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Bodybrainmind di A. Imbasciati recensione di C.Pirrongelli

10/07/20
Bodybrainmind di A. Imbasciati recensione di C.Pirrongelli 1

“Sette lezioni per una Neuropsicoanalisi”

di Antonio Imbasciati

(Mimesis Edizioni, 2020).

Recensione a cura di Cristiana Pirrongelli

Il libro di Antonio Imbasciati, analista di training della Spi e professore emerito di psicologia clinica, nelle sue intenzioni manifeste vorrebbe rappresentare uno stimolo per coloro che non hanno confidenza con la Neuropsicoanalisi: sette lezioni su sette argomenti da lui scelti come “i più stimolanti per suscitare l’interesse verso ulteriori e più ampie letture”. In realtà, questo piccolo volume, raggiunge ben altri obiettivi: innanzitutto fa un punto decisamente molto aggiornato su una serie di temi fondamentali per la Psicoanalisi visti da un’ottica neuropsicoanalitica. Delinea quindi con molta precisione quale sarebbe la formazione necessaria per chi si trovi ad occuparsi di quella branca da lui stesso realizzata che è la Psicologia clinica perinatale, un approccio precoce e preventivo al bambino già dal suo concepimento, e, terzo punto, tramite il superamento di alcuni pregiudizi ben radicati in chi opera nell’ambito della salute mentale, spalanca la porta su alcuni enigmi e la lascia ben spalancata inducendo in chi legge curiosità e voglia di ricerca.

Il testo è abbastanza comprensibile grazie alla ripetizione e all’integrazione progressiva, in ogni nuova lezione, di quanto affrontato in quella precedente. Sono ben rilevabili le diverse anime di Antonio Imbasciati, quella psicoanalitica, quella di psicologo sperimentale e infine quella di studioso delle Neuroscienze, capace di individuare gli autori che meglio si sono integrati con l’approccio psicoanalitico come Alberini, Damasio, Gazzaniga, Liotti, Panksepp, Porges, Shore e altri.

I capitoli sono sette, nei quali Imbasciati ripropone gli argomenti per lui significativi e fondamentali per chiunque si occupi di clinica ma, soprattutto, per chi voglia approcciarsi alla Psicologia Clinica Perinatale, nata originariamente come un’area specialistica della cattedra di Psicologia Clinica della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Brescia ove Imbasciati ha lungamente lavorato.  La Psicologia Clinica Perinatale presuppone la nascita di un qualche tipo di mente già in una fase embrionale e quindi la necessità di saper operare precocemente sulla coppia genitoriale e la famiglia. La mente, secondo Imbasciati, deriva da una continua connessione del corpo con il cervello, ragion per cui conia il termine bodybrainmind. Da qui la necessità di un’integrazione fra Psicoanalisi, Infant Research, Infant Observation, Teoria dell’Attaccamento e Neuroscienze allo scopo di formare operatori all’altezza di un tale compito complesso. Se il dialogo interpersonale bimbo-caregiver sarà sintonico l’apprendimento sarà efficace, capace di decodificare i messaggi dell’infante e rispondervi con messaggi congrui. E forse si potrà intervenire in modo appropriato sul bodybrainmind fetale e poi del neonato, prevenire disfunzionalità, vere e proprie patologie o favorire uno sviluppo virtuoso di tale unità bodybrainmind. Rientrano in questo tema argomenti centrali per Imbasciati, che includono l’epigenetica, il transgenerazionale, la relazionalità, la sessualità, la generatività, i problemi della procreazione medicalmente assistita le patologie prenatali, l’aborto, la prematurità.

Bodybrainmind di A. Imbasciati recensione di C.Pirrongelli

Cervello, mente

Se è vero che nessun cervello umano è uguale ad un altro, questo avviene perché la genetica influenza solo la macromorfologia di questo. Le esperienze di apprendimento, diverse per ogni individuo e le conseguenti connessioni sinaptiche neuronali, saranno quelle che invece ne determineranno la micromorfologia e l’unicità rispetto a qualsiasi altro cervello. L’apprendimento, collegato all’interazione con l’ambiente, fissa sia i contenuti nella memoria che l’acquisizione di funzioni, che potranno modificarsi nelle interazioni successive. Ognuno di noi sarà, secondo questa visione, il proprio specifico cervello e, per conseguenza, il proprio bodybrainmind. Ne consegue, tra le altre cose, il rifiuto del concetto di malattia a favore di quello di sindrome, molto ben argomentato nel libro.

Secondo Imbasciati, sono i primi mille giorni di vita, a partire da quella fetale, che condizioneranno tutto il futuro sviluppo del cervello. Per quanto riguarda la mente, attribuisce al termine lo “stesso alone semantico della parola inglese mind”… “tutto ciò che nella nostra cultura è stato denominato, affettività, carattere, temperamento o altro”. La mente è, per Imbasciati, l’insieme di tutte le funzionalità che un cervello può mettere in atto nel comportamento; nonché in tutte “le condotte incluse quelle affettive e interpersonali e nella soggettività, più o meno cosciente di un individuo”.

 

Ruolo delle emozioni

Grande importanza, a proposito della mente, Imbasciati riserva al ruolo dell’affettività, alle emozioni, viste come embrioni di un pensiero che si sta sviluppando. Sarebbe la spinta motivazionale emozionale a “dare forma ad azioni, comportamenti, condotte, interessi, carattere, temperamento, tono dell’umore, tutto ciò che fa agire gli umani”. A tale proposito descrive quello che, dalle intuizioni di Bion (1970) fino alla nascita delle Affective Neuroscience (Panksepp 2005) con gli studi sugli animali … ha descritto un continuum di sviluppo ‘neuromentale’ dagli affetti verso il pensiero, una modalità cognitiva precoce e abbozzata che può essere considerata la matrice generativa di quel tipo di conoscenza più consapevole che caratterizza gli esseri umani.

 

 Coscienza e Inconscio

 La Coscienza è un punto centrale nelle riflessioni di Imbasciati che osserva come nel modello freudiano della mente, la Coscienza sia data per scontata, mentre ciò che deve essere spiegato è l’Inconscio, che si presenta alla Coscienza attraverso sintomi, sogni, lapsus, atti mancati, o nel transfert, venendo a inquietare quella che dovrebbe essere la razionalità cosciente. La Coscienza, nella tradizione freudiana, “è il mentale per eccellenza”, mentre l’inconscio è spiegato per esclusione, come il luogo in cui vengono espulsi o ancora rimangono occultati, desideri inconfessabili di origine pulsionale che costituirebbero la causa delle sofferenze, irrazionalità e sintomi psicopatologici dell’essere umano. La concezione proposta da Imbasciati implica invece una revisione radicale del concetto di Inconscio ed una inversione totale dei rapporti tra Inconscio e Coscienza. L’Inconscio occupa una enorme parte nel normale funzionamento dell’uomo come, ad esempio, il lavoro del cervello con il corpo, fatto di continue afferenze dall’esterno, dal contatto interpersonale ma anche di monitoraggio di quel che avviene dall’interno (Porges) lavoro ininterrotto e che è massimo nel sonno: tutto ciò avviene ad un livello inconscio. E l’autore sottolinea nuovamente quel che lui ritiene essere  l’equivoco fondamentale della nostra tradizione psicoanalitica: “L’inconscio quale scoperto da Freud e descritto, non è un processo particolare esplicato dal cervello bensì il mancare più o meno totale della sua funzione di coscienza: ed è questa la regola, non l’eccezione”.  Mentre la coscienza diviene uno sporadico emergere della punta di un iceberg, non sempre portatore di verità, del funzionamento sommerso e inconscio della  mente, frutto di un lavoro più esteso e misterioso del suo cervello. Così definisce la Coscienza: “una “piccola, parziale e ingannevole funzionalità denominata coscienza”, che ci fa credere di esistere, di essere autori di noi stessi e padroni”. Ma è un inganno. Imbasciati arriva ad affermare, in totale contrasto con la teoria freudiana, che sia la Coscienza a dover essere considerata un enigma.

 

Una distinzione utile secondo Imbasciati

Nella pratica clinica, per connotare la parola Coscienza sarebbe meglio tener presente che in inglese esistono due sostantivi differenti per connotarla: consciousness e conscience, e che la consapevolezza ha una qualità più profonda rispetto alla coscienza comprendendo all’interno di sé la dinamica continua per rimanere in contatto con emozioni più o meno difficili da mantenere consapevoli.

 

Memorie e ricordo

Imbasciati si è appassionatamente dedicato alla distinzione tra memoria e ricordo sottolineando come la memoria sia qualcosa fatta di reti neurali in continuo cambiamento con il procedere della vita e delle sue esperienze. La memoria, pur con i suoi progressivi aggiornamenti, continua ad esistere anche se un ricordo può non essere rievocabile a comando.  Il ricordo è diverso da quel che resta in memoria. Tracce di questa o quella memoria possono ricomparire grazie a quel che decide il nostro cervello mentre noi abbiamo l’illusione che tale capacità di attivazione sia in nostro potere. Dobbiamo distinguere “l’apparecchio biologico dalle sue funzioni e al contempo, non trascurare che queste non possono essere attivate a piacere, con la nostra volontà; così come invece noi pensiamo”. Si tratta di uno dei tanti casi in cui si constata la difficoltà a distinguere il piano della soggettività da quello del sistema biologico che lo produce.” Il ricordare non è conseguenza logica dell’avere in memoria delle esperienze e non è detto che, l’impossibilità a evocare un ricordo, sia colpa di un agente traumatico”. Ecco uno dei tanti enigmi, dei tanti miti che Imbasciati ci sfata: non siamo noi a decidere cosa ricordare ma è il cervello, per leggi ancora a noi largamente sconosciute.

 

Oltre i pregiudizi: gli enigmi

L’aspetto più interessante di questo libro, sta nella tenacia con cui Imbasciati ci porta lontani da certezze e soluzioni. L’enigma del nostro Essere rimane aperto a dispetto di tutti gli studi sugli aspetti cognitivi, sulle emozioni e sul corpo. “La coscienza è qualcosa a cui l’essere umano resta attaccato in modo tenace nonostante i suoi “scherzi (Eaglemann, 2011)”. È tutto ancora da capire “come, quando, quanto, ciò che si genera nel cervello, produca i parziali, illusori, talora falsi eventi soggettivi, del sentirsi coscienti”. Imbasciati si chiede perché questo costante, collettivo, ubiquitario atteggiamento di rincorsa verso l’autodeterminazione, questo pensarsi lucidi, in pieno controllo cognitivo, autodeterminati, liberi? Quanto siamo sicuri della potenza reale della nostra volontà e che esista il libero arbitrio? “Com’è che questo cervello, che qui alla scienza stessa si rivela ancora sconosciuto, decide di fare qualcosa mentre in noi c’è la convinzioni che “sono io”? Chi comanda? (Gazzaniga, 2014). La questione del libero arbitrio è tuttora oggetto di ricerca”.

Sembra che per Imbasciati, l’illusione di autodeterminarci sia più forte della consapevolezza della nostra limitatezza, così vasta da spaventarci e rimanere, forse grazie a salvifici meccanismi adattativi di negazione, un sogno che resiste. Ma il perché, resta un enigma.

E quel che ci resta di questo libro è il regalo di una insistente provocazione, lo smantellamento di molti pregiudizi, la mancanza di certezze, uno smarrimento, e, augurandoci che qualcuno raccolga l’appello dell’autore, la voglia di dedicarsi seriamente a ricercare quel che ancora ci è sconosciuto.

Bibliografia

Alberini C. (2013).Memory reconsolidation, Elsevier,New York

Damasio A. (2018). Lo strano ordine delle cose. Adelphi, Milano.

Freud S. (1932 [1933]). Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni). O.S.F, 11, Torino, Boringhieri

Imbasciati A.(2018) Inconscio e coscienza della memoria: un contributo dalle neuroscienze. Psicoterapia e scienze umane, 52(4),563-586, www.psicoterapiaescienzeumane.it

Imbasciati A., Cena L. (A cura di) Il futuro dei primi mille giorni di vita. Psicologia Clinica Perinatale: prevenzione e interventi precoci. Edizioni Franco Angeli, Milano, 2018.

Panksepp J. (1998). Affective neuroscience. London, Oxford università Press

Porges S. (2018)La guida alla teoria polivagale.G.Fioriti Editore

Schore A. (2008). La regolazione degli affetti e la riparazione del Sé. Roma, Astrolabio.

 

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