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The WISE BABY. Recensione di Rita Corsa

28/03/23
The WISE BABY. Recensione di Rita Corsa

Parole chiave: Psicoanalisi, Freud, Ferenczi, Borgogno.

Recensione di Rita CORSA al numero monografico di

THE WISE BABY – Il poppante saggio

Rivista del Rinascimento Ferencziano (1/2022) 

Perché abbiamo ignorato il Freud “pediatra”?

di Carlo BONOMI

Quando mi sono trovata a parlare con Franco Borgogno del numero monografico di The Wise Baby – Il poppante saggio (1/2022), dedicato interamente alle trentennali indagini storiche di Carlo Bonomi, mi è subito venuto in mente il provocatorio concetto di “piglio antistorico della psicoanalisi” (2019, 268), coniato da Borgogno per indicare come la psicoanalisi tenda ad accomodarsi in una confortevole storiografia narratologica, spesso vacua, incompleta e talvolta priva di qualsivoglia traccia documentale. Questo non è di certo il caso dell’opera di Bonomi. Le ricerche archivistiche da lui effettuate, partite proprio per colmare “una circoscritta lacuna storiografica” (2022, 7), hanno successivamente preso un respiro assai ampio, giungendo a offrire una delle più accattivanti e stimolanti proposte interpretative delle origini della psicoanalisi.

I suoi pluridecennali studi, già da tempo affermatisi a livello internazionale, trovano finalmente una ricca esposizione in lingua italiana sul periodico in esame. Il numero monografico è centrato su un lungo saggio del 1994, già tradotto in molte lingue, che racchiude i frutti delle esplorazioni effettuate da Bonomi, transitando per archivi tedeschi e austriaci, alla ricerca di prove che consentissero di formulare delle ipotesi innovative sul primo Freud e sulla teoria traumatica freudiana, pilastro della metapsicologia psicoanalitica. È così germinata una tesi folgorante, che trova la sua radice nel gigantesco scotoma storiografico del giovane Freud, medico pediatra. Bonomi si chiede: Perché abbiamo ignorato il Freud “pediatra?  – che è anche il titolo del saggio del 1994 e dell’attuale numero della rivista. È questo il primo contributo di Bonomi su una materia che scandaglierà per diversi decenni.

Il trauma della castrazione è il fil rouge che scorre, impetuoso, negli scritti di Bonomi. È il tema che aveva svolto compiutamente nel libro Sulla soglia della psicoanalisi. Freud e la follia infantile (2007) e che riprende nel secondo articolo pubblicato sulla rivista(Cura o punizione? Contraddizioni e paradossi nell’incontro di Freud con la pediatria), dove l’Autore ridisegna i contorni della costruzione psicoanalitica freudiana in dialogo con il cambiamento di paradigma che avviene a fine Ottocento nel mondo della pediatria.

Il punto d’avvio di questa coraggiosa avventura è puramente storiografico, nel suo ripercorrere le vicissitudini della sessualità infantile nella pediatria tardo ottocentesca, pervasa dall’ossessione per l’onanismo, considerato causa di follia nei bambini e curato con la castrazione. La castrazione chirurgica di donne e bambine. Una pratica assai frequente, nonché terribilmente invasiva e violenta, in cui si è imbattuto Bonomi nel 1992, durante la disamina di articoli e cartelle mediche custodite nell’archivio dell’Istituto di Storia della Medicina dell’Università di Tubinga, allora diretto dal professor Gerhard Fichtner.    

  Bonomi rileva che Freud non solo conosce, ma deve aver osservato in prima persona tale odiosa tecnica terapeutica. Una pagina del percorso medico freudiano incomprensibilmente trascurata dai biografi. O francamente scissa dal profilo identitario medico di Freud. Perché ciò sia potuto accadere non è chiaro. Certo è, come fa notare Bonomi, che lo stesso Freud sminuì o cancellò del tutto il suo decennale impegno con i bambini, compiuto proprio in un periodo cruciale per la nascita della psicoanalisi e, in particolare, per la scoperta della sessualità infantile. Questa lacuna biografica si trasforma in un “disturbo della memoria” e in un vuoto teorico, che Bonomi indagherà negli scritti successivi.

Mi permetto di indugiare sul Freud “pediatra”. Nel marzo del 1886, dopo aver seguito le lezioni di Charcot a Parigi, Freud si recò a Berlino, da Adolf Baginsky, per acquisire una veloce formazione pediatrica in vista dell’assunzione dell’incarico offertogli da Max Kassowitz presso l’Istituto Pubblico per le Malattie dei Bambini di Vienna. Egli manterrà l’incarico di responsabile del reparto neurologico dell’ospedale per l’infanzia per 10 anni, fino al 1896. Bonomi ci informa che la struttura verrà chiusa e distrutta in seguito all’Anschluss, portando via con sé atti amministrativi e cartelle cliniche dell’epoca. Non resta quindi alcuna testimonianza degli anni trascorsi da Freud a Vienna in qualità di medico pediatra. Rimane, invece, qualche segno del breve training che Freud svolse con Adolf Baginsky a Berlino, in un momento storico in cui era preminente l’idea che la masturbazione provocasse dei gravi danni neurologici e psichici: «per Baginsky l’onanismo era una malattia del sistema nervoso che prosperava nelle cattive condizioni igieniche» e che era particolarmente pericolosa, perché contagiosa (Bonomi, 2022, 16). Ad esso era inoltre addebitata l’eziologia della maggior parte delle isterie infantili e pure di quelle in età adulta. Questa localizzazione genitale dell’isteria, presente fin dall’infanzia, spinse la medicina a considerare l’ablazione della clitoride e delle piccole labbra e l’asportazione delle ovaie come terapie d’elezione nell’isteria. Bonomi correda tale barbaro, ma a quel tempo molto attuato, esercizio chirurgico con un nutrito ventaglio di riferimenti bibliografici. In estrema sintesi, a suo avviso sarebbe proprio la giovanile esperienza in ambito pediatrico a giustificare l’iniziale “personale avversione” di Freud nei riguardi della teoria sessuale delle nevrosi (Freud, 1896, 340), dovuta specialmente agli orrori della castrazione femminile. Freud si riavvicinerà «alla vecchia teoria sessuale» col rafforzarsi del sodalizio con Wilhelm Fliess, che profila «una nuova soluzione terapeutica “etiologica”, basata sulla teoria della nevrosi nasale riflessa» (Bonomi, 2022, 27), una teoria che vede il locus morbi trasferito dai genitali ai “punti genitali” nel naso (Freud, 1888). Osservato alla luce della tremenda ablazione genitale, lo spostamento a livello nasale, con l’asportazione dei turbinanti, sembra certamente una soluzione più accettabile e umana. Annota invero Bonomi, che Freud «riteneva l’operazione al naso “innocua” e fu profondamente scosso dal drammatico esito dell’operazione di Emma Eckstein» (ibid., 29), come racconta l’accorata lettera a Fliess dell’11 aprile 1895 (Freud, 1986). La vicenda è nota. All’inizio del 1895, Emma Eckstein, paziente di Freud, che da piccola aveva subito la mutilazione genitale, venne operata al naso da Fliess. L’operazione ebbe delle serie complicanze emorragiche a causa di un errore del medico – una garza emostatica fu dimenticata nella narice (Schur, 1972). Da qui il celebre “sogno dell’iniezione di Irma”, fatto da Freud nel luglio del 1895 e riportato nell’Interpretazione dei sogni (1899). Un sogno “post-traumatico” e “oto-ginecologico”, come viene definito da Anzieu (1975). Non mi soffermo su questo sogno, analizzato minuziosamente in una gran mole di scritti psicoanalitici. Segnalo solo che Bonomi lo esamina con dovizia e gran originalità, richiamandosi al mito classico e alla cultura greca. Rimando al lettore l’approfondimento di questi dotti passaggi, il cui sunto non sarebbe in grado di rendergli pienamente giustizia. Quel che è certo, l’effetto ultimo del sogno di Irma su Freud «sembra essere stato quello di chiudere il periodo delle operazioni chirurgiche per inaugurare quello della psicoanalisi» (2022, 29). Negli anni di fine secolo ha infatti luogo la profonda trasformazione delle nozioni di nevrosi, isteria e sessualità, che perdono il loro riferimento ai “nervi” e agli organi genitali, mutandosi in disturbi senza sede anatomica: «in breve (…) diventano psicologiche» (ibid., 84). E il rivoluzionario apporto del pensiero freudiano a tale sovvertimento di paradigma è sostanziale.

Tuttavia, si può affermare che delle aree d’ombra non mancano nel primo apparato teorico freudiano: «Con l’ausilio della mitologia greca e della “metafora archeologica”, Freud costruì (…) un imponente monumento agli orrori della castrazione» (ibid., 48). Un monumento alla castrazione maschile, innalzato da un ebreo circonciso che non volle che i propri figli maschi fossero sottoposti alla medesima operazione. Eppure, osserva Bonomi, egli difettò di includere nel suo edificio teorico «la castrazione e mutilazione femminile che pure deve aver avuto un ruolo principale nelle sue esperienze mediche giovanili». Una lacuna che «sembra essere strettamente connessa con quegli aspetti di lutto incompiuto che attraversano sia la sua vita che la sua opera» (ivi). Nonostante ciò egli fu capace di creare uno strumento da usare «per entrare nel mondo delle paure del paziente ed esplorare i suoi “traumi”», aprendo la «più straordinaria indagine sulla paura mai trattata dall’uomo» (ibid., 91).

Chiarisce Bonomi che il terzo articolo (L’abisso del controtransfert. Commento a Freud pediatra), scritto appositamente per questo numero speciale, consente allo studioso di oltrepassare “la soglia”, quella del controtransfert, per trovar ragione dell’abbandono della teoria del trauma reale da parte di Freud. Qui si entra nel vivo del discorso psicoanalitico. Bonomi ipotizza che, durante l’analisi della trentenne Emma Eckstein, Freud si trovò di fronte al racconto della “scena della circoncisione” di lei bambina. Bonomi considera che Emma è la paziente principale di Freud all’alba della psicoanalisi. Il lavoro con questa donna «abitò i suoi sogni»; lo influenzò in modo decisivo nell’ipotizzare la teoria della seduzione, ma pure nella sua ritrattazione; ispirò «quella autoanalisi da cui si sviluppa il capolavoro (…) L’interpretazione dei sogni» (2022, 113). Ma quando appare in seduta la “scena della circoncisione di una fanciulla”, lo scenario relazionale si sovverte radicalmente. La vita del medico, che aveva conosciuto nella sua decennale attività pediatrica la ferocia della castrazione femminile e che, pur essendo ebreo, non aveva fatto circoncidere i suoi figli maschi, e quella della sua paziente, si intersecano indissolubilmente. E Freud si trova affacciato in maniera imprevista all’ “abisso del controtransfert”. Questa illuminante espressione viene presa in prestito da Ferenczi, che la adopera nella pagina del primo maggio 1932 del suo Diario clinico per risolvere il rompicapo del motivo dell’abbandono di Freud del concetto di trauma reale. Bonomi aggiunge un altro essenziale tassello alla sua comprensione: è proprio il racconto di Emma Eckstein relativo alla sua esperienza di bambina circoncisa, che spalanca il controtransfert di Freud, rievocando con violenza dentro di sé gli anni trascorsi a operare in qualità di neuropediatra. Bonomi chiosa che «ormai gli ingredienti fondamentali per spiegare la nascita della psicoanalisi c’erano tutti», ed essi «si erano via via chiariti a partire dallo studio su “Freud pediatra”». Essi richiedevano ormai «una narrazione degli inizi radicalmente diversa da quella a cui ci siamo abituati» (2022, 110).

            Il quarto contributo (Breve storia apocalittica della psicoanalisi) è una chicca. Riguarda la traduzione in italiano dell’Introduzione al suo ultimo libro, A Brief Apocalyptic History of Psychoanalysis: Erasing Trauma, pubblicato nel 2023 da Routledge, e in uscita in francese per l’Édition Amsterdam. Questo testo chiude il cerchio di un discorso complesso, dipanatosi per decenni, che è progredito aggiungendo via via delle tessere fino a creare un elegante, inedito mosaico delle origini della psicoanalisi. La tesi esposta torna ancora all’analisi di Emma Eckstein e alla mutilazione genitale patita in infanzia. Il disvelamento in seduta provoca profonda angoscia in Freud, che però non riconosce la natura traumatica di questa Beschneidung (circoncisione). Ma l’impatto emotivo controtransferale è travolgente e si intreccia con la sua storia personale di ebreo circonciso, in conflitto con il padre al punto da decidere di non sottomettere i figli a tale rito. Ed è proprio qua, nel rispecchiamento controtransferale di Freud nel trauma della circoncisione, sofferto dalla sua paziente ma che rievoca il suo proprio trauma e quello del suo popolo, che Bonomi individua il fattore principale della nascita della psicoanalisi. E nelle pagine finali della rivista, l’Autore ipotizza «che il trauma non riconosciuto è iscritto nel pensiero di Freud come un lascito amputato da cui germoglieranno e fioriranno i sogni, le fantasie, i pensieri dei discepoli più intimi di Freud» (2022, 113). In particolare Sàndor Ferenczi, che contribuirà in maniera decisiva «a riparare questo lascito amputato, ponendo così le basi per una rifondazione della psicoanalisi» (ivi).

          Forse, però, questi antichi nuclei traumatici in parte permangono ancor’oggi. Resti incistati, perché mai fino in fondo pensati, che vengono fatalmente a erodere, in silenzio, quello che per oltre un secolo è stato il granitico edificio psicoanalitico freudiano. Forse.

Riferimenti bibliografici

ANZIEU D. (1975). L’autoanalisi di Freud e la scoperta della psicoanalisi. Vol. 1.Roma, Astrolabio, 1976.

BONOMI C. (1994). Why have we ignored Freud the “Paediatrician”? The relevance of Freud’s paediatric training for the origins of psychoanalysis. In A. Haynal and E. Falzeder (eds.), 100 years of psychoanalysis. Contributions to the history of psychoanalysis. Special issue of Cahiers Psychiatriques Genevois. London, Karnac, 55-99.

BONOMI C. (2007). Sulla soglia della psicoanalisi. Freud e la follia infantile. Torino, Bollati Boringhieri.

BONOMI, C. (2023). A Brief Apocalyptic History of Psychoanalysis. Erasing Trauma. London & New York, Routledge. 

BORGOGNO F. (2019). Sándor Ferenczi, psicoanalista classico e contemporaneo. Rivista di Psicoanalisi, 2, 267-279.

FERENCZI S. (1932). Diario clinico. Gennaio-Ottobre 1932. Milano, Raffaello Cortina, 1988.

FREUD S. (1888). Isteria. OSF, 1.

FREUD S. (1896). Etiologia dell’isteria. OSF, 2.

FREUD S. (1899). L’interpretazione dei sogni. OSF, 3.

FREUD S. (1985). Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904. Torino, Bollati Boringhieri, 1986.

SCHUR M. (1972). Freud in vita e in morte. Torino, Bollati Boringhieri, 1976.

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