La Ricerca

Presentazione del libro “La balma delle streghe” di Stella Bolaffi

5/01/16
La balma delle streghe. Di Stella Bolaffi Benuzzi. Recensione di Valeria Egidi Morpurgo 1

SERATE di APERITIVO CON AUTORE

Centro Milanese di Psicoanalisi

Terza stagione

Quarto incontro

 6 novembre 2015

Stella Bolaffi presenta il suo libro

“La balma delle streghe”

Giuntina, 2013

Report a cura di Valentina Nuzzaci

Roberto Cenati, presidente ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) della Provincia di Milano, introduce il libro: un’autobiografia, una vita, piena di vento e di fratture.

Sullo schermo vengono proiettate una serie di fotografie sulla storia del tempo, sulla storia di Stella e della sua famiglia: foto personali dell’infanzia, foto di vita, di luoghi, di rapporti e compagni. Vi è anche la foto di Stella con il fratello e l’istitutrice; orfani di madre, i due fratelli furono affidati a lei, istitutrice ebrea espulsa dalle scuole per motivi razziali, che educava nella clandestinità i bambini ricercati. Istitutrice chiamata “zia”, figura determinante cui è affidata la cura dell’apprendimento nonostante la persecuzione.

Si ha la sensazione di essere stati invitati a un’intima, e allo stesso tempo aperta, conoscenza dell’autrice. Sembra di essere nel suo salotto a sfogliare l’album dei ricordi, in un’atmosfera calda e insieme drammatica.

Anna Ferruta sottolinea come l’autrice, con grande abilità, sia riuscita a fare il contrappunto tra la storia politica e la storia interiore, tra ciò che è accaduto nel mondo esterno e nel suo mondo interno, esplorato attraverso la sua analisi. Legge le sue impressioni da lei intitolate “La ricchezza di Stellina”: il nome dell’autrice e della brigata del padre. Riporta delle citazioni dal testo per comunicare al pubblico il senso profondo delle immagini trasmesse, l’attenzione per il linguaggio usato: un misto di parole ricercate e dialetto locale a testimonianza dei due mondi culturali che ha abitato l’autrice.

In questa balma, questo locale grezzo, si svolgono alcuni dei più importanti anni dell’infanzia di Stella, anni protetti mentre fuori la persecutorietà semina morte e terrore.

Il libro è il viaggio interiore di Stella, che racconta con grande generosità il suo privato personale e formativo.

Anche il suo percorso analitico a tre sedute, caratterizzato da austera semplicità, si svolge in un’altra balma. L’analisi, dunque, è comoda o scomoda? Tutte e due. L’attenzione dell’autrice si rivolge a quel luogo-tempo vissuto della sua storia, senza idealizzazione o lamento. Vive l’autentico. Per mesi, lei e il fratello, non hanno notizie del padre, eppure. gli occhi di Stella si aprono alla meraviglia del mondo e ai giochi da maschiacci. Da dove viene questa forza? I nemici nazifascisti sono presenti. A volte fanno incursione ma resta la vivacità di momenti di vita nella Valle di Lanzo. Poi c’è una seconda parte del libro intitolata ‘Torniamo a vivere in città’, anch’essa si svolge in un modo vivo senza idealizzazione e paranoia. L’esperienza non è espulsa, ma rimane nella balma dell’inconscio e rielaborata nel lavoro analitico.

Anna Ferruta si chiede quali siano stati gli elementi di forza in questo percorso e tenta di rispondere individuando una traccia nel senso di continuità dell’amore del padre. Sapere che qualcuno ti ha in mente ti tiene in vita: elemento fondamentale per una sana crescita psichica e dell’analisi. Stella parla più volte dell’assenza del padre, ma per lei c’è. Il padre non aveva mai detto ai compagni di brigata dell’esistenza dei figli per proteggerli, anche lui li teneva nella balma del suo cuore. Essere presenti nella balma di qualcuno (come avviene nell’analisi) è una forza.

Il linguaggio del libro ha molte particolarità e altrettante finezze. Più volte vengono usati termini dialettali, facendoli vivere. Termini densi di significatività e rappresentazione.

Valeria Egidi sottolinea come Stella pur avendo vissuto un’infanzia da bambina nascosta racconti una fuga drammatica  in modo lieve. Un nuovo spazio di contenimento può essere trovato dentro di sé solo se è presente un altro. Con il suo racconto Stella Bolaffi ricostruisce una rimemorizzazione e una rimembranza (Kaes).

L’autrice ringrazia commossa, non vuole aggiungere altro e preferisce passare la parola al pubblico.

Dal pubblico più voci ringraziano per la rimembranza che ha attivato dentro di loro.  Si tratta di persone che hanno vissuto situazioni simili ma con destini diversi.

L’autrice chiude leggendo un brano tratto dal diario del padre, nove libricini pubblicati da Franco Angeli, pubblicati postumi dalla figlia. Nello scambio letto si ringrazia un tenente. Il tono è vivo e tutti noi del pubblico sembriamo trovarci lì, in un effetto macchina del tempo.

Vedi la Locandina

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Passaggi di memoria. La trasmissione generazione del trauma, a cura di Monica Marchionni

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