La Ricerca

L’Annata Psicoanalitica Internazionale N. 12/2022. Recensione di F. Tavernese

18/05/23
L’Annata Psicoanalitica Internazionale N. 12/2022. Recensione di F. Tavernese

Parole chiave: Psicoanalisi, Ricerca, Autismo, Controtransfert, Enactment, Inconscio, Ascolto, Corpo, Rêverie, Transgender, Klein.

L’Annata Psicoanalitica Internazionale

N.12/2022

Trasformazioni tecniche, vissuti corporei, dimensioni dell’ascolto

A cura di Giovanni Foresti, Diana Norsa e collaboratori

The International Journal of Psychoanalysis

Giovanni Fioriti Editore

Recensione a cura di Federico Tavernese

A partire dal 2003, L’Annata Psicoanalitica Internazionale si rivolge ai lettori interessati a sviluppare una conoscenza approfondita dei linguaggi psicoanalitici internazionali, mettendo a disposizione degli psicoanalisti italiani non anglofoni la traduzione di una selezione di articoli originariamente pubblicati in inglese sull’International Journal of Psychoanalysis. Ciascuno degli Annuals dell’IJP, attualmente disponibili in nove lingue diverse (francese, tedesco, portoghese, italiano, russo, greco, turco, rumeno e cinese), offre una selezione di articoli autonoma e differente per ogni edizione nazionale. Il N. 12 dell’Annata propone dieci articoli di taglio clinico, teorico clinico e di ricerca pubblicati sull’IJP nel corso del 2018 e del 2019. Gli articoli sono stati selezionati dal comitato editoriale dell’Annata  con lo scopo di ampliare, articolare e sviluppare a diversi livelli l’orizzonte degli studi psicoanalitici contemporanei ed i problemi emersi con l’inizio della svolta pluralista in psicoanalisi. Il progetto degli Annuals, originariamente proposto da Jean-Michel Quinodoz e in Italia avviato da Nino Ferro e da Roberto Basile, persegue finalità strettamente connesse con la trasformazione pluralistica che da anni caratterizza la psicoanalisi, intesa come disciplina scientifica, movimento culturale e sistema istituzionale, favorendo e sostenendo, nel contempo, l’adesione delle comunità locali alla più ampia comunità internazionale.

Il comitato editoriale dell’Annata, attualmente costituito da psicoanalisti che si situano a diversi livelli dell’organizzazione che struttura la formazione degli psicoanalisti IPA (Candidati, Associati, Ordinari e AFT), compone un gruppo di lavoro di traduttori e revisori che riflette la crescita culturale della comunità psicoanalitica italiana e la sua apertura e internazionalizzazione.

Fra i lavori scelti per questo numero, l’articolo di Joshua Durban “Creare una persona: considerazioni cliniche sulle interpretazioni delle angosce nell’analisi di bambini con spettro autistico-psicotico”, presenta materiale clinico tratto da un’analisi di un ragazzo  con Disturbo dello Spettro Autistico e discute il ruolo centrale dell’angoscia inconscia nella formazione degli stati autistici e della sintomatologia a essi associata, affrontando il complesso compito di integrare le conoscenze acquisite dalle diverse correnti della scuola kleiniana e della scuola francese. L’obiettivo di Durban è dimostrare come tale integrazione teorica e tecnica consenta di raggiungere i diversi livelli di angoscia presentati dal paziente durante la seduta, mettendo in evidenza come l’interpretazione di questi stati si riveli un fattore terapeutico cruciale nella costruzione del processo di cura. L’interazione tra aspetti autistici e psicotici, inoltre, viene messa in luce dall’autore: egli mostra come, nel corso del trattamento analitico, alcuni pazienti possano oscillare lungo uno spettro autistico-psicotico e suggerisce che questi compongano un sottogruppo peculiare di pazienti con Disturbo dello Spettro Autistico, definibile come borderline autistici.

La scelta del comitato editoriale si è poi rivolta ad articoli di autori già noti al pubblico italiano, con l’intento di riprendere temi già trattati in precedenza per approfondirne le basi teoriche e le prerogative tecniche. Questi lavori hanno in comune un tema di ricerca riconducibile alla ridefinizione del concetto di controtransfert alla luce della ridefinizione del concetto di inconscio. Un tema su cui converge la riflessione volta a una più chiara definizione dell’oggetto di studi della psicoanalisi: l’inconscio e la sua declinazione all’interno delle relazioni umane.

Gabriel Sapisochin, con l’articolo “Enactment: ascoltare i gesti psichici”, mette a fuoco come il processo psicoanalitico contenga e riceva forme arcaiche di funzionamento che rivelano la trama delle prime relazioni vissute dal soggetto. Queste relazioni sono ripetute in una forma che la coppia freudiana, composta dalle associazioni libere del paziente e dall’attenzione fluttuante dell’analista, non potrà cogliere, in quanto attinenti a una messa in atto congiunta della coppia analitica sotto forma di enactment. Il materiale clinico consente all’autore di definire l’enactment come il primo stadio del processo di acquisizione di insight e di elaborazione trasformativa di “gesti psichici”, il cui passo successivo sarà la trasformazione interpretativa. L’enactment, in questa chiave, esprime drammaticamente una modalità di registrazione psichica basata sull’immagine che deriva dalla prima interazione con gli oggetti, una “simbolizzazione basata sulle immagini”. Secondo l’autore ciò comporta la necessità di ampliare le tecniche di ascolto e conduce ad una riformulazione teorica in chiave intersoggettiva degli strumenti psicoanalitici del transfert e del controtransfert.

David Tuckett, con l’articolo “Idee a cui è impedito di diventare coscienti: sull’inconscio di Freud e la teoria della tecnica psicoanalitica”, rielabora la teoria classica della nevrosi di transfert a partire dalla proposta che nella seduta analitica ciò che è inconscio sono le idee che paziente e analista hanno di sé, dell’altro, di ciò che stanno facendo e di ciò che vogliono fare. Un modello di trattamento psicoanalitico “parsimonioso” si rivolge quindi al riconoscimento e all’elaborazione di tali idee, sentite dai pazienti come aventi uno status “assoluto e indiscutibile”, che emergono nell’arco del trattamento e creano esperienze ripetitive basate su un sistema di modelli interni sviluppato sin dall’inizio della registrazione delle proprie esperienze.

Nel suo articolo, “Presupposti teorici di base a supporto del metodo di Faimberg: “L’ascolto dell’ascolto”, Haydee Faimberg esplora il rapporto dialettico tra teoria, ascolto psicoanalitico e riformulazioni teoriche, a partire dal metodo di lavoro in gruppo messo a punto sulla base del concetto di “ascolto dell’ascolto” proposto dall’autrice ed utilizzato da alcuni gruppi di analisti appartenenti a diverse culture psicoanalitiche. In particolare, Faimberg indaga l’esistenza di assunti di base sottostanti il modo di ascoltare una presentazione clinica da parte di ciascun partecipante, ritenendo che “molto più frequentemente di quanto immaginiamo, ascoltiamo il materiale clinico che ci viene presentato sulla base di un’unica teoria, che questo sia riconosciuto o meno”. L’autrice propone quindi un metodo attraverso il quale riconoscere l’alterità del lavoro di un collega, mediante l’indagine e l’esplorazione degli assunti di base e la co-creazione di un linguaggio in grado di cogliere le differenze e, soprattutto, di metterle in discussione. 

L’articolo seguente “Vie dell’inconscio: quando il corpo è il recettore/strumento”, di Dana Birksted-Breen, studia la situazione in cui è il corpo dell’analista ad essere il ricevitore dell’evento inconscio. Approfondendo in modo originale molte delle linee di ricerca tracciate dai saggi metapsicologici e dagli scritti sulla tecnica psicoanalitica freudiana, l’autrice puntualizza e amplia il concetto di “inconscio come strumento”, articolandolo con le più recenti acquisizioni sul controtransfert somatico e con le originali scoperte di Bion sulla rêverie, sul contenimento e sulla funzione alfa. Alcuni eventi clinici riferiti dall’autrice illustrano il modo in cui il percorso corporeo dei derivati dell’inconscio del paziente viene accolto dal corpo dell’analista, che offre così una concreta forma di contenimento come risultato di un parziale fallimento dell’alfabetizzazione di angosce psicotiche sollecitate intersoggettivamente nel corso dell’analisi. 

Gli autori del successivo articolo, Jean-Baptiste Marchand, Elise Pelladeau e François Pommier, nel lavoro intitolato “Transessualismo e transgenderismo: districarsi tra sesso e genere, e astrazioni del corpo sessuato” utilizzano il quadro teorico derivato dalla scuola francese, in particolare dagli studi di Dejours e di Laplanche sulla pulsione di morte e sulla pulsione sessuale, per presentare transgenderismo e transessualismo come condizioni specifiche corrispondenti a differenti astrazioni del corpo sessuato, a loro volta riferite a diversi tentativi di realizzazione pulsionale attraverso la percezione. Il tema, di grande attualità, è indagato sia lungo una prospettiva storica, che evidenzia la comparsa del transgenderismo negli anni ’70 del secolo scorso, sia attraverso il materiale di due casi clinici, tratto anche dalla somministrazione del test di Rorschach e del test TAT. Ciò che ne risulta è una visione articolata di due distinti modi di rapportarsi alla differenza tra i sessi, alle trasformazioni corporee ed alle realizzazioni pulsionali.

Il N. 12 dell’Annata è dedicato anche alla pubblicazione di tre scritti incentrati sul libro Lezioni sulla tecnica (Cortina, 2020), che raccoglie sei lezioni tenute da Melanie Klein nel 1936 ai candidati della British Psychoanalitycal Society e una serie di seminari del 1958 rivolti a un gruppo di giovani analisti della stessa Società Britannica. Come scrive Jay Greenberg “è impossibile leggere questa edizione delle lezioni e dei seminari, precedentemente non pubblicate, senza imbarcarsi virtualmente in ogni importante dibattito sulla scena psicoanalitica di oggi”. Si tratta infatti di una special section apparsa nel 2018 (vol. 99, n. 4) al fine di mettere in risalto la portata potenzialmente innovativa di questo testo per quanto concerne la nostra visione di Melanie Klein quale persona e psicoanalista, del suo modo di stare con il paziente e del farsi del suo pensiero.

Infine, il lettore interessato alla ricerca in psicoanalisi apprezzerà la traduzione dell’articolo di Marianne Leuzinger-Bohleber e collaboratori su “Come misurare le trasformazioni psichiche durature nei trattamenti a lungo termine di pazienti cronicamente depressi. Lo Studio LAC: cambiamenti sintomatici e strutturali negli esiti dei trattamenti cognitivo-comportamentali e psicoanalitici a lungo termine”, che per primo utilizza strumenti e criteri della cosiddetta “medicina basata sulle evidenze” per confrontare i risultati a lungo termine di psicoterapie psicoanalitiche e di psicoterapie cognitivo-comportamentali condotte da terapeuti esperti nei loro studi privati. Al centro di questo articolo, parte di una serie di articoli derivati dallo studio LAC, vi è il tentativo, convincente, di mettere in luce, oltre ai risultati ottenuti dopo 3 anni di lavoro, una modalità di ricerca empirica che utilizza concetti genuinamente psicoanalitici per indagare le trasformazioni del mondo interno ottenute attraverso la psicoanalisi nella forma comunemente praticata dagli analisti di tutto il mondo.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

L’Annata Psicoanalitica Internazionale n. 11/2020

Leggi tutto

Controtransfert

Leggi tutto