Cultura e Società

Oltre il cielo, oltre la terra

16/11/08

 
La lettura del libro è anche davvero un buon modo per conoscere, magari non potendolo visitare di persona, questo piccolo regno himalayano e la lettura del libro è piacevole e interessante in sé. Ma l’aspetto per cui ne consiglio la lettura a un pubblico di analisti è l’insieme di considerazioni che l’autrice fa sui piccoli e lenti cambiamenti che registra in se stessa, molto ben descritti, e che a me ha fatto pensare a quel che succede anche a una persona in analisi, la cui visione delle cose va, poco a poco, modificandosi. Una sua riflessione poi mi sembra abbia molto a che fare con un problema che abbiamo quando cerchiamo di costruire una situazione, insieme al paziente, che gli renda davvero utilizzabile l’esperienza che sta facendo con noi: “….scrivo della differenza che passa fra arrivo e accesso.
 
L’arrivo è un fatto concreto e accade tutto insieme. Il treno entra in stazione, l’aereo tocca terra, esci dal taxi con tutti i bagagli. Puoi arrivare in un posto senza entrarci mai veramente: ci sei, ti guardi intorno, scatti un po’ di foto, prendi qualche appunto, spedisci cartoline a casa. Quando viaggi così, pensi di sapere dove ti trovi, ma in realtà non hai mai lasciato casa tua. Accedere richiede più tempo. Vai avanti lentamente, a pezzi e bocconi. Cominci a disperare: arriverò mai dall’altra parte? È come un lento risveglio, che dura settimane. E poi una mattina apri gli occhi e finalmente ci sei, sei davvero e incontestabilmente qui. E solo allora cominci a renderti conto di dove sei”. Interessante è anche che il Bhutan, inizialmente idealizzato, lasci alla fine il posto a un Bhutan con luci e ombre, più reale, proprio come “dovrebbe” accadere alla fine di un’analisi ben riuscita.

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"Demon Copperhead" di B. Kingsolver. Recensione di D. Federici

Leggi tutto

"Blues a Teheran" di G. Homayounpour in dialogo con "La casa del Mago" di E. Trevi. A cura di D. Scotto di Fasano

Leggi tutto