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Stefano Bolognini all’IPA – il discorso del Presidente

5/08/13

Cari Colleghi,

immagino che ci sia  una certa curiosità rispetto a chi siamo, noi della new administration, e a quali siano i nostri programmi per il futuro dell’IPA: siamo qui per dirvelo.
Permettetemi però, in apertura, di esprimere un ringraziamento preliminare ai colleghi Ceki, che ci hanno ricevuto in questa splendida città, salvata miracolosamente nella sua struttura nonostante le guerre  e le dittature (come è accaduto alla psicoanalisi!), permettendoci di ritrovare l’atmosfera delle origini.
Qui vicino, a Pribor, è nato Freud: da qui, 157 anni dopo, noi ri-partiamo verso il nostro futuro. 

Anche se questa comunicazione è inserita in un protocollo tradizionale, desidero esprimere a voi tutti, con franchezza non rituale, la profonda e complessa emozione che provo nell’assumere queste funzioni istituzionali, assieme alla Vice-Presidente Alexandra Billinghurst, al Tesoriere Juan Carlos Weissmann e ai Representatives del Board IPA. 

Condivido con loro la gratitudine per la fiducia da voi accordataci, e la precisa volontà di lavorare con il massimo impegno per lo sviluppo della psicoanalisi e dell’IPA, la grande associazione che da più di un secolo ci unisce da tanti punti di vista: storico, scientifico, educativo, professionale, organizzativo e identitario.
Noi ci sentiamo in continuità ideale con le generazioni di officers che ci hanno preceduto e coniugheremo la passione analitica e l’amore per questa nostra “casa comune” con il senso di responsabilità che è necessario per condurre adeguatamente una istituzione così grande, così articolata e così prestigiosa.
Poiché il tempo a nostra disposizione – qui, oggi – è limitato e questa occasione è di enorme valore per trasmettervi direttamente, a viva voce, la visione generale, i principi ispirativi e almeno alcuni contenuti dei nostri progetti per il futuro, entrerò subito in argomento riguardo ad alcuni punti fondamentali. 

UNA VISIONE GENERALE SUL PRESENTE 

Viviamo in un’epoca profondamente diversa dalle precedenti, caratterizzata da una rapidità delle comunicazioni e dell’informazione che ha cambiato completamente le relazioni umane.
Sono radicalmente cambiate in pochi anni le condizioni politiche, i modelli educativi, i ritmi della quotidianità, le consuetudini sessuali, gli accordi di convivenza e di separazione nelle coppie, nelle famiglie e nei gruppi di lavoro, i valori fondamentali condivisi nelle varie comunità, le nuove caratterizzazioni e le multi-stratificazioni sociali, le identità culturali sempre più diversificate e quelle etniche sempre più mescolate e dinamicamente interattive.
Non è affatto un caso che abbiamo deciso di intitolare così il prossimo congresso IPA di Boston 2015: “Changing world. The shape and the use of psychoanalytic tools today”.  
La nostra epoca offre opportunità positive straordinarie, ma al contempo espone a rischi evidenti di confusione identitaria, di perdita di contatto con la realtà e di conseguenti sbilanciamenti in avanti o di arroccamenti difensivi reattivi; è un’ epoca con meno guerre nei paesi avanzati ma con distruttività diffuse e dilaganti ormai croniche, legate alla droga, al terrorismo e alle perversioni legalizzatee commercializzate.
L’attacco al pensiero ha assunto nuove forme, più sofisticate rispetto a quelle genericamente repressive che dominavano nel passato.
I rapporti di forze tra il Super-Io e le altre istanze, sia a livello sociale che a livello intrapsichico, sembrano conoscere nuovi squilibri, diversi da quelli esplorati all’inizio della psicoanalisi, e nuove patologie si presentano nelle nostre stanze di consultazione, richiedendo agli analisti un lavoro di comprensione e di adeguamento teorico e tecnico continuo e non sempre facile.
L’accettazione della dipendenza, in analisi come nella vita in generale, è diminuita, forse come effetto di difese e di diverse organizzazioni degli investimenti e delle organizzazioni narcisistiche in un mondo nel quale gli oggetti di base si assentano, per lo più per motivi di lavoro, molto più presto di un tempo rispetto alla fusionalità primaria fisiologica ed alla continuità di relazione necessarie ai babies.
La durata e i ritmi dei trattamenti sono oggi messi in pericolo da queste nuove difese, e non è raro che in molti casi gli analisti debbano iniziare i trattamenti con una frequenza ridotta, per condurre progressivamente il paziente ad un regime di lavoro analitico regolare ed adeguato ai bisogni e al metodo.
I vissuti di onnipotenza favoriti dalla dimensione virtuale e dalle facilità di comunicazione a distanza aprono nuove possibilità, ma creano nuovi interrogativi anche metodologici per gli psicoanalisti, che devono confrontarsi con proposte di trattamenti telefonici o Skype sulla consistenza e sui limiti dei quali il dibattito teorico-clinico si annuncia rovente.
Il riconoscimento della validità della psicoanalisi è contestato nelle decisioni ministeriali di molti paesi, le Università sembrano dedicare un numero schiacciante di cattedre alle scuole behaviouristiche, e la concorrenza da parte di consociazioni professionali psicoterapiche che hanno standards formativi e professionali molto più bassi di quelli IPA è ubiquitaria e pervasiva. 

Nonostante tutto ciò, le risorse positive di cui la psicoanalisi e l’IPA dispongono sono tali da consentirci un sentimento di salda considerazione di noi, del nostro metodo e del nostro futuro. 

Noi siamo sostenuti dalla forza dell’idea psicoanalitica: dalla evidenza dell’esistenza dell’inconscio, del transfert, delle difese, del processo e delle trasformazioni che si avviano quando due persone si incontrano con regolarità e imparano a lavorare insieme per sviluppare pensieri, affetti e scambi condivisi, in un regime di onestà conoscitiva e relazionale.
Siamo sostenuti dalla forza dell’esperienza, che per ognuno di noi è nata prima di tutto in una vicenda analitica personale che il più delle volte ci ha cambiato la vita.
Sì, la psicoanalisi ha cambiato le nostre vite come esseri umani, e questo è qualcosa di troppo forte per essere dimenticato o smentito o smarrito: come un nuovo istinto complesso, questa esperienza ci porta in modo naturale a fornire ascolto, sintonizzazione, risonanza, comprensione, lavoro congiunto e formulazione interpretativa, di generazione in generazione.
Più o meno come genitori che, essendo stati accuditi e nutriti da piccoli, amano accudire e nutrire i nuovi nati.
Siamo sostenuti da un impressionante patrimonio di studi e di conoscenze teoriche e cliniche, trasmessi ormai da più di un secolo.
Certe citazioni frequenti nei nostri lavori, riferite al pensiero di un genio nato proprio qui vicino nel 1856, non ci aiutano a scalare le classifiche degli “impact factors”, ma ci ripagano con un effetto-“compact factor” che unisce la nostra comunità scientifica: come un tronco comune che sostiene la chioma di un albero sempre più ricco e ramificato, ma certo della sua origine e della sua solida base.
E siamo sostenuti dalla internazionalità della nostra organizzazione, l’unica che assicura opportunità straordinarie di contatto, di confronto e di collaborazione continuativa agli analisti di tutti i continenti. 

L’IPA, voluta da Freud nel 1910, è la casa comune degli psicoanalisti di tutte le nazioni.
La sua organizzazione interna è altamente articolata, proprio per rispondere in modo mirato ad una varietà di funzioni e di compiti che sono la diretta conseguenza delle competenze psicoanalitiche sviluppate in molti settori.
La nostra Amministrazione, come quelle che ci hanno preceduto, intende conservare lo spirito e le funzioni generali dell’IPA, e proprio per questo ha progettato alcuni sviluppi e cambiamenti che mirano a mantenerla efficiente, rappresentativa, utile ai suoi membri e alla comunità che si rivolge o che si potrebbe rivolgere ad essi e alle istituzioni che con l’IPA potrebbero collaborare in modo fruttuoso.
E a mantenerla tale, appunto, in un mondo che cambia.
Di questi sviluppi e cambiamenti vi parliamo oggi, affinché possiamo condividere la visione complessiva che caratterizza questi progetti.

La nostra visione è quella della psicoanalisi come un organismo vivente, che deve relazionarsi con il mondo esterno ma anche con il proprio mondo interno; che mantiene intatta l’essenza del pensiero psicoanalitico, ma che è aperto alle trasformazioni suggerite dal progresso delle conoscenze scientifiche; che è capace di trasformarsi in modo intelligente (in modo da avere vita lunga, sia nel senso selettivo di Darwin che in quello di trasformativo genetico Neo-Lamarckiano).

1)Communication 

Abbiamo deciso di riorganizzare il sistema di comunicazioni della nostra comunità psicoanalitica, sia all’interno che all’esterno dell’Associazione. Stiamo studiando come presentarci più efficacemente all’esterno (un nostro leit motiv è : “Se l’oggetto-psicoanalisi non si presenta, il soggetto non sa dove trovarlo”) e come intensificare le comunicazioni tra i Membri riguardo a tutte le attività che vengono svolte, per una partecipazione collettiva che produca non solo informazione, ma anche senso diappartenenza comunitaria.
Intendiamo collegare meglio le varie aree dell’organizzazione, ad esempio connettendo fra loro molti Committees, come una necessaria rete sinaptica più estesa e più efficiente, capace di una vita mentale ricca e integrata. 

2)Il website come campo mentale della comunità psicoanalitica. 

Il website non è una bacheca per gli annunci: è una espressione viva della vita scientifica, culturale e interattiva della psicoanalisi contemporanea.
Il nostro desiderio è di stimolare progressivamente la curiosità, il piacere e l’interesse a visitare il website: non solo nei membri, ma anche in tutti coloro che possono cercare elementi utili a dare un senso non superficiale alle loro esperienze personali e culturali, leggendo presentazioni di vario genere, comprensibili e ben riflettute.
Lo pensiamo – per la parte “pubblica” – come un “magazine complesso”, che rappresenti la psicoanalisi in un modo non accademico e che favorisca ulteriori letture e contatti.
Una parte di esso sarà interattiva, con blogs e dibattiti in continua evoluzione.   Abbiamo le persone, gli strumenti tecnici e le idee per farlo, sarebbe un vero peccato non utilizzare queste risorse e questa opportunità.

3) Intersight in Education. 

Proprio come un organismo intelligente complesso, la psicoanalisi deve continuamente riflettere sulla trasmissione della competenza alle nuove generazioni di analisti.
Intendiamo garantire un dibattito serio e franco tra le varie società riguardo al loro training, in modo che l’appartenenza all’IPA non si basi solo su criteri formali e/o quantitativi, e che le esperienze e le caratteristiche specifiche delle varie scuole psicoanalitiche siano meglio conosciute e diventino oggetto di conoscenza condivisa.
Personalmente ritengo che solo un vero, approfondito dibattito possa segnare la differenza tra una comunità scientifica ed una comunità religiosa, distinguendo ciò che è riconosciuto come veramente essenziale da ciò che invece è sperimentato come “sacro”. 

4) Children and Adolescents. 

Anche quest’area necessita, secondo noi, di una cura speciale e di una confrontazione continuativa tra le varie società psicoanalitiche.
Noi consideriamo ciò estremamente importante, sia per il futuro della psicoanalisi che per il futuro delle nuove generazioni: sappiamo quanto la psicoanalisi, al di là dello specifico trattamento di molti individui e nonostante i ricorrenti attacchi e le controversie giornalistiche, influenzi potentemente la cultura attuale e in modo particolare lo stile di allevamento di bambini e adolescenti, nella maggioranza delle società civili avanzate.
Oltre a tutte le situazioni traumatiche offerte dalla vita, dobbiamo registrare molte nuove “anormalità statisticamente normali”, come la rottura delle famiglie e il cattivo uso sistematico, a scopo di intrattenimento, del televisore, dei cartoons e delle playstations, che ha provocato nei bambini un eccesso di fantasie sostitutive a danno della fantasia creativa e anticipatoria.
La tragedia collettiva della sofferenza mentale non riconosciuta o mal trattata in età infantile implica una nostra responsabilizzazione, come analisti, in favore di una  cultura più appropriata e per una pratica e una presenza più competenti nel fornire aiuto ai bambini e ai loro caregivers.
Noi pensiamo che l’IPA abbia il dovere di “esserci consistentemente”, sia per ragioni scientifiche che umanitarie, e vogliamo decisamente rinforzare il nostro investimento in questa area. 

5) Psychoanalysis and Psychiatry. 

Noi intendiamo investire molte energie nella ri-apertura del dialogo, in passato molto fiorente, tra psicoanalisi e psichiatria.
Questo cruciale settore registra in molte nazioni una situazione paradossale: numerosi psichiatri chiedono aiuto alla psicoanalisi a livello personale, per se stessi e per le loro famiglie, e molte équipes psichiatriche utilizzano in realtà le supervisioni istituzionali fornite dagli psicoanalisti.
Ma queste collaborazioni rimangono come un’area scissa nel campo istituzionale e formativo, perché sia a livello di insegnamenti universitari, sia nei Servizi pubblici la presenza psicoanalitica è ignorata o apertamente combattuta. 

Abbiamo chiesto al Prof. Claudio Eizirik di organizzare e guidare uno specifico Psychoanalysis and Psychiatry Sub-Committee, con l’aiuto di  illustri colleghi che lavorano in quel campo, in collaborazione con lo University and Psychoanalysis Committee e con i colleghi della Research: confidiamo che si possa ricostruire un ponte tra la psicoanalisi e l’area pubblica che si occupa del disagio mentale.
E’ assurdo che la scelta di un lavoro psicoanaliticamente ispirato sia l’ultima soluzione (“l’ultima spiaggia”) per tantepersone che avrebbero potuto giovarsene con enorme vantaggio fin dall’inizio del loro percorso come pazienti, tra ricoveri ospedalieri e dosi massicce di psicofarmaci non sempre appropriate.
Psichiatri e psicoanalisti possono riconoscere le loro specifichecompetenze, per collaborare nella lotta contro la malattia mentale: un campo in cui c’è spazio per tutti e in cui c’è bisogno di aiuto reciproco. 

6) Research: connecting IPA membership and researchers. 

Una completa riorganizzazione dell’area della Research è stata studiata con il nuovo Chair Mark Solms:  l’idea centrale è quella di semplificare la struttura organizzativa di questa area attraverso un Research Executive centrale e tre Sub-Areas.
Il metodo di lavoro sarà molto più pro-attivo di quello attuale, attraverso l’invito di proposte di ricerca basate sulla considerazione delle priorità di ricerca, piuttosto che attendere l’arrivo di proposte e poi di valutarle.
Altri tre punti fondamentali saranno:

1)un contatto costante tra il Board IPA e il Research Executive, anche per suggerire aree di possibile interesse o necessità che richiedono lo sviluppo di ricerche specifiche.

2)una continua informazione ai Membri, attraverso una specifica Research-Area dell’IPA website, delle attività di ricerca da loro finanziate.

3)la possibilità di una comunicazione interattiva, sempre via website, tra i Membri IPA e i ricercatori.

In sostanza, poiché lo sforzo economico dell’IPA in favore della Research è cospicuo (circa il 20% del bilancio totale), ci sembra giusto che i Membri IPA sianopuntualmente al corrente delle attività svolte in questo campo, e che possano anche esprimere costruttivamente il loro pensiero sulle attività svolte. 

7)The IPA/REGIONS Electronic Journal

 

Dopo avere iniziato già da molti anni una fruttuosissima collaborazione paritaria con l’IPA negli istituti di formazione PIEE e ILAP, le Regional Organizations EPF, FEPAL e NAPSAC (supportata dall’APsaA) hanno deciso di compartecipare ad una nuova impresa editoriale, in un regime di “joint venture” ugualmente paritaria e corresponsabile.
Lo “IPA/REGIONS E-JOURNAL”, organo scientifico sovra-nazionale (non di proprietà di una società o di privati, ma degli organismi istituzionali menzionati), è attualmente allo studio di una speciale Commissione composta da rappresentanti istituzionali e da tecnici, che preparerà un progetto da realizzare in tempi brevi.
Questa idea ha raccolto un consenso vastissimo, poiché dopo più di un secolo di esistenza dell’istituzione internazionale psicoanalitica sembra ormai indispensabile dare alla comunità un journal che la rappresenti pienamente.

Questo nuovo journal avrà caratteristiche molto diverse dai journals già esistenti di lunga tradizione, e si propone di garantire la assoluta internazionalità della sua gestione editoriale, includendo criteri di rotazione della editorship e delle rappresentanze nazionali a tutti i livelli.
Se, come appare ormai certo, riusciremo a condurre in porto questa complessa iniziativa, le organizzazioni-partners potranno essere fiere di questa nuova realtà, culturalmente e scientificamente bilanciata, aperta ai contributi delle diverse scuole di pensiero, centralmente indipendente e politicamente sovranazionale. 

8) The New IPA Psychoanalytic Dictionary.

Riteniamo che i tempi siano maturi, infine, per dare il via ad un’altra grande impresa scientifica: la preparazione di un IPA PSYCHOANALYTIC DICTIONARY.
Esistono molti eccellenti dizionari di psicoanalisi, ma l’IPA (e, secondo noi, solo l’IPA, in questo momento) ha le risorse umane, il potenziale scientifico e l’articolazione culturale  per crearne uno straordinariamente completo, avanzato e davvero rappresentativo delle varie correnti teoriche e delle varie scuole presenti nel mondo psicoanalitico.
Un’opera di questa portata richiede non solo una vasta conoscenza della psicoanalisi passata e attuale, ma anche una capacità editoriale e di connessione organizzativa certamente notevoli: non sarà l’opera di pochi – per quanto validi – ricercatori, ma di gruppi di lavoro coordinati.
L’obiettivo è quello di fornire a tutti gli psicoanalisti e agli psicoterapeuti che lavorano psicoanaliticamente uno strumento di consultazione e di riferimento realmente internazionale,  aggiornato, di qualità superiore e fondamentalmente “wide scope”, che presenti sia il “tronco” che i “rami” dell’albero psicoanalitico, per come si è sviluppato da Freud ai giorni nostri.

CONCLUSIONE 

Tutte queste idee potranno diventare realtà se saremo capaci di lavorare insieme, collaborando con i colleghi delle varie Regions.
Personalmente, come la maggior parte di voi, passo parecchio tempo nel lavoro clinico con i pazienti, a contatto con la vita interna loro e mia: il lavoro diadico è il vero nucleo dell’analisi; lì sono la profondità, la preziosa, parziale atemporalità, il potenziale immenso della psicoanalisi,  con i suoi “passaggi segreti” che aprono porte interne e che consentono recuperi, trasformazioni e integrazioni altrimenti impossibili.
Ma da molto tempo sono abituato a lavorare anche con i colleghi; l’ho fatto nella mia Società, nei Working Parties, nel Board dell’IPA, e come molti di voi ho dedicato una parte consistente delle mie energie alla vita comunitaria.

Come ben sappiamo, ognuno di noi trae ispirazione ed energia, più o meno consapevolmente, da un suo intimo nucleo originario; ognuno di noi ha una sua Pribor, che può approdare (se le cose vanno sufficientemente bene) alla sua Berggasse, alla sua Gesellschaft e infine alla International Association. 

Il mio mondo iniziale era la grande cucina di una antica casa della collina bolognese, dove alla sera si riunivano nonni, genitori, zii, cugini e fratelli, sotto un quattrocentesco architrave di quercia.
Il mio mondo attuale non rinnega quegli inizi, anzi li fa rivivere qui, in questa grande comunità scientifica e professionale che lavora anche per integrare le antiche separazioni e gli sviluppi consentiti prima dalla scuola, poi dall’università, dalla clinica ospedaliera, dai seminari e dai convegni.
Il mio architrave di quercia attuale è la Psicoanalisi: sotto di esso le nostre molte lingue e culture sono un’inesauribile ricchezza e noi lavoreremo affinché l’IPA sia davvero la casa degli psicoanalisti, nella realtà esterna ma soprattutto in quella interna.

STEFANO BOLOGNINI 

President of the International Psychoanalytical Association 

Prague, August 3rd 2013

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