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“Gli enigmi del piacere” di F. Ansermet e P. Magistretti. Recensione di B. Genovesi

16/12/22
Bozza automatica 47

ANISH KAPOOR 2016

Benedetto Genovesi, recensione

Gli enigmi del piacere

Francois Ansermet e Pierre Magistretti

Bollati Boringhieri 2012

“Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma l’ho capito tardi, da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l’onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l’unica cosa vera. Tu stai con loro e ti salverai. Però troppo tardi l’ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che, a quel punto, non puoi desiderare qualcosa, senza farti del male. È lì che salta tutto, non c’è verso di scappare, più ti agiti e più s’ingarbuglia la rete, più ti ribelli e più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male, che tu non puoi nemmeno immaginare”.

Alessandro Baricco   

Dopo “A ciascuno il suo cervello. Plasticità neuronale e inconscio” pubblicato da Bollati Boringhieri nel 2008, gli autori ci propongono una piacevole lettura sull’ambiguo tema del piacere. 

Si comincia dal concetto di inconscio. Freud l’ha chiamato “Unbewusst” e l’ha concepito come un luogo/non-luogo abitato da una logica illogica, che non manca mai di sorprenderci.

Il piacere può diventare dispiacere e il dolore può trasformarsi in piacere.

C’è un equivoco nel piacere. Le cose si svolgono su due piani differenti: da un lato abbiamo una logica cosciente, razionale, sequenziale che rispetta le contraddizioni e fa i conti con le opposizioni; d’altro lato abbiamo una logica inconscia, adimesionale governata direttamente dalle esigenze immediate del piacere e risponde al processo primario che, come sappiamo, è caratterizzato dall’assenza di contraddizione e di negazione, dall’atemporalità, dall’aspazialità.

La questione del piacere, quindi, può rivelarsi ambigua e alquanto enigmatica.   

Ci può essere un piacere nel dispiacere. L’equivoco è consustanziale al piacere.

Già Freud ha sottolineato l’importante mediazione condotta dalla psicoanalisi tra la biologia e la psicologia.

Da un lato ci sono le neuroscienze che indagano in maniera, per quanto possibile, oggettiva i processi cerebrali, e dall’altro c’è la psicoanalisi che esplora i misteri del soggetto.

Per la psicoanalisi, il piacere è soggettivo. Ciò che è piacere per uno, non lo è per un’altro.

Freud dà, sostanzialmente, del piacere una definizione per difetto. Il piacere, infatti, sarebbe innanzitutto assenza di dispiacere e si realizzerebbe attraverso la scarica della tensione.

D’altro canto, le neuroscienze considerano il cervello come un organo omeostatico, ovvero un sistema che tenderebbe a tornare al punto di partenza e quindi a un punto di equilibrio.

Ma il piacere stimola anche la ripetizione della stessa esperienza piacevole, ovvero una sorta di ricerca di se stesso. Tuttavia, la ricerca spasmodica e sregolata del piacere può essere pericolosa e dolorosa per il soggetto.

Questo concetto vale sia per il singolo che per la società.

Ognuno è obbligato ad essere libero ed a cercare liberamente il piacere. Ma questa libertà mentre da un lato può essere utile, d’altro lato può rivelarsi pericolosa e nociva. La libertà può portare alla creatività e alla felicità, così come può portare alla distruttività.  

Il disagio non è solo del soggetto, ma è anche della civiltà.

Perché la guerra?

È la domanda a cui Freud tenta di rispondere in uno scambio epistolare con Einstein, enunciando il paradosso alla radice della violenza: l’uomo si salva dalla propria distruzione, dalla propria afflizione, distruggendo l’altro. Questo perché all’inizio vi è l’odio e la distruttività, in rapporto con lo stato neotenico del neonato al momento della nascita. Esisterebbe, quindi, una condizione di afflizione originaria, antecedente al piacere.

Ciò rimanda all’insopportabile che ci costituisce e all’insopportabile che generiamo. A volte rivoltiamo il disagio contro gli altri, a volte contro noi stessi.

In taluni casi, si determina il paradosso per cui cercando il piacere si può trovare il dolore.

Freud, in un primo momento ha immaginato che l’attività psichica del soggetto fosse regolata dal principio del piacere, inteso come scaricamento dell’eccesso di eccitazione.

In un secondo momento, ha osservato come soprattutto in caso di pericolo e angoscia soverchiante, questo sistema di equilibrio si rompe e il piacere non può essere raggiunto. In tali casi, c’è quindi qualcos’altro che prende il sopravvento nella gestione della mente. In “Al di là del principio del piacere”, Freud nota l’evidenza di una compulsione a ripetere alcune esperienze sgradevoli.

Cosa intende Freud con l’espressione Al di là?

Questo “Al di là” potrebbe significare dall’altra parte, sull’altra riva del piacere, laddove ha fallito il principio del piacere.

Qualcosa va, dunque, contro il piacere.

Qui, Freud cambia ottica e inizia a concepire l’esistenza di un altro versante del piacere, che ora risulta costituito da un verso e un converso.

Siamo di fronte ad una corrente oppositiva inconscia che agisce sottosoglia e tende a ripetere compulsivamente azioni che esitano in dispiacere.

Come, ad esempio, il soddisfacimento immediato del piacere, nei casi di tossicomania, in cui non si riesce a raggiungere un vero compimento del piacere, ma si determina una condizione di sofferenza reiterata e protratta.

Il piacere dunque può essere ostacolato, ma talvolta può anche essere disattivato.

Come nei casi di anedonia, in cui si determina una condizione di non poter assaporare ciò che si ha e ciò che ci circonda. È come cercare sempre qualcos’altro, altrove. Questa condizione ci può fare sprofondare in un appiattimento o in uno smarrimento suscitato dalla mancanza.    

Le neuroscienze ci dimostrano come l’organismo tenda, comunque, all’armonia.

Infatti, i meccanismi che hanno lo scopo di mantenere l’equilibrio sono perfettamente operativi nel nostro corpo.

Secondo i principi dell’omeostasi entrano in gioco alcuni meccanismi corporei per ristabilire l’equilibrio fisiologico, attraverso la percezione dello stato somatico (S).

Prendendo in considerazione la tesi dei “marcatori somatici” elaborata da Antonio Damasio, gli stati del corpo non solo sono gli elementi costitutivi del vissuto emotivo, ma sono anche ciò che determina il processo decisionale. Per cui, l’anticipazione dello stato somatico nel quale una persona si troverà in seguito a una decisione, determinerà la scelta e l’azione da intraprendere. Lo stato del corpo, quindi, è chiaramente entrato in gioco nel determinare l’azione. 

Per cui, possiamo dire che corpo, cervello e mente sono più legati di quanto non si creda. 

A livello mentale, lo stato somatico (S) può essere associato alla rappresentazione (R) dello stesso.

Entrano in gioco la rievocazione dei ricordi delle esperienze pregresse e l’immaginazione o la previsione di eventi futuri. Quindi, anche, la rappresentazione fantasmatica può avere una funzione di riequilibrio fisiologico.   

A differenza dell’istinto (instinkt) che è di derivazione filogenetica; la pulsione (trieb) è di derivazione ontogenetica e rappresenta un’interfaccia tra corporeo e mentale. Questo concetto di interfaccia mente-corpo è il cuore della teoria della pulsione freudiana.

In termini psicoanalitici, la pulsione tende a scaricarsi attraverso un oggetto per ottenere soddisfazione.

Infatti, essa ha una fonte, una spinta, una meta e un oggetto. La pulsione, quindi, è una spinta attenuata e canalizzata che per trovare una propria realizzazione deve mettere in gioco un oggetto, grazie al quale possa raggiungere il proprio obiettivo.

Tale oggetto è necessario che sia intrinsecamente legato alla rappresentazione (R) associata allo stato somatico (S).

Gli autori propongono l’idea che la teoria dei marcatori somatici di Damasio pertiene ad un livello di coscienza, mentre la teoria pulsionale di Freud pertiene ad un livello inconscio. Ovvero, l’anticipazione del piacere o del dispiacere governa il processo decisionale a livello cosciente nella concezione di Damasio, mentre la pulsione agisce a livello inconscio nella concezione freudiana.

Si attiverebbe un dialogo proficuo tra il preconscio (Ubemerkt) e l’inconscio rimosso (Unbewusst), senza dimenticare il terzo inconscio non rimosso.

Da un punto di vista neuroscientifico, l’esperienza è inscritta nei circuiti neuronali attraverso i meccanismi della plasticità. Tali meccanismi inducono modificazioni strutturali e funzionali che costituiscono tracce che codificano le rappresentazioni (R) e gli stati somatici (S). 

Ogni esperienza e ogni rappresentazione (R) è associata a uno stato somatico (S).

In un primo tempo, la rappresentazione è condizionata dalle stimolazioni dello stato somatico veicolate dalle vie interocettive a livello dell’insula posteriore; per cui abbiamo una rappresentazione somatica interna (Vorstellung).

In un secondo tempo, avviene una seconda rappresentazione, ovvero una ri-rappresentazione (Vorstellungsrepresantanz) che possiamo considerare come un “rappresentante della rappresentazione”,  condizionata anche dalle stimolazioni veicolate dal mondo esterno; tale ri-rappresentazione si avvale, dunque, di informazioni provenienti sia dalle vie interocettive che dalle vie dalle vie esterocettive.

Possiamo ipotizzare che le percezioni provenienti dal mondo esterno attraverso le vie sensoriali esterocettive sarebbero integrate alle percezioni dello stato somatico veicolato dalle vie interocettive, a livello dell’insula anteriore.

Si può parlare, quindi, di una “isola della pulsione”.

Successivamente, la corteccia del cingolo anteriore medierebbe l’inizio di una motivazione all’azione e di un atto motorio.

Si postula che il relais sensoriale (mediato dall’insula anteriore) e il relais motorio (mediato dalla corteccia del cingolo anteriore) siano collegate tra loro grazie ai neuroni di Von Economo e sono simultaneamente attivate.

Per cui, potremmo dire che il legame tra R e S si attua a livello dell’insula anteriore e che la scarica attraverso l’azione si attua mediante l’attivazione della corteccia del cingolo anteriore, grazie alle connessioni operate dai neuroni di Von Economo che collegano queste due regioni.

Le sensazioni e le azioni guidate dalle rappresentazioni fantasmatiche si costituiscono dalle articolazioni di tracce che le neuroscienze designano come assemblee di neuroni (neuronal assemblies). Tali tracce hanno un loro sistema di canalizzazione.      

Da qui, come abbiamo detto, la pulsione deve trovare un oggetto per risolversi e realizzare il suo obiettivo che è la soddisfazione. In questo la risposta dell’altro è un processo fondamentale per incontrare il piacere.

Bibliografia

Ansermet F., Magistretti P. Gli enigmi del piacere. Bollati Boringhieri. Torino. 2012.

Baricco A. Oceano mare. Feltrinelli. Milano. 2013.

Freud S. (1920) Al di là del principio di piacere. O.S.F. 9.  

                                                                                               Benedetto Genovesi

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