La Ricerca

Delirio

7/09/15
Salvador Dalí, La persistenza della memoria - 1931

Salvador Dalí, La persistenza della memoria – 1931

A cura di Franco De Masi

L’esperienza delirante 

L’esperienza delirante può comparire in diverse sofferenze mentali anche di natura organica ma in questa nota parlerò unicamente del delirio psicotico. Solo nella psicosi il delirio assume un carattere strutturato e progressivo e, una volta formato, è molto difficile da trasformare. Al pari delle allucinazioni è un evento sensoriale reale e non un sogno o una fantasia.
L’esperienza delirante non riguarda la coscienza ma la consapevolezza. Il paziente è cosciente della sua vicenda delirante ma non è consapevole della sua natura. Il delirio si produce in uno stato alterato della mente quando l’immaginazione viene trasformata in percezione sensoriale. Non è un prodotto dell’inconscio come il sogno che normalmente usa simboli o narrazioni emotive per produrre la trama onirica. L’esperienza delirante si avvale, invece, della capacità della mente psicotica di rendere sensoriale un pensiero immaginativo. In questo stato mentale la psiche non viene usata come un mezzo capace di comprendere la realtà ma come uno strumento che produce sensazioni e percezioni, cioè come un organo sensoriale. La capacità di costruire un mondo immaginativo sensoriale, creato nel ritiro, sfugge al controllo del paziente ed egli non è più in grado di distinguere la realtà neocreata da quella che esiste fuori di lui.
Nello stato delirante il paziente non pensa, ma “vede” o “sente” come se stesse sognando da sveglio. Il delirio, tuttavia, non ha alcuna parentela con il sogno. Quando sogniamo consideriamo reale la vicenda sognata, ma al momento del risveglio capiamo che il sogno corrisponde a una narrazione emotiva diversa da quanto percepiamo nella realtà. Per questo motivo il sogno è un’esperienza simbolica perché rimanda a un significato emotivo inconscio, un desiderio, un conflitto o un’angoscia del sognatore. Dall’esperienza delirante, invece, non c’è risveglio né presa di distanza perché il delirio è una percezione concreta e non una narrazione simbolica. Anche quando la parte sana guadagna gradualmente prevalenza, l’esperienza delirante rimane “un fatto reale” a differenza di un sogno che viene dimenticato quando se ne è compreso il significato.

Un problema analogo a quello posto dal delirio riguarda le allucinazioni che nella psicosi si accompagnano al delirio e che interessano particolarmente la sfera auditiva. Analogamente a quanto accade nell’esperienza delirante il paziente conferisce un carattere di realtà a un fatto che, al di fuori di ogni possibilità, nasce dalla sua mente. La capacità di creare un mondo sensoriale svincolato dalla realtà rappresentato dallo stato allucinatorio e delirante deriva dallo stato dissociato che si crea nel ritiro psichico. Questo stato mentale compare già nella prima infanzia in bambini isolati che si ritirano in un loro mondo di fantasie dissociate dalla realtà relazionale. Spesso non è facile per i genitori distinguere il mondo del ritiro in cui questi bambini vivono dal normale mondo della fantasia infantile.
La psicosi che si sviluppa come un graduale processo di regressione in cui la persona si ritira in uno spazio completamente isolato può essere considerata come la continuità e la prosecuzione del ritiro infantile. Lo stato delirante testimonia lo sviluppo estremo di un ritiro in cui la realtà interna neocreata viene proiettata all’esterno con la perdita completa di separatezza tra interno ed esterno. La confusione non è solo tra mondo interno e mondo esterno ma soprattutto tra mondo sensoriale e mondo psichico. Nella esperienza delirante il mondo sensoriale creato attraverso un distorto uso dei canali percettivi prende il posto del mondo psichico. La realtà dell’esperienza delirante-allucinatoria è tale perché il paziente usa “gli occhi e le orecchie” della mente. La mente, in altre parole, costruisce l’immagine internamente e poi la “vede” proiettata esternamente.
Di solito l’esperienza delirante ha all’inizio un carattere positivo e seducente, in forma di voci carezzevoli ed affascinanti, ma si trasforma poi in voci accusatorie, sprezzanti o terrorizzanti. Gradualmente lo stato di grandiosità si muta in una condizione di persecuzione. E’ il primitivo carattere piacevole e gratificante del mondo della fantasia delirante che attrae il paziente che sarà poi confinato in una prigione da cui non sarà possibile uscire perché ha perduto il controllo della mente e l’uso del pensiero.

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