La Ricerca

Evitare le emozioni, vivere le emozioni – Recensione C. Muschio

12/01/09

 

Antonino Ferro (2007)

Milano, Raffaello Cortina editore, Pagine 230, Euro 21,00.

Qualcuno mi ha detto che comparivo nella bibliografia di questo libro e mi è venuta la curiosità di leggerlo. L’ho trovato, cosa insolita per un saggio, avvincente da leggere e chiaro anche per me che non sono psicoanalista. Oltre all’articolazione del discorso, ad avvincermi è stato il “rovescio” del suo tessuto: i riferimenti a romanzi, film, non solo, anche a personaggi televisivi, eventi di cronaca, insomma, le narrazioni condivise della nostra epoca, alcune delle quali descrivono realtà così profonde da avere la statura del mito: il vampiro, Heidi, il protagonista del Silenzio degli Innocenti. Ferro attinge dalle immagini forti del nostro tempo metafore utili a dialogare con il paziente e con il lettore. Prendendosi questa libertà, fa evolvere e respirare il pensiero psicoanalitico, lo spinge all’aperto, sul tetto-terrazza dell’edificio delle sue teorie, per guardarsi attorno, o nella cantina della cantina, per andare ancora più a fondo.

Tutto il libro è percorso da metafore legate alla cucina e alla filatura-tessitura. Io che pratico ambedue questi campi le ho apprezzate molto. Anzi, andrò ancora più a monte dell’abito e del tessuto. Per usare il vello di una pecora, o qualsiasi altra fibra tessile, bisogna per prima cosa filarla. Il fuso (il campo) gira, le dita (l’analista) raccolgono dalla conocchia le piccole fibre (le proto-emozioni) e ne fanno un filo che poi si può usare in infiniti modi. Non si diventa abili nella filatura se non dopo anni e anni di esercizio.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"Alle origini femminili della sessualità" di J. André. Recensione di S. Lombardi

Leggi tutto

"Le figure del Perturbante" di C. Rosso, L. Bruno, O. Sartorelli. Recensione di S. Pesce

Leggi tutto