Cultura e Società

Sottomissione volontaria. Recensione di R. Valdrè

25/01/17
Sottomissione volontaria

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Lena Andersson (2016)

Sottomissione volontaria

Un romanzo sull’amore

Ed. E/O, Svezia

Segnalo quest’opera prima della giornalista svedese Lena Andersson, nota in Svezia per i suoi articoli e le critiche letterarie che le hanno valso qualificati premi, per la forza e lo straordinario acume psicologico di questo breve romanzo. Chiunque sia stato intrappolato in una storia d’amore (necessariamente univoca) con un soggetto narcisista non può che riconoscervisi profondamente; chi anche non lo sia stato, ha una lettura mai banale, dove ad ogni parola la Andersson attribuisce un peso ed una gravità che trasformano “un romanzo d’amore” come tanti, nel preciso meandro di una lucida lacerazione.

Ester, la protagonista, alter-ego dell’Autrice, affermata giornalista e critica letteraria, con un mite compagno che la ama e che presto abbandona, ad una conferenza dell’acclamato Hugo Rask, artista vacuo e avido di conferme, se ne innamora completamente. Nei quasi due anni che seguiranno, la vita di Ester ruota intorno al noto copione di attese, ritorni, domande, assilli, giustificazioni alle mancanze, dubbi larvati e sempre più consistenti che mette via: il potere è in mano a lui. La frequentazione esiste, la relazione anche, ma procede a salti, per sparizioni e ritorni, poiché:

“Chi frena decide sempre. Chi vuole meno ha il potere maggiore. (…) Questo è l’inferno. (…) L’inferno è questo qui, questo è l’inferno che esiste”.

Pur non perdendo mai la lucidità e scandagliando con mirabile stile narrativo ogni tassello della relazione, Ester è impigliata nelle maglie che il narcisista patologico intesse con la maestria della promessa allusiva e vaga, della tenerezza seguita da freddezza, della complicità cui non fa seguito alcun progetto, delle sparizioni motivate dal lavoro, anzi dal lavoro nobilitato dall’arte. Arte senza cuore, capisce Ester, senza amore.

Coppia di intellettuali, il romanzo è arricchito da conversazioni che, sotto l’apparenza di dotti scambi su autori e poeti, celano i due universi contrapposti: il vacuo mondo di chi non vede che se stesso, Hugo, e la ricchezza tormentosa di Ester, che fino all’ultimo non rinuncia a costo di perdere la dignità. E’ una giovane donna che va fino in fondo. Che vuole capire. Capire non la renderà felice, forse darà un senso.

L’ultima pagina dedicata a quel parassita chiamato Speranza, annidato a succhiare il sangue nell’animo di chi ama oggetti incapaci di ricambiare e che “può essere uccisa solo con la brutalità dell’evidenza”, merita da sola la lettura del libro.

Rossella Valdrè

Gennaio 2017

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