Parole Chiave: Ferenczi, Psicoanalisi, Trauma, Freud, Confusione delle lingue
The Wise Baby
A cura di Emanuele Prosepe
In questo numero della Rivista The Wise Baby pubblichiamo una serie di articoli che riproducono altrettanti webinar che la Società Italiana Psicoanalisi e Psicoterapia “Sàndor Ferenczi” (SIPeP-SF) ha realizzato nell’anno 2022 in preparazione delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Ferenczi avvenute nel 2023 (il Convegno Nazionale della SIPeP-SF a Maggio 2023 tenutasi a Firenze sul tema della Frammentazione e il Congresso Internazionale della Sàndor Ferenczi Society a Giugno 2023 tenutasi a Budapest sono stati gli incontri più significativi qui in Europa).
Il ciclo, denominato “L’ultimo Ferenczi” aveva in programma di illustrare degli articoli che Ferenczi scrisse nel periodo compreso tra il 1928 e il 1932 (“L’elasticità della tecnica psicoanalitica” (1928), “L’adattamento della famiglia al bambino” (1928), “Il bambino mal accolto e la sua pulsione di morte” (1929), “Principio di rilassamento e neocatarsi” (1930), “Analisi infantili con gli adulti (1931), e “Confusione di lingue tra gli adulti e il bambino. Il linguaggio della tenerezza e il linguaggio della passione”, scritto nel 1932 e pubblicato nel 1933).
Dall’editoriale (scritto a quattro mani con il collega Gianni Guasto) “Questi saggi rivestono un carattere di particolare importanza per due ordini di ragioni: perché rappresentano il momento più alto, originale e creativo della produzione ferencziana… La seconda ragione che segna l’importanza di questi saggi ha un carattere storico, in quanto essi furono oggetto di una pesantissima e odiosa censura che mise al bando l’insegnamento ferencziano per ben sessant’anni…”
La storia dell’assenza di Ferenczi dal mainstream psicoanalitico va dai mesi che precedettero la sua morte prematura (avvenuta il 22 maggio 1933 per le conseguenze di una grave forma di anemia perniciosa), fino al 1985, anno in cui Judith Dupont, che aveva ereditato dallo zio Michael Balint il mandato di esecutrice letteraria dell’opera ferencziana, diede alle stampe il Diario Clinico nello stesso periodo in cui veniva pubblicata, per opera di Eva Brabant, Ernst Falzeder e Patrizia Giampieri-Deutsch (sotto la direzione di André Haynal), la Corrispondenza completa delle oltre duemila lettere che Freud e Ferenczi si erano scambiati a partire dal 1908.
Sempre dall’editoriale: “La pubblicazione di queste due opere, che segnò l’inizio di quel movimento culturale e scientifico tutt’ora attivo che fu chiamato “Rinascimento ferencziano”, fu a lungo differita da Michael Balint, primo esecutore letterario di Ferenczi, che era stato a lungo tormentato dal desiderio di rendere pubblica l’opera del suo Maestro, e ne era stato trattenuto dal pesantissimo clima di discredito che si era abbattuto sulla vita e sull’opera di Ferenczi, a partire dal momento nel quale le sue idee avevano iniziato a divergere da quelle di Freud. Soprattutto, Balint pensò di rimandare la pubblicazione del Diario Clinico al momento in cui fosse stata disponibile per il lettore anche la Corrispondenza, senza la quale, il contenuto del Diario sarebbe stato, per le sue rivoluzionarie esperienze cliniche, inutilmente oggetto di scandalo e di ulteriore riprovazione.”
Nell’anno 2004, la rivista Le Coq-Héron (2004/2), diretta da Judith Dupont, ha pubblicato un interessante carteggio fra Balint e Ernest Jones, carteggio protrattosi dall’aprile 1938 al gennaio 1958, dal quale sono evidenti i tentativi di Balint, regolarmente respinti da Jones, di pubblicare sull’International Psychoanalytic Journal gli articoli di cui trattiamo in questo numero, con la motivazione che, essendo stati scritti da una persona sofferente per gravissime turbe mentali, “avrebbero rappresentato un problema”.
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Passando a una descrizione dei singoli articoli presenti in questo numero, osserviamo che il lavoro di Carlo Bonomi su “L’elasticità della tecnica psicoanalitica” affronta il concetto di elasticità – uno dei contributi più significativi che Ferenczi lascia alla psicoanalisi; quella elasticità che permette alla psiche di adattarsi e cambiare, in risposta a stimoli esterni e interni che hanno traumatizzato la persona. Sappiamo che Ferenczi riteneva che la psiche avesse una tendenza naturale all’autoregolazione, e che il ruolo dello psicoanalista fosse quello di sostenere e facilitare questo processo.
È di Sara Ferroni una riflessione su “L’adattamento della famiglia al bambino”, nel quale l’Autore “controverte l’idea per cui debba essere il bambino ad adattarsi alla realtà che lo accoglie, evidenziando che è l’ambiente adulto che accoglie il bambino a doversi adattare ai suoi bisogni e alle sue esigenze, anche da un punto di vista psicologico ed emotivo-affettivo”, un’idea che, in un mondo ancora fortemente pervaso di ideologie familiari a forte caratura patriarcale, non avrebbe potuto essere più radicale.
Gianni Guasto rilegge “Il bambino male accolto e la sua pulsione di morte” facendoci entrare nel conflitto ferencziano fra ortodossia freudiana e nuovi mondi psicoanalitici possibili. Guasto scrive: “Ferenczi getta sul tavolo più di una idea eterodossa, spostando l’origine del conflitto agli esordi della vita anziché al tempo della crisi edipica, e proponendo una visione bipersonalistica della relazione che sarà immediatamente trasferita sulla coppia analista/analizzando, in ciò sottolineando una volta di più l’importanza del controtransfert; e inoltre contraddirà in maniera clamorosa la concezione freudiana della pulsione di morte, considerata, letteralmente “un abbaglio”.
Il bambino male accolto di cui parla Ferenczi non è pienamente accettato o accolto dai genitori, che generano così in lui sentimenti di rifiuto e inadeguatezza. Alla fine del suo lavoro, Guasto insinua anche l’ipotesi che un “bambino male accolto” fossero anche le stesse idee rivoluzionarie ferencziane respinte dall’ortodossia freudiana.
Nel lavoro di Emanuele Prosepe sul “Principio di distensione e neocatarsi” ci immergiamo nel pieno della divisione Freud/Ferenczi, partendo proprio dalla presentazione di questo scritto esposto da Ferenczi al convegno internazionale tenutosi ad Oxford nel 1929, in un clima di critica feroce che il mainstream psicoanalitico, in assenza di Freud che non partecipò al Congresso, riversò su Ferenczi.
I due concetti proposti da Ferenczi si scontravano con le sensibilità di Freud. La distensione (ovvero il contrario del principio di frustrazione sostenuto da Freud) permetteva ai pazienti di accedere alle emozioni tipicamente represse o inconsce e di elaborarle. La neocatarsi, strettamente collegata alla distensione, implicava che il paziente rivivesse le esperienze traumatiche in un ambiente sicuro e di supporto, con l’obiettivo di liberare le emozioni represse raggiungendo così una maggiore consapevolezza di sé.
Nel riflettere su questo lavoro, Emanuele Prosepe scrive: “Regressione, drammatizzazione, rappresentazione, fenomeni di condensazione e identificazione fanno dell’intrapsichico un luogo difficile da abitare, soprattutto in quelle patologie che avvertono il legame come minaccioso e mettono in atto potenti difese. Quando il fluire dell’associatività complessa è messo a repentaglio, anche l’attenzione liberamente fluttuante dello psicoanalista ne risente. Al contrario, quando è presente un’atmosfera sufficientemente rilassata e il clima non è sentito come persecutorio, lo psicoanalista e il paziente non si sentono divorati dalle dinamiche traumatiche agite”.
Rileggendo “Analisi infantili con gli adulti”, Eduardo Grasso ci propone un dilemma interessante, chiamando in causa i lavori di Winnicott: in “ciò che (Ferenczi) chiama ‘giocoanalisi’, analista e paziente sono coinvolti in una sorta di squiggle winnicottiano in cui il segno grafico è sostituito dal baby talk, parole e frasi semplici con valenza affettiva. Uno ‘stare al gioco’ deliberato, diverso dall’agito e dall’enactment che, per definizione invece, sono inconsapevoli”.
Contrariamente a quanto potrebbe far pensare la traduzione letterale del titolo in italiano, ‘Analisi infantili con gli adulti’ non è un testo di psicoanalisi infantile, ma un contributo sull’analisi dell’infantile che persistenell’adulto: è soprattutto un denso e importante lavoro sulla regressione terapeutica, questione che fu divisiva fra Freud e Ferenczi.
In “Analisi infantili con gli adulti” Ferenczi propone una propria versione di analisi infantile dove il terapeuta adotta un ruolo più accudente e di sostegno, simile a quello di un genitore o di un caregiver amorevole, al fine di aiutare il paziente ad accedere e a elaborare le emozioni legate alle esperienze della prima infanzia. Ferenczi riteneva che l’analisi infantile fosse particolarmente efficace per i pazienti che avevano subito traumi o gravi trascuratezze durante la prima infanzia. Adottando un ruolo di cura e di sostegno, il terapeuta poteva aiutare il paziente a sentirsi sicuro e protetto, permettendogli di accedere alle emozioni represse e di elaborarle in modo più efficace. E ci lascia con un quesito intrigante: È Winnicott o… Ferenczi in Winnicott.
Ultimo ma non ultimo, il lavoro di Clara Mucci sulla “Confusione di lingue tra gli adulti e il bambino” mette in evidenza gran parte delle dinamiche che Mucci stessa ha descritto nel suo libro Resilience and Survival (Mucci, 2022) come secondo livello traumatico, costituito da grave trascuratezza, maltrattamento, abuso e incesto e, in aggiunta, anche identificazione con l’aggressore.
Sappiamo che Confusione di lingue si riferisce a un’interruzione della comunicazione tra genitori e figli, che coincide con gravi esperienze traumatiche, e che ciò accade quando il linguaggio della tenerezza, che è proprio dei bambini, viene travolto dal linguaggio della passione di adulti gravemente disturbati.
“Oggi, scrive Mucci, sappiamo bene che il trauma interpersonale, che io definisco “da mano umana” (…) per distinguerlo da quello di originale naturale catastrofica che non crea dissociazione ha conseguenze peggiori per la mente umana, provocando dissociazioni e frammentazioni nella psiche, rispetto a un trauma causato da un uragano o da un tifone.”
Ecco, la confusione del linguaggio che si instaura fra adulti e bambini sta proprio in questa frammentazione della psiche, che faticosamente cerchiamo, come psicoanalisti, di curare.
Riferimenti bibliografici
Bonomi, C. (1999). Flight Into Sanity: Jones’s Allegation of Ferenczi’s Mental Deterioration Reconsidered. International Journal of Psycho-Analysis 80: 507-542.
Dupont, J. et. al. (curatori) (2004). Correspondance Ernest Jones/Michael Balint Avril 1938-Janvier 1958, in Le Coq-héron 2004/2 (no 177), pp. 25 – 88.
Jiménez Avello, J. (2012) With Ferenczi, The Contemporary Psychoanalyst is Other, The Am. J. Psychoanal. 72, 3-15 (8 March 2012) doi:10.1057/ajp.2011.44.