La Ricerca

“Sulle tracce di Freud. Da Lombroso a De Sanctis e Dalma, scienziati italiani all’alba della psicoanalisi” di R. Corsa. Recensione di M. Antoncecchi

23/09/25
"Sulle tracce di Freud. Da Lombroso a De Sanctis e Dalma, scienziati italiani all’alba della psicoanalisi" di R. Corsa. Recensione di M. Antoncecchi

Parole chiave: Positivismo, Freud, Lombroso, Criminologia, Ricerca storica, Weiss

Sulle tracce di Freud. Da Lombroso a De Sanctis e Dalma, scienziati italiani all’alba della psicoanalisi (Alpes Italia, 2025) di Rita Corsa

Recensione di Maria Antoncecchi

Con Sulle tracce di Freud. Da Lombroso a De Sanctis e Dalma, scienziati italiani all’alba della psicoanalisi (Alpes Italia, 2025), Rita Corsa completa la trilogia di studi dedicata alla storia della psicoanalisi in Italia, già avviata con le ricerche su Edoardo Weiss e Vanda Shrenger Weiss.

Con rigore storico e chiarezza espositiva, l’Autrice propone una rilettura delle origini italiane della psicoanalisi, concentrandosi su un periodo cruciale: dall’ultimo quarto dell’Ottocento agli inizi del Novecento, quando la nascente psicoanalisi freudiana entra in dialogo, esplicito o sotterraneo, con la cultura positivista e con le teorie evoluzionistiche di Darwin. Rita Corsa torna alle origini, in particolare indaga l’intreccio tra le teorie freudiane e la criminologia di Cesare Lombroso evidenziando  affinità biografiche e intellettuali sorprendenti tra il padre fondatore della criminologia moderna e Sigmund Freud: due figure lontane per approccio teorico, ma accomunate dalla formazione medica, dall’appartenenza ebraica e dagli studi svolti all’Università di Vienna. L’Autrice esplora contatti, possibili incontri e contaminazioni, portando alla luce dettagli meno noti. Seppure da prospettive diverse — una criminologica, l’altra psicologica — entrambi hanno tentato di scandagliare le zone oscure della mente e del comportamento umano. Come ricorda Rita Corsa citando Levi Bianchini nella sua Autobiografia, da lei scoperta e mai edita, Lombroso e Freud figurano tra i quattro geni che, insieme a Galileo e Newton, “brillano di una luce inestinguibile; tutti ispirati da osservazioni e da fatti apparentemente elementari ma sconosciuti nell’essenza e nelle origini”(16).Un accostamento che ritroviamo nelle parole dello storico Carlo Ginzburg (1979)   quando afferma che alla fine dell’Ottocento emerge nell’ambito delle scienze umane quel “paradigma indiziario” che consente di cogliere una realtà più profonda altrimenti inattingibile”(16).

Appassionata ricercatrice storica, come lei stessa dichiara nell’introduzione, Corsa setaccia archivi cartacei e digitali, nazionali ed esteri, per individuare la presenza di Freud in Italia in un periodo antecedente alla nascita della psicoanalisi. Grazie alla sua indomita attitudine esplorativa, scopre – attraverso documenti e testimonianze inedite – tracce freudiane all’interno del contesto neuropsichiatrico e criminologico italiano. Numerosi sono i racconti documentati e le suggestioni: dai possibili incontri tra i due grandi protagonisti già citati, all’avventurosa storia della Biblioteca di via Berggasse 19 a Vienna, che Freud dovette lasciare quando si trasferì a Londra nel 1938, fino a un misterioso delitto avvenuto nel 1874, legato a Leopold Freud e trattato dalla letteratura criminologica dell’epoca.

Accanto a Cesare Lombroso, l’Autrice recupera due figure spesso marginalizzate dalla storiografia psicoanalitica: Sante De Sanctis, “scienziato del sogno”, fondatore della neuropsichiatria infantile in Italia e anticipatore delle neuroscienze moderne. “Ho scelto di esaminare il lavoro di De Sanctis, privilegiando i suoi studi sui sogni — scrive Corsa — non solo per le aree di intersezione con la psicoanalisi, ma perché mi sembra il territorio di indagine in cui si delinea più chiaramente il suo innovativo metodo integrato di procedere”. E continua: “Lo psicoanalista contemporaneo dovrebbe avere a cuore il restauro della memoria di questo antesignano esploratore dell’animo umano, uno scienziato illuminato, un modello di neuroscienziato moderno capace di integrare i principi di discipline diverse ma affini in una teoria unitaria, seppure aperta e in continua elaborazione” (p. 47).

Il libro si conclude con la vicenda umana e professionale del medico fiumano Giovanni Dalma, che insieme a Sante De Sanctis fu tra i primi divulgatori della psicoanalisi in Italia. Rita Corsa lo descrive come “dotato di una non comune curiosità intellettuale, che lo rende attento a cogliere le rivoluzionarie correnti di pensiero che agitano la psichiatria d’inizio Novecento”. Dalma fu tra i fondatori della Società Psicoanalitica Italiana guidata da Levi Bianchini nel 1925, partecipò a tutti gli eventi istituzionali della SPI di Teramo e fu redattore della neonata Rivista di Psicoanalisi Italiana. Significativo il suo impegno nel coniugare la psicoanalisi e la psicologia sperimentale, come pure il suo interesse per il testo letterario quale veicolo privilegiato “per cogliere certe dinamiche universali che abitano la psiche umana e che solo l’artista sembra capace di percepire e rappresentare” (p. 78).

Il volume, agile ma denso di spunti, restituisce centralità a “tracce” dimenticate e offre un contributo significativo alla storia delle idee, collocando la psicoanalisi all’interno del più ampio panorama delle scienze umane e mediche dell’epoca. Il merito del lavoro di Rita Corsa non risiede soltanto nella ricostruzione storica, ma anche nella capacità di intrecciare psichiatria, criminologia e psicologia in un quadro complesso e affascinante. Sulle tracce di Freud non è solo un contributo per specialisti, ma anche un invito a riflettere su come nascono e si diffondono le idee, su come il pensiero scientifico si trasformi in dialogo tra culture e discipline diverse. Un libro che ricorda come la ricerca storica sia un laboratorio vivo, sempre da esplorare.

Maria Antoncecchi

Sulle tracce di Freud (quarta di copertina)

Da Lombroso a De Sanctis e Dalma, scienziati italiani all’alba della psicoanalisi

Questo saggio conclude idealmente una trilogia dedicata alla nascita della psicoanalisi in Italia. Dopo aver esplorato nei primi due volumi le vicende di Edoardo Weiss e di Vanda Shrenger Weiss, i maggiori artefici dell’introduzione delle idee freudiane a Trieste e a Roma negli anni Venti e Trenta, l’autrice amplia la sua ricerca con nuove indagini su fonti archivistiche, cartacee e digitali. Il testo analizza le iniziali tracce del pensiero psicoanalitico nel contesto scientifico e culturale italiano tra Ottocento e Novecento, con particolare riguardo a intrecci e risonanze tra Sigmund Freud e il padre della criminologia, Cesare Lombroso. Viene messo in luce un comune retroterra positivista ed evoluzionista, dove il “paradigma indiziario” avvicina i due scienziati, entrambi tesi a indagare il lato oscuro dell’animo umano. Attraverso documenti poco o affatto noti, si ricostrui­scono eventuali contatti, parallelismi e rispecchiamenti teorici tra i due autori, oltre a curiosi e suggestivi episodi. 
Un’attenzione particolare è poi destinata alla figura di Sante De Sanctis, lo “scienziato del sogno”, posto in dialogo con il coevo, rivoluzionario testo freudiano, L’Interpretazione dei sogni. 
Uno spazio di riguardo è infine riservato al misconosciuto Giovanni Dalma, un coraggioso pioniere della psicoanalisi, che coniuga il metodo di ricerca sperimentale all’esplorazione psicoanalitica della sofferenza umana. Un emblematico modello di studioso e di clinico in transito dalla psichiatria biologico-determinista a quella aperta alle scoperte psicologico-psicoanalitiche.
Il volume si propone come un contributo originale alla storiografia psicoanalitica, rivelando precoci tracce freudiane nella letteratura scientifica italiana e valorizzando figure e contesti dimenticati. Il risultato è una narrazione documentata e appassionata, che recupera le radici profonde della psicoanalisi nel nostro paese.

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