La Ricerca

Pulsione

17/10/18
Anish Kapoor, 2000

Anish Kapoor, 2000

Lavoro postumo di Laura Contran. Un ringraziamento a Anna Migliozzi e Dario Contardi per il lavoro di ricerca materiali e revisione.

Pulsione

A cura di Laura Contran

Il concetto di Pulsione in Freud compare per la prima volta nello scritto Tre saggi sulla sessualità infantile (1905), per definire l’eccesso di stimoli intollerabili che devono trovare una via di “risoluzione” attraverso la motilità e l’azione. In Pulsioni e loro destini (1915), Freud chiarisce che la pulsione è un concetto limite tra lo psichico e il somatico. La pulsione è  rappresentata nella mente da un’idea (essenzialmente, un desiderio), e da una quota di affetto, una registrazione di piacere o dispiacere che riflette le oscillazioni sottostanti nella tensione energetica.
La pulsione sarebbe dunque il rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine all’interno e sono una misura delle operazioni che vengono richieste alla sfera psichica in forza della sua connessione con quella corporea. Il corpo, per Freud va ricordato, è sempre un corpo psichico-sessuale.
Successivamente, nel Compendio di psicanalisi (1938) Freud affermerà che la dottrina delle pulsioni è per così dire la nostra mitologia. Le pulsioni sono entità mitiche, grandiose nella loro indeterminatezza. Nel lavoro psicoanalitico, non possiamo prescinderne un solo istante e al contempo non siamo mai sicuri di coglierle chiaramente.

Freud tenterà lungo tutta la sua vita di definire esaustivamente la pulsione in chiave metapsicologica, lasciando però zone d’ombra e di ambiguità.
Oggi, la pulsione, vista come un’obsoleta adesione ad una dottrina ritenuta ormai superata, è stata messa in ombra assieme alla metapsicologia ma rimane un elemento imprescindibile insieme all’Edipo, alla prima topica Conscio Preconscio Inconscio, alla seconda l’Io, l’Es, e il Super-io.
Nella storia della psicoanalisi, infatti, abbiamo assistito ripetutamente alla tendenza a depulsionalizzare (a desessualizzare) il funzionamento psichico, attraverso teorie che hanno fatto a meno dell’apparato concettuale metapsicologico. Questa dinamica ha avuto un impatto tale da provocare un cambiamento drastico al paradigma concettuale psicoanalitico.

Ma procediamo con ordine partendo dalla distinzione tra Instinto e Pulsione.

Instinkt e Trieb

Freud (1915) usava Trieb che deriva dal verbo trieben (spingere) per sottolineare il carattere di “spinta” della pulsione laddove il termine Instinkt rimanda ad una condotta fissata e regolata dalle leggi della natura.
Una certa confusione terminologica è senz’altro dovuta alla traduzione del testo Freudiano dal tedesco all’inglese, curata da J. Strachey (1956-1974), dove è presente la traduzione instict piuttosto che drive. In questo modo la teoria delle pulsioni è diventata la teoria degli istinti: istinti di autoconservazione, sessuali, di vita, di morte. Ma l’istinto è connotato da regole rigide determinate biologicamente.
Il destino della pulsione è soggetto invece a trasformazioni che hanno a che fare con la vita psichica, con le nostre esperienze di soggetti, con la realtà che viviamo e con cui ci scontriamo o magari subiamo.

Pulsioni di autoconservazione e sessuali

Freud (1915)  propone un dualismo pulsionale distinguendo tra pulsioni di autoconservazione (dell’Io) e pulsioni sessuali ma occorre specificare che se è la psicosessualità a connotare il pulsionale, esso non ha niente a che vedere con l’istinto di conservazione che riguarda un modello di comportamento trasmesso geneticamente, connesso con la sopravvivenza, l’adattamento dell’individuo e la conservazione della specie. Con istinto di conservazione intendiamo un insieme di risposte-reazioni a livello neurofisiologico che mettono in atto comportamenti finalizzati a salvaguardare la sopravvivenza (la fame, la sete, comportamenti di attacco-fugo di fronte al pericolo). Oggetto della psicoanalisi è, invece, l’esperienza del piacere più che il soddisfacimento del bisogno ed è questa differenza tra istintualità e pulsionalità.
Freud (1916-17) non smetterà mai di precisare che il concetto di sessualità introdotto dalla psicoanalisi non coincide con quello di genitalità. Infatti la sessualità non è considerato da Freud (1905) un fatto appartenente alla natura, per il semplice fatto che l’uomo è dotato di parola. Non c’è atto umano, anche quello più istintivo, che possa fare a meno di passare da quella struttura simbolica che è il linguaggio.

Come si incontrano le due pulsioni quella conservativa e quella sessuale?
La fame, come istinto autoconservativo, un volta soddisfatto il bisogno biologico, diventa ben presto fame di oggetto entra cioè nel pulsionale attraverso l’esperienza di soddisfacimento e di piacere.
L’oggetto viene dunque cercato non più sulla scia del bisogno (fisiologico) ma sulle ali di un desiderio (psicosessuale) che si appoggia ed è in continuità con la soddisfazione del bisogno per cui l’autoconservativo, pur essendo a partenza istintuale, è preso ben presto nel funzionamento pulsionale che a sua volta lo plasma (Mangini, 2015). In Pulsioni e loro destini (1915), Freud chiarisce che l’oggetto è un elemento più variabile della pulsione ed un mezzo attraverso cui la pulsione raggiunge solo in parte la sua meta. Questo non significa sminuire il significato dell’oggetto, ma renderlo forse meno “realistico”.
Nel Compendio di psicoanalisi (1938), aggiunge, a proposito dell’oggetto, che il primo oggetto erotico del bambino è il seno della madre che lo nutre e l’amore nasce in appoggio al bisogno soddisfatto di nutrimento. All’inizio il bambino non distingue tra il seno materno e il proprio corpo; ma l’oggetto-madre andrà via via a  comprendere tutta la sua persona in quanto lo nutre e lo accudisce, suscitando in lui sensazioni corporee, ora piacevoli, ora spiacevoli. L’oggetto è un oggetto primario e, solo quando avverrà la separazione, si avrà il riconoscimento dell’altro in quanto separato da sé. Se la pulsione è una spinta essenziale per il funzionamento psichico, dunque, l’essere umano è alla ricerca dell’oggetto che colmi la propria mancanza, un modo di riparare a una ferita narcisistica originaria. 

 

Sulle pulsioni parziali

Laplanche e Pontalis (2005) affermano che con pulsioni parziali vengono designati gli elementi ultimi a cui giunge la psicoanalisi nell’analisi della sessualità.
Ciascuno di questi elementi è specificato da una fonte (per esempi: pulsione orale, pulsione anale) e una meta (per esempio pulsione di guardare, pulsione di appropriazione). Le pulsioni parziali funzionano dapprima indipendentemente e tendono a unirsi nelle diverse organizzazioni libidiche. Il termine parziale non significa soltanto che le pulsioni parziali sono specie appartenenti alla classe generale della pulsione sessuale e quindi aver assunto un senso genetico e strutturale.
I due autori ( 2005) aggiungono che all’oggetto parziale corrisponde la pulsione parziale senza che necessariamente sia assunta come oggetto d’amore una persona nel suo insieme. Si tratta principalmente di parti del corpo reali o fantasmatiche e dei loro equivalenti simbolici, Anche una persona può identitificarsi o essere identificata con un oggetto parziale.

Il termine oggetto parziale è stato introdotto ma direi meglio, è stato sviluppato dagli psicoanalisti kleiniani in quanto era già presente in Freud (1915) quando studiava l’oggetto delle pulsioni parziali e metteva in evidenza le  equivalenze e le relazioni che si stabiliscono tra i vari oggetti parziali.

 

Critiche alla teoria delle pulsioni e più in generale della metapsicologia freudiana.

Tra gli autori post-lacaniani A. Green, J. Laplanche, P. L. Assoun, vengono indicati da Conrotto (2014) come coloro che più di altri si sono interessati alla questione metapsicologica e, più in generale, allo statuto epistemologico della psicoanalisi. Il loro contributo ha portato ad un allargamento dei confini del “sistema inconscio” nonché a una rielaborazione di alcuni concetti metapsicologici di derivazione freudiana. Si tratta dunque di valutare a oggi la tenuta della metapsicologia freudiana rispetto ai cambiamenti paradigmatici del nostro tempo. Si tratta di stabilirne o meglio di riconfermarne il posto che le spetta nel complesso della teoria generale anche nei confronti di altre scienze che ne hanno sempre contestato la sua “sostenibilità” e che invece, da qualche tempo, ne riconoscono il valore come, ad esempio, le scienze neurobiologiche.

Bibliografia

Conrotto F (2014) Ripensare l’inconscio, Franco Angeli, Milano, 2014

Freud S (1905) Three Essays on the theory of Sexuality, Strachey J (1953) The Standard Edition of the Complete Psychological Works of S Freud, Volume VII (1901-1905) The Hogarth Press and the Institute of Psychoanalysis, London.

Freud S (1915) Instincts and Their Vicissitudes, Strachey J.(1957). The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, Volume XIV (1914-1916) The Hogarth Press and the Institute of Psycho-analysis, London.

Freud S (1916-17) Introductory Lectures on Psycho-Analysis, Strachey, J. (1963). The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, Volume XVI, The Hogarth Press and the Institute of Psycho-Analysis, London.

Freud S (1938) An Outline Of Psycho-Analysis, Strachey J, The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, Volume XXIII (1937-1939), The Hogarth Press and the Institute of Psychoanalysis, London.

Laplanche e Pontalis (2005) Enciclopedia della Psiconalisi, Laterza, Bari 2005

Mangini A(2015), Metamorfosi della pulsione,   AA.VV a cura di Munari F e Mangini E, Franco Angeli, Milano 2015

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