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Personalità “come se”

7/05/15
Magritte-Decalcomanía

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A cura di Luisa Masina

Il concetto di personalità “come se” fu coniato dalla psicoanalista Helene Deutsch, nata nel 1884 in Galizia. Ella fu analizzata da Freud e divenne poi membro della Società Psicoanalitica di Vienna. Nel 1933 si trasferì in America. Morì a Cambridge nel 1982.

Presentò il concetto di “personalità come se” per la prima volta davanti alla Società Psicoanalitica di Vienna nel 1934 e le sue teorizzazioni in proposito vennero poi pubblicate nel 1942, in uno scritto dal titolo “Forme di disturbi emotivi e loro rapporti con la schizofrenia”.
Helene Deutsch raggiunse la notorietà grazie ai suoi scritti sulla psicologia femminile (The psychology of women, 1945), ma la “personalità come se”, costituisce il suo contributo clinico-teorico più noto.
Questo concetto assunse, infatti, un ruolo di rilievo nel pensiero psicoanalitico e fu seguito da numerose pubblicazioni sull’argomento; nel 1965 gli fu dedicato un panel speciale al Congresso dell’Associazione Psicoanalitica Americana.
La Deutsch, secondo Paul Roazen (1983) interessandosi alle “personalità come se”, “ cercava di descrivere un’affettività contraffatta che non era né nevrotica né psicotica. Solo successivamente fu introdotto in letteratura il concetto di personalità borderline.
L’Autrice era partita dalla descrizione di una patologia rara per giungere a descrivere un fenomeno diffuso in generale fra le persone: infatti, per quanto lo ritenesse di riscontro eccezionale e di difficile diagnosi, al tempo stesso era convinta che fossero frequenti e universali, transitorie esperienze “come se”.
Questa osservazione appare particolarmente significativa e attuale, in quanto orientata a sfumare i confini dogmatici fra patologia e “normalità” e tendente alla comprensione di stati mentali transitori esperenzialmente vicini a condizioni psicopatologiche, ma non esclusivamente identificabili con esse.
Secondo la Deutsch, le personalità “come se” sono caratterizzate dalla loro capacità di suscitare nell’osservatore “l’impressione inevitabile che l’intero loro modo di essere di fronte alla vita abbia qualcosa che manca di genuinità, e tuttavia, esso sia “come se fosse normale”. I pazienti in questione danno un’impressione di “completa normalità”, che si accompagna alla sensazione che “manchi” qualcosa, in particolare vero calore e veri sentimenti, anche se apparentemente essi coltivano rapporti affettivi e di amicizia ricchi e variegati.
L’Autrice indica con la definizione di “personalità come se” disturbi affini alla depersonalizzazione, ma da questa distinguibili in quanto non percepiti dai pazienti, descritti come “inconsapevoli della loro assenza di risposte e di legami affettivi normali”. Il disturbo viene avvertito, invece, da chi li circonda o emerge in corso di trattamento analitico; può avere un andamento transitorio o fluttuante, oppure può manifestarsi in modo stabile e costante.
In altri termini, si può dire che nei casi di depersonalizzazione, il disturbo viene vissuto come “intrapersonale” (“Sono cambiato, non riesco più a provare nulla. Tutto mi sembra irreale”) o viene proiettato sul mondo esterno che appare strano, sfumato, irreale; al contrario nel caso delle personalità “come se”, è chi si trova a relazionarsi con esse che (come Helene Deutsch scriveva) “prima o poi esclama: “Qui c’è qualcosa che non va”.
Si tratta di persone con comportamento che non si discosta dalla norma, con capacità mentali integre, sovente intellettualmente dotate e con un’espressività emotiva che “sembra” adeguata. Helene Deutsch utilizza nel suo articolo l’aggettivo “impalpabile” per descrivere il quid che caratterizza queste personalità e che viene colto anche dall’osservatore profano che con esse si trova ad interagire. Così come nell’estrinsecazione della creatività compiono un lavoro dignitoso di copia di un prototipo, senza spunti originali, anche nelle relazioni affettive queste personalità esprimono le emozioni in modo “ puramente formale” e ogni esperienza interna è loro “completamente preclusa”.
Questi individui si caratterizzano anche per una disposizione passiva verso l’ambiente ed una capacità di modellarsi alle aspettative nei loro confronti, tanto da risultare immediatamente gratificanti per il partner, ma ben presto deludenti, a causa “dell’atmosfera emozionale vuota e convenzionale” che inevitabilmente instaurano.
Le personalità “come se” hanno reazioni con caratteristiche di inautenticità agli abbandoni, oppure non presentano reazioni affettive e solitamente sostituiscono piuttosto rapidamente il loro oggetto d’amore.
Lo stesso tipo di funzionamento si può osservare anche nell’ambito degli ideali e delle convinzioni (politiche, etiche, religiose, ecc…), che vengono facilmente e rapidamente rimpiazzate da altre, a seconda di occasionali identificazioni con persone diverse. Pertanto, è anche possibile che personalità “come se”vengano attratte da atti criminosi.
Queste personalità, infatti, sono esposte ad una facile suggestionabilità (differente da quella presente nell’isteria), che in loro risulta dalla passività e dalla “tendenza automatica all’identificazione”.
Altro tratto distintivo delle personalità “come se” è il mascheramento dell’aggressività ad opera della passività, che conferisce loro “un’aria di artificiosa bontà”, di natura quanto mai instabile.
Per quanto riguarda la diagnosi differenziale, il problema si pone, come già descritto, con gli stati di depersonalizzazione, ed inoltre con i soggetti repressi, la cui freddezza è il risultato di una rimozione, mentre nelle personalità “come se”vi è una vera e propria carenza di investimento oggettuale.
Nell’isteria, le identificazioni con gli oggetti sono accompagnate da intenso investimento libidico, a differenza di quanto avviene nelle personalità “come se”. Negli isterici la rimozione dell’affetto comporta la liberazione dell’ansia e permette di uscire dal conflitto, mentre nelle personalità “come se” è presente una carenza precoce dello sviluppo dell’affetto, che riduce la conflittualità interna e implica un impoverimento globale della personalità.
Nei soggetti narcisistici, poi, il blocco dell’affettività è conseguenza della rimozione dei sentimenti, mentre nelle personalità “come se”vi è un tentativo di simulazione dell’esperienza affettiva, che non è stata rimossa, ma che è, invece, carente.
L’Autrice individua un’analogia fra situazioni “come se” e certi stati che si verificano durante la pubertà, che ella definisce “schizoidi”, suscettibili di evoluzioni patologiche o di remissione ad una situazione di “normalità”.
Infine Helene Deutsch prende in considerazione le correlazioni fra questo tipo di pazienti e gli psicotici, ai quali sono accomunati dal narcisismo e dalla povertà di rapporti oggettuali e dai quali si distinguono, a suo parere “fondamentalmente perché il giudizio di realtà appare conservato”. Ella aggiunge di aver osservato come la schizofrenia attraversi una fase “come se” prima di esprimersi in senso delirante, tanto che definisce queste personalità come “condizioni pre-psicotiche”. Tuttavia, pur riconoscendo lo stretto legame fra le personalità “come se” e la schizofrenia, conclude che non le è chiaro se i disturbi emotivi da lei descritti “implichino una disposizione alla schizofrenia o siano essi stessi sintomi rudimentali di schizofrenia”.
A proposito della genesi di questo tipo di personalità, la Deutsch sostiene che il bambino, per essere in grado di sviluppare una normale vita emotiva, debba realmente sperimentare il calore del corpo materno e la corrente libidica dei genitori che fluisce nella costellazione edipica, cosa che ritiene essere mancata in questi pazienti, che, quindi, non sarebbero in grado di sviluppare un normale complesso edipico (Roazen, 1983.)
A questo proposito l’Autrice riporta un caso clinico estremo, ma assai chiarificatore, in cui i genitori non avevano offerto alla paziente nulla più che la loro presenza, senza mettersi in alcun modo in gioco nella relazione con lei.
La costituzione del Super Io, quindi, nelle personalità “come se” è carente a causa dell’inconsistenza della costellazione edipica; del pari sono vacillanti e instabili le identificazioni, che avvengono con oggetti esterni, anziché con quelli interni, come esito del superamento del complesso edipico.
La debole struttura superegoica, la tendenza alla passività e l’identificazione prevalente con oggetti esterni rendono ragione di quella caratteristica delle personalità “come se” che Helene Deutsch suggestivamente definisce “d’ombra”.

Bibliografia

Deutsch Helene Psicologia della donna (Psychologie der Frau, 1948-54), prefazione di Emilio Servadio, trad. di Isabella Daninos-Lorenzini, 2 voll. (I. L’adolescenza, II. La donna adulta e madre), Boringhieri, Torino 1957.

Deutsch Helene Psicoanalisi delle nevrosi (Neuroses and Character Types, 1965), trad. di Aldo Durante, Newton Compton, Roma 1978.

Fenichel O. Trattato di psicoanalisi delle Nevrosi e delle Psicosi, Astrolabio, Roma.

Heller-Roazen D. (2007) Il tatto interno. Archeologia di una sensazione, Quodlibet, 2013.

Il sentimento assente, trad. di Fabiano Bassi (con scritti di Helene Deutsch, Paul Roazen e Gregory Zilboorg), Bollati Boringhieri, Torino 1992.

Rycroft C. Dizionario critico di psicoanalisi, Astrolabio, Roma, 1970.
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