Cultura e Società

E ora dove andiamo?

14/02/12

Autore: Elisabetta Marchiori

Nadine Labaki, 2011, Francia-Libano-Egitto-Italia, 110 min.

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Giudizio: **** 4/5

Genere: commedia

Recensione: In un paesino del Libano, racconta la voce di donna fuoricampo, hanno vissuto a lungo pacificamente cristiani e mussulmani. La piccola comunità è isolata dal resto del Paese perché il ponte è crollato, le notizie sugli scontri bellici arrivano attraverso giornali che nessuno legge, una radio gracchiante, una sola televisione con il segnale discontinuo.
La guerra è "altrove", ma anche "qui" le donne vanno al cimitero, quelle mussulmane da una parte, quelle cristiane dall’altra, ognuna è una madre vestita di nero che piange. Hanno affidato i loro figli vivi al loro Dio, che li restituisce morti. Un destino "quello di portare il lutto per sempre", a cui queste donne si oppongono con determinazione e ostinazione. Se negli uomini la guerra sembra scorrere nel sangue e l’odio non si placa, le donne si impegnano ad usare qualsiasi mezzo pur di non vederne scorrerne più, di sangue, e trasformare l’odio in altre passioni (o pulsioni). E su questo tema di partenza, che sembra ispirato da una parte alla Lisistata di Aristofane e dall’altra richiama le motivazioni del Nobel per la pace del 2011 a tre donne "per la loro lotta non violenta in favore della sicurezza delle donne e del loro diritto a partecipare al processo di pace".

Perché andare o meno a vedere il film?: Labaki, sceneggiatrice, regista, attrice, ironica, intelligente e di intensa bellezza, dopo essersi fatta conoscere con "Caramel" propone un film che "libera la testa", come direbbe Fassbinder. Presentato ai festival di Cannes e Toronto, in patria ha superato gli incassi di Titanic e Avatar. L’artista si muove (sempre dalla parte delle donne) con originale scaltrezza da un genere all’altro, dal drammatico al musical, dalla commedia al melodramma, con scarti che irrompono nel registro realista evitando luoghi comuni e moralismi. Fa vibrare intensamente di emozioni contrastanti e muove riflessioni profonde, anche grazie ad una bellissima colonna sonora (con musiche anche del marito della regista, Khaled Mouzanar). E’ un film estremamente generoso, a tratti forse eccessivo … ma "nessuno è perfetto"!

Qual e’ lo specifico psicoanalitico: Il film offre diversi vertici di lettura dal punto di vista psicoanalitico. Evoca i temi del conflitto, delle pulsioni, dell’impasto e disimpasto. Ma ci sono anche i temi del femminile e del maschile. La lotta tra thanatos e eros, guerra e pace, è all’ultimo sangue: quanto profonde sono, da dove traggono la loro linfa, "le radici dell’odio"? Non è un film che dia risposte. L’ultima sequenza di immagini riprende la prima (da antologia) con la domanda "e ora dove andiamo?" fatta dagli uomini in coro alle donne, aprendo la speranza ad una "mescolanza" (integrazione e tolleranza), alla possibilità di una scelta. Per contrasto mi tornano in mente i versi della grande poetessa Wislawa Szymborska, scomparsa in questi giorni: "Guardate com’è sempre efficiente/come si mantiene in forma/ nel nostro secolo l’odio […] Lo dicono cieco. Cieco?/ Ha la vista acuta del cecchino/ e guarda risoluto il futuro./ Lui solo".

 

 

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