La Ricerca

La psicoterapia con psichedelici. A cura di F. Castellet y Ballará

6/05/22
La psicoterapia con psichedelici. A cura di F. Castellet y Ballará

2019 PIPILOTTI RIST

Carhart-Harris R.L. (2020), Psychedelics: Therapeutic Mechanisms, Annual Meeting of the British-NeuroPsychiatry-Association (BNPA), Publisher: BMJ PUBLISHING GROUP, ISSN: 0022-3050

Vai all’articolo

Parole chiave: psichedelia, trattamento con psichedelici, allucinazione controllata

Questo lavoro di R. L. Cahart-Harris, neurofarmacologo e psichiatra, con un Master in Psicoanalisi, (Head of the Centre for Psychedelic Research, Imperial College London ed ora alla University of California San Francisco), sull’uso delle sostanze psichedeliche in psicoterapia, ci offre la possibilità di avviare delle riflessioni storiche ed antropologiche.

  L’utilizzo di piante psicotrope, in particolare di quelle psichedeliche, è una pratica antichissima ampiamente presente nel corso della storia culturale umana. Lo sciamanesimo diffuso in tutte le società originarie ne riservava l’uso per pratiche di iniziazione, guarigioni e pratiche culturali. Può essere interessante ricordare, a questo punto, come tra gli anni ‘50 e ‘70 del secolo scorso, una vera e propria corrente culturale e filosofica (Beat-Generation), promosse e giustificò l’uso di Peyotl, Ahiuasca e funghi del genere Psylocibes come esplorazione e liberazione della mente dalle costrizioni culturali ed educative della società capitalistica e borghese (Huxley, 1954).

E’ curioso notare come i fenomeni dispercettivi e di alterazione della coscienza provocati da queste sostanze erano ben conosciuti e descritti all’interno delle culture tradizionali centroamericane e teorizzati in un modello della mente e delle sensopercezioni piuttosto complesso e  sorprendentemente moderno.

Scrive Castaneda (1972) citando gli insegnamenti del suo maestro stregone Don Juan: “ La realtà della nostra vita quotidiana consiste in un interminabile flusso di interpretazioni percettuali che noi, gli individui che condividono una specifica appartenenza, abbiamo imparato in comune a trarre…Per uno stregone il mondo della vita quotidiana non è reale come crediamo, è semplicemente una descrizione: una descrizione inculcatami fin dal momento della mia nascita […] Chiunque venga in contatto con un bambino è un maestro che gli descrive incessantemente il mondo, fino al momento in cui il bambino è capace di percepire il mondo come gli è stato descritto. Conosce la descrizione del mondo…ed è capace di trarre tutte le appropriate interpretazioni percettuali che, conformandosi a quella descrizione, la convalidano.” (Castaneda, 1972. Pag.6).

In genere, opponiamo una strenua resistenza a cambiare la nostra descrizione del mondo e a rispondere alle sollecitazioni percettuali di un mondo esterno alla descrizione che abbiamo imparato a chiamare realtà, l’uso di sostanze psichedeliche aiuterebbe, quindi, a “fermare il mondo” come lo conosciamo, alterando l’interpretazione usuale delle nostre percezioni di quel mondo, dando contemporaneamente spazio ad una nuova descrizione.

Questa visione della mente e del mondo, derivata dall’uso tradizionale, ovvero inserita in una cultura di origine centroamericana, di piante allucinogene, è sorprendentemente affine, al modello computazionale della mente predittiva o inferenziale proposto da Karl Friston (2010) e fatto proprio da Mark Solms  (2021). Secondo questo modello, il cervello/mente diventa, dall’ essere considerato un recettore ed elaboratore passivo degli input sensoriali interni ed esterni, un costruttore di modelli coi quali leggere quegli input. Questi modelli inferenziali o predizioni sono caratteristici per ogni specie vivente a seconda della nicchia ecologica che abita. Ovvero ogni specie seleziona il suo proprio mondo percettivo secondo il principio “puoi vedere solo ciò che selezioni/raccogli” (Solms, pag. 205, 2021).

Inoltre, in questo modello, azione e percezione coincidono essendo due facce della stessa medaglia:  ogni azione è come la percezione, promossa da una predizione e utilizziamo l’azione per allineare i nostri feedback sensoriali ai nostri modelli predittivi.

Semplificando: non vediamo ma prevediamo.

Queste previsioni sono effetto del nostro passato filogenetico (geni), delle esperienze transgenerazionali (epigenetica) e delle nostre memorie procedurali e semantiche a lungo termine (esperienze precoci, cultura). Scrive Mark Solms: “La maggior parte delle persone non si rende conto che le nostre percezioni del qui e ora sono costantemente guidate dalle nostre predizioni che sono generate soprattutto dalla nostra memoria a lungo termine.” (Solms, pag. 142, 2021). Potremmo dunque dire che noi non vediamo o percepiamo il mondo esterno ma semplicemente lo “ricordiamo” continuamente e automaticamente. Quando invece insorge un errore di predizione (segnalato dal feedback sensoriale bottom-up) siamo forzati a svegliarci (coscienza), uscire dallo stato di allucinazione controllata (Seth, 2021) e produrre una nuova e più accurata predizione/allucinazione.

L’articolo  di Carhart-Harris (2020) offre inizialmente uno sguardo alle basi biochimiche del fenomeno psichedelico che può essere così riassunto.

L’etimologia di psichedelico significa “svelatore della mente” e il recettore della Serotonina 5HT2A è il responsabile dell’effetto psichedelico nella mente in quanto ha una altissima affinità per queste sostanze e se viene bloccato se ne annulla l’effetto.

Questo recettore è presente in altissima concentrazione nella corteccia cerebrale e più recettori sono occupati, più l’effetto psichedelico è marcato, fino ad arrivare a una dissoluzione dell’Io, secondo la descrizione offerta da soggetti sotto l’ effetto di tali sostanze.

Si conosce anche una sostanza psichedelica naturalmente prodotta dal nostro cervello (una DMT, dimetiltriptamina,  naturale) ma presente nella normalità in quantità troppo piccole per essere significative. In modelli animali, però, essa cresce notevolmente in situazioni estreme tipo infarto miocardico o rischi di morte. Difatti, la Serotonina, come le endorfine, aumenta in condizioni di stress e parimenti, i recettori 2A vanno incontro ad up-regulation dando come effetto una maggiore plasticità neuronale, con facilitazione ai cambiamenti potenziali fino al cosiddetto extinction learning ovvero alla sostituzione di memorie datate con nuove memorie (updating of new predictions).

Inoltre questi recettori sono specificatamente coinvolti nell’aumento della sensibilità al contesto (aumento dell’apprendimento contesto dipendente).

Ad esempio lo strato V delle cellule piramidali della corteccia sono piene di questi recettori e questo strato è quello specializzato nella produzione contesto dipendente delle nostre predizioni percettive.

I recettori 5HT2A, inoltre, sono fondamentali nel neurosviluppo, tipicamente come promotori di una maggiore sensitività all’ambiente esterno ed interno. Infatti, si è osservato che hanno importanza anche nell’organizzazione gerarchica dei circuiti cerebrali, ad esempio, con inversione dei ruoli master-slave tra circuiti. Probabilmente, questo avviene anche a livello del Default Mode Network, fondamentale per la costituzione del Sé e spiegherebbe il fenomeno della dissoluzione del Sé sotto psichedelici.

L’assunzione di psichedelici, attivatori di questi recettori, mette il nostro cervello in uno stato mentale altamente reattivo (Pivotal Mental State), facilitante sia esperienze di insight che stati simil psicotici o francamente tali.

Potremmo ipotizzare, come è stato fatto da alcuni autori (Carhart-Harris, 2018; Carhart-Harris &  Friston, 2010) che queste sostanze comportino una regressione a stati precoci di sviluppo dove la formazione dell’Io e delle sue difese sia ancora in fieri, ovvero comportino una dissoluzione delle difese/predizioni caratteriali facilitando l’acquisizione di nuove esperienze in particolare relazionali. In questo senso gli psichedelici aprirebbero le porte della percezione (Huxley, 1954) a una nuova e curativa relazione col terapeuta o col gruppo “terapeutico”, il lavoro curativo “vero” e indispensabile sarebbe dunque la psicoterapia ad essi associata (Kraehenmann, 2017).

Bibliografia

Carhart-Harris R.L. (2018). The entropic brain – revisited,

Neuropharmacology, Vol: 142, Pages: 167-178, ISSN: 0028-3908

Carhart-Harris R.L. &  Friston K.J. (2010). The default-mode, ego-functions and free-energy: a neurobiological account of Freudian ideas.

Brain, Volume 133, Pages 1265–1283, https://doi.org/10.1093/brain/awq010

Castaneda C. (1972). Viaggio a Ixtlan: le lezioni di Don Juan. Ed.Italiana, 1973, Astrolabio-Ubaldini Ed., Roma.

Friston K. (2010). The free-energy principle: a unified brain theory?

Nature reviews neuroscience 11 (2), 127-138.

Huxley A. (1954). The doors of perception.  Chatto & Windus (UK).

Kraehenmann R.(2017). Dreams  and  Psychedelics:  Neurophenomenological  Comparison  and Therapeutic Implications. Current Neuropharmacology,, Vol. 15, No. 7. Pag. 1032-1042.

Seth A. (2021) Being you. Faber&Faber Ltd, Bloomsbury House, London.

Solms M. (2021) The Hidden Spring. Profile Books, London.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"Coscienza e Intuizione" di M. Manica. Recensione a cura di V. Pietrantonio

Leggi tutto

Allucinatorio/ Allucinazioni

Leggi tutto