Parole chiave: Speranza, prendersi cura, traumi, scenari fantasmatici, prevenzione
“Inizi difficili
Rischi, prevenzione e cura in età evolutiva”
A cura di Rosamaria Di Frenna, Rossana Gentile, Maria Giuseppina Pappa. Alpes 2025
Recensione di Stefania Nicasi
Nel novembre del 2023 si è tenuto a Firenze il VII Convegno Nazionale sul lavoro psicoanalitico con bambini e adolescenti dal titolo Inizi difficili. Rischi, prevenzione e cura in età evolutiva, organizzato dalla Società Psicoanalitica Italiana. Due giornate di lavoro intenso, polifonico e appassionato che ha riscosso eccezionale interesse e coinvolgimento di pubblico. Di tanto proficuo lavoro testimonia il libro nel quale le curatrici, con cura appunto, hanno raccolto e organizzato i numerosi interventi. Si tratta in generale di interventi brevi, concisi, che vanno dritti al punto facilitando il lettore: a questi si sono aggiunti numerosi saggi di ampio respiro scritti appositamente per il volume. La suddivisione in nove sezioni, alcune precedute da un’introduzione, conferisce unità al discorso evitando il rischio della frammentazione. In apertura del volume la Prefazione di Sarantis Thanopulos e l’Introduzione di Elena Molinari che al tempo del Convegno erano rispettivamente Presidente e Segretaria Scientifica della SPI.
L’idea che la nascita di un bambino sia comunque un evento critico pur se atteso e lieto percorre tutto il libro e ne costituisce la premessa di fondo che infatti troviamo espressa nelle prime righe dell’Introduzione di Elena Molinari: «Tutte le donne e gli uomini alle prese con un neonato avrebbero bisogno di aiuto perché devono sopravvivere a un’eccezionale onda d’urto emotiva” poiché “Un bambino crea un senso di precarietà, di grande affaticamento e anche di imprigionamento e, in un mondo ossessionato dal potere, dall’acquisizione e dall’efficienza, il paradigma del prendersi cura non è certo facile da abbracciare” (Molinari, IX).
Ogni nascita è dunque un inizio difficile, ma alcuni inizi sono più difficili di altri e alcuni proprio difficilissimi.
Cosa trova il lettore in questa fitta messe di lavori che coprono l’arco temporale dell’età evolutiva dalla nascita all’adolescenza?
Trova innanzitutto uno smontaggio dell’idea di inizio: «Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà» la citazione da Wislawa Szymborska sta in esergo al saggio di Simona Pesce (Pesce, 161) ma potrebbe stare in esergo a molti altri lavori nei quali ci si interroga su quando ha inizio la vita di un bambino e su quando ha inizio la genitorialità per convenire che le prime tracce risalgono molto indietro nel tempo e nella mente e che lungo e irto di insidie è il cammino che conduce dalla nascita fisica alla nascita psichica, dal concepimento alla genitorialità vera e propria. Idee che non sono nuove ma che sono riprese ed esposte con dovizia di spunti e di esemplificazioni tratti dall’Infant Observation, dall’Infant Research, dalla clinica, dalle neuroscienze e dalla letteratura non solo psicoanalitica. Due saggi (Maria Giuseppina Pappa e Claudia Balottari) sono dedicati a Pinocchio. Un altro, scritto a più mani, gira attorno alla maternità interiore, un’idea che risale a Gina Ferrara Mori e che ha ispirato Marco Mastella e il Gruppo Maternità Interiore fondato nel 2007 al Centro Psicoanalitico di Bologna.
Trova la fisiologia degli inizi, quando cioè le cose si svolgono in maniera relativamente semplice e sana e trova la patologia, quando le cose vanno storte e le complicazioni si sommano: dalle nascite premature alle gravi difficoltà psicofisiche ai disturbi dello spettro autistico. A questi ultimi sono dedicati i saggi di Lucia Fattori, Chiara Cattelan, Raffaella Tancredi e Francesco Burruni mentre Lorenzo Iannotta si concentra sul trattamento degli arresti dello sviluppo e degli stati primitivi della mente. Ai bambini che presentano gravi difficoltà psicofisiche è riservata un’intera sezione, l’ottava, nella quale colpisce particolarmente il lavoro di Riccardo Chiarelli È nato un bambino cieco. Nella breve Introduzione, Giovanna Montinari e Rossana Gentile notano come in questi casi i genitori devono affrontare un lutto aggiuntivo: dal bambino ideale al bambino reale e dal bambino reale ma sano al bambino ammalato.
Nella descrizione della comunicazione madre bambino si muovono in particolare i saggi di Stefano Calamandrei sulla contemplazione condivisa fra madre e bambino e di Andrea Scardovi che parte dal fenomeno del pointing – il gesto preverbale con il quale il piccolo indica intenzionalmente un oggetto al caregiver – per esplorare il tema della continuità fra la comunicazione primaria e quella all’interno della relazione analitica. La citazione in esergo da Cent’anni di solitudine è troppo azzeccata per non citarla: «Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome e per citarle bisognava indicarle col dito” (Scardovi, 96).
Fra i rischi e i disastri nella relazione primaria, la quinta sezione mette a fuoco l’intendersi, funzione fondamentale descritta da Freud già nel Progetto di una psicologia (1895) alla quale Marta Badoni ha dedicato pagine illuminanti nel suo libro Prendersi in gioco (2023). Aggiungo fra parentesi, a proposito di Marta, che Maria Pappa mostra dal vivo il suo modo di lavorare nel bel saggio Gli inizi difficili nell’analisi di un bambino nella supervisione con Marta Badoni, che chiude la sesta sezione. I pregevoli contributi della quinta sezione descrivono le conseguenze del mancato intendersi in casi particolarmente drammatici. Interessante e necessario il contributo di Anna Maria Rosso dedicato ai genitori maltrattanti – dei quali, come nota l’autrice, ci si è sorprendentemente poco interessati fino agli anni ’60 – e al loro possibile recupero attraverso l’intervento psicoanalitico. Il lavoro si basa su un’ampia esperienza di supervisione di équipe di operatori sociali dimostrando, se ce ne fosse bisogno, quanto sia importante la presenza della psicoanalisi e degli psicoanalisti nei servizi pubblici e nelle istituzioni di cura.
E proprio al lavoro psicoanalitico nell’Istituzione è dedicata la nona e ultima parte introdotta da Franco D’Alberton, psicoanalista che ha lavorato a lungo nei servizi per la salute dell’infanzia e nel Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale di Sant’Orsola a Bologna, autore di Bambini in ospedale. Nota D’Alberton che nonostante la mole di dati a dimostrazione che un intervento nei primi anni di vita può mitigare i danni della trascuratezza favorendo uno sviluppo sano e armonioso, la politica sanitaria non privilegia a sufficienza gli interventi a carattere preventivo-terapeutico nei confronti della prima infanzia e della genitorialità. Tuttavia, prosegue, malgrado lo scarso interesse di politici e amministratori «si assiste ad una crescente attenzione clinica e ad una sorprendente vitalità di interventi, sempre più raffinati, per il sostegno alla genitorialità, alla maternità, alle relazioni precoci e agli snodi dello sviluppo evolutivo» (D’Alberton, 355). I contributi che seguono danno prova appunto di vitalità e raffinatezza. Bello lo scritto di Federica Recchia, Dalla parte delle madri, dalla parte delle bambine che prova a correggere il tiro: «Spesso ho sentito la psicoanalisi satura e giudicante nei confronti delle madri, così come un certo tipo di psicoanalisi è stata, per converso, molto giudicante anche nei confronti dei bambini» (Recchia, 359).
Probabilmente, questa psicoanalisi severa è la stessa che per molto tempo ha tenuto i genitori completamente fuori dalla stanza di analisi dei bambini come se fossero dei nemici certi anziché degli alleati possibili, anzi necessari. È tuttavia una psicoanalisi tramontata, come si intuisce anche solo dal titolo della sesta sezione Storie di bambini, genitori e curanti. Nel contributo di Giovanna Maggioni Bambini piccoli e genitori incontrano l’analista le toccanti vignette cliniche sono tratte dal lavoro di Consultazione partecipata, inaugurato da Dina Vallino, che prevede l’alternanza di sedute con i soli genitori a sedute con genitori e figli presenti insieme nella stanza.
In una visione dell’età evolutiva che si allarga a comprendere i genitori come soggetti partecipi allo sviluppo dei figli e impegnati loro stessi in un continuo esercizio di crescita, adattamento e cambiamento, non poteva mancare una parte, la settima, dedicata alle Maternità e paternità difficili, ammesso e non concesso che ne esistano di facili.
In conclusione, le nove sezioni del libro ruotano attorno alla nascita in quanto venuta al mondo: evento fisico, psichico, relazionale. Come ha notato Elisabetta Bellagamba in una bella recensione «Il fatto stesso che il testo si articoli in questo modo suggerisce una tensione verso la pluralità: come se una sola voce non bastasse, come se per cogliere davvero la densità psichica di questo periodo della vita fosse necessario un coro di sguardi, di teorie, di esperienze».
Un libro vitale, pieno di voci, di bambini, di mamme, di giochi: una biblioteca ariosa come un cortile.
Riferimenti bibliografici
Badoni M. (2023), Prendersi in gioco, Milano, Cortina.
D’Alberton F. (2018), Bambini in ospedale, Milano, Franco Angeli.