La Ricerca

“Linking: biologia del piacere e corpo erogeno” di P. Camassa. Recensione di B. Genovesi

9/01/23
Bozza automatica 47

ANISH KAPOOR 2016

Benedetto Genovesi, recensione

Linking: biologia del piacere e corpo erogeno

Paola Camassa

Rivista di Psicoanalisi

Aprile/Giugno 2022

L’autrice, dopo l’articolo “Il corpo erogeno” pubblicato nella Rivista di Psicoanalisi nel 2019, ci propone un linking tra psicoanalisi e neuroscienze.

Da un punto di vista neuroscientifico, sino alla metà del secolo scorso, si riteneva che l’eccitazione di alcuni centri neurali correlati al piacere scatenasse regolarmente meccanismi punitivi per disattivarne il rinforzo. Per cui l’apprendimento e lo sviluppo comportamentale erano spiegati esclusivamente in termini di evitamento della punzione. S’instaurava, quindi, un’evitamento di alcuni centri neurali in quella che veniva chiamata “teoria della riduzione delle pulsioni”. In quanto tale, quindi, il piacere non poteva produrre apprendimento e sviluppo, ma coazione a ripetere e fissità di condotte consumatorie che venivano avversate, disattivando determinati circuiti neurali.

Nel 1953 i pionieristici esperimenti di Olds e Milner favorirono una prospettiva più complessa secondo la quale si comincia ad accettare l’idea che il comportamento viene trainato dal piacere, così come dal dolore.

Viene individuato un circuito del piacere autonomo (Medial Forebrain Pleasure Circuit). Tale circuito è un sistema interconnesso che comprende l’area ventrale tegmentale e il nucleus accumbens, regolato dal neurotrasmettitore dopamina.

La neurobiologia di scuola evoluzionistica ha individuato alcuni compiti evolutivi del piacere.

Il principale compito biologico del piacere è il rinforzo. Questa funzione psicobiologica viene svolta da un sistema neurofisiologico di gratificazione (reward), governato dalla dopamina, cui partecipano sia strutture cerebrali gratificanti (area ventrale tegmentale, nucleus accumbens, substantia nigra, corteccia frontale) sia strutture modulatorie (ippocampo, amigdala, giro cingolato anteriore, ipotalamo) che introducono nella gratificazione aspetti attrattivi di natura consumatoria, emozionale, mnemonica, endocrina, vegetativa. Le caratteristiche qualitative dello stimolo piacevole ci producono modifiche nell’equilibrio somatico e ci attraggono inducendoci a prolungare le condotte consumatorie inerenti la sessualità, il consumo di cibo, di droghe ecc. Ciò sarebbe spiegato, da un punto di vista neurobiologico, con un meccanismo di assuefazione per cui si viene a determinare una sensibilità gradualmente decrescente, nel corso della ripetizione delle esperienze, nei confronti della dopamina.

Il principale compito psicologico del piacere è distinguere e significare le esperienze. Il piacere 

assume un ruolo determinante e significativo, essendo in grado di condizionare le modalità della soddisfazione istintuale. Questo ruolo è reso possibile dalle complesse interconnessioni tra la regione frontale e il circuito del piacere prosencefalico mediale. Tali complesse interconnessioni mettono in contatto il circuito del piacere con i centri coinvolti nel processo decisionale, nella pianificazione, nelle emozioni e nell’archiviazione dei ricordi. Se sperimentiamo un’esperienza come piacevole:

1)      dapprima, nell’immediato, proviamo piacere;

2)      successivamente, associamo l’esperienza piacevole ai segnali sensoriali, interni ed esterni, al fine di potere prevedere come dovremmo comportarci per viverla di nuovo;

3)      infine, assegniamo un valore a tale esperienza così che in futuro potremmo scegliere tra le diverse esperienze piacevoli, dotandole di significato.

Si attiva, quindi, un naturale sistema di rinforzo in cui si tenta di rivivere l’esperienza piacevole, assegnandole un valore e un significato. Panksepp ha ribattezzato il circuito del piacere come “sistema di ricerca” (seeking).

Tuttavia, ciò che sorprende negli esseri umani è che taluni comportamenti considerati virtuosi hanno effetti quasi sovrapponibili a quelli che consideriamo viziosi. Ne è un esempio il comportamento nelle condotte tossicomaniche. Per cui si può dire che esiste un’unità neurale tra vizio e virtù.

La sessualità è una funzione psicofisica orientata al piacere e governata dal piacere. 

Nella nostra specie, il piacere rinforza la sessualità  non necessariamente finalizzata alla riproduzione. Diversamente dagli altri mammiferi in cui l’accoppiamento maschio-femmina è destinato esclusivamente alla riproduzione, infatti è limitato alla fase estrale della femmina; come sappiamo, nella specie umana la sessualità non è governata da esigenze di riproduzione della specie, bensì dal piacere. Il piacere che scaturisce dall’interazione con l’altro. Nella relazione con l’oggetto, il piacere si pone al servizio del legame e si sviluppano strategie speciali di accudimento della prole, in considerazione del fatto che la specie umana è caratterizzata dall’infanzia più lunga e indifesa rispetto a quella degli altri animali. Il desiderio sessuale (lust):

  1. dapprima, stimola l’individuo a cercare rapporti sessuali con qualsiasi partner;
  2. successivamente, l’attrazione sessuale dirige su uno specifico oggetto il desiderio sessuale;
  3. a questo punto entra in gioco l’attaccamento, al fine di garantire protezione, sicurezza e cure adeguate alla prole.   Per cui negli esseri umani, il piacere rinforza il legame, sin dall’inizio della vita. La pulsione d’amore è una spinta che ha una meta: l’oggetto.          

Freud nello scritto del 1924 “Il problema  economico del masochismo” dichiarando di voler superare le confusioni rimaste irrisolte in “Al di là del principio del piacere” tiene a fare distinzione tra i diversi principi che governano il funzionamento psichico e attribuisce a ciascun principio uno scopo diverso:

  1. il principio di costanza persegue la diminuzione quantitativa della pressione dello stimolo;
  2. il principio di piacere persegue la reperibilità e la ripetibilità del stimolo, connotandolo di una caratteristica qualitativa;
  3. il principio di realtà persegue la dilazione temporale della  scarica dello stimolo.

Tuttavia, se la rinuncia pulsionale si protrae oltre misura, ne può derivare comunque un profitto di piacere, in questo caso in obbedienza al Super-Io. Ne “L’uomo Mosè e la religione monoteistica” Freud afferma che l’Io prova orgoglio per la rinuncia pulsionale, come per un atto di gran valore.

Tuttavia, Freud tiene a precisare che la sessualità è una funzione somatica che ricerca il piacere, sciogliendo i suoi legami troppo stretti con i genitali. Solo secondariamente, entra al servizio della procreazione.

Primariamente, la vita sessuale include la funzione di ottenere piacere (funktionlust) da determinate zone            erogene (piacere erotico).

Le varie sensazioni piacevoli segnano tracce neurali preferenziali che rinforzano il circuito del piacere.

Le connessioni neurali possono essere modificate dall’esperienza, grazie al meccanismo della                    neuroplasticità.

Il piacere governa il funzionamento mentale. Non si esaurisce totalmente con la scarica pulsionale, bensì rappresenta una qualità essenzialmente dinamica che consente di transitare verso il principio di realtà e costituisce un’elemento sostanziale della trasformazione della quantità nella qualità dell’esperienza psicofisica.

La funzione di ottenere piacere è una funzione biologica innata che la madre orienta al legame e alla relazione con l’oggetto. È necessario che madre e bambino vivano un’esperienza comune, reciprocamente, piacevole e appagante.

Nella condivisione delle esperienze del corpo nota come simulazione incarnata, nella relazione primaria con la madre, si struttura il corpo erogeno. Il corpo erogeno è il risultato della condivisione del piacere nella relazione.

Come sappiamo, nelle prime fasi della relazione primaria, la funzione nutritiva si appoggia alle zone erogene. Il bambino non cerca solo il latte nel tentativo di nutrirsi, bensì cerca il seno in quanto fonte di piacere e lo succhia con delizia.

Ma i destini della ricerca di nutrimento, da parte del bambino, dipenderanno dalla qualità dell’esperienza di appagamento realmente condiviso nella relazione con la madre. 

L’autrice propone, quindi, l’idea suggestiva d’invertire l’ipotesi dell’appoggio della pulsione sessuale alla funzione nutritiva, considerando che invece le varie funzioni sensoriali e somatiche, compreso il pensiero, s’appoggino alla pulsione sessuale, come funzione determinante nel segnare l’orientamento dello sviluppo psichico. Inoltre, l’autrice suggerisce di estendere il campo della pulsione dalle dinamiche intrapsichiche del soggetto alle dinamiche interpsichiche della relazione di appagamento condiviso con l’oggetto. 

Per cui, afferma che nel concetto di pulsione è insita la relazione oggettuale.

La pulsione sessuale è l’esito, nella specie umana, della rimozione primaria organica dell’istinto animale che è anogettuale. La pulsione sessuale, piuttosto, è una funzione oggettualizzante. Grazie all’appoggio del piacere, essa evolve verso la relazione d’oggetto, legando l’oggetto (linking) nella relazione. 

Bibliografia

Camassa P. Linking: biologia del piacere e corpo erogeno. In Rivista di Psicoanalisi. Aprile/Giugno 2022. Milano. Raffaello Cortina. 

Freud S. (1905) Tre saggi sulla teoria sessuale. O.S.F. 4

Freud S. (1920) Al di là del principio di piacere. O.S.F. 9

Freud S. (1924) Il problema economico del masochismo. O.S.F. 10

Freud S. (1934-1938) L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi. O.S.F. 11

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