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Intervista a Vittorio Lingiardi

22/03/16

Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, è Professore ordinario di Psicologia dinamica alla Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma.

La sua attività scientifica riguarda la valutazione e diagnosi dei disturbi della personalità, la valutazione dell’efficacia della psicoterapia, l’alleanza terapeutica, l’identità di genere e orientamento sessuale.

Collabora all’inserto culturale Domenica del Sole 24 Ore, al Venerdi di Repubblica, al blog La 27a ora del Corriere della Sera.

Ha pubblicato due raccolte di poesie.

 

 GENIUS LOCI, AMOR LOCI.  PSICOANALISI NEL PAESAGGIO

 

M.Ponsi: Nel tuo intervento al Congresso della S.P.I. non parlerai degli argomenti per i quali sei conosciuto  dagli addetti ai lavori nell’area «psi-», e cioè delle ricerche sulla psicoterapia e degli studi sull’identità di genere, ma di paesaggio. Puoi anticiparci qualcosa della tua relazione su “paesaggio e psiche”?

V.Lingiardi: Partirei da una frase di Pontalis: “Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stessi”. Mi ha colpito e l’ho usata per iniziare la relazione che leggerò al Convegno. Probabilmente mi ha colpito perché stavo muovendomi in quella direzione: volevo scrivere su un tema per me nuovo e da tempo rimuginavo sul ruolo che hanno i luoghi e i paesaggi nel farci diventare ciò che siamo. Ho appena consegnato alla Guilford Press il manoscritto di quella che sarà la nuova edizione del Manuale Diagnostico Psicodinamico e tra un paio di mesi uscirà la nuova edizione del mio libro Citizen gay. Affetti e diritti (impossibile non aggiornarlo dopo tanti dibattiti politici e psicoanalitici su matrimonio, unioni civili e genitorialità). Sentivo il bisogno di “viaggiare”, allungare l’orizzonte, immergermi, direbbe Searles, in un “ambiente non umano”. Così ho deciso di raccogliere le idee su un tema che mi ha sempre affascinato: il nostro rapporto con il paesaggio. Un tema che può avere aspetti sublimi in senso romantico (per esempio, il bisogno di ascensionalità) e aspetti quotidiani e pratici (per esempio, dove andare in vacanza). Parto dall’idea che non c’è storia senza geografia, e che siamo inseparabili, per amore o per rancore, dai luoghi e dai loro oggetti. Nella mia relazione parlerò di geografie della terra e geografie della mente. Landscapes e mindscapes.
M.Ponsi: Come ha preso forma il tuo interesse per il tema del “paesaggio” – nel suo versante esterno (landscape) e in quello interno (mindscape)?  È nato come una tua personale sensibilità e predilezione estetica che poi ha influenzato il tuo ascolto clinico oppure è nato nell’attività clinica, dove erano i pazienti a descrivere atmosfere e comunicare esperienze descrivendo paesaggi?

V.Lingiardi: Credo che abbia preso forma a partire da un dialogo interiore tra Poesia e Psicoanalisi. Dall’incontro di queste due P ne è nata una terza, quella di Paesaggio. Un luogo del mondo che cerchiamo per dare un’ immagine a qualcosa che è già in noi. In questo senso, potremmo parlare di una scoperta creativa, di un gesto poetico anche nel senso greco di poiéin: fare, generare. In una delle sue Lettere Milanesi, Rilke scrive: “Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente”. Poi mi imbatto in Bollas che dice: “Alte montagne, grandi fiumi, il mare, la prateria, la giungla, edifici memorabili tutte immagini incise nella nostra mente come strutture psichiche; ciascuna sembra possedere il suo piccolo universo di emozione e di senso”. Allora tiro fuori dalla libreria due volumi che avevo letto tanti anni fa: Paesaggio e memoria di Schama e La poetica dello spazio di Bachelard. E da qualche parte della mia negletta formazione junghiana salta fuori il ricordo di una conversazione a Ascona con Hillman che rimproverava alla psicoanalisi di aver trascurato l’“anima dei luoghi” e invitava ad aprire le finestre della stanza d’analisi.  Anche se proprio Freud usa il viaggio in treno come modello della sua teoria dell’associazione libera: “Si comporti come un viaggiatore che segga al finestrino in una carrozza ferroviaria, e descriva a coloro che si trovano all’interno il mutare del panorama dinanzi ai suoi occhi”. Per non parlare del sogno, dei suoi paesaggi. Nelle sedute di psicoanalisi spesso ricorrono geografie. Nozioni al tempo stesso vere e immaginate, più o meno ancorate a conoscenze comuni di genti e paesi, che esprimono, nei sogni e nei ricordi, inclinazioni, paure, desideri. Come terapeuti non possiamo trascurare i paesaggi che abitano il mondo psichico: dai più tradizionali a quelli utopici o eterotopici (Foucault), dai non luoghi (Augé) ai terzi paesaggi (Clément). Avere una persona in analisi significa entrare a poco a poco nella sua cultura personale, nella sua estetica e nei suoi oggetti. Nei suoi paesaggi. Una recente convergenza: mentre approfondivo questi temi, un’amica comune mi dice che Domenico Chianese ha appena pubblicato un libro che s’intitola Come le pietre e gli alberi dedicato alle “cose che ci circondano”, all’umano e al non umano, alla dimensione estetica. E poi leggo uno scritto di Bolognini su sogno e paesaggio che ha per esergo questo verso di Pessoa: “C’è solo una finestra chiusa, e tutto il mondo là fuori; un sogno di quello che si potrebbe vedere se la finestra si aprisse, che mai è quello che si vede quando si apre la finestra”
…. Mi fermo qui perché voglio tenere qualche “sorpresa” per la mia relazione …
M.Ponsi: Quali aspetti del tuo lavoro clinico ti sono stati utili nella formulazione di ipotesi e progetti di ricerca? E viceversa, quali aspetti della tua attività di ricerca hanno influenzato la tua attività clinica?

V.Lingiardi: Durante le sedute mi accorgo che spesso ricorrono geografie, al tempo stesso vere e immaginate, più o meno ancorate a conoscenze comuni di genti, terre e paesi, che esprimono, in forma di sogni o associazioni, le inclinazioni, le paure, i desideri dei pazienti.

Se la tua domanda investe in modo più generale la mia attività, ti risponderei dicendo che ho sempre cercato di tenere insieme due “anime” (sempre per la serie “ci vogliono parecchi luoghi”…): quella del ricercatore e quella del clinico. Perché sono convinto che la ricerca faccia bene alla clinica e la clinica faccia bene alla ricerca. Sono alla vigilia di un anno sabbatico e provo a guardarmi indietro. Le persone che lavorano con me, che si sono formate con me, hanno raccolto e di volta in volta reinventato questa convinzione. I temi su cui lavoriamo sono indicativi: la relazione terapeutica e le sue componenti (alleanza, transfert, controtransfert); la personalità del paziente (stile di personalità, attaccamento, meccanismi di difesa, ecc); le variabili del terapeuta (stile di personalità, risposte emotive, attaccamento, ecc.) … La mia cattedra è un laboratorio aperto, una sala parto in continua attività.

In che modo la ricerca ha influenzato la mia attività clinica? C’è una frase di Schafer («Se avessi letto solo psicoanalisi non sarei mai riuscito a raggiungere quel livello di sensibilità che mi permette di fiutare quando l’ideologia si prolunga in ciò che in ambito psicoanalitico circola invece come un fatto assodato») che sicuramente si riferisce all’importanza della letteratura nella nostra formazione, ma penso la si possa riferire anche alla frequentazione degli articoli di ricerca. Ci sono autori psicoanalitici che ammiro per la loro intelligenza, ma che non riesco ad amare perché sento le loro teorie, e il linguaggio con cui provano a esporle, troppo lontane dal campo analitico. Nel mio lavoro di ricerca e insegnamento, ma anche nelle mie scelte editoriali, ho sempre cercato di colmare lo scarto tra teoria e pratica clinica. Almeno di facilitare la connessione tra elaborazioni teoriche e pratiche cliniche. Il puro esercizio del pensiero, in psicoanalisi, non mi ha sedotto – forse perché, per formazione medica, la psicoanalisi è per me prima di tutto un metodo di cura
M.Ponsi: In un’ intervista a Natalia Aspesi, che in occasione della presentazione del tuo ultimo libro di poesie ti chiedeva “Lei psicanalista che bisogno ha di esprimersi in poesia?” hai risposto così: “Io sono innamorato del linguaggio e non so comporre musica … La costruzione del verso è diventata il mio modo di osservare il mondo. Questo a volte mi aiuta anche nel lavoro di analista. Facilita il compito di stare a contatto con la memoria, i ricordi, i sogni”.

V.Lingiardi: « A poem is an arrest of disorder », dice il poeta Robert Frost. La parola poetica è una parola “scelta”. Un tentativo, forse l’ultimo, di dare un senso alle cose, di ricomporle grazie a una “disciplina creativa”, che solo apparentemente è un ossimoro. È il luogo dove sto meglio, dove il disordine si arresta. Anche se per arrivarci bisogna aver patito, perché la poesia si nutre di malinconia. Senza movimento amoroso, senza desiderio, brama, paura, abbandono, non arriva un verso. Oppure arriva un verso brutto, banale o sintetico. Stando ai “ruoli”, l’analista ascolta e il poeta parla. Ma quello che unisce le due figure è la ricerca di una verità personale, propria e dell’altro. La ricerca dell’idioma, dell’origine di sé.

La poesia fonda un tipo di realtà che non è il “reale” e non è la “fantasia”. È un regno intermedio che chiamerei il “reale poetico”. È lì che spesso avvengono cose importanti. Scrivere poesie è per me un modo di giocare e mettermi in gioco senza sospendere una tensione formale e inevitabilmente etica. È qualcosa che al tempo stesso mi tiene nel mondo e mi salva dal mondo. La poesia, la costruzione del verso, il tentativo di cogliere la realtà (interna e esterna) attraverso una sintesi di forma-ritmo-immagine sono un modo di “stare al mondo”. Grandi questioni in piccoli spazi, dove tutto preme e si illumina. I neuroscienziati e gli psicologi cognitivi che studiano il rapporto tra cervello e linguaggio considerano la poesia come uno degli eventi del cervello che “costruisce” la realtà in cui viviamo. Hillman parla addirittura di una “base poetica della mente”. I versi sono righe brevi, la poesia si serve della rima e di figure formali che permettono letture del mondo immediate, profonde, ritmiche. In questo senso dico che la poesia ha più a che fare con la musica che con la letteratura. Quella dell’analista e quella del poeta non sono certo la stessa professione, ma hanno entrambe bisogno della stessa pazienza artigianale, della stessa tensione all’autentico, della capacità di stare sospesi tra fatti e immaginazioni.

 

——————–      NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE     ——————–

Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista (IAAP e IARPP), è Professore ordinario di Psicologia dinamica alla Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma, dove dal 2006 al 2013 ha diretto la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica.

La sua attività scientifica riguarda: a) valutazione e diagnosi dei disturbi della personalità, b) valutazione dell’efficacia della psicoterapia, c) alleanza terapeutica; d) identità di genere e orientamento sessuale.

Ha pubblicato più di 200 articoli su riviste italiane e internazionali e numerosi volumi.  Tra i suoi ultimi libri:

La svolta relazionale (Cortina, 2011, con G.Amadei, G.Caviglia, F.De Bei). V. recensione in SpiWeb.

–  La personalità e i suoi disturbi. Valutazione e diagnosi al servizio del trattamento (Cortina 2014, con F.Gazzillo)

La valutazione della personalità con la SWAP-200 (Cortina 2014, con J.Shedler e D.Westen)

Citizen gay. Affetti e diritti (il Saggiatore, 2012)

Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali (Cortina, 2014, con N.Nardelli)-

Con l’articolo “Psychoanalytic attitudes towards homosexuality: An empirical research” (International Journal of Psycho-Analysis, 2004) ha vinto il Ralph Roughton Paper Award dell’American Psychoanalytic Association.

Con Nancy McWilliams è coordinatore scientifico del Psychodynamic Diagnostic Manual (PDM-2) in corso di pubblicazione contemporaneamente in USA (The Guilford Press) e in Italia (Raffaello Cortina Ed.). Per promuoverne la conoscenza e la diffusione ha costituito insieme a F.Del Corno l’Italian Group for the Advancement of Psychodynamic Diagnosis (IGAPSYD).

Per Raffaello Cortina dirige la collana «Psichiatria Psicoterapia Neuroscienze».

È membro della Commissione per la Valutazione dell’Idoneità delle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e del Comitato Scientifico del “Portale di documentazione LGBT” del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri – UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali).

Collabora all’inserto culturale Domenica del Sole 24 Ore, al Venerdi di Repubblica, al blog La 27a ora del Corriere della Sera.

Per nottetempo edizioni ha pubblicato due raccolte di poesie: La confusione è precisa in amore (2012) e Alterazioni del ritmo (2015).

Per un elenco delle pubblicazioni degli ultimi cinque anni (2010-2015) v. V.Lingiardi-IGAPSYD

 

altri testi presenti in rete 
– IlSole24Ore (6 Mar 2016). «La famiglia è culturale». <vai al testo>

– IlSole24Ore (22 Febbr 2016). Madre. Soggetto d’amore. <vai al testo>

– IlSole24Ore (9 Ag 2015). Ciak! Si gira la psicoanalisi. <vai al testo>

– Lingiardi V. (17 mag 2013). Contro l’omofobia. Il testo è pubblicato sul sito Lecosecambiano, affiliato all’omologo americano It Gets Better, che raccoglie testimonianze per dare speranza ai ragazzi che, in un momento critico come quello della scoperta della propria identità sessuale, si sentono soli, spaventati, non compresi da chi li circonda, discriminati, e non riescono a immaginarsi un futuro.

– Vittorio Lingiardi & Nicola Nardelli (11 febbr 2013). Linee guida per la consulenza  psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali  Documento approvato dal Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio l’11 febbraio 2013.

– in Psicoterapia & Scienze Umane (2011). L’orientamento sessuale del terapeuta: in or out of the closet? Commento a: “Il caso Sebastiano (la self-disclosure del terapeuta omosessuale con un paziente omosessuale)”, Psicoterapia e Scienze Umane, XLV, 4: 564-573

– in SpiWeb : sintesi del dibattito (2008) a partire dalla lettura del libro Ipotesi gay, a cura di O.Pozzi e S.Thanopulos, Borla, 2006.

 

video-interviste

–  sulla psicoterapia psicodinamica (State of Mind) (14 apr 2014)
–  in occasione della presentazione del libro Citizen Gay. Affetti e Diritti (10 ott 2015)
– dibattito con S. Argentieri in occasione della presentazione del libro A qualcuno piace uguale (23 febbr 2014)
–  su famiglie omogenitoriali  (11 dic 2013)
–  “L’atra educazione” Tavola rotonda Sicilia Queer International LGBT Festival & New Visions  FilmFest (24 marzo 2011)
– da RAI 3 10 apr 2011  Omosessualità egodistonica Dibattito tra V.Lingiardi e G.Ricci

interviste
– da LaRepubblica.it – Scuola 3 lug 2015  « Difendiamo i nostri figli dal bullismo omofobico »
– dal Corriere della Sera Blog 27 ora  29 ott 2013   « I ragazzi hanno bisogno di noi: iniziamo a combattere l’omofobia dalle scuole »
– da Il Fatto Quotidiano 25 nov 2012    Citizen gay. « Omosessuali senza diritti? Così cresce omofobia »

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

Lingiardi V. & Ponsi M. (2013). L'utilità della ricerca empirica per la psicoanalisi. Riv.Psicoanalisi, LIX,4: 885-909.

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Lingiardi V. (2015). Teaching psychoanalysis to residents in psychiatry. 49 Congresso I.P.A., Boston, Lug 2015.

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