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“Emersioni dall’area autistica”. Recensione di M. Antoncecchi

25/03/19

Emersioni dall’area autistica

Consultazione partecipata e dieci casi clinici precoci, a cura di Marco Macciò e Maurizio Zani

(Ed. Magi, 2018) 

 

Recensione di Maria Antoncecchi

 

Il volume, curato da Marco Macciò e Maurizio Zani, descrive l’utilizzo e l’efficacia della “consultazione partecipata” nei casi di bambini che hanno ricevuto la diagnosi di disturbo dello spettro autistico (ADS) o di rischio di ADS. E’ noto che la consultazione partecipata è un tipo di consultazione psicoanalitica  elaborata da Dina Vallino che si rivolge a genitori e  figli in età evolutiva. E’ un intervento che richiede la presenza e la collaborazione attiva dei genitori durante la consultazione senza escludere un percorso di cura individuale. E’ stato ampiamente studiato e approfondito ed è conosciuto e seguito da molti terapeuti che lavorano con pazienti dell’età evolutiva.

 

Il libro si divide in tre parti. La prima parte contiene dieci casi clinici che ci fanno entrare nel vivo del metodo mostrandoci la sua applicazione, le difficoltà e gli esiti terapeutici dell’intervento. I casi presentati nel libro sono stati seguiti uno da Dina Vallino e gli altri da un gruppo di colleghe che  hanno lavorato con questo metodo con bambini la cui età varia dai dieci mesi ai quattro anni. La seconda parte comprende uno scritto nel quale Dina Vallino descrive e riflette sul metodo della consultazione partecipata, un contributo sui “documenti affettivi”. Una terza parte, scritta dai curatori, ripercorre l’interesse di Dina Vallino per la cura dell’area autistica e si occupa di alcuni suoi testi non facilmente reperibili.

 

Il primo caso clinico trattato con questo metodo, che troviamo descritto nel libro, fu presentato pubblicamente da Dina Vallino nel 1984 a una conferenza per specializzandi in neuropsichiatria infantile. Si tratta di un caso di un bambino di un anno e sette mesi che presentava “reazioni autistiche”, così come era stato diagnosticato dal servizio di neuropsichiatria di Milano. Il libro vuole evidenziare, come già si intuisce dal titolo Emersioni dall’area autistica, i risultati ottenuti con questo metodo e come, attraverso un paziente e accurato lavoro terapeutico, si possa arrivare alla riduzione e/o alla remissione dei sintomi in un arco di tempo relativamente breve. In un articolo del libro Dina Vallino sottolinea le potenzialità anche preventive del metodo: “la consultazione partecipata è un intervento preventivo idoneo a diverse età. Si affronta il disagio del bambino prima che la ‘sequela patologica’ di sintomi si sia consolidata” (Vallino, 2013).

 

Un altro aspetto innovativo del metodo è la possibilità da parte del terapeuta di cogliere e rendere consapevoli tutti quei fraintendimenti e identificazioni patologiche che ostacolano la comunicazione tra i genitori e il bambino per poter “riaccendere il legame mentale e affettivo tra loro. Le difficoltà da superare sono diverse a seconda dei casi trattati, tuttavia è cruciale per l’analista raggiungere, attraverso le sue risposte, l’emotività del bambino per poter entrare in contatto con le sue potenzialità comunicative oscurate dalle difese autistiche.

I casi dei bambini presentati, infatti, mostrano chiari segni di chiusura in se stessi, di isolamento, assenza di richieste relazionali, scarso linguaggio, azioni stereotipate, esplosioni di rabbia che rendono il lavoro del terapeuta particolarmente arduo nel tentativo di intercettare un segnale da cui partire per poter attivare un canale comunicativo.

Questo tipo di setting richiede la partecipazione attiva dei genitori e la loro disponibilità a “mettersi in gioco” dando loro anche la possibilità di osservare e osservarsi aprendosi, con l’aiuto del terapeuta, ad una nuova capacità di comprensione.

A questo proposito vorrei precisare che per Dina Vallino la definizione di “area autistica” si riferisce non necessariamente a persone cui è stata fatta una diagnosi di autismo, ma ad “… un’area in cui non riesce ad avvenire un’esperienza emotiva condivisa da entrambi”. (pag. 219)

E’ interessante la richiesta da parte del terapeuta di “documenti affettivi”  come foto, oggetti, filmini, documenti, disegni. Una testimonianza del clima emotivo familiare ma anche un mezzo attraverso il quale si può costruire la storia del bambino a partire da ricordi, emozioni e “stati mentali indefiniti non dichiarati, non esplicitati ma presenti.

 

Bibliografia:

Barale F., Entrando nell’autismo, Rivista di Psicoanalisi, 2016-3.

Borgogno F., “Spoilt children”. L’intrusione e l’estrazione parentale come fattore di distruttività. In Borgogno F. “Psicoanalisi come percorso”. Torino, Bollati Boringhieri, 1999.

Borgogno F., Vallino D., “Spoilt children”: un dialogo fra psicoanalisti. In Borgogno F. “La signorina che faceva hara-kiri e altri saggi”, Torino, Bollati Boringhieri, 2011.

Maggioni G. Una storia raccontata.Fare psicoanalisi con Dina Vallino, Milano, Mimesis, 2017

Tustin F., Barriere autistiche nei pazienti nevrotici. Roma, Edizioni Borla, 2012.

Vallino D., La consultazione con il bambino e i suoi genitori, Rivista di Psicoanalisi,2002-2.

Vallino D.,  Fare psicoanalisi con genitori e bambini, Roma, Borla, 2009.

Vallino D., “Incontrare l’inconscio di bambini e genitori con il gioco e con l’osservazione. Proposte della consultazione partecipata prolungata”. Intervento al convegno “Psicoanalisti e genitori: come lavorare insieme”, CMP Cesare Musatti, 13 aprile 2013, Milano.

 

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