Spoleto Festival, Rassegna di Cinema e Psicoanalisi“Il mito, sogno dell’umanità”

Spoleto Festival, Rassegna di Cinema e Psicoanalisi“Il mito, sogno dell’umanità”

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22/07/13

con i corpi delle donne stremate,con gli sguardi dei bambini avidi e curiosi di vita.

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A cura di Claudia Spadazzi e Fabio Castriota

con la collaborazione di Sabrina Gubbini 

Sabato 29 giugno – John Houston 

Freud – Passioni Segrete (1962)
1 foto_Spoleto_Commento di Simona Argentieri
Il Direttore del Festival di Spoleto Giorgio Ferrara ha inaugurato la 4° Rassegna di Cinema e Psicoanalisi insieme a Simona Argentieri e a Claudia Spadazzi.  La giornata dedicata a John Houston è iniziata con il film dedicato a Freud ed alla nascita della psicoanalisi. Dopo la visione del film la Dott.ssa Simona Argentieri ha raccontato in maniera brillante diversi aneddoti sulla lavorazione del film: in particolare l’incontro tra il regista e Jean Paul Sartre, chiamato a scrivere la prima sceneggiatura, personalità troppo distanti e soprattutto legati da una segreta, sottile, reciproca disistima, che si tradusse nelle scontro delle fantasie di onnipotenza dei due grandi e si concluse con un fallimento del progetto. Ne resta testimonianza in una pubblicazione (Le scénario Freud, Gallimard, Paris, 1984) con prefazione del prestigioso psicoanalista francese J.B. Pontalis. Si è parlato poi del “ machismo” di Houston e della delicatezza e della fragilità di Montgomery Clift, attore protagonista, legati- regista e attore-  da una relazione connotata  sadomasochisticamente. Infine è stata commentata l’aderenza del soggetto alla storia e all’ atmosfera della nascita della psicoanalisi, rese con efficacia e accuratezza. In particolare, la rappresentazione cinematografica dei sogni, sottolineata dal bianco e nero, è un gioiello di questo film.
In sala era presente Umberto Veronesi, relatore del convegno “La nascita e la morte” al Festival di Spoleto. 

Gli spostati  (1961)
2foto spoletoCommento di Mario Rossi Monti
Il secondo film in programmazione è stato commentato dal Prof. Mario Rossi Monti della SPI che ha dialogato con Fabio Castriota, uno dei curatori della Rassegna.
Il tema del film ha ispirato al relatore una riflessione sugli “spostati” intesi come persone che vivono ai margini perché impossibilitate ad accettare l’ordine costituito che la società impone loro. La marginalità può tramutarsi in condotte anti-sociali, sindromi borderline, tossicodipendenze, oppure, più comunemente, nel prezzo che si paga attraverso un senso di “non appartenenza” e di difficoltà a costruire legami duraturi con il mondo che li circonda.
Il personaggio di Marilyn Monroe ne è l’emblema, attrice che interpreta una parte che le è appartenuta, sommando una disperata vitalità ad uno sfiancamento esistenziale che trascina con sé tutti coloro che la circondano. Sul set, né la presenza di Henry Miller, marito e sceneggiatore del film, né quella dei medici psicoanalisti che la seguivano in quel periodo la protessero da una depressione che un anno dopo l’uscita del film la portò alla morte.


Moby Dick (1956)
Commento di Fabio Castriota

3fotospoleto

Il film, commentato dal Dott. Fabio Castriota, è tratto dal famoso romanzo di Melville, testo monumentale di straordinaria architettura e d’ispirazione profondamente teologica. Il racconto ruota intorno a diversi temi universali tra cui l’eterno scontro/incontro con il male: il protagonista del film, il comandante Achab, navigatore di tenebre, è un personaggio tragico agito da una rabbia distruttiva che finisce per trascinare nei flutti lui stesso, attaccato alla balena che ha inseguito per tutta la vita, e tutta la ciurma, spinto da un impulso irrefrenabile verso una lotta mortale, dove la ricerca della verità si fonde con la sfida al male metafisico personificato dalla balena bianca: l’essenza di un Reale indifferente alla vicissitudini umane.  L’unico superstite è Ismaele, il personaggio dell’Io-narrante che si può definire come colui che attraverso il pensiero e la parola riesce a scampare alla rabbia omicida-suicida dei suoi compagni di viaggio, l’unico a capire il senso profondo di questa sfida atroce, frutto della rabbia narcisista di chi, incapace di elaborare la propria finitudine, la proietta e cerca di sconfiggerla tragicamente fuori di sé. 

Domenica 30 giugno – Pier Paolo Pasolini

Il Vangelo secondo Matteo (1964)
4fotospoletoCommento di Anna Ferruta e Pietro Cannizzaro

La Dott.ssa Anna Ferruta ha commentato così la proiezione:
«Il Film ha una straordinaria forza emotiva e comunicativa. Unisce la dimensione universale, costituita dalla figura di Cristo e dal messaggio del Vangelo  (uguaglianza, denuncia dell’ingiustizia e dell’ipocrisia del potere, dignità ‘divina’ degli umili), all’attenzione umana, carnale, sensoriale, poetica, ai dettagli di ogni essere vivente.
Mi chiedo come Pasolini declinerebbe il Vangelo oggi, nel nostro tempo: forse con i volti degli africani aggrappati alle reti delle tonnare che affondano nel canale di Sicilia, con i corpi delle donne stremate, con gli sguardi dei bambini avidi e curiosi di vita, con gli occhi abbassati degli uomini della guardia costiera e del volontariato, soccorrevoli e pieni di vergogna di fronte all’umanità offesa”.
Il film è un continuo contrappunto tra universalità e individualità che si contrastano e stridono, tra la musica di Bach e la Missa Luba.
Richiama con l’attenzione ai volti e agli sguardi la penetranza dei problemi identitari che si incontrano nelle patologie narcisistiche attuali nei pazienti che chiedono aiuto e cura, e non solo nei drammi sociali e culturali: ricerca di sguardi che attraggono e fusioni che annegano, che si aggrappano a desideri di individuazione e di riconoscimento in un contesto comune condiviso. Rispecchiamenti desideranti e abissali, uguaglianze e differenze che entrano in tensione, alla ricerca di convivenze possibili, a partire da quella nel proprio mondo interno.»
La relatrice ha dialogato con il regista Piero Cannizzaro, sensibile alle tematiche estreme (carceri, conventi, la strada) su cui ha girato numerosi film-documentari. 

Medea (1969)

5fotospoletoCommento di Alessandro Bruni e Italo Moscati
Il Dott. Alessandro Bruni ha proposto in prima istanza alcune riflessioni sul  significato e sull’uso del mito dal punto di vista della psicoanalisi.  Secondariamente ha proposto una riflessione sul cinema che è oggi lo strumento più popolare di creazione e condivisione di miti del passato, del presente e del futuro. Un filo di pensiero che partendo dai graffiti delle grotte paleolitiche e sostando sull’allegoria della caverna di Platone, sul senso “terapeutico” presente nel teatro di Epidauro in Grecia, è arrivato al cinema come realizzazione di una macchina virtuale particolarmente adatta a creare le condizioni per la “catarsi”.
Proseguendo il filo del discorso, ha fatto riferimento ad una tematica centrale che si presenta costantemente nei miti e nelle cosmogonie originarie e che riguarda la rottura tra il mondo magico degli dei e l’avvento dell’uomo moderno con la sua nuova capacità linguistica dialettica e con il conseguente sedimentarsi dell’inconscio. Il discorso ha proposto una lettura del processo evolutivo dal punto di vista delle neuroscienze e quindi ha segnalato alcuni passaggi del film che evidenziano questa “Katastrophì” (ribaltamento drammatico).
Il critico scrittore Italo Moscati ha dialogato con Bruni e con il pubblico proponendo delle sue riflessioni sul sentimento della vendetta e della figura drammatica di Maria Callas. 

Edipo Re (1967)

6fotospoletoCommento di Paola Marion
La Rassegna si è conclusa con un altro film “mitico” di Pasolini, commentato dalla dott.ssa Paola Marion, che ne ha proposto  due vertici di lettura: il rapporto tra mito e tragedia, e il valore autobiografico del mito di Edipo. Un film che oscilla tra la dimensione mitica e lo sviluppo tragico  dell’opera di Sofocle, entrambe incorniciate dalla storia personale dell’Autore e dalla importanza della vicenda di Edipo nella teoresi freudiana.  Nel commento è stato affrontato  il significato del passaggio dal mito alla tragedia, la quale inaugura non solo una nuova forma espressiva ma anche una tappa nell’evoluzione psicologica dell’uomo moderno e della sua interiorità e segna la comparsa di una nuova dimensione affettivo-emotiva, il “tragico”.  Nel corso del dibattito, con il pubblico e con Claudia Spadazzi, è stata evidenziata l’attualità del mito di Edipo e l’ evoluzione della sua interpretazione psicoanalitica, da “mito materno”, “incestuoso”, a “mito di conoscenza”, anche in relazione alla lettura che ne propone J. Steiner. Si è inoltre discussa la complessità dell’Edipo nello sviluppo psichico femminile.  E’ interessante sottolineare come il film su Freud con cui la Rassegna si è inaugurata, di cui la definizione del complesso edipico costituisce un elemento fondante, si articoli con il film di chiusura che ne ribadisce l’attualità come cardine dello sviluppo psichico dell’essere umano.  

Luglio 2013

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