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Gruppo PER (Psicoanalisti Europei per i Rifugiati)

18/10/21
Gruppo PER (Psicoanalisti Europei per i Rifugiati)

Porta d’Europa, Lampedusa. Foto di Patrizia Montagner

Immaginate di essere aggrappati ad uno spuntone di  roccia proteso su un abisso oppure di essere sospesi ad una corda mentre il mare sotto di voi si gonfia e ondeggia paurosamente: per un tempo incalcolabile non sarete altro che una mano-roccia, una mano-corda, senza passato senza presente senza futuro…quando potrete tornare a vivere, a respirare, a pensare sarà rimasta una zona disanimata e morta, una ferita muta che attenderà di essere ‘intesa’ da un altro apparato psichico che possa accoglierla.

E’ di queste vite sospese che il gruppo PER (Psicoanalisti Europei per i Rifugiati) della SPI, composto da più di cento soci presenti in tutti i 13 centri psicoanalitici su tutto il territorio nazionale, si occupa, mettendo a disposizione competenze a cui possono attingere istituzioni pubbliche, ONG, associazioni di volontariato, gruppi di lavoro autonomi di psicoterapeuti. Il fenomeno migratorio costituisce una nuova esperienza psichica per tutti i soggetti coinvolti, fatto di relazioni da costruire sulla soglia di mondi culturali in trasformazione, mondi che diventano instabili e precari sia per coloro che richiedono asilo e protezione che per coloro che li assistono.

Intende promuovere un pensiero psicoanalitico profondamente implicato nelle trasformazioni sociali e antropologiche del nostro tempo, legate alle migrazioni, riflettendo su soggettività in transito tra esperienze primarie di sofferenza e di sradicamento, in un lavoro per la salute psichica sia di coloro che fuggono da guerre, genocidi, povertà, sia delle popolazioni locali che si sentono minacciate e impaurite dalla convivenza con chi nella sua disperazione appare da un lato così intimo, dall’altro così straniero.

E’ in quest’area che il gruppo PER si configura anche come un gruppo di studio e di ricerca volto ad approfondire le molteplici dimensioni dello ‘straniero’ , inteso come campo psichico, relazionale e sociale in cui le differenze etnicoculturali si intrecciano con aree traumatiche non rappresentabili, capaci di generare violente ‘emergenze’ inconsce che rendono sempre il contatto con l’estraneo un’esperienza altamente perturbante: si attivano intensi moti di diniego e di rigetto tanto più incontrastati se non vengono trasformati attraverso un ascolto elaborativo. E’ proprio in questa complessa intersezione tra dinamiche psichiche individuali e trasformazioni antropologiche che si situa la ricerca clinica e teorica promossa dal gruppoPER: la costruzione di uno spazio dell’incontro con “lo straniero” incrocia trasversalmente le riflessioni sull’estensione del metodo  psicoanalitico con le trasformazioni degli strumenti della cura e dei modelli di comprensione psicoanalitica.  

( a cura di Virginia De Micco, Coordinatore Nazionale GruppoPER)

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