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Marzo 2017. Avellino. La cura e i curanti. L’arte di curare. L’arte di comunicare. Report di M. Galeota e R. Gentile

4/09/17

Report del corso organizzato presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Avellino

A cura di Mirella Galeota e Rossana Gentile

Presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Avellino è stato riproposto un nuovo corso di tre incontri (4-11-18 marzo 2017) nell’ambito dell’accordo rinnovato tra Ministero della Salute (che ha fornito delle linee di indirizzo) e Società Psicoanalitica Italiana (SPI) sull’intreccio tra corpo e  psiche e le dinamiche del desiderio, della frustrazione, del lutto.

Il titolo:

La cura e i curanti

L’arte di curare,

 L’arte di comunicare

Gli strumenti della psicoanalisi

Nel I incontro (L’educazione alla salute riproduttiva: le implicazioni psicologiche della donna, dell’uomo e della coppia) sono stati affrontati , in una tavola rotonda, le tematiche:

  1. Il desiderio di maternità alla prova della tecnologia (argomentato da Elsa Viora Presidente Nazionale AOGOI- Azienda Ospedaliera Universitaria“Città Della Salute e Della Scienza” Torino e Sarantis Thanopulos, psicoanalista AFT SPI-IPA, CNP),
  2. Figli di chi? Nuove appartenenze. Nuove filiazioni (trattato da Sarantis Thanopulos psicoanalista AFT SPI-IPA in sostituzione di Gemma Trapanese psicoanalista SPI-IPA, Presidente CNP impegnata in compiti istituzionali, e Carlo Foresta Professore Ordinario di Endocrinologia – Università degli Studi di Padova) e
  3. Tra giurisprudenza, etica e psicoanalisi: Essere madre (sviluppato da Cristofaro De Stefano Responsabile U.O. Fisiopatologia della Riproduzione A.O. Moscati Avellino e Patrizia Cupelloni psicoanalista AFT SPI-IPA, CPdR,)

L’aforisma “Mater semper certa est”  è, nel tempo, divenuta una certezza che si è andata sfaldando.   Le “variazioni sul tema” della Maternità, derivanti dalla possibilità di adottare le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), pongono oggi al medico interrogativi che investono la sfera di competenza scientifica, etica, deontologica e giuridica obbligandolo ad una rigorosa disciplina nell’adempimento della sua  opera professionale.

Ogni tematica è stata affrontata e discussa cercando di integrare il linguaggio della scienza medica con quello della psicoanalisi. Si è sottolineato in particolare che tutte le forme di PMA, omologa ed eterologa, pongono questioni etiche, strettamente collegate con un’esperienza di lutto: per avere un figlio in modo avulso dalla congiunzione erotica, per ospitarlo dentro di sé come figlio biologico di un sconosciuto o di una sconosciuta o di entrambe le cose, per averlo avuto attraverso un utero non proprio, per aver dovuto, infine, cederlo dopo averlo concepito e ospitato. La possibilità  e la qualità dell’elaborazione del lutto determinerà l’interpretare in modo adeguato il ruolo materno, o di mantenere integro il desiderio di maternità (nel caso delle donatrici).

Patrizia Cupelloni ha orientato l’attenzione  su uno splendido dipinto di  Annette Messager : “Gli uteri volanti” in mostra a Villa Medici, dedicato a Balthus, il pittore che dipingeva bambine “innocenti” in pose   languide e maliziose. In questo dipinto Annette Messager sembra sintetizzare il senso della vita che fiorisce nel transito da un corpo ad un altro così come potremmo immaginare operi la PMA.

E’ il corpo che parla, con i suoi tremori e le sue emozioni, i suoi desideri e i suoi cicli. Annette Messager si è riappropriata della sessualità attraverso l’arte, pulsante e viva, gestita in modo personale. Una forte e magnetica riflessione stimola gli ascoltatori non senza qualche inquietante dibattito che riguarda la paura di perdere il controllo sul nostro corpo, di femmine e maschi,  fuori dai confini che dettano norme e normalità.

Nel II incontro dal titolo Patologie gravi: (psicosi, schizofrenia, depressione, rischio suicidario, ecc.) e sviluppo nel ciclo di vita: dall’infanzia, all’adolescenza, alla terza età.

Si sono posti due interrogativi:  E’ possibile intervenire prima? E come?

Discutevano un pediatra (Antonio Vitale Direttore U.O.C. Pediatria A.O. Moscati Avellino), un neuropsichiatra infantile (Carmela Bravaccio Prof. Associato Neuropsichiatria Infantile Università Federico II Napoli), uno psichiatra (Pietro Bianco Direttore U.O. Salute mentale Avellino), una psicoterapeuta (Stefania Muscetta Membro Ordinario A.R.P.Ad), una psicoanalista (Rossana Gentile Psicoanalista SPI-IPA, CNP).  Si è tornati sulla classificazione delle malattie mentali e sull’immissione   in commercio di nuovi farmaci essenzialmente antipsicotici atipici e antidepressivi il cui uso, al di là delle indicazioni specifiche, purtroppo pare sia  stato esteso ben al di là delle psicosi e della depressione includendo quasi tutti gli altri disturbi da quelli nevrotici a quelli borderline, ai disturbi di personalità e del comportamento.

Mentre si introducevano i nuovi farmaci di contro, sulla ricerca delle cause, c’è stato praticamente un colpo di spugna: tutte le forme di disturbi sono state attribuite praticamente d’ufficio ad ‘alterazioni del cervello’ e del suo ‘equilibrio biochimico’, su base ovviamente genetica – siamo nel decennio del genoma umano, dopo quello del cervello – e il problema terapeutico è stato ridotto alla ricerca delle sostanze chimiche più adatte a ripristinare l’equilibrio biochimico alterato, essenzialmente di due composti chimici trovati nel cervello: la serotonina e la dopamina con i suoi derivati (noradrenalina, ecc).

In realtà sappiamo che non esiste mai una sola causa ma più fattori contribuiscono alla espressione di una sofferenza. In questo senso è stato possibile evidenziare come il pensiero psicoanalitico sottolineando la psicodinamica sottesa a vari disturbi cerchi di renderli non solo comprensibili ma anche affrontabili seguendo un registro diverso, meno meccaniscistico.

E’ stato altresì sottolineato quanto questa Tavola Rotonda rappresenti anche un anello di congiunzione, di continuità con l’evento formativo già organizzato (2013) ad Avellino in collaborazione con l’ARPAd  sull’analisi del rapporto che lega gli adolescenti al rischio e agli incidenti e la prevenzione che si può fare attraverso la formazione di coloro i quali, medici di base, pediatri si trovano in prima battuta a raccogliere richieste di chiarimenti da parte dei genitori.

Attraverso la revisione anamnestica di un caso di un incidente in cui un giovane ha perso la vita, si dimostra, ripercorrendo a ritroso il percorso evolutivo, la complessità e varietà di segnali disattesi e non riconosciuti da parte dell’ambiente e come questo riconoscimento, tardivo e parziale,  abbia provocato un cortocircuito di agiti utilizzato dal giovane come via di fuga da una sofferenza difficile da affrontare se non attraverso la ripetizione in modo coattivo di un comportamento o di un sintomo.

E’ stato sottolineata la necessità di un intervento precoce sulla coppia genitoriale. Grazie alle teorie psicoanalitiche/psicodinamiche è possibile comprendere e quindi intervenire  nel  lavoro clinico anche con bambini affetti da gravi patologie in cui spesso si riscontra un senso di colpa inconscio del bambino per avere deluso le aspettative dei genitori  o, viceversa, ( ciò è tanto più visibile quando nascono bambini portatori di handicap) il senso di colpa inconscio da parte dei genitori di non sentirsi all’altezza del ruolo. Farsi carico di questa complessità all’interno della famiglia può contribuire a rimettere in  funzione  il processo di crescita del bambino.  Un ampio dibattito si è acceso intorno ad una ben nota affermazione di Winnicott: “…La famiglia esiste come cosa che è cementata da questo fatto, che per ogni suo singolo membro il padre e la madre sono vivi nella realtà psichica interna”. (Winnicott 1968 “la famiglia e lo sviluppo dell’individuo”). 

Il III incontro ha avuto come titolo Disturbi Senili” . La Tavola Rotonda è stata articolata su aspetti organici e aspetti psicodinamici:

  1. Aspetti antropologici dell’anziano di oggi (trattato da Nicola Vargas Dirigente medico U.O.C. Geriatria A.O. Moscati Avellino),
  2. Curare o prendersi cura dell’anziano (trattato da Francesco Di Grezia Direttore U.O.C. Geriatria A.O. Moscati Avellino)
  3. La Richiesta di Intervento Psicoterapico (affrontato da Maria Luisa Califano Psicoanalista SPI-IPA, CNP)
  4. Il confine tra le età: quale confine tra normalità, disagio e patologia? (affrontato da Ornella Moschella Psicoanalista SPI-IPA, CNP )

E’ stato posto l’accento sul fenomeno demografico dell’invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati, dovuto all’allungamento della vita media ed alla riduzione del tasso di natalità.  Ciò ha portato a profondi cambiamenti da un punto di vista antropologico sui bisogni e sugli “stili” di vita dell’anziano di oggi. Lo studio e la valutazione dell’anziano fragile non può non portare ad una base concettuale che, da una visione basata sull’organo e sulla patologia, porti ad un approccio basato sulla “salute” intesa come integrazione e necessità di più bisogni. In questo periodo della vita sono soprattutto i grandi eventi traumatici che possono effettivamente scompaginare un equilibrio già raggiunto. In una realtà sociale che è polarizzata alla realizzazione del compito imposto dal sistema di valori orientato alla produttività, poco spazio è concesso, persino nel privato familiare, a chi ha già abbandonato o sta per abbandonare gli standard di efficienza.  A volte si nota che la richiesta di psicoterapia da parte di anziani è molto condizionata, favorevolmente, dal sostegno della famiglia.

E’ stato possibile esplorare la complessità dei mutamenti, somatici, psichici, ed emotivi che intervengono regolarmente ed in maniera più o meno percepita, in tutte le età della vita, ancor più quando ci si debba confrontare con un tempo dove la progettualità e dunque il futuro, le prospettive, sono di necessità confinati entro limiti “prevedibili”,  propri della parte della vita definita “terza età”.  Gli interrogativi emersi sono stati: Da quale momento possiamo parlare di terza età? La consapevolezza del corpo e delle sue nuove possibilità, è l’elemento principale che dà avvio alla riflessione sul declino?  Ci si è interrogati sulla questione se abbia importanza, al fine di vivere questa età in maniera consapevole, libera da angosce o disagio,  l’uso che ciascuno può fare della propria dotazione caratteriale, del proprio bagaglio di esperienze, concrete, emotive, intellettuali e della interazione tra loro, di questi elementi, a confronto con il possibile “incontro” con lo stato di malattia. Quale aiuto o cura sono da prevedere per facilitare il nuovo assetto emotivo ed una nuova posizione mentale? La psicoanalisi con il suo bagaglio teorico e la sua clinica ci può aiutare? Sono interrogativi che rimangono comunque aperti e ci convocano ad una continua riflessione e ricerca.

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