La Ricerca

“No smartphone” di F. De Masi. Recensione di F. Benedetti

19/09/25
"No smartphone" di F. De Masi. Recensione di F. Benedetti

Parole chiave: Processi di sviluppo, Illusione, Dopamina, Salute pubblica

Recensione di Ferdinando Benedetti

NO SMARTPHONE. Come proteggere la mente dei bambini e degli adolescenti – di Franco De Masi, Milano, PIEMME Editore, 2025

Il testo di De Masi è coraggioso. Con un titolo e sottotitolo ben definiti sembra prendere posizione nonostante la complessità delle questioni poste e la molteplicità dei punti di vista che compaiono sulla stampa e sui mass media, e ci offre un testo di facile lettura anche per genitori, insegnanti e persone comuni non addette ai lavori. Fin dalle prime pagine appare un testo di grande impatto preventivo, un testo di sanità pubblica improntato sul “bene comune”. La questione anticipata nel titolo “No smartphone” viene esaminata da molti e diversi punti di vista e ne esce una ricca articolazione di pensieri e suggerimenti. L’Autore si rifà a numerose ricerche scientifiche anche se, stranamente, non ne cita gli estremi in bibliografia. Nel corso della lettura si affollano gli interrogativi: gli sviluppi tecnologici sono sempre associabili al progresso dell’umanità, al buon vivere, alla felicità? O non ci sono tecnologie inumane come, ad esempio, quelle che hanno esitato nella bomba atomica? Che bilancio si può osare su vantaggi e svantaggi nell’uso degli smartphone? Quanto è saggio lasciar fare ai colossi del web e quanto invece sarebbe auspicabile e democratico un intervento deciso degli Stati in rappresentanza degli interessi di tutti i cittadini, ma soprattutto dei ceti più deboli e meno abbienti? Infine, ma non ultimo, la questione dei bambini. Soggetti cioè in età evolutiva che non hanno autonomia né senso critico e che non sono in condizione di distinguere tra ciò che è nocivo e ciò che produce benessere; bambini che quindi andrebbero protetti da tecnologie dannose per il loro sviluppo. Gli esperti di età evolutiva concordano – seppur da modelli teorici diversi – su alcuni principi che governano lo sviluppo somatopsichico del bambino.

Come nasce il senso di realtà, il pensiero simbolico e creativo, l’intelligenza e la capacità progressiva di tollerare le inevitabili frustrazioni nell’impatto con l’ambiente? “Il neonato possiede (…) un dispositivo innato per lo sviluppo della relazione umana, che passa inizialmente attraverso i bisogni del corpo che vengono trasmessi alla mente della madre, che a sua volta è predisposta a comprendere le necessità, gli umori e lo stato psichico del bambino. Il passaggio dalla sensorialità al pensiero intuitivo-emotivo si sviluppa pertanto solo se il bambino riceve risposte empatiche adeguate da parte di altre menti. La necessità di relazione è propria della mente umana, che ha sempre bisogno di altre menti con cui entrare in contatto. (…) l’evolvere delle capacità intellettive ha un percorso diverso dalla crescita emotiva. A un’alta capacità cognitiva di tipo matematico, gestionale, linguistico o altro, può associarsi una crescita emotiva carente, se non addirittura inesistente. Infatti, il campo performativo è cosa ben diversa da quello emotivo e relazionale. Se la parte cognitiva della personalità, che viene stimolata positivamente dalla performance, cresce a spese della parte emotiva e relazionale, come avviene nell’uso eccessivo dello strumento informatico, non è possibile evitare disturbi e sofferenze della psiche. Questo accade soprattutto nel corso dell’adolescenza” (p. 100-101).

Come impatta lo smartphone sui processi di sviluppo dei bambini? “Quando si tocca un tasto dello smartphone comincia subito il piacere sensoriale. (…) Questo tipo di operazione non necessita delle funzioni psichiche dell’intuizione e della scoperta, perché si avvale degli organi sensoriali, in particolare della vista e dell’udito, che vengono coinvolti in situazioni di piacere. Per questo motivo (…) lo strumento informatico porta con sé il rischio di un mancato utilizzo delle funzioni più evolute della mente. Anche il termine ‘navigare’ è molto evocativo perché indica che la mente può vagare liberamente invece di dover affrontare frustrazioni o problemi. Tutto tende alla gratificazione e al piacere, non occorre usare il pensiero o l’intuizione perché prevale l’immediatezza della realizzazione” (p. 101-102). “È accertato che esiste una sostanza responsabile della dipendenza da internet: la dopamina, il neurotrasmettitore del piacere che viene prodotto e rilasciato nel sangue quando abbiamo sensazioni piacevoli, ad esempio quando ascoltiamo la musica. Il livello di dopamina si alza quando la mente anticipa una situazione piacevole, ma subito dopo, se non si raggiunge l’appagamento, scende sotto il livello normale. Questo deficit induce l’ulteriore ricerca della ricompensa che, una volta ottenuta, fa risalire il livello di dopamina. Se non si raggiunge la soddisfazione, la dopamina scende sotto un certo livello e compare il dolore. Nella dipendenza dai social media o dai video giochi si verifica una attivazione intensa e prolungata in modo anomalo dei neuroni della dopamina e dei percorsi cerebrali di ricompensa. Con il passare del tempo il cervello ha bisogno di livelli sempre più alti di dopamina per raggiungere il piacere, come succede nella dipendenza dalle droghe. Per questo motivo, quando la persona non può utilizzare lo smartphone in modo tale da far alzare i livelli di dopamina, si sviluppano i sintomi di astinenza, come l’ansia, l’insonnia e l’irritabilità” (p. 43-44).

Molti genitori usano lo smartphone come un calmante; in questo senso prendono un abbaglio; scrive De Masi: “Invece il cellulare eccita la mente del bambino, lo distrae ma non lo calma. Infatti (…) il bambino si calma solo in apparenza, ma in realtà diventa sempre più eccitato e non tollera che questa esaltazione sia interrotta dai genitori” (p. 94). “I bambini iperconnessi sono (in Italia) un milioneduecentomila e sono in crescita” (p. 96). Il rischio dello smartphone nei bambini è quello di prolungare all’infinito il piacere autoerotico e di rinviare oltre misura il confronto inevitabilmente frustrante con l’ambiente, rallentando se non ostacolando lo sviluppo somatopsichico del bambino.

Il testo di De Masi non sottovaluta i meriti e le nuove opportunità offerte dalla possibilità di collegarsi on line con il mondo intero. Ma ne sottolinea i pericoli in età evolutiva, soprattutto per le fasce più deboli economicamente e culturalmente della popolazione. Ma – esattamente come l’uso/abuso di sostanze stupefacenti – il rischio coinvolge anche le fette di popolazione più agiate e più favorite.

Alcuni psicoanalisti ritengono che di fronte allo smartphone si rischi di assumere atteggiamenti anacronistici e conservatori come quando era stata ritenuta pericolosa per i bambini una eccessiva esposizione ai programmi televisivi. De Masi è convincente quando spiega che non si può paragonare la TV con lo smartphone che è strumento molto più potente. “Diventiamo dipendenti dalla rete come non è mai successo con altri mezzi, quali la radio, la televisione o i giornali, perché con questi ultimi siamo nella posizione passiva di ricevere informazioni, mentre con i mezzi informatici siamo più attivi, possiamo esplorare l’ambiente in base al nostro impulso e curiosità. Questa posizione è attiva solo apparentemente perché, in realtà, a mano a mano che lo usiamo è il mezzo che aumenta il potere su di noi e sulla nostra mente che si lascia docilmente conquistare dal mondo ‘on demand’ (p. 58).

Altri psicoanalisti ritengono che la questione educativa riguardi esclusivamente l’ambito familiare e che sia prioritario educare i genitori affinché prendano in casa le misure utili ad evitare una eccessiva dipendenza dallo strumento tecnologico. Questo orientamento tende a trattare la questione come un affare privato delle famiglie e non come un problema di salute pubblica che compete anche allo Stato in quanto responsabile della salute dell’intera comunità.

Altri psicoanalisti ancora, pensano che la dipendenza da internet e dallo smartphone possa riguardare solo i soggetti in età evolutiva che abbiano vissuto la condizione fetale ed i primi due anni di vita in un contesto ambientale incapace di reverie e/o traumatizzante. Si tratta di stabilire, attraverso ulteriori ricerche, quanto lo strumento smartphone ha di per sé una sua potenza indipendentemente da chi lo usa. Un parallelo utile è quello con le sostanze stupefacenti: è possibile che il consumatore di cannabis sia in grado di governare l’uso antidepressivo della sostanza in relazione al suo bisogno altalenante di consolazione. Questo è probabile perché la cannabis può dare una dipendenza psicologica ma non una dipendenza fisica. Diverso è il consumo di eroina o cocaina che sono sostanze che danno dipendenza fisica e che intossicano molto rapidamente (a differenza dell’alcool), per cui le probabilità che il soggetto riesca a governare la dipendenza e la conseguente crisi di astinenza sono minime. Dunque, quanto lo smartphone ha potere autonomo, cioè indipendente dalla organizzazione di personalità del soggetto, di legare il fruitore con un rapporto di dipendenza? “La mia opinione – scrive De Masi – è che, nonostante le enormi possibilità di comunicazione che ha creato, internet ha anche veicolato nel suo spazio alcuni funzionamenti regressivi che conquistano la mente umana tramite il piacere dei sensi. La rete attiva la sensazione di scoprire cose nuove (…) ma la conoscenza è illusoria, perché si tratta di un mondo fittizio. Il web, dunque, rende reale un mondo di fantasie, visive e auditive, una neo-realtà in cui non è facile separare la realtà dall’illusione (…) la mente di chi sta sul web non è libera, anzi, l’eccesso degli stimoli sensoriali satura la psiche, che perde la disponibilità per intuire e creare, e blocca sia il pensiero conscio sia quello inconscio. La mente nel web funziona solo nell’immediato per elaborare gli stimoli; l’attenzione è guidata rapidamente verso l’informazione e altrettanto velocemente si spegne” (p. 102-103-104).

“No smartphone” di De Masi si dipana attraverso situazioni tipiche che ciascuno di noi può riscontrare nella propria esperienza o in quella delle persone che ci circondano: i videogiochi, il ritiro psichico, la nomofobia, effetti sul cervello, la memoria di lavoro, il cyber sex, il sexting, la pornografia, i siti perversi, sensorialità e pensiero, l’adolescenza, la lettura e la scrittura, il gioco, i genitori, la realtà virtuale, la realtà alternativa, il metaverso, gli influencer, il patentino per lo smartphone, questioni etiche, il falso sé. Dopo aver passato in rassegna in lungo e in largo la casistica, le situazioni specifiche, i contesti ed i livelli di condizionamento che hanno a che fare con l’entrata sul mercato e nella nostra vita dello smartphone, e dopo aver elencato con sistematicità e dovizia di esempi corroborati da ricerche neuropsicosociologiche i rischi, oltre ai benefici, della presenza di questa nuova tecnologia ed aver elencato una serie di buone norme e di suggerimenti per regolare l’uso degli smartphone in mano ai bambini, mi sarei aspettato e forse ho sperato che l’Autore, uscendo da uno stereotipo che vede lo psicoanalista rinchiuso nel suo studio con il suo divano, si sporgesse in considerazioni utili per provvedimenti di salute pubblica, cioè per un intervento di comunità: mi riferisco ad un intervento dello Stato. l’Autore negli ultimi paragrafi, invece, ripiega prudentemente su indicazioni di carattere educativo rivolte alle famiglie e sull’obiettivo – seppur profondamente psicoanalitico – di un aumento di coscienza individuale e collettiva rispetto a fenomeni della modernità che occupano ormai tanto spazio della nostra vita personale, lasciando ad altri (al Ministro? Ai tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità?) rivelatisi spesso non all’altezza del compito (vedi le linee guida sull’autismo o i provvedimenti legislativi adultocentrici degli ultimi vent’anni in materia d’infanzia), l’onere di orientare chi ha responsabilità politico-legislative alle inevitabili decisioni di salute pubblica. Potremmo prendere le conclusioni “insature” di De Masi come una nuova sfida per le Società Scientifiche che si occupano della salute ed in particolare di quella dei bambini.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

Riflessioni analitiche sulla dipendenza dalla rete informatica. F. De Masi

Leggi tutto

Dipendenza da internet IAD

Leggi tutto