La Ricerca

Infant Observation/Storia

31/03/14

A cura di Dina Vallino

Negli anni 1940-60 psicoanalisti di nazionalità diverse si interrogavano su come si sviluppa una personalità sana e alcuni Anna Freud, Spitz, Kris, Bowlby, Mahler, Sander che si occupavano di bambini, impostarono varie metodiche di osservazione sperimentale del bambino piccolo (camere di osservazione, situazioni di osservazione controllata, coadiuvata, in alcuni casi, da registrazioni sonore o cinematografiche. Anna Freud in particolare, assieme a Dorothy Burlingham ci ha lasciato osservazioni molto accurate sul comportamento spontaneo dei bambini nelle war nurseries ). Esther Bick, invece, analizzata a Manchester da Balint e successivamente a Londra da Melanie Klein, concepì un’attività di osservazione molto particolare che, con modalità del tutto naturali e senza procedure sperimentali, permise di conoscere come un neonato cresce nella sua famiglia.
Si trattava da parte dell’osservatore di visitare un neonato, a casa sua, per un periodo di due anni e osservarne lo sviluppo affettivo e mentale nella relazione con la madre. In due anni sono circa 100 ore di osservazioni. E’ un tipo di osservazione definita “partecipe” perché tra l’osservatore e chi viene osservato (madre bambino padre) passano una gamma di sentimenti che possono arricchire ma anche deformare la conoscenza dell’osservatore.
L’assetto mentale dell’osservatore che va a visitare un neonato nella sua famiglia può essere sintetizzato in alcuni punti:
a) vi è un neonato con la sua mamma e il suo papà in un qualsiasi giorno, in una qualsiasi casa; l’osservazione avviene in un orario opportuno per la madre e per il padre del neonato; l’osservazione ha come condizione una continuità nella visita settimanale; da parte dell’osservatore è necessario un profondo rispetto delle abitudini e della cultura della famiglia e dedizione al compito che persegue: conoscere un neonato e apprendere da quei genitori il loro stile di allevamento e di educazione.
b) l’osservatore prende appunti dopo l’ora di osservazione e prepara un protocollo dettagliato che solo successivamente leggerà e discuterà nel gruppo di discussione;
c) un piccolo gruppo di persone, con un conduttore specializzato in infanta observation, riflette sul protocollo e lo commenta.
d) Per imparare a diventare “Osservatore” è necessario un iter formativo lungo e rigoroso e un’attitudine mentale di umiltà.
L’Infant Observation permette di andare in profondità nella comprensione di un neonato come persona, come soggetto che si esprime in varie situazioni del tutto quotidiane della sua vita (mentre è allattato, in braccio alla sua mamma, quando è pulito, se vocalizza, insieme a lei e senza di lei, col papà, con fratelli e sorelle ecc.). L’Infanta observation ci mette in contatto con l’angoscia esistenziale del neonato che rapidamente trascorre, se le cure dell’ambiente sono appropriate, in felicità di vivere. Mi riferisco a un comune <normale> neonato, alle sue angosce e alle crisi che frequentemente investono la sua esistenza e che ripetutamente vengono superate.
In Italia l’Infant Observation è stata introdotta da Lina Generali, nel 1971, con un celebre articolo sulla Rivista di Psicoanalisi, “L’osservazione come metodo di studio in psichiatria infantile”.
Il contributo che l’Infant observation ha dato alla conoscenza della persona del bambino piccolo e alla psicoanalisi infantile è stato e continua ad essere estremamente fecondo. Non è possibile riferire qui la quantità di interventi e applicazioni nel campo della educazione, della pedagogia, della neuropsichiatria infantile che avvenne grazie all’apporto di numerose personalità appartenenti alla Società di Psicoanalisi, all’area della neuropsichiatria infantile, alla Tavistock Clinic e ad altre associazioni di psicoterapia.
L’Infant observation, come movimento di formazione e aggiornamento, ha impegnato la teoria e la tecnica psicoanalitica su nuove frontiere di ricerca. La presa in carico e la cura di bimbi piccoli (0-3 anni) con la loro madre sarebbe stata impensabile senza una adeguata formazione con l’Infant. Ne è derivata, più recentemente, la Consultazione partecipata di bambini e adolescenti, in presenza dei genitori, come momento terapeutico o fase iniziale di una terapia.
Tra i più significativi contributi inerenti al campo della prevenzione e della ricerca voglio menzionare l’Osservatorio della Maternità Interiore, presieduto da Gina Ferrara Mori, che è attualmente il più importante Gruppo di Ricerca e di Prevenzione, originato dall’integrazione dell’infant observation e della psicoanalisi nell’esplorazione della relazione madre-bambino, la quale inizia molto prima della nascita del bambino e si rivela attraverso i vissuti e le rappresentazioni mentali della madre.
Il lavoro di psicoanalista, già pediatra, di Gina Ferrara Mori le ha permesso di individuare precocemente non solo quei segni premonitori di una possibile depressione post-partum, che può indurre la madre a non a prendersi cura del bambino (ad esempio, dettagli depressivi sono particolarmente evidenziabili nelle produzioni oniriche di pazienti incinte durante psicoterapie o psicoanalisi), ma le ha permesso una rivisitazione culturale dei molti ostacoli intrapsichici, interpersonali e sociali che accompagnano l’evento del divenire madre.
Una delle principali funzioni preventive dell’Osservatorio della Maternità interiore, costituito da un folto gruppo di Psicoanalisti medici Assistenti sociali, pediatri psicoterapeuti ecc. è data dall’osservazione partecipe e dall’ascolto delle future mamme. Per tale impegno nei confronti della futura relazione madre-bambino, l’Osservatorio, oltre che luogo di ricerca e di studio, è diventato un luogo formativo di figure professionali preparate a favorire lo sviluppo di un nuovo clima con il quale accogliere le gestanti nei servizi sociosanitari.
APPROFONDIMENTI

Intervista a Dina Vallino e Marco Maccio

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