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Ideale dell’Io

2/09/23
Ideale dell’Io. A cura di R. Musella

MASSIMO PULINI

Parole chiave:  Ideale dell’io,  Freud S., Chasseguet Smirgel J., Narcisismo

Ideale dell’Io e Io ideale

R. Musella

L’ideale dell’Io è un’istanza psichica che va differenziata dall’Io ideale e dal Super Io. Se l’Io ideale è erede del narcisismo assoluto, ovvero di quella condizione pre-oggettuale che precede qualsivoglia separazione tra soggetto e oggetto, l’ideale dell’Io poggia invece il suo desiderio sulla rappresentazione ideale dell’Io. Rappresentazione che, nella sua ambizione, restituirebbe al soggetto la soddisfazione narcisistica secondaria che, in fantasia, gli consentirebbe di lenire la sofferenza derivante dalla perdita del paradiso perduto. L’ideale dell’Io è posto quindi sul piano della rappresentazione dell’Io mentre l’Io ideale su quello dell’affetto.

Ritegno quindi necessario differenziare una dimensione affettiva da una rappresentazionale e considerare che l’ideale dell’Io, attraversa l’Io per investire una rappresentazione ideale di se stesso e, contiene, in nuce, un progetto di identificazione: – Solo se fossi un re, un campione, un miliardario (mio padre) ecc. potrei sentirmi appagato. In questo passaggio c’è già il riconoscimento della perdita, – non sono un re (mio padre) ecc.-, e della rinuncia, oltre quello della frustrazione e del limite.        
Lo scarto tra l’Io e l’ideale dell’Io è sempre giudicato e messo in discussione dal Super Io, come misura dell’ambizione da raggiungere e come monito di quanto non è stato ancora fatto. Il rapporto tra l’Io e l’ideale mediato dal Super Io funziona come la carota e il bastone per l’asino, spingendo sempre in avanti la realizzazione del progetto da raggiungere e comunque, ad un certo livello, sostenendo il narcisismo di vita. Come afferma J. Chasseguet Smirgel (1975) dietro l’ideale dell’Io c’è sempre un progetto.

Freud afferma: “ciò che egli (l’uomo) proietta avanti a sé come proprio ideale è il sostituto del narcisismo perduto dell’infanzia, di quell’epoca, cioè, in cui egli stesso era il proprio ideale” (Freud OSF 7, 464). Lo stesso Freud non ha mai tracciato una differenza tra Io ideale e Ideale dell’Io (in verità in Freud neanche i confini tra ideale dell’Io e Super Io sono del tutto delineati), cosa su cui invece si sono confrontati diversi autori postfreudiani (su tutti D. Lagache, 1955)

É lecito domandarsi se l’ideale dell’Io sia un’istanza che deriva dalla differenziazione del soggetto psichico da una condizione di iniziale indifferenziazione o se l’ideale dell’Io è un derivato dell’Io inteso come istanza.

La questione incrocia a vari livelli la teoria del narcisismo, il quale è esso stesso spesso vittima di un’ambiguità concettuale che lo vede diviso tra l’essere il derivato originario della differenziazione primaria tra soggetto e oggetto e l’essere l’effetto dell’investimento libidico dell’Io (Das Ich) inteso come istanza.

L’alternativa teorica si potrebbe risolvere rispolverando la differenziazione tra narcisismo originario e narcisismo secondario. Di qui se ne evince che l’Io ideale sembra essere l’erede del narcisismo originario: una traccia precoce, espressione della condizione di indifferenziazione primaria che non prevede separazione tra soggetto e oggetto, e rimanda ad una esperienza primitiva che lascia un’iscrizione nello psichismo e un anelito a recuperare l’affetto del paradiso perduto.

L’ideale dell’Io sembra invece una formazione più matura e organizzata, derivata dal narcisismo secondario, una sotto istanza psichica al confine tra l’Io e il Super-Io che propone una direzione al primo per essere amato dal secondo.

Come già ho avuto modo di rilevare in un precedente contributo (Musella, 2017) è necessario chiarire nel contesto della teoria del narcisismo, da cui deriva l’investimento di una istanza ideale dell’Io, quale direzione dare alla definizione stessa dell’Io. Come afferma giustamente Hartmann (1956), c’è una certa ambiguità concettuale riguardo la definizione dell’Io nell’opera freudiana. Per quanto la distinzione possa sembrare elementare, l’attenzione che pone Hartmann nel distinguere l’investimento dell’Io, inteso come istanza, dall’investimento dell’Io inteso come individuo, come soggetto distinto dall’oggetto, risulta dirimente per comprendere l’impianto metapsicologico rivisitato dalla teoria del narcisismo. Sembrerà chiaro che trattare degli investimenti libidici rivolti su di sé contrapponendoli agli investimenti rivolti agli oggetti, sarà ben diverso dall’affrontare economicamente l’investimento dell’Io inteso come istanza intrapsichica oggettualizzata.

Troveremo dunque una differenza sostanziale tra la rappresentazione ideale dell’Io inteso come istanza psichica e l’idealizzazione di un affetto soggettivo indifferenziato che non conosce separazione dall’oggetto. L’aporia di risolverà nel delineare due istanze del tutto differenti ma indubbiamente correlate che definiamo ideale dell’Io e Io ideale. La prima figlia dell’idealizzazione dell’istanza psichica differenziata dall’Es e dal Super Io e la seconda espressione dell’investimento ideale di un Io pre-oggettuale, beato nella sua condizione narcisistica originaria ed oceanica.

Nel mito di Narciso, narrato da Ovidio, l’altro non esiste, è una mera proiezione del soggetto sull’oggetto. L’ideale dell’indifferenziazione soggetto-oggetto piega Narciso alla sua illusione, la ninfa Eco non può che essere il suo riflesso, strozzata nella logica del desiderio di annullare l’oggetto. Quando Eco si palesa nella sua sostanza e non solo nella sua voce, Narciso, incapace di accedere alla relazione d’oggetto, la rifiuta.  Se lo splendido ragazzo muore consumato per l’amore della sua immagine è perché la presunta libido che ha investito il suo Io ideale non è altro che un concentrato di pulsione di morte. Freud (1914) premette che il complesso di castrazione rompe il narcisismo originario del bambino e si domanda del destino della libido che investiva l’Io infantile narcisistico. Non tutto, dice Freud, può essere spiegato con gli investimenti d’oggetto e ipotizza che un’istanza psichica, l’ideale dell’Io appunto, sarà il depositario degli investimenti abbandonati e costituirà per l’apparato psichico l’erede del narcisismo perduto, il luogo cui l’Io ambirà per sempre ritornare: «L’uomo si è dimostrato ancora una volta, come sempre nell’ambito della libido, incapace di rinunciare a un soddisfacimento di cui ha goduto nel passato» (ibid., 464).

Ne risulta, in ultima analisi, che l’ideale dell’Io è ideale dell’istanza, con una sua rappresentazione e un progetto di identificazione, mentre l’Io ideale è traccia ideale della soggettività indifferenziata.

Chasseguet Smirgel J. (1975) L’ideale dell’Io, Raffaello Cortina, Milano, 1991

Freud S. (1914) Introduzione al narcisismo, OSF 7

Hartmann H. (1956). Evoluzione del concetto dell’Io nell’opera di Freud. In: Saggi sulla psicologia dell’Io. Torino, Boringhieri, 1976.

Lagache D. (1955) La Psychanalyse, Presses Universitaires de France

Musella R. (2017) Il problema economico del narcisismo, Rivista di Psicoanalisi, 2017, LXIII, 2

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