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“Psicoanalisi di gruppo. Teoria, Tecnica, Clinica” di Riccardo Romano. Recensione di Nicola Nociforo

5/01/18

Psicoanalisi di gruppo. Teoria, Tecnica, Clinica, di Riccardo Romano

Casa editrice: reverie (2017)

Recensione a cura di Nicola Nociforo

Questo libro ha un valore scientifico quantomeno duplice: quello di proporre uno sviluppo della teoria e della tecnica psicoanalitica capace di spingersi verso l’esplorazione e la possibilità di cura di ambiti sempre più ampi e sconosciuti dello psichico; e quello di contribuire al nutrimento della ancora fragile funzione analitica, intesa come capacità della psiche umana di modificare se stessa, che trova nella psicoanalisi di gruppo un nuovo campo di attivazione, insieme a quello della psicoanalisi individuale, nella speranza di acquisirla prima o poi stabilmente nel bagaglio genetico trasmissibile dell’umanità.

Se fino al secolo scorso la civiltà portava con sé il disagio di imposizioni e veti che minacciavano la costituzione degli individui nella pienezza del rapporto con il proprio mondo pulsionale, il disagio della cultura contemporanea è dato dalla fantasia secondo la quale gli impulsi individuali debbano trovare soddisfazione a qualsiasi costo, anche prevalendo sulla costituzione dei legami libidici sociali. La propensione alla scarica pulsionale individuale tollera sempre meno inibizioni nella meta a vantaggio dei processi di legame tramite rappresentazioni. Semmai, ed è una speranza, può venire intercettata per “valenza”, potenziale precursore di legami identificativi più strutturati, attiva nel funzionamento in a.d.b dei gruppi, così come descritto nella metafora chimica utilizzata da Bion (Bion W.R., 1971, p. 124).

D’altra parte, già Freud ci aveva insegnato come il Super-io rappresentasse il condensato dell’influenza culturale sugli individui e, attraverso l’Es, dei suoi depositi attraverso i secoli:

<<Nell’influsso parentale>> affermava <<non incide soltanto la natura personale dei genitori, ma anche la tradizione familiare, razziale e popolare che essi portano innanzi, oltre alle esigenze di un determinato ambiente sociale che essi rappresentano. Parimenti il Super-io, man mano che l’individuo cresce, accoglie apporti provenienti da persone che continuano o surrogano l’influsso dei genitori, come gli educatori, o determinati personaggi emblematici della vita pubblica, o ideali socialmente ammirati. Si vede dunque che l’Es e il Super-io, pur differendo in molte cose fondamentali, in una cosa concordano, nel fatto di rappresentare entrambi gli influssi del passato, l’Es l’influsso di ciò che l’individuo ha ereditato, il Super-io essenzialmente di ciò che egli ha recepito da altre persone; l’Io è determinato invece principalmente da ciò che l’individuo ha sperimentato di persona, dunque da eventi accidentali e attuali>> (Freud S., 1938, vol. 11, p. 574)

A leggere queste parole si comprende bene come Freud abbia infranto i presupposti epistemologici del positivismo introducendo nel campo scientifico l’idea di una individualità molteplice, di un Io costituito da Molti o, per dirla con le parole di Corrao, di una ipseità multipla (Corrao F., 1995), di un pensiero a più logiche, polivalenti e complesse, “eterotope” ed “ectopiche” rispetto alla dimensione cosciente e consapevole di sé che continuamente ne viene influenzata e determinata. Laddove, piuttosto, la cultura contemporanea favorisce un neopositivismo fondato sulla tentazione di semplificazioni difensive dallo spaesamento della scoperta di sé e degli infiniti gradi di libertà di ciò che, soprattutto, non si sa di sé. Il disagio della civiltà contemporanea è, quindi, fondato sul contrasto al Super-io e all’Es, quindi all’inconscio, come sedimento dell’influenza dei molti sull’uno, e sul privilegio dell’ipertrofia patologica di un Io-super che prevarichi il rapporto identificativo con le eredità culturali, eventualmente anche per combatterle o superarle.

Ma attenzione ad “accusare” gli individui di essere sempre più malati, ne deriverebbero disastrose conseguenze (Corrao F., 1992, p. 52). E’ il comando culturale contemporaneo che prescrive la fuga dagli affetti, dalle passioni, dall’inconscio, temendone l’incontrollabilità. E’ la collettività, il noi di ognuno che sta contribuendo a determinare una cultura dell’impensabilità fondata su una fantasia di controllo semplificante ed onnipotente di sé. E’, quindi, la società il gruppo a-patico e anti-passionale che va curato, innanzitutto, in ognuno di noi, per ritrovare di nuovo i vettori del legame affettivo, e quindi di “senso”, tra corpo e mondo, e con il mondo del nostro corpo, essendo l’essere umano materia che pensa. Come sosteneva Francesco Corrao, infatti, è necessaria una,

<<Comprensione attenta e ravvicinata, basata sull’empatia e la consapevolezza delle condizioni psicologiche dell’uomo eteronomo di oggi, integrato a malincuore in una società sempre più strutturata e informatizzata che consente solo a pochi di coltivare credenze e ideali, sentimenti di solidarietà e di sicurezza. In questo quadro l’uomo di oggi ha perduto gran parte della capacità di capire se stesso e le sue passioni, che quindi respinge e reprime con diffidenza e paura, in modo tale che queste si espandono senza direzione o si addensano bruscamente, per poi provocare eruzioni o esplosioni improvvise>> (Corrao F., 1992, p.53).

Nel piccolo gruppo psicoanalitico le configurazioni strutturali e passionali degli individui che ne fanno parte possono venire legate dal potere della valenza e dei processi di identificazione, e per il loro tramite essere interpretate come parte di un’unità dinamica pensante, con una propria psiche autonoma e distinta da quella individuale. Il gruppo ed il suo inconscio, infatti, sono sempre qualcosa in più della semplice sommatoria degli inconsci individuali di chi lo costituisce, così come l’inconscio di gruppo è a sua volta parte della psiche di ogni individuo. La psicoanalisi di gruppo si propone, quindi, come un dispositivo di cura particolarmente rispondente alla sofferenza contemporanea, ponte verso la psicoanalisi individuale, alla quale si pone accanto e verso, in quanto favorisce e amplifica la possibilità di osservazione del rapporto inconscio, continuo e spesso problematico tra psiche individuale e psiche di gruppo. Nell’attualità dell’esperienza psicoanalitica di gruppo, infatti:

l’Io può ritrovare contemporaneamente i molti, e viceversa;

il presente individuale, il passato collettivo;

le passioni dei singoli, le emozioni del gruppo;

l’inconscio individuale, inoltre, quello del gruppo, in una compresenza che favorisce la possibilità di passare continuamente da una messa a fuoco ristretta sul campo psichico dei singoli ad una allargata su quello gruppale, favorendo in questo modo la comprensione dei nessi significativi, dei punti in comune e dei passaggi, delle cesure tra l’uno e gli altri e viceversa, ampliando così notevolmente l’operatività funzionale delle aree transizionali e preconsce e quindi le possibilità di trasformazione da un ordine simbolico all’altro.

<<Le cose>> infatti <<sono definibili per ciò che hanno in comune>> e <<L’oggetto teorico di cui ci occupiamo nel gruppo>> è <<la sua insiemità>> (Corrao F., 1995a)

La psicoanalisi di gruppo è, quindi, il luogo privilegiato per curare la patologia sociale nel corpo e nel mondo inconscio del gruppo e dei gruppi interni degli individui che ne soffrono le conseguenze, favorendo in questo modo l’attivazione della funzione analitica appena scoperta e la possibilità di trasmetterla attraverso le generazioni. L’individualità che si smarrisce nel tentativo di imporre agli altri, magari ciechi, il codice della propria unicità, può infatti essere ritrovata se vista da un gruppo che porta in sé l’ampliamento potenziale del campo “visivo” e di ascolto dato dalla binocularità fisiologica Individuo<->Gruppo: a partire dalla scoperta inizialmente perturbante del valore della propria gruppalità come luogo di origine emotiva, conscia ed inconscia, da cui ognuno può partire potendola continuamente ritrovare e, se l’ha riconosciuta, ritrovarsi.

Non è, quindi, un caso la nascita di questo libro in questo momento storico. Per diversi motivi, tra i quali alcuni appena detti, ma soprattutto per la passione e la capacità di Romano di inoltrarsi in territori inesplorati attraverso le mappe di teorie esistenti, per tornarne con scoperte e proposte teoriche capaci di farci muovere i primi passi in nuovi ambiti dello psichico. Romano apre così il campo psicoanalitico contemporaneo alla possibilità di sorprendenti nuove acquisizioni, di grande portata e valore tecnico ed euristico. Alcuni esempi:

la scoperta di nuovi assunti di base operanti nell’inconscio di gruppo;

l’ampliamento della ricerca e degli effetti del protomentale nel corpo e nella psiche degli individui e del gruppo;

lo studio approfondito di Eventi e Funzioni del Campo Psicoanalitico di Gruppo e della dinamica individuo<->gruppo;

il concetto di gruppo assente;

la differenza concettuale ed operativa, fondamentale per la tecnica di conduzione, tra leader e conduttore;

il setting di gruppo:

le diverse tecniche di interpretazione nell’analisi di gruppo.

Il principale è dato, però, a mio avviso, dalla capacità di Romano di avere messo in atto una paziente e coraggiosa esplorazione scientifica. Una ricerca basata sulla conduzione stabile e continuativa di due gruppi psicoanalitici che dura ininterrottamente da più di trent’anni, grazie alla quale ha potuto costruire una tecnica rigorosamente conseguente ai presupposti teorici di cui si avvale. Ed è in relazione a questi elementi che si ritiene, così, di poter parlare pienamente e appropriatamente di “Psicoanalisi di gruppo”, metodo di esplorazione, indagine e cura della gruppalità inconscia, sedimento originario della formazione psichica di ogni essere umano.

 

Catania, 22 dicembre 2017

Nicola Nociforo 

 

 

Bibliografia

 

  • Bion W.R., Esperienze nei gruppi, Armando, Roma, 1971;
  • Corrao F., Modelli Psicoanalitici. Mito Passione Memoria, Laterza, Bari, 1992;
  • Corrao F., Sul Sé gruppale (1995), in Orme secondo, Raffaello Cortina, Milano, 1995;
  • Corrao F., Ti Koinon: per una metateoria generale del gruppo a funzione analitica (1995 a), in Orme secondo, Raffaello Cortina, Milano, 1995;
  • Freud S., Compendio di psicoanalisi (1938), in Opere vol. 11, Boringhieri, Torino, 1979

 

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