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“Il Sé dinamico in Psicoanalisi” CdPR 22/6/2023 Report di C. Pirrongelli

7/07/23
CdPR - Georg Northoff - Rosa Spagnolo. Il sé dinamico in psicoanalisi Zoom 22/06/2023

Report serata scientifica del CdPR “Il Sé dinamico in Psicoanalisi”

                                             A cura di C.Pirrongelli

Parole chiave: Il Sè Dinamico, Self-continuity, memoria non cognitiva, relazione Sè- altro/mondo

Alessandra Balloni, segretario scientifico del Centro di Psicoanalisi Romano, ha dato il benvenuto ai due relatori della serata: Rosa Spagnolo, neuropsichiatra infantile, psicoanalista, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica italiana, Membro IPA e NPSA e Georg Northoff, medico, psichiatra, neuroscienziato e filosofo tedesco, titolare della cattedra di Mente, cervello e neuroetica all’Università di Ottawa. È considerato un importante rappresentante della neurofilosofia.

Entrambi i relatori sono autori de “Il Sé Dinamico in Psicoanalisi” testo tra neuroscienze, psicoanalisi e filosofia della mente. 

Spagnolo introduce gli argomenti teorici in comune con Northoff, in primis la visione relazionale di corpo, cervello e mente con il mondo esterno. Il Sé, a partire da uno stato di base “embodied e grounded”, procederebbe verso strutture più complesse fino a generare “pensieri, sogni, illusioni” e costruire il linguaggio metaforico.

Altro punto che li accomuna è il tema della soggettività e del ritrovato interesse delle neuroscienze per la “prospettiva in prima persona” (della quale la psicoanalisi è il più autorevole rappresentante).  Riguardo alla teoria spazio-temporale, fulcro del lavoro di Northoff che sostiene che la coscienza e la mente siano intrecciate con il cervello e il mondo esterno attraverso una dinamica spazio-temporale, anche Spagnolo introduce il tema del tempo. Cita autori come Edelman (1989), Stern (1985) e Tronick (2007) che hanno descritto il Sé da una prospettiva temporale ritenendo tale principio come fondamentale perché ne venga percepita la continuità, l’unitarietà e la coerenza. Nessuno dei due relatori può ancora rispondere al mistero di come, da un humus biologico, si sviluppi il pensiero e soprattutto esperienze con un significato soggettivo. Ma il tempo (e lo spazio), secondo Northoff e Spagnolo, danno forma al nostro essere nel mondo, alla nostra soggettività e a quel che avviene nelle dimensioni alterate o patologiche.Cos’è il Sé che allo stesso tempo mantiene e trasforma sé stesso e ci dà continuità?” si domanda Spagnolo,come una delle tante domande che la psicoanalisi e le neuroscienze stanno affrontando.

Un punto importante introdotto da Spagnolo, riguarda il concetto di “nestedness”, cioè di annidamento e di coesistenza per tutta la vita delle varie funzioni del Sé, a partire dalla sua origine somatica, pre-riflessiva e non narrativa: il “sé minimo”  (Zahavi, 2005: Hohwy, 2007) passando attraverso l’integrazione multisensoriale (Tsakiris, 2010) e la percezione della ownership e della self agency (Gallagher, 2000), fino al Sé narrativo, il  più studiato in ambito filosofico (Dennet, 1987; ­­­Goldie 2012 e Velleman 2007). Tutte le caratteristiche del Sé, “devono essere intese non solo in termini di evoluzione o sviluppo (passaggio da forme primitive a forme più evolute e competenti del Sé), ma come coesistenti durante tutta l’esistenza umana”.

La continuità del Sé (Northoff, 2017; Spagnolo & Northoff, 2022) è il nucleo dello sviluppo e del mantenimento dell’identità e riguarda, secondo Northoff, un particolare tipo di memoria, quella spazio temporale, che non ha contenuti specifici ma poggia sull’attività delle CMS (Cortical Midline Structures) le strutture della linea mediana il cui ritmo di attivazione neuronale spontanea accompagna tutte le funzioni cognitivo-emotive e le attività, come  la percezione, la memoria, l’emozione e l’azione, e ne forniscono la base. Non è una memoria cognitiva né vi sono contenuti evocabili da qualche zona del cervello. Le Cortical Midline Structures, costituiscono gran parte del Default Mode Network, una vasta rete neurale attiva nello stato di riposo che si accende in assenza di compiti esecutivi e relativa libertà dagli stimoli. In tale stato aumenta l’attività introspettiva, si attivano il recupero di ricordi autobiografici e l’immaginazione progettuale. Questa costruzione del Sé è sempre in corso in una continuità senza intervalli, che appaiono solo in situazioni psicopatologhe. Quando la base del nostro Sé, nella sua relazione mondo-cervello, viene interrotta o addirittura persa, può verificarsi una mancata integrazione degli stimoli interni ed esterni che porta ad alterazioni dell’embodiment e/o della soggettivazione e può dar luogo a diversi disturbi e patologie nonché intervalli di assenza di coscienza del Sé.  Questo Sé annidato, che funziona e si configura per tutta la vita in base alla correlazione tra il proprio mondo interno e l’ambiente esterno, per funzionare adeguatamente deve rispondere ad una caratteristica principale: essere allineato al suo ambiente temporo-spaziale un “prerequisito che fornisce la cornice per la costruzione del Sé, una sorta di continuum neuro-ecologico tra il cervello e l’esterno mondo” (Scalabrini, Mucci, Northoff, 2018, 2022).

In questo senso, dice Spagnolo, “possiamo parlare di relazione mondo-Sé e considerare la seduta psicoanalitica come una nicchia neuroecologica in cui le trasformazioni del Sé sono possibili”.  

Questa relazione, attraverso l’allineamento, è intrinsecamente legata al tempo e allo spazio, e nella seduta, in cui avvengono scambi, manifestazioni e trasformazioni, acquista il valore di un “IN BETWEEN” (Spagnolo, 2023) tra analista e paziente e tra  i vari livelli: corticali e sottocorticali,  consci e inconsci, stati corporei e processi mentali raffinati, tra attivazione automatica di strutture gerarchiche del cervello e espressione di soggettività, tra livelli non pensanti e livelli  autoriflessivi con l’emersione di memorie episodiche e fantasie. Tutto ciò avviene in un continuo saliscendi (bottom-up e top-down) mentre allineamento e attività delle CMS fungono, più che da sfondo, “da pavimento” come usa dire Northoff. Noi analisti dovremmo imparare ad elaborare queste complesse fluttuazioni interne nostre e del paziente, entrambi connessi sia al nostro mondo interno che all’ambiente, in coesistenza di una coscienza anoetica, noetica e auto noetica.

Ha quindi preso la parola Northoff, in collegamento dal Canada. Come già anticipato da Spagnolo, Northoff ha proposto un cambio di paradigma nella filosofia della mente, sostituendo il problema corpo/cervello-mente con il problema mondo-corpo/cervello/mente secondo il quale, il cervello e la mente sono sempre in una relazione con il corpo e l’ambiente, dando origine al senso di Sé e a molti altri fenomeni. Il cervello è predisposto a partecipare al contesto, a comunicare con l’altro. Qual è la “moneta comune” che mette in relazione i processi neuronali con quelli mentali rendendoli comparabili tra loro? Per Northoff, tale moneta comune è lo spazio e il tempo.
Sia la psicoanalisi che le neuroscienze spazio-temporali si occupano di dinamica, topografia e di spazio-temporalità,  Cos’è il Sé per Northoff ?  “Una soggettività di base, qualcosa senza cui tutto il resto non ha più senso, che si può perdere in presenza di depressione o altri disturbi mentali, quando si perde l’allineamento con il proprio Sé”.

La sperimentazione

Gli esperimenti per valutare il funzionamento del Sé si avvalgono d’indagini di risonanza magnetica funzionale (RMf, rsfMI, RMS, dRMI) e di elettroencefalografia mentre, nell’ottica di una first person neuroscience (Zahavi, 2005; Northoff & Heinzel, 2006) al soggetto, preventivamente sottoposto a numerosi test psicodiagnostici, così come tutti gli esaminatori, vengono chieste una serie d’informazioni personali ed eventi autobiografici. Attraverso l’attività sperimentale Northoff  ha osservato come l’attività spontanea del cervello a onde lente e ampie, situata nel profondo, sia in qualche modo sempre correlata al senso di Sé, alla soggettività. A suo avviso, gli scienziati possono effettivamente tracciare come gli stimoli sensoriali attivino l’attività neurale nel cervello ma come da ciò derivino pensieri ed esperienze immateriali con un significato soggettivo rimane tuttora del tutto oscuro. Invece di guardare solo al modo in cui singoli stimoli vengono convertiti in pensieri specifici in cellule nervose precisamente identificabili, Northoff procede in modo più radicale, secondo un suo concetto di centralità della dinamica spazio-temporale. Per lui, uno stato mentale esiste solo all’interno di questa dinamica spazio-temporale che si svolge tra il cervello e il mondo esterno. Anche Kant, che è stato di grande ispirazione per Northoff, sosteneva che è la mente a generare le forme a priori della sensibilità, in particolare lo spazio-tempo. Con la metafora del surfista che cavalca l’onda Northoff intende descrivere il nostro Sé sano, allineato, adattivo su una grande onda che lo sostiene.

La struttura del Sé

E’ stato proposto dal gruppo di ricerca di Northoff che il Sé sia costituito da una struttura cerebrale gerarchica a tre strati, comprendente gli strati enterocettivo, propriocettivo/esterocettivo e mentale del Sé. Il terzo livello, quello puramente mentale, secondo Northoff  produce il senso dell’identità soggettiva. Questi tre strati o livelli, sono annidati l’uno nell’altro come delle matriosche e tali livelli sono processati contemporaneamente e mai in modo indipendente l’uno dall’altro. La ricerca sperimentale (Medford, Critchley, 2010; Wiebking et al., 2014) ha infatti evidenziato il ruolo dell’insula, porzione bilaterale della corteccia cerebrale situata tra il lobo temporale e quello frontale, nell’elaborazione degli stimoli enterocettivi e nel mantenere un equilibrio tra gli stimoli enterocettivi e quelli ambientali. Nessuna esperienza risulta essere indipendente dall’altra e l’attivazione dell’insula è presente  in tutti i livelli. Secondo Northoff e altri autori, l’insula provvede a ‘situare’ noi stessi e il nostro corpo nel mondo e le compete un posto di assoluta centralità negli studi del cervello normale e patologico nella psicopatologia spazio-temporale. E’ pur vero che, a seconda delle situazioni e dei bisogni, una struttura diventa più rilevante di un’altra. In certi casi può essere dominante il ruolo del talamo e la sua connessione con la corteccia, in altri casi può essere decisivo il ruolo dell’insula e così via. Detto questo, l’insula è uno snodo fondamentale.

La nascita del Sé

All’inizio esiste un’attività puramente neuronale, di base, automatica. Nel tempo si sviluppano funzioni mentali più elevate che includono esperienze fisiche ed emotive fino a giungere a quelle mentali che comprendono la consapevolezza, la percezione cosciente e la coscienza riflessiva del proprio Sé (Wolf et al., 2019). Northoff ha osservato, attraverso l’attività sperimentale, come l’attività spontanea del cervello a onde lente e ampie, situata nel profondo, sia in qualche modo sempre correlata al senso di Sé, alla soggettività. Questa attività spontanea compare con maggior evidenza quando il nostro cervello non ha nessun compito specifico da portare a termine. Questo stato di riposo corrisponde al Default Mode Network, sistema complesso che coinvolge le CMS, pur non essendo ancora chiaro quali sue caratteristiche siano determinanti per l’emergere della soggettività. Certamente per Northoff, il DMN è in qualche modo artefice e garante del continuum spazio-temporale nel quale si dipana la nostra vita. Un’attività connaturata del cervello che sembra funzionare come una matrice sempre attiva, intrinsecamente creativa e proiettata verso il futuro. La registrazione dell’attività elettrica cerebrale a più livelli con la neuroimaging funzionale, mostra un’attività spontanea nello strato più di fondo. Quando il cervello percepisce determinati stimoli della realtà spaziale, diverse reti nervose del cervello entrano in contatto spaziale tra loro e si attivano. Allo stesso tempo, gli stimoli vengono integrati temporalmente nel cervello. Essi innescano onde di attività neuronale molto brevi, che incontrano onde neuronali lente generate in modo permanente dal cervello, per l’appunto quelle che esistono anche nel cosiddetto stato di riposo (Default Mode Network) nelle zone profonde del cervello. Nello strato intermedio già si osserva l’influenza delle dinamiche ambientali, e nel primo strato, compaiono onde ad alta frequenza e bassa ampiezza come un allineamento di fase dell’attività neuronale da parte di stimoli esterocettivi e enterocettivi. L’attività dello stato di riposo, che varia in modo soggettivo, sembra esercitare il suo impatto non solo sull’attività indotta dallo stimolo ma anche sul resto delle funzioni sensoriali, motorie, cognitive e affettive.  La chiave sta sempre nell’attività spontanea del cervello che precede e sostiene la reazione agli stimoli esterni o interni. Ed esiste a priori, con caratteristiche simili ma soggettive. E qui sorge spontanea l’idea della corrispondenza con i modelli operativi interni di Bowlby (1969), le ricerche sulla regolazione degli affetti (Schore, 2008) o quelle sulla memoria implicita (Mancia, 2006) dell’inconscio non rimosso. Ognuno di noi, oltre ad uno stile di attaccamento, ha anche un profilo spazio-temporale diverso.

L’ambito patologico

Northoff interpreta anche alcune malattie psichiatriche secondo queste teorie. I disturbi psichiatrici come la depressione e la schizofrenia sono visti come differenti modi in cui si organizzano le relazioni tra mente, corpo e ambiente In particolare i suoi studi sulla depressione (Northoff 2016, Scalabrini et al., 2020) suggeriscono che i cervelli dei pazienti depressi, abbiano perso l’equilibrio e l’allineamento tra le onde lente dello stato di base del cervello e gli stimoli del mondo esterno, motivo per cui i pazienti sprofondano nel loro mondo interiore negativo. Questo diventa centrale, un “focus reiterante sul Sé” colmo di ruminazioni a tema depressivo, sensi di colpa, polarizzazione sulle enterocezioni negative, percezioni distorte, alterazioni motorie etc. “Da dove vengono?” si chiede Northoff, “Come agire su di essi? Quanto conta la predisposizione genetica? Quanto i fattori ambientali precoci o attuali? O altro?” Quello che si osserva sono onde lente e potenti, distinguibili da quelle dell’ansia più veloci e meno potenti. Pattern che possono considerarsi predittivi dei sintomi. La depressione appare come un “disturbo della velocità”. Il Default Mode Network, in questo caso, si comporterebbe come un “magnete“ (Scalabrini et al., 2020) nei confronti dei network sensorio-cognitivi, come se il Sé ponesse sotto schiavitù il non Sé.  Nella Depressione ci sarebbe un eccesso di Sé sofferente. Non c’è velocità né potenza nel paziente depresso. Nella schizofrenia, la disorganizzazione spazio-temporale e il deficit di allineamento arriverebbero a creare una difficoltà nel distinguere il Sé dall’altro, il proprio mondo interno dagli stimoli provenienti da fuori con i sintomi noti (delirio, allucinazioni etc.)

            Se questi assunti teorici fossero giusti, Northoff si aspetta che si rivelino utili anche in ambito psicoterapeutico e, il libro scritto con Spagnolo, costituisce in tal senso un’esplorazione. La speranza di Northoff è che le fratture, i non-allineamenti possano essere risolti dall’intervento psicoterapeutico. “Che le scale spaziotemporali del terapeuta e del paziente si possano ri-allineare, in particolare se si riusciranno ad individuare i markers su cui lavorare e i metodi necessari a farlo”. “Momenti di sincronia possono fare la differenza”. Ribadisce che, il fatto che ognuno di noi abbia un profilo spazio-temporale porta, come conseguenza, che non tutti i pazienti siano adatti a tutti gli psicoanalisti.

Conclude augurandosi che “Il Progetto per una Psicologia Scientifica” di Freud, possa essere ripreso e giovarsi di queste conoscenze neuroscientifiche allora sconosciute.

Domande dalla sala

Luigi Solano chiede se ci possa essere un rapporto tra questo tema della sincronizzazione spazio-temporale e il numero delle sedute? O il numero delle sedute dovrebbe essere sincronizzato sul paziente? O ancora; quale analista per quale paziente?

Il collega Germani chiede spiegazioni riguardo a quanto affermato sull‘“espansione dell’ascolto enterocettivo nella depressione visto alcuni studi che dimostrano una diminuita capacità percettiva degli stimoli interni nella depressione e nella schizofrenia.

Alessandro Bruni ritiene, sulla base della metafora del surfista sull’onda, che il Self corrisponda alla spuma dell’onda e si rifà a quanto detto da Edelman sull’importanza del nucleo talamo corticale e l’insieme delle emergenze che producono la schiuma, cioè il Sé. Lamenta inoltre una scarsa attenzione al tema della lateralizzazione degli emisferi.

Northoff ringrazia per le ottime domande e, riferendosi alla domanda di Luigi Solano, annuncia che c’è uno studio in corso qui in Italia ove è stato possibile registrare le frequenze cerebrali nel corso delle sedute, dal quale spera di trovare elementi utili al lavoro sull’allineamento tra le scale spazio-temporali di terapeuta e paziente. “Dobbiamo essere più astratti o concreti in presenza di un certo livello semantico del paziente? Se il paziente è troppo lento dobbiamo accelerare ma quel poco che gli permetta ancora di seguirci? E riguardo al respiro? Io cerco di respirare e prendere fiato in maniera lenta e profonda”.

A Germani  Northoff risponde che ad aumentare è il modo in cui si elaborano gli stimoli, Vengono in primo piano rispetto al resto e i pazienti diventano ansiosi perché non riescono più a sentire il loro corpo in modo normale.

Ad Alessandro Bruni: “Io non credo il Sé sia la spuma dell’onda: è il surfista. L’allineamento è la base, come il surfista nel momento in cui cavalca l’onda. Io sono ontologicamente in disaccordo con l’identificazione tra cervello e psiche, come faceva Edelman che, tra l’altro, non riusciva a concettualizzare il collegamento tra Sé e l’altro. Io sto cercando di farlo. Inoltre non nego una certa importanza al discorso cervello destro e sinistro ma quando si va in profondità il discorso diventa più globale”.

Spagnolo interviene sull’importanza dell’allineamento tra paziente e analista e prevede una ridefinizione riguardo ai concetti di identificazione.

Ad Alessandro Bruni propone che ad essere la spuma siano i sogni e non il Sé del paziente, che è invece un’entità. Anche lei contesta la visione di Edelman rispetto al Sé e sminuisce l’importanza della lateralizzazione emisferica.

Invita quindi il collega Germani a riflettere sul fatto che anche l’enterocezione è oggetto della continuità spazio temporale.

La serata si conclude con i ringraziamenti ai relatori e ai numerosi partecipanti i alla serata.

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