Cultura e Società

“Il sindaco del Rione Sanità” di M. Martone. Commento di E. Marchiori

3/09/19
"Il sindaco del Rione Sanità" di M. Martone. Commento di E. Marchiori

Autore: Elisabetta Marchiori

Titolo: Il sindaco del Rione Sanità

Dati sul film: regia di Mario Martone, Italia, 2019, 118’,  SEZIONE IN CONCORSO

Genere: drammatico

 

 

Mario Martone propone la versione cinematografica del testo di Eduardo de Filippo, a cui è fedele fino alla fine, che rende solo un poco più cupa. La ambienta  ai nostri giorni,  ringiovanendo il protagonista, Antonio Barracano, il Sindaco del Rione Sanità, un boss camorrista napoletano impegnato a risolvere tutti i giorni conflitti più o meno gravi per evitare faide sanguinose. Nella sua lussuosa villa dagli arredi chic  – ovviamente abusiva  – ai piedi del Vesuvio  è  un via vai di personaggi segnati dall’ignoranza, incapaci di pensare, vendicativi, vili, che chiedono consigli e direttive: è la sua missione di Sindaco quella di garantire la “pace sociale” dei territori che controlla. Lo affianca, quasi “amorevolmente”, “il professore”, medico personale e consigliere, che vorrebbe andarsene da tempo in America per cambiare vita. È un conflitto tra padre e figlio l’innesco della storia drammatica, il cui epilogo consentirà al “professore” di realizzare il suo sogno.

Antonio Barracano è interpretato da Francesco di Leva, uno straordinario attore anche teatrale, con una parte che Martone gli cuce addosso, trasformando il settantenne della commedia in un quarantenne, che incarna la camorra contemporanea. Quella camorra partenopea controllata dalle nuove generazioni subentrate ai vecchi capi finiti in carcere e di cui racconta Saviano. Barracano è un camorrista che ha tuttavia una sua etica, che esprime con tutta la stanchezza e il dolore di una vita spesa a fermare la spirale di odio e violenza che impone la Malavita. E “Malavita” è il nome di uno dei suoi cani feroci che  stanno a guardia della villa e ha attaccato la moglie, donna Armida. Lui sentenzia: “ha ragione il cane”, è stata Armida ad entrare di notte nel suo territorio, alla ricerca del telefono dimenticato in auto, non deve essere soppresso.

Martone non propone un “teatro filmato”, ma un’opera cinematografica che riesce a distillare quanto di classico c’è nel testo eduardiano per inserirlo nel nostro tempo, senza cadere nella trappola della corrispondenza con il reale alla “Gomorra”. Con la maestria che caratterizza la sua poetica, pone lo spettatore di fronte alla tematica dell’etica e della giustizia, non solo quando queste fanno parte di una trama criminale. Riesce anche a trasmettere un angoscioso senso di vuoto: vuoto di pensiero, vuoto di istituzioni, vuoto di alternative possibili, vuoto di futuro per i giovani. Lo fa senza eccessi di spargimento di sangue e violenza, con un ritmo di tensione crescente, conferito al film dal sapiente montaggio di Jacopo Quadri e dalla bravura dei protagonisti, capaci di infondere ai personaggi una umanità tragica, nel bene e nel male.

Il film uscirà nelle sale come evento speciale il 30 settembre, il 1 e 2 ottobre: date da segnare, non bisogna perderlo.

Settembre 2019

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

"La sala professori" di I. Catak. Recensione di E. Berardi.

Leggi tutto

"Estranei" (All of Us Strangers) di A. Haigh. Recensione di F. Barosi

Leggi tutto