La Ricerca

Padre/immagine paterna

28/06/16
“Figliol prodigo”, Giorgio De Chirico, 1922

“Figliol prodigo”, Giorgio De Chirico, 1922

A cura di Stefano Lussana

In termini analitici, è possibile attribuire al concetto di padre un duplice significato: come “oggetto esterno” appartenente alla vita familiare e come “oggetto interno”  facente parte dell’esperienza psichica individuale ( “avere” un padre); dall’altra possiamo intendere il padre (“essere” un padre), come figura maschile rappresentante un  “soggetto”, che genera e cresce dei figli, sostenendo un “ruolo” ed esprimendo una “funzione” per aiutare la prole nella formazione di un’identità personale specifica e nella costruzione di una matrice relazionale condivisa da svilupparsi progressivamente nel corso dell’esistenza. Naturalmente un discorso del tutto simile riguarda la madre. In questo modo si pongono delle differenze generazionali tra genitori e figli e quelle sessuali tra genitore di un sesso e figlio dell’altro. La distinzione di genere, padre di sesso maschile e madre di sesso femminile, non è più certa come una volta, dato che in assenza di uno o entrambi può succedere che chi ne fa le veci, siano il padre o la madre restante o siano una coppia omosessuale adottiva o infine sia una persona appartenente ad un sesso diverso dal genitore che lascia il posto, come nel caso delle coppie omosessuali maschili e femminili.

Il padre è di solito considerato come una persona che è presente all’interno di una relazione di tipo fondamentalmente triangolare, in una posizione di terzietà rispetto alla diade madre bambino. A questa realtà corrisponde un vissuto intrapsichico profondo nel padre e nei figli bene rappresentato dalla costellazione classica del complesso d’Edipo propriamente detto in cui si svolge una dinamica di natura conflittuale a base violenta, improntata sulla rivalità e, in casi estremi, sull’uccisione dell’altro per quanto riguarda il padre e il figlio di sesso maschile e sulla seduzione e, in casi limiti, sullo stupro per quanto riguarda il padre e la figlia di sesso femminile. Il complesso di Edipo si può anche configurare da una parte come complesso di castrazione, che designa la funzione normativa trasmessa dalla legge simbolica del padre, riguardante l’interdizione dell’incesto e la proibizione del parricidio e dall’altra come complesso paterno, che definisce la relazione d’ambivalenza, di odio e amore e di rivalità e alleanza tra i figli e la figura paterna. In quest’ultima area l’Edipo può trasformare un senso di responsabilità del padre verso il figlio in un processo di identificazione del figlio verso il padre. Sussiste una tenace difficoltà a valorizzare la figura del padre come una persona che influenza la relazione diadica madre lattante, una dinamica a carattere specificatamente preedipica, il cui compito sarebbe quello non tanto di interessarsi del figlio in modo diretto, ma quanto di proteggere la madre occupata ad allattare il suo bambino, sgravandola di tutte le altre mansioni della vita quotidiana, in cui offrirle un contenimento per elaborare le intense angosce manifestatesi con la maternità. Un padre, così come una madre, debbono muoversi all’interno di delicati equilibri familiari, tenendo conto di un doppio ruolo e funzione nel gruppo, quello di integrare la genitorialità, la necessaria attenzione ad un investimento affettivo per i figli in crescita, con la coniugalità, la capacità di tenere vivo e di alimentare il rapporto di coppia.

Comunemente si fa riferimento al ruolo e alla funzione di una coppia genitoriale, e quest’ultimo prende corpo sotto forma di una sorta di codice genitoriale modificabile, simile a quello genetico, cioè il dna della vita, che bisogna integrare e adattare all’ambiente circostante. I codici paterno e materno sono, secondo Fornari, un insieme di norme che plasmano le relazioni affettive genitori figli. Il codice paterno è quello che guida, che protegge, mette regole, segna  limiti, propone rigore e provoca frustrazioni. Il codice materno accoglie, alimenta, cura, elabora, fornisce comprensione, esprime amore. Ovviamente la realtà è molto più complessa e ci dice che ruoli e funzioni possono essere anche intercambiabili, saltuariamente o stabilmente. Più in dettaglio il ruolo del padre è molto importante come figura centrale ai fini di una buona identificazione maschile da parte del figlio. In questo contesto sono interessate le strutture psichiche paterna e filiale formatesi nel Super Io, a sua volta costituito dall’Ideale dell’Io e dall’Io ideale. In altre parole il ruolo paterno riguarda la struttura, cioè l’identità psichica paterna che deve servire da specchio all’identità psichica del figlio maschio. Allo stesso tempo la funzione del padre è particolarmente rilevante in quanto punto di riferimento nella vita del figlio, avendo lo scopo di modulare i rapporti significativi con l’altro nel quale opera un bagaglio di esperienze che permette la ricerca accurata di una sintonizzazione affettiva. In tale ambito si attua un processo psichico paterno e filiale sul piano delle manifestazioni interattive e trasformative delle relazioni intime,  che si propaga ad un campo allargato familiare sociale, comprendendo anche quello culturale ed etico. In altre parole la funzione paterna riguarda il processo, cioè la relazione tra le due menti di padre e di figlio nel corso della vita, da quella tra un adulto e un bambino, a quella tra due adulti.  La figura paterna in sostanza cammina su due gambe, il ruolo paterno e la funzione paterna. Tutte e due esprimono intensamente il loro dinamismo dialogando dialetticamente con madre e figlio in diverse condizioni psicologiche e sociali. Un ulteriore considerazione da fare è quella che l’elaborazione mentale della figura paterna dal bambino all’adulto segue il percorso che porta dalla comparsa dell’angoscia del fantasma paterno alla formazione rassicurante del suo simbolo. Quindi infine in  termini bioniani, secondo alcuni autorevoli analisti, il ruolo paterno e la funzione paterna sono assimilabili alle oscillazioni costanti tra capacità negativa, la perseverazione nella ricerca e l’istillazione del dubbio, e il fatto scelto, ovvero la capacità di riconoscere e di prendere decisioni.

La figura paterna, pur vivendo un’evidente crisi del suo status, si contraddistingue per una posizione complessa di natura ambigua che oscilla tra condizione concreta e astrazione simbolica, dimensione intrapsichica e fenomeno intersoggettivo, sistema familiare e mondo sociale, e può esprimersi secondo diversi modo di intenderla (si tratta di tipologie paterne parziali e incomplete). Si va dal Padre biologico, colui che genera il figlio al Padre sociale, colui che riconosce il figlio davanti alla legge assumendosene la responsabilità, come ad esempio un padre adottivo; dal Padre rigoroso e severo, colui che proscrive quello che non si deve fare nella vita, interiorizzato nel figlio dal Super Io al Padre ideale e idealizzato, colui che prescrive quello che si dovrebbe essere, interiorizzato nel figlio dall’ideale dell’Io; dal Padre castratore, colui che ha sia una valenza negativa quando mette in pericolo l’incolumità psicofisica e la vita dei figli e sia una valenza positiva quando li sottrae dall’incesto, riducendo il predominio della figura materna e preparando il terreno per l’altro e la legge; al Padre affettuoso: colui che ama il figlio, un padre materno, che può prendersi cura teneramente di lui con le modalità che abbiamo detto; al Padre amante: compagno sessuale e affettivo della madre, necessario per un’equilibrata circolazione degli investimenti emotivi in famiglia; al Padre seduttore, colui che alimenta il desiderio, stimola la progettualità lavorativa e affettiva, spinge ad essere ambiziosi nella vita; e infine al Padre spirituale, il quale fornisce gli strumenti che permettono al figlio di passare dal fantasma al simbolo, in altri termini da una forma di pensiero basata sulle emozioni ad una configurazione dell’intelletto fondato sul ragionamento critico e astratto.

Come si configura nella mente del lattante e del bambino la figura del padre, attraverso quali sensazioni, visioni, fantasie e pensieri? Il modello kleiniano sembra offrire del materiale appropriato a questo riguardo. In estrema sinesi il lattante nella posizione schizoparanoide alterna la presenza gratificante e l’assenza frustrante del seno della madre come oggetto a volte buono o a volte cattivo. In realtà quest’ultima viene sperimentata come una coppia genitoriale, chiamata figura parentale combinata, caratterizzata dalla persecutorietà, al tempo stesso odiata e temuta. Tale configurazione paterno-materna può essere descritta come un oggetto parziale cioè un pene che occupa il seno della madre o l’interno della madre. A questo punto l’esperienza del padre viene riferita ad un oggetto interno per opera della fantasia inconscia del bambino. All’epoca dello svezzamento nella posizione depressiva il bambino potrà riconoscere la madre e il padre come un oggetto totale, separati e autonomi, contemporaneamente un oggetto buono e cattivo. In ultima analisi il padre rappresenta per il bambino la possibilità di esplorare nuovi oggetti nella vita. Come nel racconto biblico la donna viene creata dalla costola dell’uomo, così per il bambino, nella concettualizzazione kleiniana, il pene del padre viene creato dal corpo della madre, figura centrale nell’universo psichico dello sviluppo infantile.

Nella teorizzazione freudiana il padre e quindi di conseguenza il rapporto padre figlio sono stati visti all’interno della dinamica edipica, del complesso d’Edipo, dalla sua insorgenza al suo tramonto, passando attraverso una conflittualità (che può includere fantasie omicide). Questo è sicuramente un modello fondamentale di riferimento, che deve essere integrato da altri contributi. Occorre una visione mitologica non solo tragica, ma basata su altri fattori, diciamo così più pacifici. Contemporaneamente a Freud in campo letterario James Joyce nel suo celebre romanzo Ulisse racconta le avventure quotidiane di un uomo medio contemporaneo che assurge in modo ironico e in maniera elegante ad antieroe e ad antimito dei nostri tempi e si occupa della tematica relativa alle relazioni tra le generazioni in senso bidirezionale, in altre parole possiamo osservare la ricerca del padre da parte del figlio e la ricerca del figlio da parte del padre. In tempi recenti alcuni analisti, in particolare Recalcati, hanno ipotizzato anche la presenza di un complesso di Telemaco che sembra aprire la via al ritorno della speranza di una guida paterna e alla ripresa del desiderio di un mondo che offra un futuro possibile per i figli, tutto questo rappresentato dalle gesta dell’eroe omerico che, dopo un viaggio lungo e avventuroso, fa rientro a casa, coronando le aspettative del figlio in attesa di un padre amichevole. Ritornando a Ulisse di Joyce, il figlio Stephan Dedalus, a proposito del padre Leopold Bloom, o ancora più precisamente di un padre per tutti i figli, afferma dall’interno delle proprie viscere: “un padre è un male necessario”. La nostra vita non può prescindere da un padre o da chi ne fa le veci. Dramma catastrofico è la completa assenza di un padre. Senza idealizzare e senza svalutare il suo ruolo e la sua funzione dobbiamo convivere con l’idea di un padre che costituisca un male minore con il suo ridimensionamento, con le sue mancanze, con le sue debolezze e con le sue rigidità. Questo discorso va integrato su un piano profondamente emotivo, in caso di lutto paterno, relativo alla nostalgia della perdita del padre esterno, accompagnato dall’incoraggiamento ad utilizzare il padre interno. Ciò può alimentare e proteggere la ricerca autentica del bisogno e del desiderio della figura paterna nelle sua potenzialità e nella sua interezza, nelle sue trasformazioni e nei suoi cambiamenti, che culminano nel riconoscimento dell’alterità tra l’identità del padre e l’identità del figlio. Un padre come male necessario o male minore potrebbe intendersi non per forza un padre cattivo, ma, in senso winnicottiano, mutuandolo dalla madre, un padre sufficientemente buono, che, incontrando la concettualizzazione kleiniana, possa alternare sentimenti ostili e affetti amorevoli.

Bibliografia

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Bion W. (1970).  Attenzione e interpretazione. Armando, Roma.

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Klein M. (1958) Scritti 1921-1958. Torino Boringhieri.

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Recalcati M. (2013). Il complesso di Telemaco. Milano, Feltrinelli.

Winnicott D. (1971). Gioco e realtà. Armando, Roma.

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