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L’Annata Psicoanalitica Internazionale N.14/2024 Il divenire della mente. Cosa pensano gli psicoanalisti oggi? Recensione di M. Caslini

23/12/25
L’Annata Psicoanalitica Internazionale N.14/2024 Il divenire della mente. Cosa pensano gli psicoanalisti oggi?

Parole chiave: Psicoanalisi, Relazione analitica, Dibattito psicoanalitico, Divenire, Identità psicoanalitica

L’Annata Psicoanalitica Internazionale N.14/2024

Il divenire della mente. Cosa pensano gli psicoanalisti oggi?

A cura di Monica Bomba e collaboratori

The International Journal of Psychoanalysis

Giovanni Fioriti Editore

Recensione a cura di Manuela Caslini

Sin dal 2003, la redazione de L’Annata Psicoanalitica Internazionale si è posta l’obiettivo di selezionare i migliori contributi pubblicati sull’International Journal of Psychoanalysis dell’anno precedente e di tradurli in lingua italiana. Mentre le prime edizioni erano raccolte eterogenee di articoli ritenuti rilevanti, gli ultimi volumi sono nati a seguito di un lavoro collettivo di lettura e selezione, con l’obiettivo di individuare i principali filoni tematici nella ricerca concettuale in psicoanalisi. La redazione de L’Annata si propone come uno spazio di confronto reciproco, volto a individuare e a dar voce, partendo dai diversi articoli, alla molteplicità degli elementi dell’esperienza psicoanalitica. Ogni volume viene pensato come uno strumento di formazione o aggiornamento a seconda dell’esperienza del lettore o delle sue necessità di acquisire dimestichezza con la ricerca psicoanalitica recente e riflettere su aspetti della crescita umana e professionale. Oltre al lavoro di cernita e definizione dei filoni di maggiore intesse attuale, il cuore del lavoro dei redattori sta nel tradurre, “compito ingrato (…) ma necessario” (pag. XIV) non solo per dare supporto ai lettori con scarsa dimestichezza con la lingua inglese, ma soprattutto come “esercizio formativo”, volto a costruire ponti, colmando “le faglie tra diverse culture” con l’obiettivo primario di aiutare i colleghi desiderosi di meglio chiarire e capire ciò che un autore cerca di esprimere in quel particolare modo.

Partendo proprio dal titolo, il numero 14/2024 stampato nel 2025 da Fioriti Editore, ha cercato di riflettere sui cambiamenti nel lavoro degli analisti di oggi.  Il titolo programmatico “Il divenire della mente” rimanda all’obiettivo di esplorare il tema, non solo rispetto a quanto avviene nei pazienti, ma anche nell’analista stesso, sia in seduta che nel confronto con i colleghi e nel contesto dell’istituzione psicoanalitica. Il termine “divenire” rappresenta l’espressione dinamica della vita psichica e rinvia alla sua qualità processuale; pensando al corpus degli articoli selezionati, è stato scelto per la sua capacità di tenere insieme le diverse forme della trasformazione psichica, da quelle che si manifestano come “nascita” a quelle che avvengono attraverso arresti, fratture o ritorni a stati precedenti. Nel titolo compare anche il termine “mente”, dall’inglese mind, utilizzato già a partire dalla traduzione inglese dell’opera freudiana ma, nell’ottica della redazione, non per questo intenzionato a rinunciare al primo e originario impianto culturale e umanistico della disciplina psicoanalitica che, attraverso il termine tedesco “die Seele”, prevedeva riferimenti all’anima come un quasi-sinonimo di psiche (Bettelheim, 1982, p. 91).

I dieci contributi raccolti nel numero 14/2024 esplorano il divenire della mente come un processo complesso che prende forma nella relazione analitica, intrecciando le vicende interne del paziente con quelle dell’analista. La redazione ha voluto dar voce a contributi relativi alle innovazioni teorico-tecniche e cliniche riferite alla relazione analista-paziente e, proprio perché la pluralità di visioni che ne emerge incontra spesso difficoltà nel trovare uno spazio di confronto realmente aperto tra gli stessi psicoanalisti, è stato inserito uno spazio dedicato a una selezione di articoli proveniente dalla sezione Psychoanalytic Controversy dell’IJP 2023, specificamente dedicati alla difficoltà a dibattere sulle teorie psicoanalitiche – i lavori di Allison, Sugarman, Blass e Tuckett – e al ruolo del confronto nella costruzione dell’identità analitica – nei lavori di Allison e Lemma. Ciò che la sezione “L’analista tra identità e istituzione” mette a fuoco è come la crescita della mente dell’analista sia intrinsecamente legata alla capacità di discutere di clinica e tecnica, giovando dell’opportunità di ascoltare un punto di vista divergente che favorisca il confronto tra modelli diversi e consideri anche un modo diverso di pensare la funzione analitica.

Oltre alla sezione “L’analista tra identità e istituzione”, L’Annata 14/2024 presenta altre quattro parti: “Rinascere nella stanza d’analisi”, “Tecnica e Relazione analitica”, “Ricerca empirica” e “Sui 100 anni dalla pubblicazione di ‘L’Io e l’Es’”. 

La Parte I, “Rinascere nella stanza d’analisi”, con i lavori di Leikert, Ogden e Lemma, si concentra sul rapporto tra identità e corporeità attraverso contributi volti a esplorare i processi trasformativi che si attivano nel trattamento analitico di pazienti caratterizzati da un funzionamento mentale marcato da traumi precoci, con difese arcaiche e vissuti non rappresentati. La sezione testimonia la ricchezza del lavoro analitico contemporaneo, che abbraccia non solo la mente ma anche il corpo, come spazio di trasformazione e ripresa. Il corpo è infatti un luogo cruciale per comprendere le dimensioni traumatiche che si spingono oltre il registro simbolico; in queste situazioni, come approfondito nel paper “Cadere, separazione primitiva ed engrammi corporei incapsulati”, il cambiamento si struttura attraverso la possibilità di dar forma e quindi parola a un’esperienza soggettiva imprigionata nel corpo. Leikert, in particolare, mette a fuoco la tecnica del trattamento, mostrando come dare spazio alla narrazione somatica del dolore e alle percezioni corporee permetta la trasformazione di quegli aspetti derivati da una disorganizzazione traumatica nella relazione primaria e rimasti “incapsulati” nel corpo. Nel lavoro successivo, “Come la pancia di un uccello che respira”, riprendendo gli insegnamenti di Winnicott in merito al concetto di psiche-soma e indagando con poesia e perizia il sentimento di realtà e vitalità, Ogden evidenzia come il respiro e la “vitalità somatica” possano diventare il punto di accesso per l’incontro con l’esperienza soggettiva di un paziente. Da tutt’altra prospettiva, quasi opposta, in “Il mancante: esplorare l’uso delle fotografie nell’elaborazione del corpo natio con giovani pazienti transgender”, Lemma propone il mezzo fotografico come medium visivo – utile specie con situazioni con tratti dello spettro autistico – per avvicinare le narrazioni inconsce del corpo alla nascita, provando a restituire l’aspetto non riconosciuto consapevolmente, per questo bloccato nel corpo e ancora “mancante”, tale da aver influenzato l’allontanamento da un soma “che si sente sbagliato”.

Poiché la relazione tra tecnica e processo analitico costituisce un ambito in continua evoluzione, meritevole di una riflessione continua, la Parte II, “Tecnica e Relazione Analitica” affronta questioni teorico-tecniche al centro della disciplina psicoanalitica, approfondendo i concetti di interpretazione di transfert e la relazione transfert-controtransfert nel campo analitico. Come riporta l’introduzione al volume, “l’arte dell’interpretazione e l’interazione transfert-controtransfert non sono solo strumenti tecnici, ma espressioni profonde della relazione analitica, capaci di trasformare il modo in cui paziente e analista co-creano significati e spazio psichico”. La Parte III è composta da contributi che, da diverse prospettive, analizzano come la tecnica prende vita nella relazione analitica. Gli articoli selezionati propongono visioni complementari, spaziando dall’essenza trasformativa dell’interpretazione di transfert, al valore del “secondo sguardo” nella teoria del campo, fino alle riflessioni sul tempo come dimensione clinica.

In “Sulla natura dell’interpretazione di transfert e sul perché è l’unico strumento di cambiamento analitico”, da una prospettiva kleiniana, Blass propone una rilettura della centralità dell’interpretazione di transfert quale principale forma di intervento in grado di generare un cambiamento analitico essenziale. Attraverso un approfondimento della definizione del cambiamento analitico e della nozione di verità psichica, Blass evidenzia come l’interpretazione di transfert sia unica nel permettere al paziente di sperimentare la conoscenza emotiva autentica delle proprie dinamiche interne. Il lavoro, inoltre, indaga le resistenze culturali contemporanee all’adottare questa prospettiva, sottolineando la necessità di preservarne il valore nella pratica clinica. L’articolo di de Bernardi, “Teoria del Campo: la Relazione di Transfert-Controtransfert e il Secondo Sguardo”, esplora la teoria del campo psicoanalitico dei coniugi Baranger, concentrandosi sul concetto di transfert-controtransfert e sull’importanza del “secondo sguardo” – o “terzo”, nel caso dei gruppi 3-LM – rivolto a sé stesso e al campo, in grado di ampliare le intuizioni dell’analista, osservatore e partecipante nel medesimo istante, nonché la comprensione delle molteplici dinamiche del processo. Un secondo sguardo rivolto ad aspetti impercettibilmente agiti della relazione transfert-controtransfert può consentire di individuare strutture reciproche di resistenza separate dal discorso verbale. Il terzo sguardo, nelle esperienze 3-LM esemplificate nel paper, conferma la necessità del dialogo interculturale e relativo alla ricerca empirica nella comunità analitica, al fine di fornir prova degli strumenti coinvolti nei processi di cambiamento o non cambiamento. Nel terzo lavoro della sezione, “Kairos e Chronos. Riflessioni clinico-psicoanalitiche sul tempo”, Bernd Nissen propone una riflessione sulla dimensione del tempo in psicoanalisi, esplorando le interazioni tra atemporalità, momenti di presenza e trasformazioni simboliche. Presentando il caso clinico di una paziente con una perversione autistoide – pensabile come una difesa contro il crollo e come espressione nachträgliche del crollo – l’autore mostra come l’emersione del tempo e dello spazio sia un processo co-costruito nella relazione analitica, che permette di trasformare il trauma psichico, caratteristico per la coesistenza di un mondo psichicamente vivo e di una non-esistenza psichica, in un’esperienza simbolica condivisa, mediata dallo sviluppo di sintonizzazioni.

È tradizione degli ultimi volumi de L’Annata non trascurare la ricerca empirica: nella sezione dedicata, viene presentato il lavoro di ricerca psicoanalitica sui sogni di Christian Roesler, che propone una disamina delle teorie sul sogno parallelamente a risultati empirici, clinici e sperimentali. Rispetto alla teoria, il percorso che Roesler propone parte dal pensiero freudiano e dal ruolo del sogno come regolatore del sonno e appagamento del desiderio, passando per il sogno come rappresentazione del Sé e fino ad una teoria aggiornata che integra il pensiero psicoanalitico con le evidenze scientifiche. Il paper utilizza i dati empirici per sottolineare come gli sviluppi contemporanei siano stati influenzati da alcune intuizioni, fino a riconsiderare le principali teorie.

Concorde su quanto “L’Io e l’Es” rappresenti un contributo centrale per lo sviluppo della psicoanalisi, rampa di lancio per la sua potenziale evoluzione, la redazione ha scelto di chiudere il volume proponendo due lavori, estratti dalla rubrica Education dell’IJP 2023, e celebrativi del centenario dalla pubblicazione del saggio. In “Uno sguardo su “L’Io e l’Es” 100 anni dopo la sua pubblicazione”, Howard Levine esamina l’impatto dello scritto freudiano nel dare origine a modelli psicoanalitici diversi, partendo da altrettanti tentativi di andare oltre i limiti della prima topica freudiana. Procedendo da questo assunto, Levine ripercorre lo sviluppo delle teorie post-freudiane contemporanee, evidenziandone le implicazioni teorico-cliniche con l’opera originaria. Nel secondo lavoro selezionato, a chiusura della rivista, Dominique Scarfone esplora i cambiamenti nel pensiero di Freud a partire dal 1920, approfondendo il concetto freudiano di “desessualizzazione”, a suo tempo introdotto come tentativo di mediare il dualismo tra pulsioni di vita e di morte. L’inaspettata introduzione della desessualizzazione tra i concetti di Freud è seguita dalla descrizione di un processo circolare, apparentemente contraddittorio, all’interno dell’Io: con la “desessualizzazione”, infatti, non si tratta più di deviare dall’obiettivo sessuale, ma di trasformare la natura stessa del Sessuale per descrivere una forma di energia neutra e spostabile – ovvero di invocare una nuova trasformazione, per salvare quella postulata tra pulsioni di vita e pulsioni di morte. Scarfone in definitiva evidenzia come la desessualizzazione non riesca a raggiungere l’obiettivo di sostenere il dualismo pulsionale, e propone una riapertura degli studi inaugurati da Freud nel 1923. Quello che la Parte V vuole sottolineare, rileggendo una pietra miliare della psicoanalisi, è come Freud per primo proponga il suo lavoro come un work in progress dal carattere provvisorio: innovativo, ma nient’affatto un prodotto finito, con profonde implicazioni ancora da pensare da parte nostra e degli psicoanalisti del futuro.

Un futuro, ripensando al discorso che va snodandosi tra i dieci articoli proposti, che non può non portare con sé il dialogo con il corporeo, il peso fondamentale della relazione analitica né l’apertura alla ricerca, e che potrà sussistere solo se garantito dalla costruzione di quel dialogo – come invocato nei contributi della Parte III – libero e costruttivo, capace di tenerci uniti in una casa comune, non eccessivamente frammentata, partendo dalle realtà locali dei Centri fino a quelle internazionali. Quel dialogo che i partecipanti al gruppo dell’Annata sperimentano in fondo in prima persona nel lavoro di redazione, esprimendo e dibattendo le proprie opinioni, nel collaborare tra colleghi diversi per generazione, ruolo e provenienza.

Referenze

Allison, E. (2023). Debating well: Why don’t we, and how can we? The International Journal of Psychoanalysis, 104(1), 147–152. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2162217

Allison, E. (2023). What constitutes a psychoanalytic identity? The International Journal of Psychoanalysis, 104(5), 829–833. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2255475

Bettelheim, B. (1982). Freud e l’anima dell’uomo. Feltrinelli, Milano, 1991.

Blass, R. B. (2023). On the nature of transference interpretation and why only it can bring about analytic change. The International Journal of Psychoanalysis, 104(4), 701–721. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2230766

de León de Bernardi, B. (2023). Field theory: The transference-countertransference relationship and second look. The International Journal of Psychoanalysis, 104(4), 737–754. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2230772

Leikert, S. (2023). Falling, primitive separation and encapsulated body engrams – working through a bodily encoded unconscious syndrome. The International Journal of Psychoanalysis, 104(4), 609–627. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2182688

Lemma, A. (2023). The missing: Exploring the use of photographs in “working through” the natal body with transgender youth. The International Journal of Psychoanalysis, 104(5), 809–828. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2238040

Levine, H. B. (2023). On looking into The Ego and the Id 100 years after its publication. The International Journal of Psychoanalysis, 104(6), 1054–1062. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2277010

Nissen, B. (2023). Kairos and chronos: clinical-psychoanalytic reflections on time. The International Journal of Psychoanalysis, 104(3), 452–466. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2182689

Ogden, T. H. (2023). Like the belly of a bird breathing: On Winnicott’s “Mind and its Relation to the Psyche-soma.” The International Journal of Psychoanalysis, 104(1), 7–22. https://doi.org/10.1080/00207578.2022.2124163

Roesler, C. (2023). Dream interpretation and empirical dream research – an overview of research findings and their connections with psychoanalytic dream theories. The International Journal of Psychoanalysis, 104(2), 301–330. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2184268

Scarfone, D. (2023). Desexualization: An interesting problem in The Ego and the Id. The International Journal of Psychoanalysis, 104(6), 1101–1109. https://doi.org/10.1080/00207578.2023.2277014

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