicati altrove,  che descrive l’esperienza dell’autrice nel lavoro con bambini autistici  e con altre forme di patologie del neuro-sviluppo. Pur trattandosi di una raccolta di scritti che copre un arco temporale molto esteso ( 40 anni) , nella lettura dei vari capitoli lo stile espositivo dell’autrice, la prospettiva con cui descrive le situazioni cliniche e i riferimenti teorici  conferiscono  un senso di  compattezza  e unitarietà all’intero testo. Rispetto al libro degli Ahumada l’approccio è invertito; l’autrice parte da alcuni temi generali e ci mostra come  l’incontro di cura con  i piccoli pazienti  possa dare sollecitazioni che arricchiscono la riflessione su questi stessi argomenti  .  Ogni capitolo è introdotto da una definizione generale dell’argomento scelto,  le sue radici storiche, linguistiche e culturali;  successivamente  attraverso l’osservazione clinica  (frammenti di sedute, storie anamnestiche, passaggi evolutivi)  l’autrice ci mostra in che modo l’approccio psicoanalitico e le sue cornici teoriche, oltre ad aiutare  il bambino a migliorare e progredire nel suo sviluppo, offrono un prezioso contributo che arricchisce il confronto  interdisciplinare con altri saperi e discipline .

 Personalmente ho trovato molto originale  la scelta dei temi: “ autismo e speranza”, “autismo e appartenenza”,  “fra mordere e masticare”, oppure  nella seconda parte: “gioco imitativo e senso di efficacia: “il bisogno di sentirsi esistere” o “la contemplazione condivisa del bello-buono, con bambini autistici. L’indicare fra deutung pointing e object presenting” solo per citarne alcuni . Tra l’altro in molti casi  la lunghezza  del  titolo non coincide affatto con  la  lunghezza dei capitoli,  che al contrario sono per la maggior parte brevi, leggeri  ed estremamente chiari nell’esposizione.  Nella relazione con i piccoli pazienti l’autrice da prova di  sensibilità , gentilezza e umanità , ma anche di un  notevole eclettismo che deriva non solo da una lunga, lunghissima esperienza clinica, ma anche da una solida conoscenza di altri approcci teorici all’autismo e allo sviluppo precoce del bambino. Vedi, ad esempio, il capitolo  “caduto da una stella” la conoscenza nel bambino autistico in cui nell’esplorare il deficit cognitivo dei bambini con autismo  vengono messi a confronto la Teoria della Mente di Uta Frith e Baron Cohen e  il” Background della Sicurezza” di Sandler, a dimostrazione di quanto  sia  indispensabile,  nella comprensione di un fenomeno così complesso come la mente autistica, essere attrezzati di più chiavi di lettura e categorie concettuali.

Per concludere i due libri affrontano il tema dell’autismo da prospettive diverse; quella dei  coniugi Ahumada, suddivisa tra parte clinica e teorica, offre  un’ottima e approfondita revisione delle teorie  classiche sull’autismo, integrata e approfondita dal alcune  teorie personali degli autori; quella di Lucia Fattori  è forse meno sistematica, più simile ad una  mappa di idee sull’autismo e su altri disturbi del neuro sviluppo, ma altrettanto ricca di riferimenti teorici e spunti di riflessione. Malgrado la diversità di approccio i libri presentano a mio avviso un common ground che è quello che mi ha spinto a recensirli insieme.  In entrambi i testi infatti il lettore incontra  un materiale clinico molto ricco  che ben esemplifica sul campo la ricchezza formativa del lavoro con i bambini autistici; a questo si aggiunge  la parte teorica, il riferimento puntuale alle  teorie psicoanalitiche che vengono proposte sia  dagli Ahumada  che da Fattori  in continuo dialogo con altri linguaggi e letture dei fenomeni autistici. Da non sottovalutare a questo proposito l’ampia bibliografia che  completa entrambi i testi, molto utile anche a scopo di consultazione. In conclusione ne consiglierei  la lettura per chi volesse  accostarsi al contributo della psicoanalisi alla clinica dell’autismo, ma anche per chi volesse  ripensare alle sfide teoriche e tecniche che l’incontro con  questa area della clinica sollecita .

Bibliografia

-Busch De Ahumada L. C  e .Ahumada  J.L.  (2024) “Entrare in contatto con il bambino autistico. 5 interventi psicoanalitici precoci risolutivi”, Alpes Italia srl editore, Roma.

-Fattori L. (2025)  “Autismi e dintorni” Alpes Italia srl editore, Roma.

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