Cultura e Società

Dio esiste e vive a Bruxelles-Le tout nouveau testament

9/12/15

Dati sul film: regia di Jaco Van Doarmel, Belgio, Francia e Lussemburgo, 2015, 113’

Autore: Elisabetta Marchiori

Trailer

Genere: commedia

Trama

Dio esiste e vive a Bruxelles. Ed è davvero un tipo poco raccomandabile, iroso, volgare e odioso, in vestaglia e ciabatte (Benoît Poelvoorde). Dal suo studio, in un appartamentino claustrofobico e disordinato, senza entrata né uscita, si diverte, dal suo PC, a provocare nel mondo tragedie, disastri, guerre e drammi personali, vessando le vite “da schifo” degli uomini che lui stesso ha creato. Si inventa leggi sadiche che rendono frustrante ogni giornata (tipo quelle di Murphy): la fila accanto al supermercato è sempre più veloce della tua, la fetta di pane spalmato di marmellata cadrà sempre dalla parte della marmellata ecc. ecc. Insomma: “Se qualcosa può andar male, lo farà”.

Un dio che nel tempo libero beve birra e guarda trasmissioni sportive alla televisione. Non è tenero né con la moglie (Yolande Moreau) , che tace, ricama e fa la raccolta di figurine dei giocatori di baseball, né con la figlioletta ribelle di dieci anni Ea (Pili Groyne) , sorellina di JC (Jesus Crist). Lui se ne è andato da tempo, così ingenuo da farsi inchiodare ad una croce pensando di salvare l’umanità. È a lui, una statuina che si anima, che Ea si rivolge per chiedere indicazioni su come vendicarsi del padre e andare per il mondo: è determinata a far meglio di lui e a scrivere il “Nuovo” Nuovo Testamento. Prima di mettere fuori uso il PC del padre, invia a tutti gli uomini un sms per informarli di quanto tempo avranno ancora da vivere, così “il vecchio perderà ogni credibilità”. Ognuno, infatti, si sente spinto dal proprio countdown a provare a realizzare i propri desideri, soddisfare i propri bisogni, decidere finalmente in libertà della propria vita. Per compiere la sua missione Ea ha bisogno di sei apostoli supplementari, scelti a caso nel data base del padre: il numero dodici, lo stesso che compone una squadra di hockey, amato dal padre, non è adatto. Ne servono diciotto, come in una squadra di baseball, lo sport amato dalla madre. Ea scappa di casa attraverso l’oblò della lavatrice di casa per fuoriuscire da quello di una lavanderia automatica, e la prima persona che incontra, un barbone, “il padre che avrebbe voluto”, viene incaricato a scrivere il “Nuovo” Nuovo testamento attraverso le testimonianze dei suoi apostoli. Il dio furioso di non poter più tenere gli uomini “per le palle”, si mette all’inseguimento di Ea sacramentando – “porco di un porco di un porco” – perché ripristini le funzioni del suo PC. Questo è l’inizio … Su quella macchina infernale metterà le mani la Madre, apparentemente ingenua e svampita, e potrà diventare tutta un’altra storia. Un Nuovo, Nuovissimo Testamento.

Andare o non andare a vedere il film?

Ea non sa piangere, non sa scrivere, ma sa moltiplicare i panini al prosciutto e cose del genere, ma soprattutto sa ascoltare e riconoscere “la musica interiore” delle persone, il “motivo” che le caratterizza. Sa ribellarsi all’ingiustizia e alla violenza insensata, sa che è possibile scegliere: “Come mai l’uccellino sta in questo parco se potrebbe andare ovunque?”, si chiede uno dei nuovi apostoli. “Ti stava per chiedere la stessa cosa”, gli risponde Ea. È banale, lo so: per tutti noi c’è la possibilità di scegliere, eppure quanto spesso non riusciamo a farlo, per paura, per ignavia, per fatalismo. Un film surreale e poetico, provocatorio, di un regista visionario (lo stesso del bellissimo Toto le héroes), che muove al riso e al pianto di commozione. Con furbizia fa arrivare una Buona Novella: forse il mondo si può cambiare, ma è ciascuno di noi che se ne deve assumere la responsabilità, cambiando la propria visione della vita.

La versione di uno psicoanalista

In quel dio con la “d” minuscola si incarna quella parte di noi sadica e masochista, crudele e vessatoria che proclama: “Non avrei mai detto ama il prossimo tuo come te stesso, semmai odia il prossimo come te stesso!”. Nella bambina che si ribella, nei suoi apostoli, che, sentendosi riconosciuti e accettati, possono dare un senso nuovo alla propria vita, nella Madre che crea sfondi ricamati per nuovi cieli, lì c’è la parte di noi costruttiva, generativa, immaginativa. In questo film, tutta al femminile.

Alla crudeltà, alla paranoia e all’intrusività si contrappongono la gentilezza, la fiducia, il tatto. “Un filo delle origini, una reticella di tenerezza, la ricetta di un piacere e la carezza di una parola: tanti tesori guadagnati in favore della vita”, come scrive Racamier (1995), riferendosi al lavoro terapeutico dello psicoanalista con il suo paziente, ostaggio dell’illusione di onnipotenza e della distruttività, per rifornire “del pane quotidiano” la vita psichica e permettergli di reinvestire nei piaceri libidici.

Dicembre 2015

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