La SPI

Breve storia del Centro Psicoanalitico di Roma

24/03/11

Breve storia del Centro Psicoanalitico di Roma

di Luisa Cerqua

Il Movimento psicoanalitico Italiano e la nascita del Centro Psicoanalitico di Roma: quadro di riferimento storico

E. Servadio e il Movimento Psicoanalitico Italiano

La costituzione del Centro Psicoanalitico di Roma (CPdR) è strettamente legata alla figura di Emilio Servadio, personaggio centrale del Movimento Psicoanalitico Italiano e della fondazione della SPI. Egli fu accanto ad Edoardo Weiss fin dal 1931, anno del suo arrivo a Roma e della fondazione del primo piccolo gruppo italiano di giovani aspiranti psicoanalisti che prese a riunirsi attorno all’allievo di Freud nella sua abitazione romana, all’inizio in via dei Gracchi e successivamente in via Bellini n.1.
Servadio aveva ventisette anni e su invito di Tuminelli, primo editore della Treccani, aveva lasciato Genova e iniziato la sua lunga collaborazione al Progetto Enciclopedico avviato nel 1927 per iniziativa del governo di allora. Una lunga e fruttuosa collaborazione che durò dal 1927 al 1994, anno della morte di Servadio.

In quegli anni praticare e diffondere la psicoanalisi in Italia richiedeva certamente coraggio ottimismo e intraprendenza. I pionieri del Movimento psicoanalitico Italiano erano infatti immersi in un contesto di “cultura ufficiale, filosofia ufficiale, psichiatria ufficiale“, monopolizzato da una certa tradizione idealista, estranea e ostile al pensiero psicoanalitico (Flora), che Servadio senza mezzi termini definiva “dotta ignoranza“.
Fortunatamente per la causa psicoanalitica, a Teramo, già nel 1925, il prof. Levi Bianchini (direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Nocera Inferiore), aveva legalmente costituito l’associazione ispirata alle teorie freudiane denominata SPI, Società Psicoanalitica Italiana e, paradossalmente, senza questa testa di ponte nel 1932, in pieno regime fascista, sarebbe stato impossibile ottenere ex novo dalla Regia Prefettura di Teramo quella stessa autorizzazione.

Nel 1932 quindi, proprio grazie all’autorizzazione legale ottenuta nel 1925 da Levi Bianchini e alla tenacia di Weiss e dei suoi allievi, nasce il Movimento Psicoanalitico Italiano e la rifondata società, da Teramo, viene trasferita a Roma con la denominazione originaria del 1925 SPI: Società Psicoanalitica Italiana. In quegli anni la vita sociale e culturale italiana si avviava a funeste trasformazioni: nel ‘22 Mussolini sale al governo e nel ‘24 il delitto Matteotti segna la svolta autoritaria del regime. Partiti politici e sindacati oppositori vengono sciolti e nascono nuovi organismi istituzionali: polizia segreta, tribunali fascisti, Gran Consiglio etc. Gli anni che vanno dal 1935 al ‘40 sono cruciali per l’Italia perché il Paese entra in fase bellica. Ciò nonostante nel 1936 i padri della Psicoanalisi Italiana sono attivi sia in Italia sia all’estero, come testimonia la partecipazione al XIV Congresso Internazionale di Psicoanalisi di Marienbad. Nel 1938, anno del Congresso di Parigi (l’ultimo prima della guerra), dell’occupazione germanica dell’Austria, dell’esilio di Freud a Londra e della promulgazione delle leggi razziali italiane, Weiss e Servadio, per l’ultima ennesima volta, richiedono senza successo l’autorizzazione ufficiale necessaria per iscriversi alla Società Internazionale di Psicoanalisi. Alla fine del 1938 però la situazione politica è diventata insostenibile anche per gli indefettibili studiosi italiani dell’inconscio.

Nel 1938 inizia la diaspora poiché quasi tutti i soci SPI erano di “razza ebraica”.
Racconta Servadio che: “dai primi del 1938 sino a tutto il 1945 in Italia non si parlò praticamente più di Psicoanalisi. La Società Psicoanalitica cessò di funzionare, i tre o quattro analisti rimasti trattavano sporadicamente qualche “caso”, ma per tutto il resto si trovavano tagliati fuori dal Movimento Psicoanalitico mondiale, costretti ad anteporre interessi immediatamente vitali (sopravvivere) a quelli tecnici e scientifici”.  (P. Bellanova, Le Due Gradive)

  • Ripresa del Movimento psicoanalitico Italiano nel dopoguerra

Dopo la Liberazione J. Flesher, profugo dalla Galizia rifugiato in Italia, rimette in moto il movimento psicoanalitico italiano dando il via a una notevole attività psichiatrico-psicoanalitica.
Quando nel gennaio del 1946 Servadio torna dall’India, riprende subito a dedicarsi all’opera di divulgazione ed al progresso clinico-teorico della psicoanalisi, con lui Nicola Perrotti, Alessandra Tomasi di Lampedusa e Cesare Musatti

Servadio si rimette al lavoro svolgendo una intensa opera scientifica e divulgativa; promuove idee e iniziative mirate a diffondere la cultura psicoanalitica si avvale dell’esperienza di strategie di comunicazione e divulgazione maturate attraverso la collaborazione con l’Enciclopedia attraverso i numerosi articoli scientifici ma anche attraverso conferenze, trasmissioni radiofoniche e televisive. Da Roma riprende le fila dei contatti con i colleghi italiani ed europei. Con Musatti e Perrotti ricostruisce la Società Italiana di Psicoanalisi

Nel 1947 vengono ufficialmente ricostituite la Società Psicoanalitica Italiana (Presidente Nicola Perrotti) e la rivista Psicoanalisi (già fondata nel ‘45) suo organo ufficiale (diretta da Flesher).

E’ nel 1955 che nasce la Rivista di Psicoanalisi, organo ufficiale della Spi di carattere prettamente scientifico. A partire dall’immediato dopoguerra gli analisti SPI partecipano attivamente al Movimento Psicoanalitico Internazionale.

  • La suddivisione dei gruppi psicoanalitici e la nascita dei Centri

Dopo la rifondazione del 1947 la SPI ebbe varie vicende. In Italia si costituiscono tre diversi gruppi di analisti organizzati in tre differenti Centri: il Centro Psicoanalitico di Roma, le cui figure di riferimento sono Servadio, Perrotti, Modiglioni; il Centro psicoanalitico di Milano, la cui figura di riferimento è Musatti; il Centro psicoanalitico di Palermo, la cui figura di riferimento è la principessa Tommasi di Palma.

Nel 1960/61 gli psicoanalisti romani si dividono in due gruppi dando vita ai due attuali centri: Centro Psicoanalitico di Roma con presidente E. Servadio, sede in Via Cadlolo; Centro di Psicoanalisi Romano, con presidente A. Perrotti, sede in via Salaria.
I due Centri romani funzionano come Istituti di Training. Non sono chiari i motivi per cui i due Centri scelsero sedi separate. Giancarlo Petacchi, in una conversazione privata, ricordava che nel 1961 Perrotti e Servadio erano pronti a traslocare in una sede comune suddividendosi gli spazi ma ci rinunciarono essendo stato Perrotti coinvolto in una montatura giornalistica strumentale, di cui in seguito fu chiarita la natura, una polemica sull’uso di fondi erogati dall’allora Ministero della Sanità.

Perrotti, che aveva ricevuto a buon diritto i fondi succitati, si era rivolto all’allora Presidente della Repubblica Enrico De Nicola affinché la faccenda fosse ufficialmente chiarita e il Presidente De Nicola se ne occupò personalmente. La vicenda legale ovviamente fu chiarita a favore di Perrotti talché l’acquisto della Sede Sociale di via Salaria avvenne acquistata anche grazie a quei fondi concessi dal Ministero della Sanità. Ma la querelle aveva suscitato scalpore e forse dissapori. Petacchi ricordava in proposito una vignetta satirica uscita sulla rivista Candido. Non ci sorprende che l’iter giudiziario di quella vera e propria montatura si trascinò coi tempi della giustizia italiana e Perrotti, per esserne ufficialmente assolto, dovette aspettare ben venticinque anni. Fu questo, secondo Petacchi, uno dei motivi che indussero Servadio alla rinuncia del progetto di sede comune dei due gruppi romani. Per molti anni le attività dei centri si svolsero due sedi sociali diverse, come risulta dai Bollettini del 1964.

Da anni i due Centri, pur restando distinti, condividono la stessa sede di via Panama n. 47, anche sede ufficiale della Spi. Le due sezioni romane funzionano come Centri di Psicoanalisi autonomi e dispongono di attività di Training e attività scientifiche separate con standard formativi simili.

  • Le difficoltà dei pionieri della psicoanalisi

Nell’immediato dopoguerra e successivamente, il dialogo tra la Psicoanalisi e la Psichiatria italiana, che dopo il ventennio era rimasta lungamente chiusa ai contatti e ai confronti con la psichiatria internazionale, furono problematici. La psichiatria italiana durante il fascismo si era trovata fuori dal dialogo scientifico internazionale, isolata ed arretrata. In uno scritto sull’argomento E. Gaddini rappresenta così la situazione di allora: “…la neuropsichiatria italiana di cui è nota la chiusura verso la psicoanalisi all’inizio della guerra, si trovò alla fine della guerra in una situazione molto grave. L’epoca del fascismo aveva impedito ogni contatto con il mondo americano ed inglese, dove la psichiatria, con l’apporto della psicoanalisi, aveva avuto un grande sviluppo. Anche la Germania era andata incontro ad un processo involutivo sotto il nazismo. Nell’immediato dopoguerra gli psichiatri italiani furono soverchiati da una valanga di bollettini riassuntivi in lingua inglese o in pessimo italiano…in cui veniva fornita una psichiatria dinamica già evoluta che presupponeva conoscenze in realtà inesistenti in Italia. I giovani capaci di leggere in lingua inglese constatavano lo stridente divario che c’era tra lo sviluppo conseguito dalla psichiatria dinamica nel resto del mondo e le posizioni antiquate della neuropsichiatria italiana. (E. Gaddini, Il Movimento psicoanalitico italiano, 1971)

In un articolo del 1965 anche Servadio evidenzia i fattori che avevano condizionato lo sviluppo del Movimento Psicoanalitico Italiano: “… le difficoltà che la psicoanalisi ha incontrato in Italia sono dovute a quattro ordini di fattori. Uno è costituito da una certa tradizione cattolica…Un altro è l’orientamento “organicistico” che ha contraddistinto per molti anni la psichiatria italiana, la quale ancora risente in parte delle impostazioni materialistiche sia della psichiatria tedesca “classica” sia della scuola “positiva” di C. Lombroso e di E. Ferri, sia dell’orientamento neurologico di A. Tanzi, L. Bianchi e V. Buscaino. La terza difficoltà è stata rappresentata dalle correnti filosofiche idealistiche (B. Croce, e G. Gentile) che hanno dominato un ampio settore della cultura Italiana per circa mezzo secolo. La quarta, infine, dall’ostilità delle correnti politiche di estrema sinistra e dei teorici del marxismo ortodosso” (Le due Gradive, P. Bellanova, 1982).

  • Dopo l’età dei pionieri

Sul finire del 1964 la SPI è in crescita e comprende più di 50 membri tra Ordinari ed Associati.
Osserva Gaddini che: “… all’aprirsi degli anni 60 una nuova generazione di training e di supervising analysts entra in azione”, incrementando sia il numero dei candidati che l’attività scientifica.
Nel 1969, il 26° Congresso della Inernational Psycho-Analytical Association si tiene a Roma, il successo di partecipazioni internazionali è straordinario. La psicoanalisi Italiana inizia a rendersi visibile nel mondo psicoanalitico internazionale, fiorisce in questo periodo una ricca produzione scientifica, testimoniata da Congressi e pubblicazioni.

  • Caratteristiche dell’attività di ricerca psicoanalitica del CPDR dal 1964

“La ricerca scientifica ufficiale riguardava l’evoluzione psichica, un tema molto freudiano, e le fasi dello sviluppo psicosessuale. Servadio scrisse un lavoro sulle fasi pre-edipiche. Ma fra le righe si vedeva che Servadio dava molto peso all’inconscio che non è molto facilmente controllabile dalla ragione, fin dall’inizio era già in germe l’idea di dover poi lavorare sulla relazione.”(intervista ad A. Vergine, 2005)

La documentazione sulle origini del Centro è disponibile nei Bollettini del CPDR (il primo è a cura di E. Gaddini), parte dal 1964/65, 3°anno dalla costituzione de Centro.

Nel 1964, l’organico del Centro è composto di soli 15 membri, suddivisi in Direttivo, Soci Fondatori Ordinari, Soci Ordinari, un socio Straordinario. La sede sociale, situata in via Cadlolo, funziona sia come Centro Psicoanalitico sia come Istituto di Psicoanalisi.

Le finalità dichiarate nell’art. 2 dello Statuto:

  • Promuovere studi e ricerche nel campo della teoria e della pratica psicoanalitica
  • Svolgere attività d’insegnamento della psicoanalisi
  • Diffondere la conoscenza della psicoanalisi

Consiglio Direttivo del Centro è composto da tre membri ed un Segretario:

Presidente: E. Servadio; V. Presidente: E. Gaddini; Consigliere: A. M. Muratori; Segretario: P. Bellanova.

Organico Dell’Istituto di Psicoanalisi:

Emilio Servadio Direttore, Carlo Traversa Vicedirettore, Eugenio Gaddini Segretario

Commissione d’Insegnamento (Didatti)

Stefano Fajrajzen, Eugenio Gaddini, A. Maria Muratori, Emilio Servadio, Carlo Traversa

Membri ordinari della SPI incaricati di svolgere corsi teorici

Piero Bellanova, A. Maria Galdo, Luciano Leppo, Stefania Manfredi Turillazzi (non svolgono ancora funzioni didattiche). Lidia Forti è Socio straordinario. Nel 1963 I. Majore e C. Modiglioni vengono esclusi dal CPdR, dalla SPI e dall’IPA. Ne parla Servadio nella prolusione dell’anno accademico 1964/65. L’Istituto di Trainig vanta 14 candidati, e accetta 6 domande di analisi con prospettive didattiche. Il riepilogo sintetico dei temi di studio, ricerca scientifica e divulgazione affrontati durante un anno di lavoro, testimonia la passione conoscitiva e la generosità dell’impegno formativo e divulgativo dei Soci Fondatori del CPDR.

1964/65: Attività scientifica de CPDR, a partire dal 3° anno di vita del Centro

L’attività scientifica del decennio che va dal 1964/74 si concretizza in lavori presentati e discussi al Centro, riunioni, congressi e conferenze nazionali ed internazionali, attività di consulenza, insegnamento e collaborazione con le diverse istituzioni.
Nel 3° anno di vita il 1964-65 i rappresentanti del centro partecipano a numerosi e differenti congressi:

  • Congresso degli psicoanalisti di Lingua Romanza Milano
  • Congresso internazionale di Psicoterapia a Londra
  • Congresso Internazionale sull’ipnosi a Parigi
  • Conferenza internazionale sull’uso dell’LSD in psicoterapia ad Amityville
  • Congresso nazionale degli psicologi italiani a Torino
  • Conferenza internazionale su “Religione e parapsicologia” a St. Paul de Vence
  • Congresso internazionale di Psicologia dello sport a Roma

I Soci del CPDR si distinguono nell’ attività di ricerca per le differenti tipologie di contenuti scientifici affrontati e trattati, sia nell’analisi degli adulti sia nell’analisi infantile; dai resoconti nei Bollettini del Centro si evince un’immagine di varietà e libertà di linee di ricerca di confronto e discussione, un aspetto caratteristico di questa fase di sviluppo del CPDR. L’impegno è rivolto anche all’esterno dell’ambito scientifico istituzionale e testimonia la volontà di sostenere il Movimento Psicoanalitico diffondendo la psicoanalisi nella cultura generale del Paese.

  1. Servadio presidente del CPDR, è anche Presidente della Società Psicoanalitica Italiana e, in questa veste, rappresenta la SPI in tutti i congressi internazionali e nazionali.
    Viene eletto Membro Ordinario dell’Academy of Psychoanalysis; è uno dei tre responsabili dell’organico dell’Istituto di Training; tiene lezioni sul Sogno nella situazione analitica e sul pensiero di Melanie Klein. Lavora sulla possibilità di esperienze farmacologiche (psicodeliche) come fasi finali dell’analisi didattica.
    Contribuisce alla diffusione della psicoanalisi tenendo conferenze anche per non addetti, attraverso l’uso dei media radio e televisione.

Eugenio Gaddini approfondisce i Problemi di transfert e controtransfert; viene invitato dal Presidente dell’I.P.A. a far parte del Comitato per il programma del Congresso Psicoanalitico Internazionale di Amsterdam; riorganizza la Rivista di Psicoanalisi. Lavora sull’effetto P.E.S. nella situazione analitica, vale a dire sul verificarsi, nell’ambito del rapporto analitico, di fenomeni riconducibili a percezioni di natura diversa da quelle di senso, note nella letteratura col termine di percezioni extrasensoriali.

Piero Bellanova partecipa ai lavori della Consulta professionale per il settore Psicoterapia della S.I.P.S.; tiene corsi di psicologia sociale e dinamica presso l’Istituto Superiore di Studi sul Lavoro; svolge attività di consulenza all’Istituto Nazionale di Osservazione di Rebibbia, per criminali giovani e adulti. All’Università di Padova e in Roma tiene corsi sul Primo colloquio clinico, lavora sulla relazione tra omosessualità e inclinazione artistica: Rapporti fra terapia ed espressione pittorica nell’analisi di un omosessuale.

Stefano Fajrajzen sviluppa temi relativi a tecnica e pratica nel trattamento delle psicosi, soprattutto con soggetti affetti da schizofrenia di tipo paranoide, forme borderline della schizofrenia e depressione psicotica (psicosi maniaco-depressiva, depressione in soggetti schizofrenici): Considerazioni su alcune difficoltà nello studio della schizofrenia; lavora sull’aggressività: Alcune considerazioni sull’aggressività contro-transferenziale nel trattamento di pazienti psicotici.

Carlo Traversa lavora sulla Comunicazione non verbale nel rapporto analitico e sui livelli di proiezione nel disegno e sui relativi problemi diagnostici. Tiene corsi di Psicologia dinamica dello sviluppo per i medici della specializzazione in neuropsichiatria infantile presso la Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Roma; un seminario su L’analisi psicologica dell’atto creativo per gli studenti di lettere e filosofia; lezioni sulla psicoanalisi in generale per gli studenti di medicina, legge, lettere e filosofia, psicologia.

A. Maria Muratori lavora su: Rapporti oggettuali e struttura dell’Io; nel seminario Moderne vedute sulla relazione madre bambino insegna il pensiero di P. Greenacre e D. Winnicott. Vi è in nuce l’interesse sulla relazione analitica che caratterizza la ricerca del gruppo Methodos.

A. Maria Galdo lavora sulla psicosi infantile, sulle possibilità di raggiungere, nella terapia dei bambini psicotici, una comunicazione che permetta il superamento della difesa autistica: Gratificazioni e frustrazione nella psicoterapia di un bambino psicotico.

Lidia Forti lavora sulle similitudini fondamentali e le differenze formali tra il lavoro analitico con adulti e con bambini: Utilizzazione della tecnica psicoanalitica in situazioni diverse durante l’infanzia.

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