Cultura e Società

“A tu, per tu” a cura di F. Feliziani. Recensione di M. A. Balbo

30/05/22
"A tu, per tu"a cura di F. Feliziani. Recensione di M. A. Balbo

A tu, per tu. Pensare l’incontro, facendosi incontro

(a cura di) Franca Feliziani (Piccola Barca Edizioni, Roma 2022)

a cura di Maria Annalisa Balbo

Parole chiave: #incontro, #polifonia, #psicoanalisi, #filosofia, #teologia.

A chi si rivolge il libro? L’interrogativo nasce dalla lettura dell’indice che propone nove autori di diverse discipline (filosofia, psicoanalisi, teologia) impegnati in un’unica opera polifonica. A mio parere l’intenzione o, meglio, la vocazione del libro è quella di proporsi come uno spazio di confine che favorisca l’incontro piacevole tra il noto e lo sconosciuto e che permetta al lettore di fare esperienza di logiche non strettamente appartenenti a filosofia, psicoanalisi, teologia. Alla richiesta di Mauro Manica di recensire il libro su Spiweb, ho risposto positivamente per la profonda stima nei suoi confronti e soprattutto per  l’interesse  alle molteplici esposizioni del tema che tocca anche la fede e la spiritualità   Da alcuni anni partecipo al gruppo nazionale ‘Psicoanalisi e Fede’ e lì ho imparato a considerare preziosi i contributi di questo genere.    

Le prime pagine del libro contengono la presentazione da parte del teologo Elmar Salman, come eminente esterno, a cui fa seguito il racconto di Franca Feliziani sull’INCONTRO tra gli autori e il progetto fondativo.    

Il primo step dell’impresa è stato affidato ai filosofi Massimiliano Zupi (Non ti fermare sulla soglia) e Luca Di Sciullo (Il tesoro nel pozzo) che approfondiscono l’inizio, l’origine dell’incontro spaziando dalla metafisica, alla fisica quantistica, alla fine esegesi con apporti, osservazioni e riflessioni che possono risultare  impegnativi per i non addetti ai lavori, ma che poi offrono ampi momenti di respiro accompagnando il lettore in un’atmosfera  più  narrativa e poetica, più intima.

Lo spazio che da qui si apre, intermedio tra i filosofi e gli psicoanalisti, è curato da Lucia Guglielmi con un breve racconto che procede all’indietro, dalla fine all’inizio, come un rewind esistenziale… aspetti della clinica in versione narrativa?

Mauro Manica, Franca Feliziani e Fabrizio Alfani raccolgono il filo lanciato dalla Guglielmi e offrono il loro contributo alla sezione centrale che è, forse, per me e per i lettori di Spiweb, la più delicata ed impegnativa. Gli apporti teorici proposti sono radicati in autori noti ed amati, soprattutto in W. Bion (citato anche a partire dal libro a lui dedicato nel 2007  da J.S.Grotstein), in quanto sostenitori della comprensione coraggiosa che ha permesso  alla psicoanalisi di avventurarsi in percorsi aperti al mistero e al diritto di esprimerlo, in linea con gli sviluppi della teoria e della clinica, sull’importanza della ‘rete’ delle relazioni, interfacciandosi alle neuroscienze e alla fisica  più avanzata. 

Il lavoro di Manica (Il dia-logo della psicoanalisi) ha come esergo un’osservazione filosofica e trascendente di Martin Buber che arricchisce il ragionare psicoanalitico  sull’incontro con aspetti simbolici che aiutano ad entrare, stare, trasformarsi nella relazione psicoanalitica. Manica si muove con competenza tra autori e piste poco battute; fa incontrare e dialogare radici culturali differenti riuscendo a condurre il lettore con mano leggera su terreni difficili (ad esempio: come la Griglia di Bion o l’entaglement) che portano ad una prospettiva più completa ed ariosa. Usa il “back to basics” della psicoanalisi non tanto per confermare una propria appartenenza, quanto per contestualizzare, per rendere comprensibile lo sviluppo del percorso professionale ed umano, e presentare, così, pagine ricche di poesia e di fede.

I lavori seguenti di Franca Feliziani (L’incontro psicoanalitico) e di Fabrizio Alfani (Incontro e reciprocità in psicoanalisi) seguono una più classica presentazione di materiale clinico e riflessioni, ma entrambi affrontano in maniera creativa il tema di fondo che si evidenzia,  per Feliziani, soprattutto nelle belle pagine dedicate a W.Bion, M.Buber, S.Weil sullo sfondo di M. Chagall e V. Van Gogh e per Alfani nelle acute riflessioni sulla ‘malattia del campo’  e nelle citazioni preziose e di nicchia come quella di P. Florenskij.

Al termine della sezione psi, l’atmosfera del libro si è fatta intima e un secondo racconto di Lucia Guglielmi (Incontri di gusto) la raccoglie invitando ad abbassare la voce della logica razionale a favore dell’incontro con l’intuizione e con campi emotivi differenti.

L’ultima parte del libro è, infatti, dedicata alla teologia e può essere una piacevole scoperta per il lettore non avvezzo: la poesia, il colore, la forma, la geometria che a volte sorgono dal testo attendono l’incontro con una mente calma e disposta a fare spazio.

S. De Rosa, che apre la sezione con La voce, i passi, la croce, inizia con l’esergo di un frère della comunità monastica di Taizè, luogo incantato ed indimenticabile della Borgogna. Sono parole scelte con cura per creare  il clima accogliente, adatto  alla parola sacra e al linguaggio poetico, evocativo, simbolico degli ultimi tre lavori che rende indispensabile la lettura personale.

De Rosa affronta la dinamica dell’incontro, tra angoscia e fiducia, alla luce delle Sacre Scritture e della sapiente lettura di chi ne ha saputo trarre un messaggio che illumina nuove prospettive di bellezza, bontà e verità.

Lidia Maggi prosegue, con voce femminile ed esperienza pastorale, proponendo in Mai senza l’altro l’ascolto, la lettura delle scritture ebraico-cristiane (in particolare della Bibbia)  come apertura della propria casa interiore all’incontro con l’altro, anche con Dio, che è “voce che vuole essere compresa”, da parte di un cuore coltivato, non autoreferenziale, capace di  ascoltare, di aprirsi e di mettersi in gioco.

Quest’ultima condizione, sottolinea Salvatore Currò in Con: la sfida più grande è attuale e profetica. E’ l’appello a sintonizzarsi con l’esigenza più urgente del genere umano dal momento che il benessere globale include quello individuale e si configura come un ‘con’  di condivisione  senza il quale non è possibile un cambiamento di rotta.

Qui si conclude il percorso del libro, ricongiungendosi idealmente alle riflessioni iniziali e    permettendomi di rispondere all’interrogativo iniziale: il destinatario è il ricercatore di  nuovi INCONTRI, interessato a  visioni radicate nel profondo delle relazioni intersoggettive, nel mistero dell’unisono e della trasformazione in O e, soprattutto, capace di utilizzare l’esperienza dei predecessori per liberarsi di carichi ormai inservibili e prepararsi al salto di un inevitabile rinnovamento. 

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