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Una vita “con” la psicoanalisi, di A. Imbasciati. Recensione M. Antoncecchi

18/10/19
Una vita “con” la psicoanalisi, di A. Imbasciati. Recensione M. Antoncecchi 1

Antonio Imbasciati  

Una vita “con” la psicoanalisi

La costruzione del cervello e il futuro dell’umanità

Mimesis Edizioni, 2019, Milano

Recensione Maria Antoncecchi

 

“La psicoanalisi ha dato forma a tutta la mia vita…”

 

Con questo incipit inizia l’ultimo libro di Antonio Imbasciati, membro ordinario con funzione di training della Società Psicoanalitica Italiana e professore emerito di psicologia clinica presso l’università di Brescia. La psicoanalisi ha rappresentato una presenza costante durante il suo percorso personale e professionale influenzando i suoi studi, la sua formazione e il suo lavoro. La lettura del libro si apre con un‘appassionata introduzione autobiografica nella quale l’Autore ci rende partecipe come l’incontro con la psicoanalisi, “il suo primo amore”, abbia segnato i momenti cruciali della sua vita e determinato gli incontri decisivi per la sua formazione. Un dialogo non privo di dubbi e interrogativi che lo ha spinto a mantenere vivo il suo interesse per “la ricerca, lo studio e la conoscenza di come si originasse e funzionasse la mente umana”(p.27).

Il libro, il suo “ultimo esperimento”, racchiude i contributi maggiormente significativi del lavoro svolto durante la sua lunga carriera  rielaborando e chiarendo il suo pensiero e la sua riflessione scientifica.

 

“La psicoanalisi è una psicologia clinica: la prima psicologia clinica”(p.27)

 

Le due anime che contraddistinguono Antonio Imbasciati, quella di psicoanalista e di psicologo sperimentale e clinico, si sono integrate e alimentate a vicenda anche se, a volte, hanno percorso strade parallele. Sin dalla sua prima esperienza accademica, l’autore si è misurato con il piacere della ricerca, “l’originario spirito di ricerca, che prima ancora di quello di cura, aveva animato Freud” (p.295), come lui stesso sottolinea  e con il desiderio di capire come si sviluppa la mente umana.  Un interesse che è confluito nella teoria esplicativa del funzionamento mentale, a partire dalla Teoria del Protomentale (1981) fino  alla  Psicologia Clinica Perinatale  nella quale ha integrato i contributi  dell’infant observation, dell’infant research, della teoria dell’attaccamento e delle neuroscienze. Un ambito, quello della Psicologia Clinica Perinatale, che si occupa della formazione del “Mindbrain” dalle sue origini a “i primi mille giorni di vita”(2018).

Sin dall’inizio della sua attività scientifica, Imbasciati ha ritenuto indispensabile il confronto con le altre scienze della mente cercando di superare la divisione che manteneva separati lo sviluppo dell’affettività dai processi cognitivi. L’Autore ha cercato anche di estendere i confini della psicoanalisi da un focus strettamente clinico e curativo ad un’area che comprendesse la ricerca e la prevenzione.

 

“La psicoanalisi cento anni fa ha scoperto l’inconscio. Le scienze cognitive e le neuroscienze in questi ultimi trent’anni hanno dimostrato come quasi tutta l’attività della mente si svolge al di là di qualunque consapevolezza del soggetto”( p.33).

 

Nella visione di Imbasciati, in accordo con gli studi scientifici, lo sviluppo del cervello umano si costruisce progressivamente attraverso l’esperienza e solo in minima parte grazie al patrimonio genetico. L’apprendimento, che avviene attraverso le interazioni umane, condiziona le connessioni neuronali dell’individuo e la maturazione dei circuiti cerebrali. Ciò che viene appreso e fissato nella memoria non sono i contenuti ma  le funzioni mentali  che formeranno una matrice che condizionerà l’elaborazione degli apprendimenti successivi determinando un effetto “a cascata” (p.89). Si tratta di un modello che si basa su un processo che vede mente e cervello non come due entità distinte che si evolvono separatamente ma strettamente legate da un’interazione reciproca in un continuo circuito a feed-back. L’attività mentale, attraverso l’esperienza, modifica il cervello che a sua volta condiziona la funzionalità della mente.

Se la memoria, contenuta nelle reti neurali, cambia in funzione dell’esperienza e l’attività mentale affettiva e cognitiva è prevalentemente inconscia, possiamo allora dire che ciò che ricordiamo è una piccolissima parte di essa. E’ necessario distinguere la memoria implicita, mutevole e connessa all’apprendimento dal ricordo che fa parte della memoria dichiarativa relativa alla coscienza. L’Autore sostiene che, a partire da una nuova concezione della mente (e della memoria), sia indispensabile che la teoria psicoanalitica riconsideri il concetto di inconscio liberandolo dalle maglie della teoria pulsionale per poterlo ampliare sulla base delle scoperte neuroscientifiche.

 

Ogni individuo, nella sua mente-cervello, e di qui nel suo corpo, è ”singolare”, irrepetibile (p.97).

 

Rifacendosi ai contributi di Schore (2003), che ha evidenziato l’importanza dell’emisfero destro nelle primissime comunicazioni emotive tra la madre e il bambino, Imbasciati ritiene fondamentale per lo sviluppo del “Bodybrainmind” (p.49), il periodo che va dal concepimento fino ai primi mille giorni di vita (2018). In queste prime fasi dell’infanzia la struttura funzionale del bambino si costituisce attraverso l’esperienza che avviene grazie all’unicità e alla specificità delle relazioni primarie.  Damasio (2012) ha descritto il lavoro continuo di “mappatura” che il cervello fa degli stati del corpo e del mondo esterno rendendo la progressiva formazione del Sé un evento differente per ogni individuo. “Nessuno ha una mente uguale a un altro perché nessuno ha un cervello costruito come quello di un altro. Il cervello cambia continuamente, lungo ogni sua esperienza”(p.200).

 

“Tutta la psicoanalisi infantile è oggi molto cambiata ponendo in evidenza la centralità delle relazioni con i caregivers e la qualità di tali relazioni..”(p.131)

 

Già da molto tempo, la psicoanalisi e in particolare quella che si occupa dello sviluppo infantile, ha messo al centro del suo interesse la qualità delle relazioni precoci e l’importanza dell’area del non verbale per lo sviluppo del bambino. Oggi sappiamo che la qualità delle relazioni primarie incide profondamente sullo sviluppo delle funzioni mentali che hanno bisogno di uno specifico livello emozionale per poter elaborare le esperienze. (Alberini, 2015) L’ambiente circostante e soprattutto le relazioni interpersonali veicolano al bambino messaggi verbali e non verbali che, una volta elaborati, vanno a costituire una memoria funzionale (un Sé implicito) capace di determinare ogni futura esperienza  dell’individuo. Da questo deriva l’importanza della qualità mentale dei caregivers, tema caro all’Autore, per la  trasmissione psichica ed epigenetica di quelle funzioni memorizzate che creano “effetti transgenerazionali”, capaci di condizionare non solo la mente del singolo individuo ma anche le sue future capacità genitoriali.

 

“Curare i genitori per curare i bambini e il loro futuro” (p.224).

 

Imbasciati trova nella Psicologia Clinica Perinatale un ambito all’interno del quale occupano un posto di rilievo la formazione e la sensibilizzazione degli operatori o di quanti si interessano della prevenzione della salute mentale di gestanti, genitori, caregivers allo scopo di  fronteggiare  sfide evolutive sempre più complesse.

ll libro, infatti dedica ampi capitoli all’importanza della perinatalità intesa come un’area che si occupa dello sviluppo del bambino a partire dall’epoca fetale alla prima infanzia con una particolare attenzione alle coppie e alle famiglie. L’autore affronta numerosi temi: la sessualità, la generatività, la genitorialità, i diritti dei nascituri, e gli interventi nelle situazioni a rischio. L’auspicio dell’Autore è quello di poter  integrare le conoscenze sulla costruzione del Mindbrain e le ricerche scientifiche a nostra disposizione al fine di prevenire lo sviluppo delle patologie della prima infanzia e quindi della psicopatologie dell’adulto per migliorare il futuro delle nuove generazioni.

 

Prof. Antonio Imbasciati, laureato in Medicina, psicologo sperimentale ricercatore, Neuropsichiatra Infantile, Ordinario di Psicologia Generale e poi di Psicologia Clinica, psicoanalista e Didatta della Società Psicoanalitica Italiana (IPA), Direttore di un Istituto universitario e ora Professore Emerito, autore di sessantatré volumi e di oltre trecento pubblicazioni.

 

Bibliografia

 

Alberini C. (2015). Incontro su psicoanalisi e neuroscienze nell’approccio clinico. Letto al Centro Milanese di psicoanalisi (17 dicembre 2015).

 

Damasio A. (2012). Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente. Adelphi, Milano.

 

Imbasciati A.(1981). Il Protomentale: psicoanalisi dello sviluppo cognitivo nel primo anno di vita. Bollati Boringhieri, Torino.

 

Imbasciati A.(2018) Inconscio e coscienza della memoria: un contributo dalle neuroscienze. Psicoterapia e scienze umane, 52(4),563-586, www.psicoterapiaescienzeumane.it

 

Imbasciati A., Cena L. (A cura di) Il futuro dei primi mille giorni di vita. Psicologia Clinica Perinatale: prevenzione e interventi precoci. Edizioni Franco Angeli, Milano, 2018.

 

Schore A. (2008). La regolazione degli affetti e la riparazione del Sé. Roma, Astrolabio.

 

 

 

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