La Ricerca

Funzione alfa e minus alfa di F. Amione, A. Cusin

27/03/24

Theo van Doesburg,1925-26

Parole chiave: Bion, Funzione alfa, barriera di contatto, Meltzer

Funzione alfa e minus alfa [1]

F. Amione, A. Cusin

In Apprendere dall’Esperienza (1962, pp. 56-57), Bion parla di inversione della funzione alfa: “il contributo dell’analizzando è costituito da cambiamenti consistenti nella sostituzione della funzione alfa con un qualcosa che possiamo definire come inversione di senso della funzione alfa” e in nota aggiunge “L’inversione di senso è in linea con il trattamento dei pensieri attraverso la loro evacuazione.” […] Il testo prosegue “con l’inversione le impressioni sensoriali non vengono più trasformate in elementi alfa da utilizzare per i pensieri onirici e per i pensieri inconsci di veglia e al posto della crescita della barriera di contatto si verifica una sua distruzione. Tutto ciò è ottenuto attraverso l’inversione della funzione alfa” […] tutto viene ritradotto in “elementi alfa, spogliati di quelle caratteristiche che li diversificavano dagli elementi beta, ed infine proiettati, sì da formare lo schermo beta”.

Sarà Meltzer a riprendere  (1994, pp.76-85) questo discorso sostenendo come relativamente al problema dell’inversione della funzione alfa “possiamo dire che un’esperienza emotiva può iniziare ad essere elaborata dalla funzione alfa, ma che questo processo può generare un dolore così intollerabile, che incomincia ad essere invertito, producendo fenomeni patologici nella personalità attraverso la proliferazione di ciò che Bion ha chiamato elementi beta […] ‘pensieri falliti’ che non possono essere usati né tantomeno immagazzinati, e che formano una specie di ‘risacca’ nella mente, di cui la persona deve disfarsi in qualche modo.” (pp. 79-80) 

Rispetto alla parte distruttiva della personalità, Bion parla come di una parte satanica ( Meltzer, 1994,  p. 81) che opera secondo una griglia negativa, ovvero  “ si serve di una ‘griglia negativa’ per costruire  una struttura parallela. Un sistema delirante invece di un mondo interiore di buone relazioni. Tutto ciò “rappresenta una parte necessaria[2] della struttura mentale” (Meltzer, p. 81). La personalità nelle esperienze quotidiane, infatti, deve scegliere, prosegue Meltzer, “tra interpretare le sue esperienze alla luce dell’influenza del mondo interiore degli oggetti buoni, o interpretarli alla luce del suo sistema delirante” (1994, p. 81).  

Noi ipotizziamo, a fianco dell’inversione degli elementi alfa, anche l’esistenza di elementi minus alfa e ci chiediamo se questi possano trovare posto all’interno della Griglia negativa, alla fila B, ovvero quella degli elementi α che rappresentano “il primo risultato del lavoro di ‘digestione’ compiuto dalla funzione alfa sugli elementi beta” (Bruni, 1994, p. 235). Con minus α intendiamo uno stadio intermedio nello sviluppo degli elementi alfa consistente nel depotenziamento, impoverimento oppure parziale sviluppo degli elementi stessi, quando il contenitore risulta troppo stretto e non riesce a contenere ed elaborare un eccesso di stimoli. 

Sembra interessante la posizione di Grotstein quando sostiene “in altri termini quando un elemento beta sembra essere respinto nell’alfabetizzazione da parte della funzione alfa, come accade nella psicosi, personalmente ritengo che esso non permanga come elemento beta, ma si trasformi in elemento alfa respinto o degradato (vittima del diniego) o addirittura in oggetto bizzarro. La mia ipotesi presuppone che gli elementi alfa, a diversi gradi di maturazione[3], esistano sin da principio perciò lo schermo beta costituisce uno schermo alfa degradato” (2007, p.70). 

Riteniamo che il tema della vendetta, trattato nell’Orestea di Eschilo, possa ben rappresentare questo funzionamento. Non ci sembra di poter dire che la vendetta sia un prodotto di inversione della funzione alfa, cioè una bugia, quanto piuttosto una forma di pseudo-giustizia[4].

Nella vendetta non c’è alterazione né inversione della funzione alfa, ma alfa assume un carattere negativo nel senso, e nel segno, di depotenziamento della sua potenzialità trasformativa.   

Minus α potrebbe rappresentare il bisogno di depotenziare il desiderio di conoscenza, di sfuggire alla consapevolezza. In questo ci sembra rimandi alle strutture “come se” (Winnicott, 1965) o al concetto di proton pseudos  (Freud, 1886) utilizzato da Bion. Con minus α cioè si depotenzia la funzione alfa di cui viene diminuito il valore trasformativo rispetto allo sviluppo del pensiero.  

Nello sviluppo della tragedia Eumenidi di Eschilo, che ci ha suggerito questa concettualizzazione, il passaggio dalla legge del taglione – coazione a ripetere – alla legge democratico-giuridica si fonda sull’intervento di Athena che tende a K, cioè ad una maggiore porzione di verità, alla conoscenza e alla capacità di stabilire un legame verso ciò che si desidera conoscere, superando così la coazione a ripetere.

È la pulsione di verità, dunque, alla base del passaggio da minus α ad α. Perché si generi l’esigenza del processo dialettico, segno di progresso nella mente, non possiamo rimanere nella colonna pseudo della Griglia dove non sembra esserci soluzione ma solo ripetizione e paralisi. 

Dice Civitarese (2012, p. 337) – citando Bion – che per poter diventare cibo per la mente, la verità deve essere prima ‘cucinata’, resa personale. Con la vendetta ciò non avviene perché chi ha commesso la colpa si distrugge da sé attraverso il ruolo interiore delle Erinni che producono follia. Le Erinni possono prendere la forma di un vendicatore esterno, ma in realtà sono il prodotto di qualcosa di interiore. 

Grotstein afferma che il Reale (O) non si può guardare direttamente, abbiamo bisogno di una sorta di occhiali da sole rivolti all’interno che ci proteggano da una visione diretta, che smorzano l’illuminazione(2007, p.141).

Si potrebbe anche pensare a minus α come ad un alfa degradato, di cui parla Grotstein, o agli alfa rudimentali di cui parla Bion (Civitarese, 2012, p. 351), ma crediamo che minus α (nel modo in cui abbiamo cercato di descrivere il concetto) non sia una degradazione quanto piuttosto o un depotenziamento della funzione α o, ancora meglio, un momento evolutivo di passaggio.  

Parafrasando l’espressione di Bion contenuta in Cogitations (1992, p. 89) “il bambino che impara a camminare” potremmo dire che minus α ha a che fare con l’essere umano che impara a divenire responsabile delle sue azioni.  

 Esiste un modo con cui i pensieri si formano ed evolvono secondo un processo, un uso che viene fatto della comunicazione, ma perché ciò avvenga è necessario un apparato per pensare i pensieri. Tra formare il pensiero e pensare – ovvero usare il pensiero pensato – c’è differenza, per cui bisogna utilizzare due distinte funzioni mentali (Lupinacci, Bancheri, 2019). Oreste nell’uccidere, per vendicare l’omicidio perpetrato dalla madre nei confronti del padre, risponde ad un impulso – non c’è pensiero attorno all’azione – e compie quindi un agito: un’evacuazione di elementi beta. Il risveglio delle Erinni, che avviene in Oreste, sembra invece essere la messa in atto da parte di un proto pensiero, di una prima intuizione di consapevolezza, e costituisce un primo risultato del lavoro di ‘digestione’ compiuto dalla funzione alfa sugli elementi beta. 

Il passaggio da β a minus α e poi ad α può rappresentare una sorta di processo evolutivo che permane in una situazione di oscillazione costante, simile alle posizioni PS D, non garantendo mai che la conquista di una posizione α permanga tale. 

Ricordiamo la scena finale quando le Erinni trasformate in Eumenidi, rivolte verso il pubblico, sogghignano quasi a dirci “state attenti, ora siamo buone ma potrebbe accadere da un momento all’altro che noi si ritrovi la nostra natura di Erinni maledette”.   

Bibliografia  

Amione F., Cusin A.  (2008). Mito, mistica e filosofia nel pensiero di Bion, (a cura di) Rossetti M., Cafoscarina ed., Venezia. 

Amione F., Cusin A. (2022), L’assunzione di responsabilità come questione etica: dalla vendetta al perdono. Funzione alfa e minus alfa. In Fattori L., Vandi G. (a cura di) Etiche della psicoanalisi, Alpes, Roma.

Bion W. R. (1962).  Learning from Experience, Jason Aronson, Inc. New York, N.Y. trad. it. Apprendere dall’esperienza, Armando ed. Roma, 1994. 

Bion W. R. (1992). Cogitations, Armando ed. Roma, 1996. 

Bruni A. (1994). Sulla griglia, in Neri C., Correale A., Fadda P. (a cura di), Letture Bioniane, Borla ed., Roma. 

Civitarese G. (2012).  La Griglia e la pulsione di verità, Riv. Psicoanal., 2/2012, 335-360. 

Eschilo (1995). Orestea, BUR, Milano.  

Freud S. (1886). Progetto di una psicologia, OSF, vol. 2, Boringhieri ed., Torino. 

Grotstein J. S. (2007). Un raggio di intensa oscurità, Raffaello Cortina ed., Milano, 2010. 

Lupinacci M.A., Bancheri L. (2019). Un caso particolare di impasse e la Griglia di Bion come strumento di lavoro, Riv. Psicoanal. 3/2019, 529-547. 

Meltzer D. (1994), Il modello della mente secondo Bion: note su funzione alfa, inversione della funzione alfa e griglia negativa, in Neri C., Correale A., Fadda P. (a cura di), Letture Bioniane, Borla ed., Roma. 


[1] Questo concetto ha origine da una suggestione condivisa, molti anni fa, quando entrambe assistemmo, a Trieste, alla tragedia Le Eumenidi con regia di Antonio Calenda. Una più approfondita elaborazione del tema si trova in Amione F., Cusin A. “L’assunzione di responsabilità come questione etica: dalla vendetta al perdono. Funzione alfa e minus alfa” in   Fattori L., Vandi G. (2022), Etiche della psicoanalisi, Alpes, Roma pp. 173-198.

[2] Corsivo nostro

[3] Corsivo nostro

[4] Lupinacci M. A. comunicazione personale.

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